Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

 

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SVEGLIARSI POETA - 9

Post n°2052 pubblicato il 17 Dicembre 2015 da anonimo.sabino
 

 

“Più ci penso, meno capisco i motivi di quello che chiamano l’olocausto”.

 

“Proprio tu, che separi così bene i buoni dai cattivi? E’ semplice: da una parte c’erano i buoni giudei e dall’altra gli antisemiti”.

 

“Ti ci metti anche tu? Perché ci sono gli antisemiti e non ci sono gli antisabini?” Una bella domanda. La discriminazione subita per secoli dagli Ebrei ad opera dei cristiani era una risposta che riproponeva la domanda: perché?

 

Per noi gli ebrei romani erano uomini come tutti, commercianti  onesti e laboriosi. Semmai erano loro a sentirsi diversi. E diverso dagli altri era quello stato etnico, Israele, inserito come un cancro in espansione nel Medio Oriente per una quotidiana carneficina di Palestinesi, dietro lo scudo dei suoi gruppi di potere in America. Quivi ancora una volta, come per l’era dei martiri cristiani e come sempre, la retorica di un precedente olocausto mal celava il boia successivo.

 

Altro assiduo frequentatore della nostra casa era il dottor Giacomo Modica, che non esitava a indicare l’antisemitismo come la logica risposta al semitismo. Compagno socialista scapolone, di raffinato gusto estetico, impegnato allora nella Direzione delle Antichità e Belle Arti, l’amico siciliano Giacomino era rimasto deluso sia dalle donne che dalla politica (“I partiti”, diceva, “sono bande ladresche che agiscono in apparente legalità”). Era lui a guidarci spesso nella scoperta degli squarci meno decantati ma non meno suggestivi della città, che conosceva ormai come le sue tasche, godendosi con l’avidità dell’esteta i migliori “angoli di frescura”.

 

Un giorno, andati ad aprire la porta che egli aveva varcato tante volte, lo trovammo lì davanti in lacrime, senza il coraggio di entrare. Ma non gli era successo nulla. Nella sua umana solitudine la crisi esistenziale si era sovrapposta alla delusione politica, fino a scuoterne la psiche. Si era dato un poco anche al bere. E a casa nostra veniva a cercare un appoggio al suo traballante equilibrio.

 

Sono di quelle occasioni in cui senti la tua insufficienza. Ci pensò il Ministero a risolvere la situazione, spedendolo in provincia con l’incarico di Provveditore agli Studi, proprio nel momento in cui avrebbe avuto bisogno di sicuri riferimenti. Non lo rivedemmo più. Ad Ascoli lo chiacchierarono come serio ma poco efficiente; qualche anno dopo lo sapemmo uscito dalla crisi morendo in servizio, lontano dai suoi “angoli di frescura”. 

 

Ma Giacomino non era il solo compagno in crisi. Tutta la sinistra entrava in quegli anni in una crisi d’identità, che si preannunciava lunghissima e che si scaricava nelle contese tra partiti e nei partiti.

 

 
 
 
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