L'altra campana

L'AVVOCATO - 1

10.L’AVVOCATO

Solo a gennaio del ’60 ricevetti uno dei rari biglietti con il Benedictus Deus. Caro Fabio, da una voce lontana ti giunga il più cordiale augurio di buon onomastico. Chi poteva ricordare che il 20 gennaio, festa dei santi Fabiano e Sebastiano, era la data eletta come mio onomastico, se non il confratello cantiniere, che conservava certamente il nostro elenco, se non la bottiglia? Ma mi sorprese il seguito: So che non desideravi scritti, mi perdoni certamente se non ho osservato questo tuo desiderio… Di nuovo auguri infiniti, ti ricordo al Signore tuo aff.mo Ch. Giov. Incitti crs.

L’amico ciociaro dell’Arnara mi metteva inconsapevolmente al corrente dell’ennesima infamia pretesca; da altri transfughi avrei poi saputo che il Padre Filippetto era stato sbattuto in missione, dato che la mia defezione aveva provocato una emorragia di chierici; intanto Incitti mi informava che i responsabili dello Studentato si erano inventata una mia volontà di non avere più rapporti con i vecchi compagni. Alla faccia della storicità dei Vangeli!

E da un prete, il parroco del paese, mi venne l’ultima puzzonata, quella che mi costrinse a dare l’addio alla musica.

Non frequentavo le funzioni religiose, ma il pomeriggio, per distrarmi dai libri e per tenermi in esercizio, entravo spesso nella chiesa succursale vuota (quella sulla piazza era ancora demolita) e mi mettevo a suonare il nuovissimo armonium elettrico. Continuai a farlo fino a quando non fui pubblicamente riconosciuto come empio.

Il primo che mi vidi accanto, però, mentre eseguivo il Sogno di Schuman, fu il medico condotto, Arrigo Allega:

“Mi fa piacere”, disse, “ conoscere un altro amico della musica”. E subito familiarizzammo. Il dottor Allega divenne una specie di sponsor di tutto il nostro gruppo, che invitava spesso a casa sua ad ascoltare la sua ricca raccolta di dischi di musica classica e a discutere di tutti i temi d’attualità, di arte, di scuola e soprattutto di politica. Era un socialista dichiarato e quasi tutto il mio gruppo, tranne Bruno e me, finì col costituire una sezione del partito di Nenni.

Uno dei giorni seguenti fu il parroco ad accostarsi all’organista. Don Giuseppe, nativo del vicino Montorio Romano, recitava il ruolo del prete moderno, facendosi vedere spesso anche in piazza tra la gente. Ma in quella occasione tirò fuori tutto il suo pretesco dna. Senza preamboli mi disse che l’armonium era stato comprato per le funzioni religiose, non per mio divertimento. Ciò che non accettava, e forse lo spaventava, era la mia serena mancanza di “timor di Dio”.