Zacinto mia

Ciò nonostante ognuno, se non proprio felice, almeno non è infelice. E tira avanti.

 

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« PASQUAMIA NONNA »

LA COLOMBA PASQUALE

Post n°280 pubblicato il 23 Aprile 2014 da Oxumare81

E’ tanto che non parlo di me in questo blog. Non che non abbia nulla da scrivere; semplicemente ho avuto poco tempo per impegni di lavoro, principalmente. La fine e l’inizio dei trimestri sono particolarmente densi di lavoro per me.

In sostanza le cose non sono cambiate dall’ultima volta che ho scritto. Anzi, se possibile, sono anche peggiorate.

La gatta ha sempre la giardia, il mio amico è sempre senza casa e senza lavoro, le condizioni di salute di mia moglie si sono pure aggravate.

Non solo non riusciamo ad avere figli, ora ogni volta che ha le mestruazioni sanguina copiosamente ed è costretta a letto per giorni in preda a violente emorragie. Per via dello spavento e di un farmaco che non prende più da cinque mesi in vista di un’eventuale gravidanza ha ripreso ad avere crisi di panico da oltre due settimane. Ancora chiusa in casa, con la necessità di compagnia di qualcuno altrimenti sta male, le viene la tachicardia, respira affannosamente e si sente come morire. Non può allontanarsi dagli ambienti familiari, non può guidare né lavorare. Lo psichiatra sostiene che è solo questione di tempo: i farmaci che ha dovuto assumere di nuovo devono solo fare effetto e calmarla definitivamente.

In tutto questo mi sento assolutamente impotente. Un giorno sono stato a casa in ferie perché non ce la faceva a star sola. In versione infermiere mi sono sentito depresso e demoralizzato, mentre dall’ufficio continuavano a chiamarmi per questioni di lavoro. La scorsa settimana l’ho anche accompagnata al lavoro dopo dieci giorni di malattia, ma non ce l’ha fatta ed ha voluto tornare a casa. Sono rimasto un po’ deluso perché pensavo che le mie parole l’avrebbero rassicurata e le avrebbero infuso coraggio. Ci sono rimasto male perché tutte le volte che c’è sua mamma, mia moglie si sposta e sembra star meglio, mentre io non riesco a tranquillizzarla abbastanza. Ho la netta sensazione che non riuscirò mai a competere con sua madre, che il legame che ho instaurato con lei non sarà forte quanto quello che ha con lei. M’ha risposto che chiunque fosse stato al mio posto non l’avrebbe rincuorata abbastanza. Altra settimana di malattia, quindi. Ieri m’ha detto che non ce la fa ancora a riprendere e quindi se ne riparla al 5 maggio, anche se non esclude la possibilità di prendere un’aspettativa per tornare quando se la sentirà.

A Pasqua saremmo dovuti andare dai miei genitori, ma dopo pochi kilometri di tangenziale, m’ha detto che si sentiva morire, che era troppo lontana da casa, di conseguenza sono stato costretto a tornare indietro. Sono stato malissimo. Ho preso coscienza del fatto che aveva fatto pochi progressi. Finchè sta in casa, sta abbastanza bene perché ha ridotto la frequenza delle crisi di panico, quando però si allontana da casa sta ancora male. In quel momento ho capito che non si sa quando tornerà al lavoro, quando riprenderà ad avere una vita normale, quando potremo avere un figlio, fare un viaggio ecc Forse ho reagito male, ma sono stato di malumore tutto il giorno. La mia impotenza di fronte a tutto questo m’ha condizionato fino a sera. Mi si è chiuso lo stomaco e, come mi succede in queste situazioni, mi sono trincerato nel mio mutismo. Ho mangiato solo un po’ di pasta al forno e, la sera, i miei suoceri sono voluti andare al cinema a vedere l’obbrobrio dell’ultimo film di Woody Allen. Ritenevano che mia moglie si sarebbe distratta così. Solo loro sanno cosa è meglio per lei? Già mi istruiscono abbastanza su cosa dire e fare con mia moglie, in quel momento non ho più retto. Già il film non m’ispirava, ho tentato in tutti i modi di oppormi; non ero dell’umore adatto, inoltre non credo sarei mai andato a vedere una roba del genere, ma sono stato letteralmente obbligato. Volevo solo dormire, dimenticare le delusioni e l’impotenza di quel giorno e dopo il film m’hanno costretto ad andare in una birreria. Io odio la birra, non vedevo l’ora di tornare a casa. Quando mi sento depresso l’unica cura per me è dormire. Non voglio distrarmi, non voglio uscire, non voglio vedere gente! Ho tenuto il muso tutta sera e sono stato rimproverato per questo. Ne ho poi parlato al telefono con mia mamma e mia moglie ha sentito e si è offesa perché ha capito che mi sono sentito oppresso. Ma cosa ci potevo fare? Mi dispiace, ma mi sono sentito come una volta, credo vent’anni fa, quando ero in montagna con i miei nonni e avevano servito un dolce coi frutti di bosco. Io odio i frutti di bosco, volevo quello alla crema, ma era finito. Ci sono rimasto malissimo e tutti che mi dicevano: “Ma cos’hai? Perché non parli? Perché fai il muso?” Cavolo, mi volete lasciar stare! Solo una signora, ricordo che si chiamava Colomba, aveva 86 anni, capì cosa avevo e mi diede il suo dolce con la crema. Ecco, mi sono sentito così. E’ stata la Pasqua più brutta della mia vita. Non poter reagire e trovarsi in un ambiente dove non si è capiti, ma obbligati da altri a fare ciò che loro ritengono il meglio è bruttissimo per me. Lo so, non sono un bambino, posso sforzarmi di più nel rendere felice chi sta peggio di me, ma di primo acchito reagisco così. Ho preso consapevolezza del problema di mia moglie, dei tempi lunghi che le occorreranno per uscirne, ma datemi la possibilità di reagire e sfogarmi come credo, almeno il primo momento!

Ora sono più sereno. Il futuro, almeno nell’immediato, non sarà roseo, ma so che devo solo avere pazienza.

 
Rispondi al commento:
to_revive
to_revive il 02/05/14 alle 16:12 via WEB
So di cosa parli perché ho sofferto di PTS con attacchi di panico dopo il congedo. Ho avuto la fortuna di avere attorno persone che mi hanno spronata e non assecondata ma soprattutto la voglia di uscirne fuori e non crogiolarmi nel dolore. Il mio terapista diceva che solo se lo desideri ne esci fuori ed è così! Auguri di cuore perché spesso chi è malato diventa egoista e non guarda a chi ha vicino.
 
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