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Attaccato al muro insieme all'ombra XXXIV

Post n°264 pubblicato il 28 Ottobre 2016 da deteriora_sequor

 








"è la tragedia!" Sentì dire Danilo "Lo ha colpito molto profondamente."
"Succede spesso" Rispose un addetto mentre mi facevano stendere
su un pancaccio con la mia giacca a sostenermi la testa e i piedi
sollevati. "Ha preso qualcosa? Un calmante?" Fece un altro degli
addetti. "Un nozinan intero" rispose il mio fratellastro "Ma non è
abituato. L'avevo visto stravolto e ho pensato che potesse renderlo
più tranquillo." "Bella idea." Udì in risposta "Gli tenga i piedi sollevati
finché si sentirà in grado di camminare. Il nozinan ha un'emivita
piuttosto lungo." Poi tornarono al loro lavoro chiudendo l'immenso
portone. "Lascia perdere. Ce la faccio a muovermi. Prendi, piuttosto,
gli effetti personali di mamma." Danilo fece come gli avevo detto e
ritornò da me con una busta trasparente parzialmente colma di oggetti.
La accarezzai senza avere il coraggio di aprirla. Poi, ancora intontito
mi misi seduto sospirando e risucchiando aria nei polmoni. " La prima
parte è fatta." Dissi scuotendo la testa "Ora andiamo a vedere morire
nostro padre." Non rammento lo sguardo che ebbi in risposta ma posso
immaginarlo: inebetito e stravolto. "Perché? ti aspetti un miglioramento?
è un blocco renale. Alla sua età. Sai cosa significa? Ebbene non starò
qui a spiegartelo ma porta diritto alla tomba." "è quello che ti aspetti,
Simone? Muoia Sansone con tutti i filistei? Il male porta peggio?
Lasciamo crepare anche la speranza? Vuoi vendicarti di Luigi?" Io
ero obnubilato e nebbioso. Il nozinan stava ancora pestando duro e
 affioravano dalla coscienza e dai suoi recessi cose indicibili. "Sono
molto provato, Danilo. E pessimista. Quando il sasso cede rotola fino
in fondo alla scarpata e porta con sé una frana." "Non dobbiamo
abbandonarci alla disperazione. Hai mai pregato?" "Fanculo! Non
mi metterò in ginocchio a pretendere pietà da chi ha fatto schiantare
mia mamma contro un treno. Fallo tu se ci tieni tanto." Tornai a sedermi
mentre il mio fratellastro si rifugiava in un angolo dell'immenso ospedale
e sprofondava in meditazione. Gli vedevo sussultare le spalle e la testa
andare avanti e indietro come fosse un fedele ebreo. Non potevo
immaginare dove avesse appreso quello strano modo di rivolgersi a
Dio. Passarono cinque minuti, forse ne passarono dieci, finché con la
voce ubriaca di farmaco lo arrestai brutalmente: "Ehi, Santa Teresa,
dobbiamo muoverci. Papà ci aspetta e chissà che gli rechiamo un po'
di luce e serenità per affrontare quel brutto momento." Danilo lesse
il sarcasmo nella mia tirata ma si limitò a staccarsi dall'angolino e
a camminare con piccoli passi nella mia direzione. "Ho la vaga
sensazione che stiamo prendendo residenza in questo posto." Ebbi
il coraggio di biascicare. Poi ci avviammo, sostenendoci a vicenda,
verso i piani alti. Nella mano stringevo la busta trasparente e gli occhi
mi si velavano sul punto di empirsi, finalmente, di lacrime.







(Continua)









 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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