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Creato da street.hassle il 13/05/2013

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IL rumore dei passi. Tredicesimo estratto.

Post n°216 pubblicato il 31 Maggio 2016 da street.hassle






Jòn Beiddarsson e Falur Heimirsson lo stavano fissando incuriositi
dal limitare del letto. Gli ufficiali islandesi non tradivano emozioni
particolari ma sembravano seguire ogni più piccolo movimento
del malato con la stessa curiosità che contraddistingue l'entomologo
alle prese con un insetto particolarmente interessante. "Capitano"
fece Jòn Beiddarsson "Finalmente si è svegliato." Leslie Atwater
passò con lo sguardo da uno all'altro dei militari e un'espressione
interrogativa gli si dipinse sul volto. "Lo sa che oggi è mercoledì?"
abbozzò Falur. L'inglese provò a radunare i pensieri e suoi punti
di riferimento. Si rammentò di essere caduto malato che era un
lunedì. "Possibile?" intonò con voce tremante "Ho dormito per
due giorni?" "Questa è una verità incontrovertibile. Ma ci deve
dire dove ha imparato così in fretta l'islandese. Durante il suo
delirio ha tirato fuori alcune frasi impeccabili nella nostra lingua."
"Oh, non chiedetemi nulla. Sono caduto vittima di una specie di
febbre cerebrale e prima di perdere conoscenza mi sono reso
conto di sproloquiare in islandese...ma come sia potuto accadere,
davvero non potrei dirlo." "Parlava di un boschetto e di una spiaggia.
Sembrava molto preciso e convinto." "è questo che mi sconcerta.
Vi posso assicurare che non ero in me quando parlavo in quella
maniera." "Intende dire che non era esattamente lei a formulare
quelle frasi? Intende dire che era, per così dire, abitato da qualcuno?"
Leslie Atwater scoppiò in una risata isterica e gli ci volle un po'
prima di ricomporsi, ma i suoi interlocutori rimanevano terribilmente
seri e impassibili. "Non crederete forse che sia qualcuno dentro
di me? Che sia una specie di ventriloquo?" Falur Heimirsson
lo stava scrutando con attenzione :"Io non la butterei tanto sul
ridere, capitano. Si danno situazioni che sovente sconfinano
dalla comune razionalità e che fanno affiorare ricordi o realtà
che credevamo sepolte tra le nebbie di un passato mitico. Noi
islandesi ce ne intendiamo abbastanza. Non crede che degli...
spiriti possano prendere, se mi concede, in affitto un corpo?"
Leslie ora era attentissimo :"Per fare cosa, di grazia?" "Parlare,
ad esempio." "Spiriti..." Il capitano prese a guardare fuori dalla
finestra la giornata grigia che volgeva al suo termine. Rivide
Filippus impegnato a scavare buche sulla spiaggia e ad
imprecare ad alta voce contro il cielo. Pensò, senza rifletterci
troppo, che la chiave di volta di tutto il mistero potesse risiedere
in quella inquietante visione. Fece per sollevarsi ma una fitta
terribile lo prese al costato rigettandolo indietro.






(Continua)






 
 
 
 
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