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Oggi mi sono recata (come scrivono i carabinieri) in una cittadina del Basso Lazio, meta di vacanzieri romani. Trattasi di cittadina orribile tirata su malamente, con cattive intenzioni, in un incrocio di stradine strette a pericolo obesi, delimitate da casette tristi e scolorite, con un traffico indecente e rumoroso di claxon suonati a ogni sussulto di macchina e una massa di umanità variopinta di ogni razza e religione. Ho parcheggiato ai bordi di un giardinetto con due panchine sulle quali poggiavano le poderose chiappe due matrone indiane. All’improvviso una di loro si è alzata, si è voltata dalla mia parte e ha dato di stomaco l’anima sua o, come direbbero i romani, “si è vomitata pure il gricile”. Disgustata, mi sono allontanata e appena girato l’angolo ho visto passeggiare un altro indiano con i pantaloni aperti e una specie di salsiccia in mano che mostrava con orgoglio a tutto il mondo. Meglio una salsiccia che un piccone direte voi, però… Alle 11:00 sono entrata in uno squallido ufficio pubblico pieno zeppo di gente in attesa e dopo una breve inchiesta ho scoperto con sgomento che la signora prima di me era lì dalle 9:00 di questa mattina. Me ne sono andata di corsa percorrendo quelle belle strade provinciali ombreggiate di pini ormai centenari voluti da Mussolini insieme con la bonifica dell’Agro Pontino. Solo che dette strade erano puntualizzate da mignotte chiare, scure, così e così e cumuli di immondizia alternati. Ogni 20 metri una mignotta e un cumulo di munnezza, una mignotta e un cumulo di munnezza, una mignotta ecccecceccecce. Per la verità c’era anche una nota di colore: erano due mazzi di fiori (finti)appiccicati a due tronchi, in ricordo di chi si era appiccicato a quegli stessi tronchi chissà quando e chissà come. Conclusione: nemmeno in Africa ho mai visto un tale degrado, a parte quando mi sono trovata davanti due giovani che scopavano come ricci africani su quel sentiero incolto. Ma in fondo, quella volta, gli estranei erano i fari della mia macchina che interrompevano indiscreti la nera notte africana. Conclusione: non esco più.
(Genova. In pieno centro)
(Rosarno. Immigrati in rivolta. Ah, pure?!)
Guarda qua ... anzi, no, è meglio di no
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