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Creato da street.hassle il 13/05/2013

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Il rumore dei passi. Undicesimo estratto.

Post n°214 pubblicato il 24 Maggio 2016 da street.hassle





Giunse alla sera che era uno straccio. Era riuscito a portare a termine
tutti i suoi compiti ma chiunque lo guardasse poteva dire che era ridotto
male. Quella peculiare situazione di spossatezza accompagnata a
brusche ondate di sbalzi termici rivelava che si stava buscando una
brutta febbre. Faticava a tenere gli occhi aperti e i brividi lo percorrevano
tutto facendogli battere i denti. Il colonnello Prentiss gli disse di marcare
visita, tornare a casa e darsi malato. Bastava guardarlo per rendersi
conto che non era in grado di sostenere un'altra giornata come quella.
Atwater annuì e si diresse, sul tardi, verso la jeep insieme a Matt Flint.
Vi si adagiò pesantemente e diede ordine di partire facendo attenzione
ai sobbalzi: si sentiva la testa leggera come un palloncino riempito d'elio
e sballottata violentemente da una parte all'altra dell'abitacolo. Giunsero
piuttosto velocemente a Stokkseyri e, mentre scendeva dal mezzo, Leslie
si sorprese a guardarsi intorno, cercando traccia di Filippus e del suo
pedinamento. Non rinvenendo nessuno si diresse verso il cancello dopo
avere salutato Matt e averlo rassicurato. "è solo qualche grado di febbre,
comunque non passare domani. Mi do malato per qualche giorno. Ti
avvertiranno, Flint." Il caporale si portò due dita alla visiera e poi tornò
sui suoi passi fino alla jeep. "Si riposi, capitano." furono le sue ultime
parole. Il capitano fece un cenno con la testa ed entrò nel giardino,
raggiungendo, quasi furtivamente la porta. Quando aprì fu subito
nel piccolo corridoio e da lì diede un'occhiata al salotto, dove le due
donne erano impegnate a cucire e a lavorare a maglia. Appena
sollevarono lo sguardo Isveig e Eyleif si spaventarono, e pure Agnes
(che era impegnata in un gioco di pazienza) diede in un grido soffocato.
Isveig si levò in piedi e sussurrò :"Ma cosa le è successo, Capitano?
è pallido come uno straccio." "Temo di avere un po' di febbre. è dalle
prime luci dell'alba che non sto bene. Ne approfitto per salire a misurarmi
la temperatura. buono proseguimento di lavoro, signorine." "Vuole che
le prepariamo qualche infuso? Ve ne sono alcuni nella nostra terra che
fanno miracoli." "Forse l'unica cosa di cui ho bisogno è giusto un letto
e qualche ora di riposo. Magari domani starò già meglio." Le due donne
annuirono in segno di assenso e lui fece per allontanarsi, ma un pensiero
molesto lo aveva tormentato tutto il giorno e neppure adesso riusciva a
coricarsi senza espletarlo. Così si riaffacciò sulla soglia e mormorò:
"Stamane mentre partivo sono stato bloccato da un individuo, un certo
Filippus, tipo quasi di mezza età con una gran testa bianca e un bel nasone.
Mi ha rivelato di essere il fratello di Baltasar e di bazzicare spesso queste
zone. A dire la verità l'avevo notato anche stanotte, giù al porticciolo.
Forse è un po' suonato, non so... pare convinto che siate coinvolte nella
sparizione del congiunto. Non sembra un tipo pericoloso ma mi sono
sentito in dovere di avvertirvi." Le due donne lo fissarono senza mostrare
particolari emozioni. "Ah, sì" Fece Eyleif "Non si è rassegnato al suicidio
di Baltasar ed esercita verso di noi una...come la chiamate...guerra
psicologica. Passa spesso delle lunghe notti intorno all'edificio con
una torcia elettrica. Ne abbiamo parlato anche alla milizia ma più
che tentare di dissuaderlo... povero ingenuo! è convinto che nostra
madre fosse una sorta di strega con poteri particolari. Dove possono
arrivare il dolore e una fervida immaginazione? Non trova?" Ed Eyleif
sorrise. Un sorriso che il capitano, immerso nelle brume della febbre,
interpretò maldestramente come salvifico.





(Continua)






 
 
 
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