Creato da rimescolareilvolga il 28/10/2006

PAPERE E PANNOCCHIE

O PAPERE E PANNOCCHIE...

 

 

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27 gennaio Giornata della Memoria.

Post n°584 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da rimescolareilvolga
 



27 gennaio giornata della Memoria

E ciascuno di quegli uomini, di cui pochi sono sopravvissuti, avrà avuto un’infanzia, una madre, delle amicizie, degli amori, degli slanci di generosità, delle passioni e dei vizi, delle preferenze e delle avversioni.“
(da “Un altro mondo”, di Paul Steinberg, Milano, 1997)

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Giornata della Memoria 27 gennaio

Eccolo il primo post..
Rita C.
... sopravvisuta alla Shoah
.
Sopravvisuta miracolasamente solo perchè sapeva fare le iniezioni e quindi utile all'ospedale del Lager.
Porta ancora il suo numero tatuato sul braccio.
Una compagnia mi dice..... non passa un giorno,che io non ci pensi a quel momento tragico.
E' minuta.
Spaventata nel grande salone che ci ospita.
parla a voce bassa. Ricorda, ma il dolore la lacera.
si comprende subito.
Abbassa la testa e con un filo di voce, dice che ancora oggi a distanza di tanti anni, quando vede il fumo di una ciminiera, non resiste...
prepotente arriva il ricordo di quei camini che bruciavano vite.......

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immagine 27 Gennaio GIORNATA DELLA MEMORIA

 Tutte le volte che ho partecipato ad incontri con superstiti della Shoah, sono sempre arrivata con largo anticipo. Due sono le ragioni, in primis ritengo che ci si debba un attimo concentrare, preparare, per quello che si andrà ad ascoltare, secondo perché mi piace stare il più possibile vicino a chi parla, voglio se è possibile, vederne l’espressione del volto, degli occhi. Tempo fa, dunque, ad uno di questi incontri, si accomodò accanto a me un signore sulla sedia a rotelle; il relatore, iniziò ad introdurre i testimoni. Titolo dell’evento “ l’Olocausto dimenticato”( come ho già scritto talvolta si pensa solo alle vittime  ebree, ma furono tante le categorie coinvolte : omosessuali, testimoni di Geova, Prigionieri politici, zingari, disabili……)
A quel punto il signore accanto a me, mi sussurrò : “ Sono un uomo davvero fortunato lo sa ? Se fossi nato dieci anni prima, sarei stato gassato…” Non scorderò mai le sue parole….

Progetto T4: lo sterminio dei disabili

Forse non tutti sanno che il genocidio nazista cominciò proprio dai disabili. Le persone handicappate, minori e adulte, furono le prime cavie designate di tutte le tecniche di annientamento, sterilizzazione e eutanasia sviluppate poi nella Shoah. Le prime prove documentali degli orrori nazisti, riguardarono proprio la persecuzione e i campi di uccisione dei disabili, anticamera dell’universo concentrazionario. Dopo un’intensa campagna di sterilizzazione, si passò all’uccisione sistematica dei bambini disabili. Il progetto T4, l’eutanasia di massa degli adulti disabili, che condusse alla morte circa 70.000 cittadini tedeschi, iniziò solo nel 1939, per interrompersi poi, ma solo formalmente, su pressione dell’opinione pubblica e delle Chiese, nell’agosto del 1941. Con l’estendersi dei fronti di guerra, lo sterminio dei disabili non risparmiò certo i Paesi occupati, con drammatici strascichi anche in Italia, come testimonia la deportazione dei disabili ebrei internati negli ospedali psichiatrici di Venezia, deportati ad Auschwitz-Birkenau. Perché nella tragedia di ognuno, si ritrova la Storia di tutti.

Sono passati 60 anni dalla Liberazione, ma la Shoah non è poi così lontana. Solo un anno fa in Austria si è celebrato l’ultimo processo contro il dottor Henrich Gross, psichiatra di Vienna, già citato nella ricerca, accusato di aver effettuato oltre 300 esperimenti usando bambini disabili come cavie umane. Anche in Italia, un’apposita commissione sta quantificando i risarcimenti dovuti alle vittime dell’olocausto, tra le quali rientrano, a pieno titolo, anche le persone disabili che abbiano patito persecuzioni. Il risarcimento, per quanto simbolico, potrà dare dignità a tutte quelle "Persone" che la gli artefici della Shoah avevano preteso di cancellare con "Più" o con un "Meno". 

 

 

27 gennaio Giornata della Memoria

BINARIO 21

Il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano una umanità dolente, composta di cittadini italiani di religione ebraica di ogni età e condizione sociale, veniva caricata tra urla, percosse   All’alba di una livida domenica invernale più di 600 persone avevano attraversato la città svuotata partendo dal carcere di San Vittore su camion telati e avevano raggiunto i sotterranei della Stazione Centrale con accesso da via Ferrante Aporti. Tutti loro, braccati, incarcerati, detenuti per la sola   I bambini da 1 a 14 anni erano più di 40, tra loro Sissel Vogelmann di 8 anni e Liliana Segre di 13. ( di Lei ho parlato nel post dedicato alle Donne e alla Shoah )All’arrivo ad Auschwitz la successiva domenica 6 febbraio circa 500 fra loro vennero selezionati per la morte e furono gasati e bruciati dopo poche ore dall’arrivo.Dal binario 21 era già partito un convoglio con quasi 250 deportati il 6 dicembre del 1943, ne sarebbero partiti altri fino a maggio del 1944.Il binario 21 è ancora lì. colpa di esser nati ebrei partivano per ignota destinazione. Fu un viaggio di 7 giorni passati tra sofferenza e ansia.su vagoni bestiame.

 

 Ma prende connotati diversi. Sarà un luogo per non dimenticare…«Non sarà un museo, ma un luogo vivo di studio e confronto contro violenze e prevaricazioni». Centro culturale, archivi multimediali, un percorso guidato.

per NON DIMENTICARE

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 Con il triangolo marrone, nei lager erano identiicati gli zingari, altro gruppo perseguitato.
Ecco il racconto di una bambina  Rom...
Il campo per famiglie zingare di Auschwitz­Birkenau era stato aperto tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo del 1943; circondato da filo spinato ad alta tensione, comprendeva trentadue baracche, due blocchi destinati a cucina e quattro edifici in muratura con i bagni e le latrine. Fra il 1943 e il 1944 accolse 21.000 deportati, uomini, donne e bambini. Circa 2.000 zingari, sospettati di avere contratto il tifo petecchiale, non vennero mai registrati e, subito dopo il loro arrivo, finirono nella camera a gas. L'ordinanza di arresto e di deportazione era stata emessa da Himmler in persona il 16 dicembre 1942 e trasmessa a tutti i distaccamenti della polizia criminale il 29 gennaio 1943. In essa era previsto il trasferimento immediato di meticci zingari, zingari Rom e tribù zingare di origine balcanica, anche di sangue tedesco, verso il lager di Auschwitz. E si aggiungeva: «per quanto possibile, si trasferiranno nel campo famiglie intere, compresi i figli non ancora autonomi economicamente». All' arrivo al campo, gli zingari non venivano sottoposti a selezione, come accadeva agli ebrei; destinati subito alle loro baracche, con il necessario per i bisogni quotidiani, i deportati venivano rasati a zero e registrati con l'assegnazione di un numero di serie preceduto dalla lettera Z, che stava per Zigeuner (zingaro). Apparve evidente che, a causa delle condizioni di vita di Birkenau, non era possibile nutrire in modo adeguato bambini e adolescenti. Inoltre, fin da subito il sovraffollamento delle baracche costituì un problema che ridusse la speranza di vita degli internati. Passò la notte. All' alba, come accadeva nei vari settori del campo, anche nel lager per famiglie zingare ripresero le normali attività giornaliere, dopo un riposo pieno di disagi e incubi. Rom, più provato del giorno precedente dalla fame e dalla stanchezza, bevve rapidamente la brodaglia nera prevista per il pasto del mattino, mise nella tasca della giubba i suoi 300 grammi di pane nero, fatto con tanta segatura e poca farina, e si trascinò con il carretto delle ceneri al crematorio 4. Quando vide Filip, il prigioniero del Sonderkommando 9 che al solito gli riempiva il carretto, intuì che tra gli uomini della squadra speciale c'era agitazione. Una bambina si era salvata dall'ultima infornata di ebrei ungheresi nella camera a gas, e ora tutti volevano sottrarla alla morte e cercarle un rifugio. " È un segno del destino"disse Filip a Rom. Miracolosamente viva, e non sappiamo nemmeno noi come sia potuto accadere. Il veleno delle camere è micidiale..." "Che cosa hai in mente?" chiese Rom mentre portava a spalle i sacchi di cenere vicino al suo carretto. "Se la scoprono, niente può salvarle la vita."  "Qui da noi non può restare. Le ispezioni sono continue e se la nascondiamo dietro i sacchi di capelli o i vestiti, può farla franca per qualche giorno. Inoltre è piccola e spaventata. Devi riuscire a portarla alla tua baracca... In giro si dice che il campo per famiglie zingare ha più probabilità di altri di sfuggire alla distruzione, inoltre da voi ci sono altri bambini. Una in più non darà nell' occhio".  "Ma..." disse Rom, balbettando, perché voleva ricordare a Filip che il settore di baracche degli zingari, dove tornava al tramonto, era infestato di malattie epidemiche. "Stanotte abbiamo pensato a tutto. Capisci, Rom, questo è un miracolo... Molti di noi avevano le lacrime agli occhi. Per il numero di registrazione il problema è risolto: le abbiamo procurato la divisa di una zingara morta due giorni fa e io le ho fatto il tatuaggio... quanto al cibo che scarseggia, sappi che la nostra piccola non sarà di peso a nessuno di voi. Ogni giorno, vi daremo il necessario per lei". Rom, travolto dall'entusiasmo di Filip, non chiese più niente se non di essere informato del loro piano per il trasporto della bambina al suo settore del campo. "Ascolta. Verso l'imbrunire torna da queste parti per l'ultimo giro di ceneri. Abbiamo pensato di nasconderla in un sacco... e tu avrai l'accortezza di concludere lo scarico del carretto sulla strada che conduce al campo zingaro. "D'accordo" disse Rom commosso. "Ti servirà una buona dose di fortuna. Se ti trovano, morirete tutti e due!" Rom alzò le spalle e trascinò il carretto verso la rampa di scarico. Alla sua età non sapeva ancora bene cosa fosse la morte, ma certo aveva fatto esperienza dell' amore e della sofferenza. La piccola tratta in salvo, rimase in vita con Rom e tutta la sua famiglia, finché i nazisti non decisero di dare inizio alla graduale liquidazione del campo per zingari. Dei 21.000 internati, ne erano rimasti poco meno di 3.000. Ecco come racconta il fatto Jerzay Ficowski, un testimone sopravvissuto: Il 10 agosto I944, alle ore 20, i nazisti cominciarono l'azione di annientamento di tutta la popolazione zingara presente nel lager di Birkenau. La gente venne caricata su dei camion e portata alle camere a gas del crematorio 5. I camion, tre ore dopo, passarono anche dall' ospedale per caricare anche gli ammalati: cinquanta­ sessanta zingari su ogni automezzo. Poco dopo la mezzanotte l'azione venne portata a termine. Per sterminare la popolazione zingara, furono sufficienti due forni crematori.Zingari nei lager nazisti

I campi di concentramento costituivano un elemento fondamentale del sistema di dominazione nazista. Ne furono aperti migliaia con funzioni diverse: campi di transito, campi di rieducazione, campi di lavoro coatto, campi di sterminio eccetera. All'inizio, il maggior numero di internati fu costituito dai politici di varia estrazione che si opponevano al regime di Rider, poi la maggioranza della popolazione di detenuti fu costituita dagli ebrei. Tuttavia, anche i prigionieri di guerra russi e gli zingari rappresentarono un folto contingente di vittime del sistema concentrazionario nazista. In particolare gli zingari cominciarono a venire internati nel 1938 a Buchenwald, in Turingia, nei pressi di Erfurt. Toccò a 2.000 zingari, considerati «asociali» fare le spese della prima grande retata della Gestapo ai loro danni. Questi arresti vennero effettuati in base al decreto sul lavoro regolare. Ancora nell'estate del 1938 circa 1.500 zingari vennero deportati a Dachau e già alla fine dell'inverno del 1939 più di un terzo di loro erano morti. A Ravensbruck, invece, vennero internate 440 donne zingare a partire dal 29 giugno del 1939, ma si calcola che le zingare internate in quel campo siano state almeno 5.000. In ogni caso, gli zingari venivano considerati «asociali» e portavano sulla divisa il triangolo nero. Ad Auschwitz, fu invece istituito un vero e proprio campo per famiglie zingare, che rimase aperto per poco più di un anno e mezzo e dove persero la vita a causa di malattie, fame, esperimenti medici e azioni di distruzione a mezzo gas quasi 21.000 tra bambini, ragazzi, uomini e donne zingari. Molti altri campi di concentramento ebbero barac­che destinati agli zingari Mauthausen, dove vennero rinchiusi nel blocco n. 6; Chelmno, Lackenbach in Austria eccetera. In complesso, si calcola che circa 500.000 persone appartenenti alle diverse tribù zingare persero la vita nell'Europa a dominazione nazista: parte nei campi di concentramento e sterminio, e in quantità assai maggiore nelle esecuzioni di massa che avvenivano nei territori occcupati a opera delle SS, della Wehrmacht e degli Einsatz. gruppen. Ancora oggi, il numero esatto degli zingari uccisi sotto la dittatura nazista non è stato rilevato. La stima proposta è per difetto.

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PER NON DIMENTICARE ..MAI

27 gennaio Giornata della Memoria

Siamo agli sgoccioli.
volevo scrivere molto di più  ma non mi rammarico.
Chi mi segue da tempo ha letto già tanto di questo argomento che mi sta a cuore, sempre. Non solo in prossimità della Commemorazione.
Oggi vi propongo un mio Video.
immagini crude.
accompagnate dalla musica e dalla voce di Guccini....

PER NON DIMENTICARE... MAI...

 

Parlare dell'Olocausto ai bambini....

Il Diario di Anna Frank...

Sono quasi le sette del mattino e Anna è sveglia da un po'. Esce piano dalla camera e le viene incontro il gatto con il consueto miagolìo, i ronfi di gioia. - Oh, che entusiasmo Moortje! Vuoi proprio essere il primo a farmi gli  auguri? - Anna si china ad accarezzarlo, lo prende in braccio.  Bussa alla camera dei genitori.  - Buon compleanno, Anna! - L'uno dopo l'altro l'abbracciano e la seguono in salotto per godere delle sue manifestazioni davanti ai doni. Esuberante e vivace, lei corre verso il tavolo: - Quante cose! Quanti fiori! E ci sono anche i dolci e i libri. Grazie, a tutti! Sulla porta appare Margot, in camicia da notte. Ancora assonnata dice: - Auguri, auguri! Anna distribuisce baci a tutti. - Apri, su! - invita la mamma. - Incominciamo dal più piccolo? Sembra un libro. - Non devi dirlo; fingi un po' di sorpresa, almeno - brontola la sorella. - Ho sbagliato! È un puzzle! Che bello! - Ti piace? Meno male... - sorride Margot. - C'è anche una busta con dei fiorini. Bene, potrò comprarmi «I miti di Grecia e di Roma». Mamma, papà e Margot si sono seduti per assistere all'animazione di Anna che soppesa i pacchetti, li guarda, li svolge con cura per recuperare le belle carte decorate e i nastrini della confezione. - Ti hanno viziata anche gli amici - commenta il babbo. - Vogliono tutti farmi leggere; guarda quanti libri! Per fortuna mi piace. Si prepara a svolgere un nuovo pacco.  - Un diario! - esplode Anna felice - Bello! E lo accarezza, sfiorando la copertina cartonata e stringendolo al petto. Corre ad abbracciare il babbo: - È il mio primo diario importante. Lo incomincerò subito e guai a chi cercherà di leggerlo. Vi scrivo tutti i miei segreti. Anna è una ragazzina allegra, sensibile, con una straordinaria capacità di stare nella realtà. Si è adattata alla sua condizione di ebrea, frequenta i nuovi compagni con spontaneità e naturalezza. Sui banchi di scuola e nello studio riesce a dimenticare che l'Olanda è occupata e che c'è la guerra. Non vuole fare del suo diario uno sfogo lacrimoso, né un banale racconto quotidiano... Anna scopre che le manca un'amica, alla quale dire tutto. «Che bella idea!» si dice soddisfatta «Il mio diario diventerà la mia amica immaginaria; a lei confiderò tutto, sotto forma di lettera!» Sarà effettivamente una conversazione intima, una finzione ma senza finzioni! E l'amica si chiamerà Kitty... La repressione dei tedeschi contro gli ebrei si fa sempre più dura. Il babbo di Anna deve lasciare la ditta, non può più occuparsi di affari. E' molto triste vederlo taciturno senza il suo lavoro. Per fortuna è tempo di vacanza e le figlie gli tengono compagnia. Una mattina, passeggiando con Anna, le confida: - Tu sai che da quasi un anno stiamo affidando le nostre cose ad amici perché non finiscano in mano ai tedeschi. Però neanche noi vogliamo essere  presi; perciò dobbiamo andarcene, dobbiamo nasconderci. - Quando, papà? - Anna rivela la sua ansia. - Non ti preoccupare, cara; goditi la vacanza. Ho voluto soltanto che tu lo sapessi per tempo. La domenica successiva c'è una chiamata delle S.S. per Margot. Deve presentarsi al comando. Anna scoppia a piangere:  - Ma allora è vero, portano via anche le ragazze da sole...- Non ci andrà! - dice con forza la mamma - Anzi, prendete subito quello che potete e stipatelo nelle vostre borse. Fuggiamo. Anna si agita, va di qua e di là, ficca nella borsa le sue cose più care, prima fra tutte il diario. Quando arriva il babbo manda a chiamare gli amici. Miep, la sua segretaria, sposata da poco, viene col marito Henk. I due sposi riempiono borse e tasche con quanto è rimasto da portar via e prima del coprifuoco riescono a fare due viaggi al nascondiglio. Il mattino seguente la mamma sveglia le figlie all'alba e - Indossate più abiti che potete, uno sull'altro, su, presto... Margot, infagottata e con la cartella colma di libri, esce per prima, in bicicletta. L'accompagna Miep che è venuta generosamente a dare ancora il suo aiuto. Moortje si aggira inquieto per le stanze. Anna lo accarezza in silenzio. - E Moortje? - domanda col pianto nella voce. - Ho pensato anche a lui: lo terrà il signor Goudsmit; il gattino sta bene, resterà qui nella sua casa. Alle sette, dopo aver abbracciato e baciato il gatto, Anna saluta con lo sguardo le stanze della sua casa... Il babbo e la mamma la precedono. Hanno tutti una valigia rigonfia e si riconosce dagli abiti che stanno fuggendo, che sono ebrei. La pioggia rende ancor più triste la separazione. La strada comincia ad animarsi; passano soprattutto gli operai e li guardano con compassione, accennando appena un gesto del capo, forse per salutare, per dire che vorrebbero aiutare, che capiscono... I Frank camminano in silenzio, fingendo di essere disinvolti, ma è difficile passare inosservati. Dopo un poco, Anna riconosce d'essere arrivata per strade secondarie nella via Prinzengrach e si sorprende - Come? Ci nascondiamo qui, nel tuo ufficio, papà?- - Sarà un buon nascondiglio, vedrai! Lo preparavo da molto tempo. Ci saremmo dovuti venire il16 luglio, ma abbiamo anticipato...

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