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Attaccato al muro insieme all'ombra XXVI

Post n°256 pubblicato il 24 Settembre 2016 da deteriora_sequor





Arrivammo sotto casa ma nessuno di noi due trovò il coraggio di scendere.
Fissavamo i cornicioni e sentivamo l'acqua piovana fuoriuscire dai canali
di scolo. Tutto il grande palazzo appariva come un sudario inondato di
lacrime. Se si eccettuava il rumore del traffico la zona era avvolta in un
silenzio assordante. Qualche alberello rachitico stormiva con un residuo
di coraggio e i fiori del cortile vicino all'entrata, tanto curati da mio padre,
si piegavano sotto le sferzate del vento. Entrare in quell'ambiente parve
(sono sicuro) sia a me che a Danilo come avere accesso a un sarcofago.
"Potremmo mangiare al giapponese, se ti va?" Proposi stringendomi
addosso la felpa. "Giapponese?" Replicò il mio fratellastro "Non so
nemmeno cosa sia." "Pesce crudo in salsa di soia. Ti piacerebbe, ne
sono sicuro." Più che altro recitavo per me stesso poiché sentivo il
bisogno di una cucina che fosse distante anni luce dai cibi tradizionali
che mi erano stati ammanniti per trent'anni. Cercavo di lasciare i miei
genitori fuori dalla porta almeno in quei momenti, e cercavo la complicità
di Danilo. Ma lui scuoteva la testa e negava vigorosamente. "Andiamo
in una trattoria. Qualcosa di buono, qualcosa di nostrano. Comunque
adesso ho appetito." Lo presi per il bavero della maglietta e gli rifilai
uno schiaffo violento. "Hai portato la disgrazia nella mia famiglia e ora
facciamo a modo mio. Questo me lo devi, fratello!" Lui non se la sentì
di reagire e si disse mestamente d'accordo. Riavviai il motore e ci
dirigemmo in via Ricasoli, una traversa di via D'Azeglio, dove s'adagiava
il zushi con i suoi morbidi e rilassanti colori. Parcheggiai e scendemmo.
La pioggia, lungi dall'indebolirsi rafforzava in intensità e dovemmo
correre sino all'ingresso del ristorante. "Perché mi porti in questi posti
raffinati? Ti interessa tanto umiliarmi? Hai davanti un uomo che è
letteralmente vissuto sotto un ponte." "Non importa" Risposi "Arriva
anche il momento di cambiare, o preferisci dibatterti nella sporcizia
e nel fango per il resto dei tuoi giorni? Datti una regolata, aggiustati,
guardati nello specchio e cerca il tuo lato migliore. La forma è sostanza."
Lui pareva non capire il mio linguaggio e mi squadrò di sbieco come
se avessi bofonchiato in una lingua morta da tremila anni. "Non mi
comprendi: in Comunità esistevano solo spazi comuni, quello che era
mio era tuo e lo sforzo nel lavoro era collettivo. Non intendo perdere
quell'insegnamento. Per me è stato prezioso e mi ha fatto andare
avanti. In Comunità c'hanno detto: non perdete l'attitudine a lavorare
insieme e schivate chi vi vuole far ricadere nell'egoismo e nella
mentalità ristretta dell'Uno. Siate umili, frugali, caritatevoli e umani.
Le catene non cadono da soli ma unicamente aiutandosi l'un l'altro."
Caddi dalle nuvole mentre entravamo al zushi. "Erano una specie di
preti questi tuoi comunitari?" Lui fece una smorfia e con un visibile
brivido accolse l'arrivo del cameriere.







(Continua)








 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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