Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi di Settembre 2022

ANCHE ENI TRA GLI SPECULATORI SUL PREZZO DEL GAS!

Post n°1332 pubblicato il 10 Settembre 2022 da scricciolo68lbr

Crisi del gas: come funziona il TTF e chi ci speculaChe i prezzi esorbitanti del gas siano dovuti a una manovra speculativa mossa da cause geopolitiche è convinzione sempre più diffusa.

Ogni giorno Amsterdam si sveglia e grazie al TTF vede il suo surplus commerciale moltiplicarsi; ogni giorno il resto dell’Europa si sveglia e per colpa del TTF vede il prezzo del gas decuplicarsi e la forbice del proprio surplus commerciale ridursi sempre di più.

Cos’è il TTF

Cos’è e come funziona il TTF, però, è appannaggio di pochi addetti ai lavori. Il Title Transfer Facility (TTF) è il principale mercato per gli scambi di gas, si trova per l’appunto ad Amsterdam ed è una piattaforma virtuale (nonché un indice) della borsa olandese. Qui si incrociano domanda e offerta del prezzo del gas che circola in Europa. Su TTF si vendono e acquistano gas e futures sul gas ovvero contratti per scambiare una certa quantità di gas in una data futura e a un prezzo prestabilito, che sono una forma di investimento. Tutti gli scambi bilaterali, sommati a quelli sui due borsini accreditati Ice e Eex, formano il prezzo.

Chi ci guadagna dal prezzo dell’energia alla stelle

Gli operatori che concorrono a formare il TTF sono 148 suddivisi per categorie: produttori di gas; riempitori di stoccaggi; operatori di rete e gruppi integrati, che bilanciano la produzione e le vendite finali. Una quindicina sono nomi italiani, e vanno da Eni a Enel, Edison e gli intermediari Hera, Sorgenia, Repower, Estra, Dolomiti Energia, fino ai piccoli trader.

Poi ci sono le banche anglosassoni come Goldman Sachs e Morgan Stanley, i grandi trader Gunvor, Trafigura, Glencore, Vitol, major come Shell o Danske, braccio della norvegese Equinor (per indicare i più noti).

In TTF si fissa il prezzo di scambio del gas di tutta Europa e, secondo diversi osservatori, ci si specula. Chi ci guadagna sono gli operatori che fanno parte del gruppo e che vedono i ricavi centuplicarsi (l’utile di Eni, ad esempio, è aumentato nel 600% in un anno).

A gestire gli scambi ci pensano European Energy Exchange (Eex) e Intercontinental Exchange (ICE), una società americana che dal 2013 controlla anche la borsa di New York e che da mesi vede i ricavi decuplicarsi grazie a una crisi che ha sì ragioni geopolitiche, ma soprattutto finanziarie.

Il prezzo del gas non è giustificato dalla diminuzione dell’offerta

Numeri alla mano, infatti, la diminuzione dell’offerta (con la chiusura dei rubinetti russi) comparata all’aumento della domanda non giustifica il fatto che in un anno il prezzo del gas sia aumento del 1500%. Venerdì, il prezzo per MWh aveva superato quota 340 euro, per poi ridiscendere a 280 nella giornata di lunedì. Numeri da capogiro se si pensa che solo 12 mesi fa costava 20 MWh.

Il TTF, inoltre, è un mercato relativamente piccolo. I volumi del TTF, pur essendo 14 volte il gas della sola Olanda, sono in media – per l’estate – di 4 miliardi di metri cubi, pari a un controvalore attorno a 5 miliardi di euro; niente a che vedere con gli scambi sul Brent, che cubano 2.000 miliardi al giorno. Non solo: TTF gestisce solo una parte del gas che viene scambiato in Europa eppure è tanto importante da determinare il prezzo del gas in tutto il continente, anche laddove l’accordo avviene direttamente tra aziende produttrici e distributrici.

È proprio questa la contraddizione in termini che sta spezzando in due l’Europa con sempre più osservatori che puntualizzano che scegliere Amsterdam come luogo dove stabilire il prezzo del gas è come misurare la febbre con un termometro rotto. Tanto più se si considera che proprio i Paesi Bassi, grazie ai loro giacimenti nazionali, sono uno dei Paesi più autonomi del vecchio continente da un punto di vista energetico.

Ecco perché l’Olanda pone il veto sul prezzo del gas

E infatti l’Olanda pone il veto alla proposta dell’Ue (che dovrebbe essere valutata in un paio di settimane) di mettere un tetto europeo al prezzo del gas cosa che sempre più nazioni (Italia in primis) richiedono.

Il price cap sul metano porrebbe fine al repentino raddoppio del surplus commerciale olandese che fa la parte del leone in un momento in cui i “grandi” dell’Ue come Germania, Francia, Italia e Spagna si sono trasformati in gazzelle.

L’Olanda si difende spiegando che non si tratta di speculazione, ma solo della volontà di non creare un precedente di regolamentazione forzata del mercato che violi la libera contrattazione.

E intanto, mentre l’estate giunge al termine, il futuro dei listini della materia prima che regola l’alimentazione di industrie, famiglie e servizi è ancora incerto.

Le previsioni per il futuro

I tubi di Gazprom pompano al 20% del volume e Mosca gioca al gatto e il topo con l’Ue, alle prese con una corsa contro il tempo per trovare forme di autonomia energetica da Putin e i suoi.

La guerra quindi parrebbe essere solo la testa d’ariete a una spinta speculativa molto più profonda dagli esiti incerti e dai costi economici elevatissimi. Riscaldarsi potrebbe presto diventare un lusso e le imprese potrebbero dover iniziare a operare in perdita con spese superiori ai ricavi.

E il futuro è tutt’altro che roseo con i futures per la prossima primavera che quotano ancora a numeri stellari. La necessità è quella che tornino in equilibrio domanda e offerta e per farlo la strada passa attraverso il razionamento delle forniture con la riduzione dei consumi. Lo stoccaggio dell’Europa, inoltre, dovrebbe presto raggiungere il 100% delle sue potenzialità e infine sarebbe necessario – ripetono in molti – togliere ad Amstedam il potere di stabilire a suo piacimento il prezzo del gas ponendo il tetto al mercato e uscendo dalla logica virtuale di una speculazione che miete vittime reali.

Tratto dal settimanale Panorama:

https://www.panorama.it/economia/crisi-gas-ttf-speculazione

di Barbara Massaro

 
 
 

RISURRE IL GENERE UMANO A GREGGE DA PASCOLARE...

Post n°1331 pubblicato il 10 Settembre 2022 da scricciolo68lbr

Oggi è in atto una delle più grandi strategie mia vjste sulla faccia di questo pianeta: annullare la libertà individuale, cancellare i diritti individuali di ciascuno, aggregare gli individui in una massa informe, manipolabile, controllabile, della quale poter determinare in ogni istante azione e sorte. Ed in questo i mass media sono i primi e diretti responsabili.

I colossi del web, i Social Network, i quotidiani, le TV costituiscono i principali mezzi di manipolazione che oggi vengono adoperati per portare a termine questa gigantesca operazione planetaria di riorganizzazione della società da insieme di individui liberi, verso una massa malleabile a piacimento da parte dei poteri forti.

Tra questi i motori di ricerca, come Google ad esempio, svolge un ruolo fondamentale. Indirizza le nostre ricerche, senza che noi ce ne possiamo rendere conto, conosce i nostri gusti, le nostre attività, i nostri obiettivi e per questo può facilmente manipolarli. Oggigiorno crediamo di essere liberi, in realtà il pianeta viene trasformato ogni giorno che passa, in una sorta di gigantesco grande fratello, un reality show su vasta scala. 

Quindi il primo grande scopo dell’individuo oggi, è divenire consapevole di questa manipolazione delle menti in atto, ad uso e consumo di gente senza scrupoli e priva di etica o qualsiasi moralità, prima che sia troppo tardi. 

 
 
 

ATTIVARSI PER LA PACE, DA DESTRA A SINJSTRA.

Post n°1330 pubblicato il 09 Settembre 2022 da scricciolo68lbr

Guerra Ucraina, e se l'Italia indirizzasse la propria linea verso un'attiva neutralità... ?Finalmente qualcuno parla di pace: "Ottima la conclusione a cui sono arrivati quelli di destra: un'attiva neutralità. Credo che una parte della sinistra la sottoscriverebbe subito".

Apprezzai quando la sentì, così tanto questa definizione e soprattutto l'iniziativa, a cui aderiva Daniele Capezzone, che me ne complimentai allora.

All’epoca seguivo Capezzone credo fosse il 2006, se non ricordo male, anno dell'iniziativa lodevolissima del tavolo dei volenterosi. Attualmente il problema più urgente da risolvere e più pericoloso che abbiamo è senza dubbio la guerra e la domanda più importante dal suo punto di vista, che non è il mio, tengo a precisarlo, l'ha posta Padellaro (D'accordo aiutare l'Ucraina. Ma... fino a quando?). Da tempo mi sono ampiamente documentato sulle origini e sull'assurdità del conflitto, in atto dal 2014 (cosa che non ha fatto Guido Crosetto e, quindi, presumo, neanche la Meloni), insanabile fino a quando rimarrà al comando Zelensky (che ritengo d'interesse psichiatrico), mi chiedo: visto che a sinistra c'è Marco Rizzo che vuole il disimpegno italiano e che quindi andrebbe certamente votato, anche perché ha candidato da indipendente l'eroico Giorgio Bianchi e visto che anche a destra c'è chi contesta l'assurda linea della Meloni (vedi Alemanno e Borgonovo), perché non organizzare, magari con Borgonovo, un Tavolo dei volenterosi contro il suicida appoggio italiano a una folle guerra?".

 

Ottima la conclusione a cui sono arrivati quelli di destra: un'attiva neutralità. Credo che a sinistra una parte la sottoscriverebbe. Oppure, domanda cruciale, per rendere chiaramente assurda la situazione: se il nostro nostro amatissimo Paese brucia, dobbiamo chiedere, a chi vuol gettare acqua sul fuoco, se getta l’acqua la destra o la sinistra?

I pompieri di destra e di sinistra, non possono unirsi, magari solo per domare l'incendio?


Con l'accordo dei pompieri di destra e di sinistra, non si seguirebbe più lo schema monotono e folle di Letta (obsoleto in questa situazione drammatica), della destra contro la sinistra (o meglio dei fascisti contro i comunisti), ma tra “chi vuole la guerra a oltranza” e chi dice "quella fatta, basta e avanza!"

Sono convinto che se l'Italia si indirizzasse verso un'attiva neutralità, sarebbe seguita, come minimo, immediatamente, da Francia e Germania e tireremmo tutti un grandissimo sospiro di sollievo.

 

 
 
 

VERSO UN NUOVO MONDO?

Post n°1329 pubblicato il 08 Settembre 2022 da scricciolo68lbr

La fine del mondo “unipolare”, basato sulla guerra, sulla forza brutale militare e sul dollaro statunitense sta per finire per diverse ragioni: in primis, si è formato un mondo multipolare più forte militarmente degli stessi States, in secundis questo polo sta creando un nuovo sistema economico che sta scalzando il dollaro dal podio di moneta di riserva internazionale. 

La caduta del dollaro trascinerà con sé purtroppo anche l’Euro, la seconda moneta dell’élite per antonomasia.
Chi sta portando avanti questo piano sono – principalmente – i paesi del cosiddetto BRICS, vale a dire Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Non è un segreto che sia la Cina quanto la Russia stiano accumulando quanto più oro possibile da molti anni.

La Cina è il più grande produttore e acquirente di oro al mondo. La Russia è al secondo posto. La maggior parte dell’oro finisce nelle casse dei governi russo e cinese.

La Russia possiede oltre 2.300 tonnellate d’oro, ovvero quasi 74 milioni di troy onces, una delle riserve più grandi al mondo. Nessuno conosce l’esatta quantità di oro della Cina, ma la maggior parte degli osservatori ritiene che sia ancora più grande di quella della Russia.

L’oro di Russia e Cina consente loro di accedere a una forma di denaro politicamente neutrale e priva di rischi di controparte.

Ricordiamo che l’oro è la forma di denaro più duratura dell’umanità da oltre 2.500 anni, grazie a caratteristiche uniche che lo rendono adatto a conservare e scambiare valore.

L’oro è durevole, divisibile, consistente, conveniente, scarso e, soprattutto, il più “duro” di tutti i beni fisici.

In altre parole, l’oro è il bene fisico più “difficile da produrre” (rispetto alle scorte esistenti) e, quindi, il più resistente all’inflazione. È questo che conferisce all’oro le sue proprietà monetarie superiori.

La Russia e la Cina possono usare il loro oro per impegnarsi nel commercio internazionale e forse per sostenere le valute.

Ecco perché l’oro rappresenta una vera e propria alternativa monetaria al dollaro USA, e la Russia e la Cina ne hanno molto.

Oggi è chiaro perché Cina e Russia hanno avuto una fame insaziabile di oro.

Stavano aspettando il momento giusto per togliere il tappeto da sotto il dollaro USA. E questo è il momento giusto…

 Questo è un grosso problema per il governo degli Stati Uniti, che raccoglie una quantità inimmaginabile di potere perché il dollaro USA è la principale valuta di riserva del mondo. Permette agli Stati Uniti di stampare denaro falso dal nulla e di esportarlo nel resto del mondo in cambio di beni e servizi reali, un racket privilegiato che nessun altro Paese ha.

L’oro di Russia e Cina potrebbe costituire la base di un nuovo sistema monetario fuori dal controllo degli Stati Uniti. Queste mosse sarebbero il chiodo finale nella bara del dominio del dollaro.

Cinque recenti sviluppi sono un gigantesco segnale rosso di allarme che indica che qualcosa di grosso potrebbe essere imminente.

 

Segnale di allarme n. 1: 

le sanzioni alla Russia dimostrano che le riserve di dollari “non sono veramente denaro”.
Sulla scia dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il governo statunitense ha lanciato la campagna di sanzioni più aggressiva di sempre.

Superando persino l’Iran e la Corea del Nord, la Russia è ora la nazione più sanzionata al mondo.

Nell’ambito di questa campagna, il governo statunitense ha sequestrato le riserve in dollari della banca centrale russa, i risparmi accumulati dalla nazione.

È stata un’incredibile dimostrazione del rischio politico del dollaro. Il governo statunitense può sequestrare le riserve in dollari di un altro Paese sovrano con un semplice gesto.

Il Wall Street Journal, in un articolo intitolato “If Russian Currency Reserves Aren’t Really Money, the World Is in for a Shock”[Se le riserve valutarie russe non sono veramente denaro, il mondo sta per subire uno shock] ha osservato che:

“Le sanzioni hanno dimostrato che le riserve valutarie accumulate dalle banche centrali possono essere portate via. Se la Cina ne prende atto, questo potrebbe ridisegnare la geopolitica, la gestione economica e persino il ruolo internazionale del dollaro americano”.

Il Presidente russo Putin ha dichiarato che gli Stati Uniti sono inadempienti e che il dollaro non è più una valuta affidabile.

L’incidente ha eroso la fiducia nel dollaro USA come valuta di riserva globale e ha catalizzato l’attenzione di molti Paesi sull’utilizzo di alternative nel commercio e nelle loro riserve.

Cina, India, Iran e Turchia, tra gli altri Paesi, hanno annunciato che faranno, o stanno già facendo affari con la Russia nelle loro valute locali invece che in dollari. Questi Paesi rappresentano un mercato di oltre tre miliardi di persone che non hanno più bisogno di usare il dollaro USA per commerciare tra loro.

Il governo statunitense ha incentivato quasi la metà dell’umanità a trovare alternative al dollaro cercando di isolare la Russia.

Segnale di allarme n. 2:

Rubli, oro e Bitcoin per gas, petrolio e altre materie prime

La Russia è il maggior esportatore mondiale di gas naturale, legname, grano, fertilizzanti e palladio (un componente fondamentale per le automobili).

È il secondo esportatore di petrolio e alluminio e il terzo di nichel e carbone.

La Russia è un importante produttore e trasformatore di uranio per le centrali nucleari. L’uranio arricchito proveniente dalla Russia e dai suoi alleati fornisce elettricità al 20% delle abitazioni degli Stati Uniti.

A parte la Cina, la Russia produce più oro di qualsiasi altro Paese, con oltre il 10% della produzione globale.

Questi sono solo alcuni esempi. Sono molte le materie prime strategiche che la Russia domina.

In breve, la Russia non è solo una potenza del petrolio e del gas, ma anche una superpotenza delle materie prime.

Dopo il sequestro delle riserve russe in dollari da parte del governo statunitense, Mosca non ha più molto interesse per il dollaro. Mosca non vuole scambiare le sue scarse e preziose materie prime con denaro politicizzato che i suoi rivali possono prendere per un capriccio. Il governo statunitense tollererebbe mai una situazione in cui il Tesoro americano detenesse le proprie riserve in rubli in Russia?

Il capo del Parlamento russo ha recentemente definito il dollaro USA un “involucro di caramelle”, ma non la caramella stessa. In altre parole, il dollaro ha l’aspetto esteriore del denaro ma non è denaro vero.

Ecco perché la Russia non accetta più dollari (o euro) in cambio di energia. Non sono utili alla Russia. Mosca chiede invece di essere pagata in rubli.

Questo è un problema urgente per l’Europa, che non può sopravvivere senza le materie prime russe. Gli europei non hanno alternative all’energia russa e non hanno altra scelta che adeguarsi.

Gli acquirenti europei devono ora acquistare rubli con i loro euro e usarli per pagare il gas, il petrolio e altre esportazioni russe.

Questo è uno dei motivi principali per cui il rublo ha recuperato tutto il valore perso nei primi giorni dell’invasione dell’Ucraina e poi ha guadagnato ulteriormente.

Oltre al rublo, il massimo funzionario russo dell’energia ha dichiarato che Mosca accetterebbe anche oro o Bitcoin in cambio delle sue materie prime.

“Se vogliono comprare, che paghino in valuta forte – e questo è l’oro per noi… si possono anche scambiare Bitcoin”.

Ecco il nocciolo della questione. I dollari USA non sono più necessari (o desiderati) per acquistare le materie prime russe.

Segnale di allarme n. 3: 

il sistema petrodollaro rischia di crollare

Il petrolio è di gran lunga il più grande e strategico mercato delle materie prime.

Negli ultimi 50 anni, praticamente chiunque volesse importare petrolio aveva bisogno di dollari USA per pagarlo.

Questo perché, all’inizio degli anni ’70, gli Stati Uniti hanno stretto un accordo per proteggere l’Arabia Saudita in cambio della garanzia, tra le altre cose, che tutti i produttori OPEC accettassero solo dollari USA per il loro petrolio.

Ogni Paese ha bisogno di petrolio. E se i Paesi stranieri hanno bisogno di dollari per comprare il petrolio, hanno un motivo valido per detenere grandi riserve di dollari.

Questo crea un enorme mercato artificiale per i dollari USA e costringe gli stranieri ad assorbire molte delle nuove unità monetarie create dalla Fed. Naturalmente, questo dà un enorme impulso al valore del dollaro.

Il sistema ha contribuito a creare un mercato più profondo e più liquido per il dollaro e i titoli di Stato americani. Inoltre, consente al governo degli Stati Uniti di mantenere artificialmente bassi i tassi d’interesse, finanziando così enormi deficit che altrimenti non sarebbero possibili.

In breve, il sistema dei petrodollari è stato il fondamento del sistema finanziario statunitense negli ultimi 50 anni.

Ma tutto questo sta per cambiare… e presto.

Dopo l’invasione dell’Ucraina, il governo statunitense ha estromesso la Russia dal sistema del dollaro e ha sequestrato centinaia di miliardi di dollari di riserve della banca centrale russa.

Washington ha minacciato per anni di fare lo stesso con la Cina. Queste minacce hanno contribuito a far sì che la Cina adottasse misure severe con la Corea del Nord, non invadesse Taiwan e facesse altre cose che gli Stati Uniti volevano.

Queste minacce contro la Cina potrebbero essere un bluff, ma se il governo statunitense le mettesse in atto – come ha fatto di recente contro la Russia – sarebbe come lanciare una bomba nucleare finanziaria su Pechino. Senza accesso ai dollari, la Cina farebbe fatica a importare petrolio e a impegnarsi nel commercio internazionale. Di conseguenza, la sua economia subirebbe una battuta d’arresto, una minaccia intollerabile per il governo cinese.

La Cina preferisce non dipendere da un avversario come questo. Questo è uno dei motivi principali per cui ha creato un’alternativa al sistema dei petrodollari.

Dopo anni di preparazione, nel 2017 lo Shanghai International Energy Exchange (INE) ha lanciato un contratto future sul greggio denominato in yuan cinese. Da allora, ogni produttore di petrolio può vendere il suo petrolio con qualcosa di diverso dal dollaro USA… in questo caso, lo yuan cinese.

C’è però un grosso problema. La maggior parte dei produttori di petrolio non vuole accumulare una grande riserva di yuan, e la Cina lo sa.

Ecco perché la Cina ha esplicitamente collegato il contratto future sul greggio con la possibilità di convertire lo yuan in oro fisico – senza toccare le riserve ufficiali della Cina – attraverso le borse dell’oro di Shanghai (il più grande mercato dell’oro fisico al mondo) e di Hong Kong.

PetroChina e Sinopec, due compagnie petrolifere cinesi, forniscono liquidità ai futures sul greggio in yuan essendo grandi acquirenti. Quindi, se un produttore di petrolio vuole vendere il proprio petrolio in yuan (e indirettamente l’oro), ci sarà sempre un’offerta.

Dopo anni di crescita e di messa a punto, il contratto future sul petrolio in yuan dell’INE è ora pronto per il debutto.

Ora che gli Stati Uniti hanno bandito la Russia dal sistema del dollaro, c’è urgente bisogno di un sistema credibile in grado di gestire centinaia di miliardi di vendite di petrolio al di fuori del dollaro e del sistema finanziario statunitense.

La Borsa Internazionale dell’Energia di Shanghai è quel sistema.

Torniamo all’Arabia Saudita…

Per quasi 50 anni, i sauditi hanno sempre insistito sul fatto che chiunque volesse il loro petrolio avrebbe dovuto pagare con dollari USA, sostenendo la loro parte nel sistema dei petrodollari.

Ma presto tutto questo potrebbe cambiare…

Ricordiamo che la Cina è già il più grande importatore di petrolio al mondo. Inoltre, la quantità di petrolio importata continua a crescere, poiché alimenta un’economia di oltre 1,4 miliardi di persone (oltre quattro volte maggiore della popolazione degli Stati Uniti).

La Cina è il primo cliente dell’Arabia Saudita. Pechino acquista oltre il 25% delle esportazioni di petrolio saudita e vuole acquistarne di più.

I cinesi preferirebbero non dover utilizzare il dollaro USA, la valuta del loro avversario, per acquistare un bene essenziale.

In questo contesto, il Wall Street Journal ha recentemente riportato che i cinesi e i sauditi hanno avviato serie discussioni per accettare lo yuan come pagamento per le esportazioni di petrolio saudita al posto dei dollari.

L’articolo del WSJ sostiene che i sauditi sono arrabbiati con gli Stati Uniti per non averli sostenuti abbastanza nella loro guerra contro lo Yemen. Inoltre, sono rimasti sconcertati dal ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan e dai negoziati sul nucleare con l’Iran.

In breve, i sauditi ritengono che gli Stati Uniti non stiano rispettando la loro parte dell’accordo. Quindi non sentono il bisogno di mantenere la loro parte.

Anche il WSJ ammette che una tale mossa sarebbe disastrosa per il dollaro USA.

“La mossa saudita potrebbe intaccare la supremazia del dollaro USA nel sistema finanziario internazionale, su cui Washington ha fatto affidamento per decenni per stampare i buoni del Tesoro che usa per finanziare il suo deficit di bilancio”.

Ecco il nocciolo della questione.

L’Arabia Saudita, perno del sistema del petrodollaro, sta flirtando apertamente con la Cina per vendere il suo petrolio in yuan. In un modo o nell’altro – e probabilmente presto – i cinesi troveranno un modo per costringere i sauditi ad accettare lo yuan.

Le dimensioni del mercato cinese rendono impossibile per l’Arabia Saudita e per gli altri esportatori di petrolio ignorare le richieste della Cina di pagare in yuan a tempo indeterminato. Inoltre, l’utilizzo dell’INE per scambiare il petrolio con l’oro rende ulteriormente più appetibile l’affare per gli esportatori di petrolio.

A breve, ci saranno molti dollari in più in giro che cercheranno improvvisamente una casa, ora che non sono più necessari per l’acquisto di petrolio.

Si tratta di un cambiamento imminente ed enorme per chiunque detenga dollari USA. Sarebbe incredibilmente sciocco ignorare questo gigantesco segnale d’allarme rosso.

 

 
 
 

TESTI INTROVABILI... ABILMENTE OCCULTATI.

Post n°1328 pubblicato il 02 Settembre 2022 da scricciolo68lbr

Il libro scritto e poi frettolosamente fatto sparire, riemerge grazie ad Amazon France.

da ItaliaOggi del 15 aprile 2021

https://www.italiaoggi.it/news/il-libro-scritto-e-poi-nascosto-riemerge-grazie-ad-amazon-france-2515228

Per guarire guariremo, ma non a dispetto del mercato globale, come tuonava Roberto Speranza, ministro della sanità, nel suo libro segreto, Perché guariremo, dove spiegava che il suddetto mercato «ha dimostrato ancora una volta di non essere in grado di autoregolamentarsi». Guariremo a dispetto dei commissariati del popolo alla salute e grazie al mercato globale. Grazie cioè alle multinazionali farmaceutiche, che l'arcipelago populista e la sinistra post e neocomunista chiamano sprezzantemente Big Pharma e descrivono come un Leviatano che infesta i sette mari della globalizzazione. Agli occhi di questi invasati è come se i vaccini non li avesse sintetizzati Big Pharma ma il Politburò d'Articolo Uno, o Beppe Grillo, o la Piattaforma Rousseau.

Scritto e pubblicato l'estate scorsa, Perché guariremo fu precipitosamente ritirato dalla circolazione un attimo prima d'essere distribuito nelle librerie, quando apparve chiaro che non stavamo affatto guarendo ma che anzi le cose si mettevano sempre peggio. Causa prima (o almeno seconda dopo la perfida natura del virus): il libera-tutti estivo proclamato dal consiglio dei commissari del popolo e dai vari khanati regionali.

Un tempo, quando la propaganda non coincideva con i fatti, si sopprimevano i fatti, e allora i nemici del popolo sparivano dalle foto di gruppo (a volte rimaneva una mano senza corpo dimenticata su una balaustra) oppure si sopprimevano le voci scomode dell'Enciclopedia sovietica. Adesso non è più così facile coprirla, con rispetto parlando, dopo averla fatta; e il libro maledetto, col suo compiaciuto e imbarazzante autoencomio, è saltato fuori a sorpresa sull'Amazon francese, come ha raccontato Salvatore Merlo, recensendolo sul Foglio di martedì.

Un po' come il Necronomicon (il fai-da-te di magia nera che compare nelle storie di H.P. Lovecraft, il quale ne attribuisce la paternità ad Abdul Alhazred, l'«arabo pazzo») anche Perché guariremo, prima della recensione di Merlo, era un libro di cui tutti parlavano senza che nessuno lo avesse letto. Ora finalmente sappiamo di cosa parla. Parla di Mimmo Arcuri, «trasformato», scrive Merlo, «in un eroe dell'Unione sovietica», ma soprattutto parla di Roberto Speranza, della sua signora, del suo parrucchiere, e naturalmente della pandemia. Che ha i suoi difetti, d'accordo, ma che potrebbe resuscitare (e questo sì che è Necronomicon) la sinistra comunista dalla morte col supremo abracadabra: «una nuova idea di salute». Sappiamo di cosa parla il libro segreto e anche di cosa sparla e straparla: di capitalismo, globalismo e diseguaglianze e altre supercazzole.

 
 
 

AREA PERSONALE

 

RADIO DJVOCE

 

PAROLE

   

     IL TIBET NASCE LIBERO

  LASCIAMO CHE RESTI TALE

                             i

Le parole.

                       I

Le parole contano
dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

scricciolo68lbrcassetta2norise1there0perla88sQuartoProvvisoriom12ps12Kanty0ssurfinia60Rico65moroPenna_MagicaThirteen13daniela.g0starluci
 

I LINK PREFERITI

DECISIONI.

 

 

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2022 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30    
 
 

IMMAGINI DI TE

 

 

 

 

 

CONTATTO

 

 

PASSIONE

immagine


 

 

LIBERTÀ.

 

 

Affrontare ciò che ci spaventa

è il modo migliore per superare

ciò che ancora non si conosce.

 

 

 
 

ATTIMI

 

 

 

UN GIOCO!

 

 

EMOZIONI

 

 

 

 

 

PASSAGGI

Contatore accessi gratuito

 

 

ABBRACCIO

 

  

 

 

BOCCA

 

 

 

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963