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CAMINO MONFERRATO - 9
Post n°1944 pubblicato il 16 Luglio 2015 da anonimo.sabino
Gino e Beatrice costituivano la prova che la felicità può essere raggiunta in questo mondo, senza per ciò compromettere l’altra vita eventuale. Non avevo potuto partecipare al loro matrimonio. Né a quello dell’altro cugino, Paris, o dello zio Pietro. Mai una volta che i superiori mi abbiano consentito di partecipare a una festa nuziale: dovevano ritenerlo pericolosissimo. Forse era vietato dalla Regola. Ma per mia sorella, ormai prossima all’evento, immaginavo che il permesso fosse scontato. Camino 23-X-’56… nelle prossime vacanze avrei intenzione di studiare… il russo… Sai, i lombardi e alcuni piemontesi non vogliono credere che dalle nostre parti non c’è mai nebbia … Qui a Natale il Bambino portava ad ognuno un regalo. La grammatica russa era stato, a mia richiesta, il regalo del Natale precedente: probabilmente anche il Rettore, Padre Giuseppe Filippetto, sognava che io convertissi la Russia. Cominciai, a tempo perso, a studiare la scrittura cirillica e le nozioni più elementari della lingua russa. E là mi sarei fermato. Quanto a conversioni, temevo di dover convertire me stesso: la penosità della vita religiosa si connetteva sempre più con i miei problemi di fede. Era morto nel 1937, l’anno in cui io nascevo,l’uomo dei Quaderni e delle Lettere dal carcere. Senza conoscere allora Antonio Gramsci, anch’io riempivo le mie prigioni di lettere e di quaderni e quaderni di appunti. Data la carenza di carta, non gradivo nessun regalo più di un quaderno. Camino 18-XI-’56 Cara mamma…Ti ho già detto che questo è un anno poco impegnativo e ho sul banco… (aspetta che li conto!) undici libri che non appartengono al programma scolastico… Le letture consigliate dal Padre Mariani erano i grandi convertiti. Ce ne fosse stato uno che si fosse convertito all’evidenza delle prove. Per tutti la fede aveva rappresentato un’esigenza: esigenza di certezze assolute (o di fissazioni, povero Ozanam?), esigenza di giustizia (bella risorsa, cupo reazionario d’un Brunetière, l’idea di ottenere giustizia nell’altra vita), esigenza del superamento dei limiti della ragione (la fantasia può essere più bella, cari borghesi annoiati di Chesterton e Claudel, ma non sempre; e non è mai più verace), esigenza di uscire dalla disperazione dello scetticismo con il mistico salto nel buio dell’esistenzialismo Kierkegaardiano…Più pose che follie. |
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