Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Ottobre 2020

I limiti del sapere

Post n°3435 pubblicato il 31 Ottobre 2020 da namy0000
 

Colloquio con Carlo Rovelli, fisico, HuffPost, 30 ottobre 2020

Pensare che la scienza debba sapere tutto è una sciocchezza. È da sciocchi non accettare i limiti del sapere”: così Carlo Rovelli, il grande studioso italiano di fisica teorica, commenta ad HuffPost l’accavallarsi quotidiano di dati, studi e ricerche. Lockdown sì, lockdown no, il vaccino ci salverà, il vaccino non è la soluzione: sono solo alcuni dei messaggi contraddittori a cui ci esponiamo ogni giorno e che in qualche modo confondono l’immagine della scienza, che è invece sperimentazione, lavoro incessante. “Come sosteneva Galileo, la scienza procede per tentativi ed errori. Non bisogna confondere ‘la scienza’ con la faccia di alcuni scienziati che vanno in televisione o si fanno intervistare per esprimere opinioni che di fatto sono opinioni politiche su argomenti roventi - aggiunge Rovelli -. La scienza funziona per discussione e formazione del consenso attraverso la discussione

Chi fa scienza non ha le risposte in tasca. Eppure, a giudicare dalle tante prese di posizione sul Covid-19 da parte di chi di scienza si occupa, sembrerebbe il contrario. Per Rovelli, la conoscenza del virus si ferma ad un certo punto: “Nel caso dell’epidemia, ci sono istituzioni internazionali, in particolare l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che hanno raccolto il consenso scientifico attuale su quanto sappiamo dell’epidemia. L’OMS è stata affidabile e chiara nel dire cosa sappiamo e cosa non sappiamo sull’epidemia”. Nel caso in cui volessimo sapere fin dove arriva il sapere della scienza sull’epidemia, secondo Rovelli, dovremmo ascoltare l’ultimo bollettino dell’OMS, e “non un singolo scienziato che dice la sua in televisione in un talk show, o si fa intervistare da un quotidiano”.

Il fisico offre una definizione chiara di “scienza”: ”È la conoscenza che abbiamo”. Punto. E non c’entra niente con le opinioni politiche. Purtroppo tra i due ambiti si fa ancora troppa confusione. Come nel caso del lockdown. “La scienza ci dice, per esempio, che data la conoscenza attuale che abbiamo, aprire le scuole, tenere aperti i bar, oppure non fare un lockdown, porterà con tale e tale probabilità e con tale e tale incertezza un numero di morti addizionali - afferma Rovelli -. D’altra parte sappiamo anche che non aprire le scuole, chiudere i bar, andare in lockdown, comporta perdita di ricchezza da parte di alcune persone, un danno per i ragazzi, eccetera. Dunque la decisione se dare più importanza ai morti oppure alla ricchezza è una decisione politica, non scientifica”.

 

Lo scienziato, in quanto tale, dovrebbe rimanere fermo sui dati empirici che ha e non sbilanciarsi a dare una sua visione: “Fare o non fare un lockdown è una decisione molto difficile che ovviamente ci divide, perché abbiamo interessi particolari divergenti e scale di valori diverse. Gli ‘scienziati’ che dicono ‘in fondo è una malattia come un’altra’, così come gli altri che dicono che ‘la situazione è gravissima’, non stanno parlando di scienza: stanno parlando della loro scala di valori, o focalizzandosi sugli interessi degli uni o degli altri: per alcuni, dei morti in più non è così grave, per altri lo è. Per alcuni, se qualcuno si impoverisce un po’ non è così grave, per altri lo è”. 

Ammettere che la scienza ha bisogno dei suoi tempi, che le più grandi scoperte della Storia non sono avvenute dal giorno alla notte, sarebbe un grosso passo in avanti. Rovelli, che alla scienza ha dedicato la sua vita, sa bene di che pasta è fatta. “Se sapessimo tutto - afferma - sapremmo se la settimana prossima pioverà o no. Non lo sappiamo. È da sciocchi non accettare i limiti del sapere, o pensare che sia colpa di chi sa (quindi dello scienziato), se non sa tutto”. La fiducia delle persone, nel patto invisibile con la scienza, però non deve mai venire a mancare: ”È ancora più da sciocchi - conclude - non dare credito a chi sa, solo perché non sa tutto”.

 
 
 

Zone filtro

Post n°3434 pubblicato il 30 Ottobre 2020 da namy0000
 

2020, Giornalettismo 30 ottobre.

Il video della complottista che non sa delle ‘zone filtro’ negli ospedali

Un filmato da quasi mille condivisioni sui social in cui si ignora l'esistenza delle sale di preparazione per il personale medico

·         L'assurdo video da quasi mille condivisioni da una sola pagina Facebook

·         Il complotto di chi non conosce cosa sia la zona filtro in un ospedale

·         Una figura barbina di chi punta il dito guardando la televisione e ignorando le procedure

Vedere, non conoscere e condividere. Questi sono i tre step del complottista medio italiano che pubblica sui propri canali social filmati non contestualizzati per portare avanti le proprie convinzioni e tentare di convincere gli altri che la sua sia la verità e i numeri quotidiani, i contagiati, gli ospedalizzati, i pazienti in terapia intensiva e le vittime siano tutte una gigantesca montatura. Con la pandemia mondiale le teorie del complotto stanno toccando vette non raggiunte neanche dai terrapiattisti. Ed ecco che un video senza alcun senso è diventato virale, non sapendo come funziona un ospedale, quali siano le procedure per il personale medico e cosa sia la cosiddetta «zona filtro».

Non condivideremo il filmato che, nel giro di poche ore, ha ottenuto quasi mille condivisioni da una sola pagina Facebook (questo vuol dire che ha raggiunto migliaia e migliaia di utenti), adottando la politica del ‘don’t feed the troll’. Ma ci limitiamo a contestualizzare l’assurda polemica aizzata da chi – forse (questa è la speranza) – non conosce il protocollo e le zone interne a un ospedale. E a darci una mano in questa spiegazione è Bufale.net.

Il filmato è estratto da RaiNews24 con le immagini di copertura andate in onda durante il collegamento con un esperto che spiega come la situazione all’interno degli ospedali e dei Pronto Soccorso sia molto grave e al limite della saturazione. Nel video di sottofondo si vedono infermieri e medici nella sala di vestizione, o anche zona filtro, mentre si preparano indossando tutto il necessario: dalla mascherina alla visiera per proteggere viso e occhi, fino al resto delle protezioni su tutto il corpo prima di entrare a contatto con i pazienti.

La donna che grida mentre va in onda il filmato (registrato da casa sua, davanti la televisione) sottolinea come l’emergenza sia tutta una montatura. Il motivo? Nella zona filtro gli infermieri si vestono per lavorare e compare un infermiere senza mascherina. Ma perché accade questo? Ce lo spiega Bufale.net:

Le zone filtro per le unità Covid servono per proteggere gli operatori , servono per evitare che gli operatori portino il virus fuori dall’unita operativa. Non é una sala operatoria, una onco-ematologia intensiva o una terapia intensiva per i trapianti dove sei te che non devi portare i germi all’interno. E allora in quel caso si, le aree filtro dovrebbero essere il più asettiche possibili. Ma in questo caso é il concetto opposto. Sono gli operatori che non devono portare i germi che sono dentro (in questo caso il Covid) al di fuori.

 
 
 

Stili di vita da ripensare

Post n°3433 pubblicato il 29 Ottobre 2020 da namy0000
 

Il mondo, in cui ci sentivamo felici e protetti, è cambiato

Stili di vita da ripensare

Sarebbe bello che i troppi morti nelle Rsa, il terrore dei ricoverati, il complesso e coraggioso lavoro del personale sanitario servissero a ricordarci una virtù passata di moda: la temperanza.

Qualcuno vorrebbe chiamare i ragazzi di oggi Pandemic generation. Per fortuna queste idee giornalistiche (per etichettare il presente che sfugge) naufragano con il tempo: avendo fatto l’università negli anni Settanta, magari mi sarei ritrovato a mia insaputa in una kriminal generation. Qui in Italia si dimenticano le stragi, le responsabilità politiche, le vittime, figuriamoci che risposte si possono trovare se si domandasse a un giovane liceale di oggi chi fossero a Milano i paninari, che hanno segnato la generazione anni ’80 della cosiddetta “Milano da bere”. Per capirci: chi ricorda oggi la svalutazione? Eppure c’era, ne sentivamo gli effetti e Celentano le dedicò alcune strofe molto interessanti: “Eh la benzina ogni giorno costa sempre di più / E la lira cede e precipita giù / Svalutation, svalutation / Cambiando i governi niente cambia lassù / C’è un buco nello Stato dove i soldi van giù / Svalutation, svalutation”.  Non che nel 2020 sia molto diverso il tema di cosa cambia quando cambia il governo.

Ma c’era con la crisi petrolifera  la Svalutation generation? No, non c’era: magari oggi qualcuno la potrebbe ribattezzare così, per etichettare ed etichettarci. Siamo esseri umani e veniamo sempre più frequentemente considerati “prodotti” commerciali. Ma non resistiamo a lungo sugli scaffali del supermercato della storia. Non può accadere perché, come ci ha ricordato la pandemia, non controlliamo noi gli eventi, il destino, le coincidenze e, oserei dire, nemmeno le multinazionali ci riescono, anche se a volte ci provano.

Sino allo scorso Natale noi avevamo una Milano brillante come non mai, con l’incremento dei turisti ogni anno a doppia cifra. Metropoli internazionale, ricca, che correva fortissimo. Poi, il paziente uno, Codogno, i Comuni del Lodigiano, Nembro e Alzano Lombardo, l’ospedale di Crema che scoppia e trasferisce i primi malati dalla terapia intensiva agli altri reparti e… sappiamo tutti che non è ancora finita.

E se pure uno non volesse accorgersi che il mondo in cui ci sentivamo felici, protetti e vincenti è cambiato, bastano quattro passi in una delle vie del Quadrilatero della Moda, precisamente in via della Spiga per comprendere l’effetto che il Covid-19 ha creato. C’è chi da marzo scorso non ha più riaperto. Una boutique di abbigliamento per bambini è sprangata, le cinque vetrine dello spazio Porsche sono oscurate da una patinata carta nera, al civico 50 un cartello dice “prestigiosa boutique a uso retail for rent”. Un quarto degli spazi commerciali al momento è sfitto.

L’ala nera della crisi è arrivata anche nei ristoranti stellati della città, quelli che avevano una clientela mondiale, con manager e congressisti. Un celebre cuoco, come Heinz Beck, non riapre il locale dentro City Life. Stesso clima tra altri grandi nomi della cucina. Mentre un’operazione di orgoglio e speranza viene tentata dagli stilisti, che rilanciano al massimo delle possibilità il calendario delle sfilate. Non pochi provano con la resistenza e la ripartenza. Ma resta sospesa una questione. Non era facile, come ha detto papa Francesco, restare sani in un mondo malato: e infatti siamo tutti qui, davanti a saracinesche chiuse, dentro ristoranti semideserti, in attesa di aerei che non prenderemo più con la stessa facilità di prima. Poi passerà. Certamente passerà. Ma nel frattempo sarebbe bello che i troppi morti nelle Rsa, il terrore dei ricoverati, il complesso e coraggioso lavoro del personale sanitario servissero a ricordarci una virtù del passato, ma molto attuale: la temperanza. Certo è difficile che nasca una Temperance generation, anzi possibile. Eppure, o ripensiamo gli stili di vita, o ci occuperemo sempre più spesso di morte.

Lo sappiamo, c’era già uno in India che settant’anni fa diceva: «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» (Piero Colaprico, giornalista, Scarp de’ tenis, ottobre 2020)

 
 
 

Se conosci la Natura, la ami e la proteggi

Se conosci la Natura, la ami e la proteggi

Tredici anni, cinque libri all’attivo, conferenze in Italia e nel mondo a partire dai sette anni, partecipazioni a programmi televisivi, due rubriche su giornali per ragazzi: lui è Francesco Barberini, con una passione assoluta per gli uccelli che gli è valsa anche la nomina ad Alfiere della Repubblica per meriti scientifici ricevuta dal presidente Sergio Mattarella quando aveva 11 anni. Vive ad Acquapendente (Viterbo) con mamma Laura e papà Emiliano, frequenta la terza media e sa davvero tutto sugli uccelli. È appena uscito il suo libro Che fine hanno fatto i dinosauri? (Salani), in cui spiega che i dinosauri, i bestioni del Mesozonico così amati dai bambini, sono i “progenitori” degli uccelli e che non erano esseri malvagi e feroci, ma splendide creature piumate dai colori sgargianti, spesso innocui, o al massimo carnivori, intelligenti e agili.

Francesco è molto disinvolto e spigliato quando ci racconta di sé, e all’inizio della nostra conversazione interviene il padre per specificare che dietro a questo fenomeno non ci sono i genitori che hanno manovrato tutto. «Non ne sappiamo nulla di editoria e televisione, ha fatto tutto da solo. Noi lo accompagniamo quando fa conferenze e apparizioni in Tv e gli diamo una mano nella gestione dei social, ma per il resto ha fatto tutto da solo». «Che il mondo degli uccelli fosse così meraviglioso», ricorda Francesco, «l’ho scoperto a 2 anni e mezzo, vedendo il documentario Il popolo migratore. Da lì ho cominciato a tempestare di domande i miei genitori e chiedere loro di leggermi libri sull’argomento. E tanta era la mia curiosità che ho imparato a leggere e a scrivere da solo prima di andare a scuola. A sette anni ho tenuto la mia prima conferenza. Leggo tantissimo, anche libri in inglese, mi documento sul Web che, se saputo usare, è un’ottima risorsa, e guardo video e documentari».

Gli uccelli non si limita a guardarli sui libri e sugli schermi, ma ha modo anche di osservarli da vicino proprio a casa sua. «Abitiamo in mezzo alla campagna e nel terreno fuori casa nostra abbiamo piantato degli alberi per realizzare un boschetto. Poi abbiamo allestito uno stagno e così abbiamo riportato all’origine la nostra valle, che si chiama Vallocchia, perché un tempo qui c’erano le ranocchie. Poi, il prosciugamento del torrente a causa dei cambiamenti climatici e delle colture le ha fatte sparire. Ma nel nostro stagno sono tornate, insieme a pesci e libellule. Ho poi allestito delle mangiatoie con delle granaglie e in inverno vengono tanti uccelli a cibarsene: questa attività si chiama bird gardening. Oltre agli uccelli che mangiano semini, come i passeri, cince, fringuelli, cardellini, arrivano anche quelli che si nutrono di insetti e di bacche, attratti dalla presenza degli altri uccelli. E così posso osservare da vicino i pettirossi, i tordi, le ballerine bianche». Quando elenca le specie si illumina. «Ce ne sono 10.000, ma purtroppo alcune centinaia si sono estinte per colpa dell’uomo. Nella mia attività di divulgatore ci tengo molto a sensibilizzare le persone sui temi ambientali, faccio parte anche del movimento Fridays For Future. Se conosci la Natura, la ami e la proteggi».

Francesco ha compiuto anche diversi viaggi all’estero: è stato due volte in Finlandia, alle Seychelles su invito del Governo locale, alle Azzorre, tutti paradisi degli uccelli. Durante i suoi viaggi ha realizzato dei video che si possono trovare sul suo sito e su YouTube. «Anche in questo periodo ho continuato a tenere conferenze e incontri, molti on line. Mi piace soprattutto incontrare i ragazzi delle scuole. Come faccio nel mio ultimo libro, parlo loro di temi scientifici con un linguaggio semplice, il mio obiettivo è far scoprire cose che molti ignorano. In particolare, la visione che abbiamo dei dinosauri. Ricordo che in terza elementare ho contestato il libro di testo perché aveva disegni assolutamente superati rispetto ai nuovi studi sui giganti preistorici. Ci tengo però a dire che sono un ragazzo come tutti gli altri, mi piace andare bene a scuola, anche perché così i professori chiudono un occhio quando devo assentarmi per delle conferenze e per andare in Tv. Pratico karate e il prossimo anno mi iscriverò al liceo scientifico. Il mio obiettivo è frequentare un’università di ornitologia che si trova negli Stati Uniti».

Staremmo ore ad ascoltarlo, perché il suo entusiasmo è contagioso (FC n. 43 del 25 ottobre 2020).

 
 
 

Didattica ai balconi

Post n°3431 pubblicato il 25 Ottobre 2020 da namy0000
 

2020, HuffPost 24 ottobre

"Con la 'didattica ai balconi' tra i vicoli di Napoli porto la libertà di Rodari ai miei alunni"

Parla all'HuffPost Tonino Stornaiuolo, il maestro di Napoli che ha risposto alla didattica a distanza leggendo (nel centenario della nascita) Rodari sotto casa dei suoi studenti. Così i vicoli della città si sono trasformati in aule col soffitto di cielo

Di 

Adalgisa Marrocco

 

“Alla didattica a distanza ho risposto con la ‘DAB - didattica ai balconi’, portando la poesia di Rodari a casa dei miei alunni, nei vicoli di Napoli. Volevo consegnare loro un messaggio di libertà che in questi giorni manca a tutti noi”. A parlare all’HuffPost è Tonino Stornaiuolo, insegnante della Scuola Internazionale Dalla parte dei bambini le cui immagini nei giorni scorsi hanno fatto il giro del web: nonostante l’ordinanza di chiusura delle scuole del governatore campano De Luca in vigore, il maestro è riuscito comunque a fare lezione con gli studenti “in presenza”, passando sotto i balconi, i palazzi, le strade, le case di ognuno di loro.

“L’istituto dove lavoro ha sempre adottato come metodologia l’uscita dall’aula per fare lezione, anche in tempi ‘non-Covid’. Crediamo nella didattica diffusa: tutto può fare scuola” dice Stornaiuolo, ricordando poi come sia nata l’idea della ‘DAB’: “Tutto è iniziato giovedì scorso, dopo la notizia della chiusura delle scuole da parte della Regione. Sono iniziati ad arrivarmi tanti messaggi dagli alunni: ‘Maestro, ora che facciamo? Noi vogliamo tornare in classe’, mi dicevano. Consultati i colleghi, abbiamo deciso di buttare giù qualche idea per andare oltre la didattica a distanza”.

Così il maestro ha pensato di spegnere il computer, trasformando i vicoli di Napoli in aule col soffitto fatto di cielo: “Fino a mercoledì avevo letto in classe Gianni Rodari in previsione del centenario della sua nascita, quindi ho pensato di continuare a farlo in strada. Mi sono messo d’accordo coi genitori senza far sapere nulla ai bambini, ho preso lo zaino e mi sono presentato sotto casa di ognuno di loro. La loro reazione? A dir poco entusiasta”.

La scelta delle poesie non è stata casuale. L’insegnante, infatti, ha letto Teledramma e La fuga di Pulcinella, due testi di Rodari (autore di cui oggi si festeggiano i 100 anni dalla nascita, ndr) che hanno come tema la libertà. “Volevo ragionare sul tema con i bambini. È una cosa che faccio sempre: per esempio, al ritorno sui banchi nel mese di settembre, dovendo rispettare il distanziamento e dovendo evitare contatti ho voluto parlare con loro del concetto di infinito perché ci avrebbe portati oltre” racconta Stornaiuolo, proseguendo: “Ora, mentre aumentano le giuste e sacrosante restrizioni per contenere il contagio, ho voluto trasmettere agli alunni il concetto opposto: la libertà esiste e ognuno di noi può immaginarla”.

E l’immaginazione dei bambini vola alto. “A molti di loro ‘libertà’ ha fatto venire in mente il vento. Mi hanno raccontato: ‘Per me libertà è quando vado in bici coi capelli al vento’, ‘Quando vado a cavallo e il vento mi accarezza’, ‘Quando salgo su un albero e il vento muove le foglie’”, ricorda il maestro.

Quando gli domandiamo se la “scuola fatta fuori dalla scuola” abbia una marcia in più, Stornaiuolo risponde senza esitazioni: “Assolutamente sì. Io e i miei colleghi crediamo fermamente nel valore della didattica diffusa: la bottega dell’artigiano che fa i conti può essere la nostra aula di matematica, la piazza può essere la nostra aula di geografia. Qualsiasi luogo di scambio e di trasmissione del sapere può diventare scuola”.

E sull’interruzione delle lezioni in presenza, il maestro sottolinea: “Le decisioni delle istituzioni fanno senz’altro il bene della collettività, ma mi viene da rispondere con le parole dei bambini: ‘Maestro, perché possiamo andare in tanti posti ma non stare in classe?’. Bloccare subito la didattica in presenza rischia di sminuire il ruolo della scuola, facendo passare il messaggio che si tratta di una realtà sacrificabile”.

Dopo l’idea della ‘didattica ai balconi’, Stornaiuolo e il suo istituto non si sono fermati e nella giornata di giovedì 22 ottobre hanno organizzato una staffetta di lettura intitolata Dai balconi ai tetti in nome di Rodari. “Partendo dalla canzone scritta da Fiorella Mannoia e Bungaro, che hanno musicato la poesia di Rodari ‘Il cielo è di tutti’ - aveva spiegato la direttrice d’istituto Rachele Furfaro - noi invitiamo tutte le scuole di Napoli per una staffetta di letture all’interno della Foqus - Fondazione Quartieri Spagnoli, nel nome di un grande innovatore che avrebbe compiuto 100 anni”.

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Ottobre 2020 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

ULTIME VISITE AL BLOG

namy0000monellaccio19cassetta2lcacremaprefazione09annamatrigianonoctis_imagoacer.250karen_71m12ps12Penna_Magicanonnoinpensione0donmarco.baroncinilisa.dagli_occhi_bluoranginella
 

ULTIMI COMMENTI

Grazie per aver condiviso questa esperienza così intensa e...
Inviato da: Penna_Magica
il 08/02/2024 alle 11:19
 
RIP
Inviato da: cassetta2
il 27/12/2023 alle 17:41
 
Siete pronti ad ascoltare il 26 settembre le dichiarazioni...
Inviato da: cassetta2
il 11/09/2022 alle 12:06
 
C'è chi per stare bene ha bisogno che stiano bene...
Inviato da: cassetta2
il 31/08/2022 alle 18:17
 
Ottimo articolo da leggere sul divano sorseggiando gin...
Inviato da: cassetta2
il 09/05/2022 alle 07:28
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963