come le nuvole
le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...
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La mia vetusta amica Tesi, cara dolce vecchietta, comincia a manifestare chiari sintomi di quella che, in linguaggio scientifico, viene definita la “sindrome del nido vuoto”. Tra le mie amiche “più anziane” questi disturbi, ahimè, esistono e si manifestano con una certa virulenza. Figli che partono per studiare fuori, figli che non hanno più bisogno di te e delle tue pappine, figli che vedi nell’intervallo concessoti tra uno dei loro mille impegni e studi, che vivono le loro vite (solitamente al telefono!) e che rendono le tue giornate improvvisamente “vuote” ( o come direbbe qualcuno a caso... io, “libere”). Questa patologia rende le carissime, un po’ lagnose, sospiranti di struggimento qualora si nomini il figliol prodigo, lamentose che non chiama, che non torna, che non c’è…. Guardano la stanza perfettamente ordinata del bimbo ventenne lontano, accarezzano i suoi peluche e la play station e rimembrano i tempi felici in cui “lui” chiedeva la cotoletta e urlava “Maaaa!” se non trovava, stirata, la maglietta preferita. Ebbene, la cosa che un po’ mi inquieta, è la constatazione, introspettiva, che personalmente sembro essere totalmente immune dalla patologia. Nella migliore delle ipotesi potrei arrivare a definirmene come una “portatrice sana”. Sarà che, approfonditi studi zoologici escludono che i dobermann possano lasciare “il nido” (implumi come sono), sarà che le mie due cucciolotte non sembra abbaino (?) intenzione alcuna di abbandonarlo (se non per brevi periodi), sarà che, se ho la certezza che loro stanno bene, sono felici e serene, e si stanno godendo la vita, riesco solo a provare autentica felicità e sollievo, saranno tutte queste cose insieme, ma non riesco a rintracciare, nel fondo del mio amorevole cuore di madre, nemmeno l’ombra di un rimpianto per il bel tempo andato, in cui loro erano piccole e dipendevano da me. Nessuna nostalgia per i pannolini, nessun dolce rimpianto per i vomiti notturni (possibilmente tra le due e le tre di notte, in piena fase REM, con tanto di cambio completo di lenzuola, coprimaterasso e passata di straccio), niente per le mille ed una pappa amorosamente preparate e, regolarmente, rifiutate a suon di divertite sputacchiate, né voglia di rivivere la paranoia di: “oh mio Dio, adesso deperisce e muore”… Non nutro desiderio di quando constatavo “stasera non posso uscire, non c’è nessuno che resti con le bimbe”, né per i sensi di colpa risvegliati dal guardarle dormire saporitamente, sopra i cappotti nella stanza da letto della padrona di casa, nel caso avessi deciso di “fare follie” e passare una serata a cena da amici. Nessun rimpianto per le noiosissime recite scolastiche a Natale, né per i compiti pomeridiani. E dell’acetone ne vogliamo parlare? Certo, mi capita di guardare con occhi teneri le foto dove le loro gambette sono paffutelle, e guardo con piacere i filmini dove parlano, disinvolte, di “patandine” (mutandine”) e “cacalli” (cavalli). Certo, mi piacciono i bambini piccoli (quelli sui tre anni, poi, sono spettacolari), con i loro sguardi stupefatti sul mondo, le loro riflessioni originali e poetiche, lo stimolo che ti dà sapere che è nelle tue mani lo sviluppo di ogni loro potenzialità. Ma credo di poter aspettare, se è per questo, l’arrivo di eventuali nipoti. Sì, credo che con un po’ di buona volontà, potrò resistere a questo momento di ritrovata libertà personale e di coppia, potrò sforzarmi di sopportare uscite serali senza programmazione triennale e viaggi privi di quel sottofondo di perenne lamentazione su ogni argomento possibile. Sì, con un po’ di buona volontà, ce la dovrei fare….
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Sexy, no?
Io mi definisco una mamma egoista, non perchè faccia quello che voglio io, anzi, ho rinunciato a quasi tutto per loro, ma nel profondo nutro l'insano desiderio di saltare tutto il periodo dell'infanzia e attendo con ansia il momento della loro indipendenza e della mia ritrovata libertà. Sono sicurissima che non soffrirò di sindrome da nido vuoto, neanche da manie di suocera acida nei confronti della nuora. Sogno questa ragazza che lo riempirà di baci al posto mio. Quando mi dicono "Certo che le mamme con il figlio maschio hanno un altro rapporto" mi domando se per caso sono un'extraterrestre. Non provo tutto questo attaccamento morboso per i miei figli. Sono grata che siano nati, ancora di più perchè sono sani, ma aspetto con trepidazione il momento in cui potrò fare un bagno in santa pace senza sentire bussare alla porta dopo cinque minuti. Non soffrirò, no, non come ora almeno :))))
Ho visto mamme dilaniate dai sensi di colpa e ho dovuto faticare molto per fare comprendere che se il loro figlio aveva commesso qualcosa di cui LUI doveva prendere coscienza non era certo perchè loro si erano concesse qualcosa.
Mia filgia è piccolina, 7 anni sono pochi, ma vedo in lei una luce che mi piace, una luce di indipendenza che mi fa supporre che non crescerà con tutte le mie paranoie.
Per questo cre, che la lascerò libera nelle sue scelte, e che godrò finalmente anche io dei miei spazi liberi.
Buon w.e. Carpe. Un bacio
Ti aggiorno sulla situazione pargolo di Bari:
- Il Tribunale per i minorenni di Bari ha restituito la patria potesta' ai genitori del piccolo Davide, il bimbo affetto dalla sindrome di Potter, che era stato affidato al neonatologo Rosario Magaldi perche' fosse sottoposto a dialisi. E' stata quindi revocata la nomina di tutore provvisorio al dottor Magaldi. Il Tribunale ha prescritto inoltre ai genitori, Massimo e Maria Rita, di ''continuare a prestare la massima collaborazione nei confronti dei sanitari aderendo a tutte le indicazioni che saranno loro impartite, con l'avvertenza che in caso di inottemperanza potranno essere adottati nuovamente nei loro confronti provvedimenti limitativi della potesta' genitoriale''.
Va bene l'affetto, ma un po' di buonsenso no?
Ciao...CARLO!
;)