come le nuvole
le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...
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Post n°53 pubblicato il 27 Novembre 2006 da carpediem56maestral0
Vorrei scrivere un messaggio positivo, ma non ce l’ho. Fà lo stesso se ne scrivo due negativi? (Sottotitolo : Non siamo riusciti ad eliminare la fame nel mondo ma almeno tutti quelli che avevano fame sono morti!)
E’ proprio vero che la nostra epoca presenta complessità sempre crescenti e che i problemi etici e morali che man mano ci vengono posti sono sempre più ardui e difficili da affrontare. Di conseguenza la decisione, se schierarsi a favore o contro, richiede oramai conoscenze, valutazioni ed elucubrazioni mentali da Q.I. >300.
Cosa pensare, ad esempio, del lavoro minorile?
Ooooh no ! Mai e poi mai…. i bimbi hanno diritto all’infanzia, ai giochi e alla spensieratezza….
Troppo semplice ! Apprendo che, anche in questo caso, la problematica non è così banale e scontata come appare.
Vi sono infatti bambini che non sono né sfruttati né schiavizzati ma semplicemente possono essere definiti come “poveri in canna”. Le loro famiglie sono più derelitte di loro e, per tutti, il lavoro rappresenta un essenziale mezzo di sussistenza, oltre che uno strumento per acquisire identità, sfuggire alla droga, alla delinquenza e all’emarginazione sociale.
Il proibire quindi, tout court, il lavoro minorile li metterebbe sul lastrico perché molto, troppo, spesso con le buone intenzioni si lastrica (e con un certo sfarzo) l’inferno, per cui emanata la proibizione e rassicurate le coscienze, nessuno si preoccupa più di cosa mai mangeranno questi bambini e le loro famiglie.
A questo proposito esiste persino un’organizzazione denominata “ Nats” ( Ninos y adolescentes trabajadores), che riunisce 80 mila piccoli lavoratori dell’America Latina, uno dei luoghi dove più acuto è il fenomeno della povertà, che rivendica il loro diritto a lavorare e ad essere ascoltati sul tema lavoro minorile. Essi chiedono solo migliori condizioni di vita, un’istruzione e formazione professionale nonchè un impegno reale per rimuovere le cause che li obbligano tutt’oggi a lavorare così presto.
Anche l’Unicef, a quanto pare, dà loro ascolto e sostegno.
La mia terra d’altronde ha conosciuto, e frequenta tuttora, la miseria e la disoccupazione e i picciutteddi andavano e vanno spesso a lavorare da piccoli mentre, le loro famiglie, che non sono, ne possono definirsi, “cattive” o prive di calore familiare, sono solo “morte di fame”.
Questi ragazzini, per nulla deprivati affettivamente, sono orgogliosi di contribuire al bilancio familiare e possiamo persino immaginare, i più fortunati tra di loro, mentre, da grandi, pronunciano la famosa frase “io mi sono fatto da solo!”.
Se infine volete sapere se personalmente mi dichiaro a favore del lavoro minorile, cosa vi posso rispondere?
No, senza se e senza ma…….(forse !)
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Però non credo che sia il lavoro ad essere imputato ma lo sfruttamento. Io credo che un bimbo indiano sarebbe felice di cucire 10 palloni di cuoio al giorno e guadagnare 100 dollari in cambio. Purtroppo, il problema è che lavorano tutto il giorno per guadagnare quanto basta per sopravvivere (cioè, non morire). Cosa resta a loro della vita? E' questa la cosa che mi fa piangere. Al contrario ci sono molti uomini (adulti) da noi che cercano il modo di spendere il tempo oziando. E' la disparità stridente che mi fa incazzare come una bestia.
Lo sfruttamento è il male. Io lavoro molto, con tanta passione, guadagnando quel tanto che basta per fare una vita decorosa. Non mi sento sfruttato, perchè il mio lavoro lo farei anche gratis. Dovrei trovare i soldi per mangiare, però.