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SVEGLIARSI POETA - 11
Riformismo. Sarei vissuto abbastanza per conoscere perfino una destra riformista. Ma in nessun settore come nella scuola avrei potuto, dopo una trentina d’anni d’impegno, vedere insieme un gran blaterare di riforme e decine di annuali leggi che nell’ambiente chiamavamo guglielmine (Guglielma era l’insegnante moglie di un onorevole Pitzalis): quelle leggine sconquassavano di continuo l’istituzione per pescarvi qualche piccolo tornaconto a vantaggio di gruppi o anche di singole persone. Mentre le leggi di riforma più pretenziose rimestavano continuamente (non c’è cosa più facile) gli assetti che altri aveva faticato a costruire.
E la scuola, subordinata a un apparato inadeguato, pervasa di febbre categoriale e impreparata al suo ruolo, “navigava a vista”, priva di un serio progetto di riforma, ma sempre sotto la minaccia delle riforme.
Capivo ora come la mia vita continuasse ad essere una lotta perdente contro la menzogna; e come fosse una utopia il mio sogno di un trapasso dal sistema dei santi patroni a una polis senza padrini.
Non rinnovai la tessera, quell’anno: era il partito a non essere quello che si definiva. E io non volevo più sacrificare personalità e risorse alla linea di un partito che non era mai stato veramente mio. Così mi avrebbe ora catalogato tra i “cani sciolti”. Libero pensatore sì e compagno di chi senta il bisogno di compagni, io non ho più cercato nessun partito.
“L’hai letto il giornale di oggi?” Beppe Fiori, sabino anche lui, era da sempre un compagno senza partito. “Parla di Manlio Grillo”.
Alcuni giovani, in quegli stessi anni di sbandamento ideologico della sinistra, intraprendevano la via della ribellione armata; ben visti, inizialmente, da una maggioranza silenziosa e passiva che sperava qui la salvezza dalle Brigate Rosse come nell’aldilà da Cristo. Capivo le ragioni di quei ragazzi nel vanificarsi dell’alternativa, ma restavo convinto che la violenza è di per sé antisociale; e che la pretesa di disporre della vita altrui è culturalmente fascista.
Il giornale parlava della scellerata bravata di uno di loro, che con altri aveva appiccato il fuoco, versando benzina attraverso l’uscio, alla casa del segretario del partito di destra di Primavalle. E vi avevano perso la vita due figli giovinetti di quel “nemico di classe”.
“Spero che l’effetto sia andato al di là delle loro intenzioni”.
“Tu forse, nel sindacato, conoscevi Manlio Grillo meglio di noi…”
Lo conoscevo come un po’ sbandato e come sfortunato corteggiatore di quella deliziosa compagna che era Anna Filippini. Nel Ministero si continuò a parlare di lui finché conservò gli onori cretini della cronaca. Poi si disse che era riparato all’estero. Poi più nulla. |
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