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QUELLO CHE NON TI HO DETTO MAI

Non ti ho detto mai
veramente quello che tu sei per me
è difficile spiegare quello che
ti riempie gli occhi e il cuore
e dà senso alla tua vita.
Nessun uomo, sai
e nessuna donna può dividerci
è una palla di cemento oramai
questo nostro sentimento
che stringiamo tra le dita.

Questi giorni sai
belli o brutti sono sempre belli e noi
siamo pieni di incertezze ma ci sei
con le tue carezze, tu...
A volte in mezzo al mare anche noi
rischiamo di affogare dentro ai guai
ci sappiamo consolare, come sai
rimanendo lì distesi
ad occhi chiusi
ad una nuvola appesi.

Io non so se poi
il destino avrà un suo ruolo su di noi
tale da riuscire a separarci o no
ma io prego sin da adesso
che il futuro sia lo stesso.

Ma se un bivio un dì
ci aspettasse per dividerci così
che restassimo da soli
tu già sai che vivrei per aspettarti
io ti proteggerei lo sai
con il vento piano ti accarezzerei
con il primo raggio io ti sveglierei
ed io spero di saperti
lì con qualcuno, che possa amarti.

 

 

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ARACNOFOBIA!!

Post n°295 pubblicato il 23 Giugno 2008 da zingiber
 

Fin da piccola ho sempre odiato i ragni. Andando indietro con la memoria, non riesco a ricordare un evento traumatico che possa aver scatenato questa fobia, e anche mia mamma ha sempre confermato questa mia ossessione presente fin dai tempi delle prime parole: "Mamma, gnagno!", le dicevo, indicandole l'immonda bestia.
Crescendo, pur consapevole dell'infondatezza di questa paura, non riuscivo a vincerla, arrivando ad assumere comportamenti assurdi e ridicoli, e a prendermi spaventi madornali.

Il terrore mi paralizza, proporzionalmente alle dimensioni del ragno.
Stasera ero beatamente sdraiata sul mio letto, chiacchierando al telefono con l'amore mio, e cercando di risolvere un crucipixel, quando, con la coda dell'occhio, noto una macchia scura sulla parete.
Una frazione di secondo, per capire che si trattava di un ragno, piuttosto grosso, non dei soliti che si trovano in casa, quelli con le gambe sottilissime.
Balzo a sedere nel letto, tenendolo sotto controllo, innervosita da quella sgradita presenza. Al telefono mi consulto sul da farsi. Ogni proposta viene immediatamente da me scartata, per paura che l'aracnide possa saltarmi addosso. Avete mai visto ragni fare balzi di un metro in altezza? No? Ebbene, nemmeno io, ma in quei momenti, li credo capaci di tutto.
Decido di passare alle maniere forti: spiaccicarlo con la scopa. Mi muovo per andarla a prendere e quello schifoso, vedendo che mi sposto, comincia a correre sulla parete, finendo con il cascare in mezzo a tutti i cavi del PC. Piglio la torcia, ma del ragno nessuna traccia. Si sarà nascosto dietro il comò o il comodino.
Tengo sotto controllo la situazione, poi mi rimetto sdraiata, e continuo con le mie faccende.
Ad un certo punto, mi scappa l'occhio sulla lampada sul comodino, e lo vedo: è lì sopra. Lui non mi vede, mi sposto, e visto che è variata la "location" devo prendere altre misure per debellare il nemico. Altro consulto con Giuseppe, il quale mi suggerisce di spruzzarlo con qualche sostanza spray. Sono nuovamente seduta nel centro del letto, con gli occhi stavolta puntati sulla lampada accesa, e medito il da farsi. Per avere le mani libere, metto in viva voce la chiamata.
Sto per alzarmi, quando anche lui decide di muoversi, e spunta dalla sommità della lampada. Caccio un urlo terrorizzato. Talmente forte che persino il ragno si spaventa e si lascia cadere oltre l'orlo del comodino. Sposto il mobile. Lo vedo. Ho sottomano la bomboletta del prodotto per i mobili, ma al primo "pffft", innestando il turbo, inizia a correre sul comodino a velocità incredibile. Si apposta sul filo a spirale della cornetta del telefono. Comincio ad avere una crisi isterica, mentre Giuseppe mi chiede preoccupato che sta succedendo, e cerca di tranquillizzarmi.
Piglio allora la scopa, mi avvicino per cercare di farlo cascare a terra e poi schiacciarlo con questa, ma lui, che pare Schumacker alla guida della Ferrari, con uno scatto da centometrista, risale il filo, corre sulla cornetta, sul bordo del display alzato, sul piano del comodino, e sparisce di nuovo.
"Stavolta non mi freghi!", penso io, "Se osi rispuntare fuori, ti stendo!". Nel frattempo tornano i bambini, che, coraggiosi come me, decidono di rintanarsi nella loro cameretta (per una volta che non si accampano nel mio letto, e che potrei finalmente dormire decentemente, c'è il ragno ad impensierirmi).
Chiedo a Federico di portarmi il Baygon Verde, quello per gli scarafaggi e le formiche, ignara dei possibili effetti sui ragni, ma decido di tentare. E poi, cosa non disprezzabile, ha una lunga e sottile cannula che mi permette di restare a distanza di sicurezza dalla bestia.
Dopo un quarto d'ora circa, ecco che riappare, sul muro tra il comodino e il mio letto.
Le otto zampe distese al massimo, completamente aperte. Lo illumino con la torcia. E' di un vitreo colore verde, con l'addome giallo. Schifosissimo all'ennesima potenza, e corre come un dannato, devo stare attenta alle mie mosse.
Agito la bomboletta spray, e mi avvicino dall'alto. Sono a pochi centimetri, ma decido di non rischiare. Non so se e quando mi verrà data un'altra opportunità, non posso sbagliare, pena una notte insonne.
Premo il pulsante.
"Pfffffft". La schiuma gli cade addosso, cola sul muro (chissenefrega, tanto fra tre o quattro mesi sarò fuori da questa casa abitata da ogni strano essere strisciante), e lui sparisce di nuovo, stavolta sotto il letto.
Sposto i cuscini, per evitare che magari, risalendo, vi si arrampichi sopra. Male che vada, decido di dormire sdraiata di traverso, ai piedi del letto.
Federico chiede notizie del ragno, gli dico che è fuggito sotto il letto. Decide comunque di farmi compagnia e sale su quella morbida zattera che è il nostro rifugio anti ragno.
Trascorre qualche altro minuto, e ad un certo punto, Federico, che sta cercando una rivista da leggere sul comodino dalla sua parte del letto mi chiede: "Che colore era il ragno? Verde? Qui c'è qualcosa che somiglia ad un ragno, ma è più piccolo di quello che mi hai detto".
Scendo dal letto, armata di scopa, e vado dall'altra parte.
Lo vedo.
E' sdraiato pancia all'aria, con le zampe ripiegate, nella tipica postura dei ragni morti.
L'unica che riesca ad apprezzare.
"Funziona!!! Il Baygon funziona!!!", il grido di esultanza esce incontrollato.
Terminata ormai la battuta di caccia, con la scopa convoglio la preda fuori di casa, in cortile, in mezzo ai sassi.
Stanotte potrò dormire tranquilla.

 
 
 
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PRIMAVERA

E solcherò il tuo corpo
come se fosse terra
cancellerò quei segni
dell'ultima tua guerra

E brucerò col fuoco
quest'erba tua cattiva
e ti farò con l'acqua
più fertile e più viva

E pregherò che il sole
asciughi questo pianto
e pregherò che il tempo
guarisca le ferite

Poi costruirò una serra
intorno al tuo sorriso
farò della tua vita
un altro paradiso

Sarò il tuo contadino
e tu la terra mia
combatterò col vento
che non ti porti via

Poi spargerò il mio seme
nella tua verde valle
e aspetteremo insieme
che venga primavera
che venga primavera

 

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