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Attaccato al muro insieme all'ombra IX

Post n°239 pubblicato il 08 Luglio 2016 da deteriora_sequor





In quel periodo mi avvicinai al tifo organizzato. Dopo anni trascorsi
in passatempi di coppia sentivo l'urgenza di diversivi mascolini e la
mia timidezza spariva ogni volta che mi ritrovavo in una curva
assiepata di tifosi o impegnato in qualche violenza di strada al di
fuori dagli stadi e dai palazzetti. La mia indecisione spariva come
per incanto e mi ritrovavo a menare le mani, a cantare beceri cori
da ultrà ubriaco e a svuotare, di conseguenza, boccali su boccali
di pessima rossa. Da quando Marika era sparita dalla mia vita
anche il mio rapporto con Greta si era notevolmente raffreddato.
Sia perché la mia ragazza ufficiale le aveva spifferato tutto, sia
perché non vedevo futuro in quella pingue fanciulla ossessiva e
ossessionata. Volevo dare un taglio alle menate e ai rapporti
complicati. E con Greta stavo semplicemente cadendo dalla
padella nella brace. Così mi allontanai da tutto ciò che odorava
di donna e mi dedicai alla violenza creativa. Dalla mia postazione
sul lavoro attendevo solo il momento che giungesse il weekend
con il suo carico di provocazioni, scaramucce, sfottò e confronti.
Ero diventato amico di Walter, un balbuziente con residenza
permanente sugli ultimi gradini della scala sociale. Faceva il
mulettista per la ditta, e il suo lavoro lo faceva bene ma non era
questo il "Busillis". Walter era grezzo oltre l'inverosimile, spigliato
malgrado il suo difetto, misogino, aggressivo e ubriacone. Era una
delle colonne della sezione ultrà all'interno della Endel e uno dei 
suoi maggiori divertimenti era rubare gli spiccioli ai nomadi che
chiedevano l'elemosina in centro. Fingeva di allungare un euro
al mendicante e di botto strappava il berretto gettando per aria
tutto il contenuto. E quanto eravamo costretti a ridere, non perché
fossimo convinti di quella stronzata, ma perché Walter era uno di
quei personaggi capaci di tormentarti lamentosamente se non
seguivi le sue mattane. Per me, che venivo da un periodo di
inquadramento totale, quell'esplosione anarcoide e selvaggio
era come aria che respiravo e mi aiutava a dimenticare tutte
le contraddizioni di bravo lavoratore con un twist non indifferente
nel cervello. Il balbuziente era un tuffo nella materia non sofisticata,
mi impediva di correre dietro a tutti gli impulsi contradditori con cui
la personalità mi batteva pegno. A trent'anni ero ancora inchiodato
a una vita in salsa agrodolce: soddisfatto ma carico come una molla.





(Continua)







 

 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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