Creato da frattale58 il 06/04/2012

il vecchio prof

«Quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l’aria infinita, e quel profondo Infinito seren? che vuol dir questa Solitudine immensa? ed io che sono?»

LETTERA A DANTE

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 24
 

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Allora quando il lavoro è finito

(e, magari, sembra averci ammazzati per non lasciar più spazio altro che per il sonno e magari neppure per quello);

quando ci si alza dai tavoli delle cene perché gli amici non bastano più;

quando non basta più nemmeno la figura della madre (con cui, magari s'è ingaggiata, scientemente o incoscientemente, una silenziosa lotta o intrico d'odio e d'amore)

e si resta lì, soli, prigionieri senza scampo, dentro la notte che è negra come il grembo da cui veniamo e come il nulla verso cui andiamo,

comincia a crescere dentro di noi un bisogno infinito e disperante di trovare un appoggio, un riscontro;

di trovare un "qualcuno"; quel "qualcuno" che ci illuda, fosse pure per un solo momento, del poter distruggere e annientare quella solitudine;

di poter ricomporre quell'unità

lacerata e perduta.


G.Testori

su L'Espresso 1975

 

LA GOCCIA

 

 

UN DONO CHE CONDIVIDO CON PIACERE

Post n°72 pubblicato il 29 Marzo 2013 da frattale58

 
 
 

QUALCOSA DI BUONO DA ATTENDERE

Post n°71 pubblicato il 28 Marzo 2013 da frattale58

 

Quattro ragazzi di Glasgow, disastrati e abbandonati a se stessi. Poi un operatore sociale che li porta in una distilleria di whisky. Lentamente, quell'incontro (tra gite alle Highlands e bottiglie da un milione di sterline) comincia a cambiarli...

 La “parte degli angeli” è quella percentuale di whisky che evapora naturalmente 
durante il processo di distillazione. 
Albert quasi sviene, sporgendosi ad annusare il liquore da sopra il grande tino.

I ragazzi di questa storia sono i figli devastati del sottoproletariato di Glasgow,
dire non educati è dire poco.
Abbandonati a se stessi, e basta.
Figurarsi se sanno cos'è la parte degli angeli, se immaginano le sublimi alchimie del whisky. Nessuno gli ha mai fatto assaggiare niente.
Eppure qualcosa di buono attendono.
Soprattutto Robbie, quello messo peggio, aguzzo e violento come il suo bisogno di vivere.

«Grazie per avermi dato un’opportunità».
È il biglietto che, alla fine, Robbie lascia sul tavolo, per quell'angelo dei servizi sociali che gratuitamente, per uno spunto di umanità vera, gli ha fatto scoprire una strada, qualcosa che era buono da attendere.

 Un commento del film La parte degli angeli, di Ken Loach

Da un articolo di M. Crippa

 Attendiamo tutti qualcosa di buono, (non prima di tutto dalla politica), i nostri ragazzi per primi, ma anche noi.

Questo è il tempo in cui l’attesa si fa più intensa:

auguro a me e a tutti
che il cuore sia pronto a cogliere questa opportunità,
con lo stupore "di un bel giorno”.

 

 
 
 

L'ULTIMA CIMA

Post n°70 pubblicato il 21 Marzo 2013 da frattale58

Sconvolgente e intrigante ... non vi sembra?

 
 
 

Caro Francesco ....

Post n°69 pubblicato il 14 Marzo 2013 da frattale58

 
 
 

CHI SONO I "5 STELLE" ?

Post n°68 pubblicato il 12 Marzo 2013 da frattale58

Un commento fuori dagli schemi e pregiudizi ...

 

 

Chi sono i 5 stelle? Quali percorsi li hanno portati alla politica?

 

Le loro esperienze associative hanno caratteristiche molto ricorrenti.
Sono sempre esperienze in realtà piccole, per lo più di dimensione locale, vissute con molta passione e senso di appartenenza.

 

Predominante in particolare è l'impegno per la difesa dei propri territori, che può essere visto come conservatorismo ma che nasconde anche un'affezione a contesti locali che rischiano di venire violati da processi di modernizzazione scriteriati.
Sono attenti all'ambiente, ma guardano con sospetto tutte le grandi sigle  dell'ambientalismo.
C’è un’avversione agli apparati visti come strumenti di conservazione, forme di protezione e di perpetuazione della casta. Anzi delle caste.

 

C'è molta improvvisazione politica nelle idee e anche nell'entusiasmo dei 5 stelle.
Il fatto è che sino ad adesso hanno frequentato un altro terreno che  non è quello della politica ma quello della prepolitica.
Lì hanno raccolto questo loro consenso, che è risultato assai più trasversale di quanto si potesse pensare.
E qui c'è un aspetto che mi è sembrato molto interessante della loro esperienza: la voglia di non aspettare che altri cambino le cose, la decisione di giocarsi in prima persona.
Sono persone che hanno scelto di mobilitarsi, di giocare tante energie per obiettivi che stanno loro molto a cuore e attorno ai quali hanno saputo costruire un consenso contagioso.
Certo, questo non è garanzia che i loro obiettivi siano azzeccati, né che abbiano le competenze per raggiungerli.

Ma è un sintomo positivo (in un'Italia malata di rassegnazione, di moralismo e di fatalismo), di qualcosa di nuovo che bussa dal basso, senza griglie ideologiche, con il sogno di cambiare se non le cose, almeno qualcosa.

 

Con questa loro azione hanno terremotato la politica.
Sono saltati anche molti recinti, come ad esempio quella della cosiddetta "società civile", che oggi deve essere necessariamente rivista in un'accezione molto più larga e variegata.
Non più il club dei bravi-buoni-impegnati, ma un pezzo molto vasto d'Italia che, seppur confusamente, non vuole più stare a guardare e non vuole farsi mettere cappelli di nessun colore.

 

Da un articolo del direttore di "Vita" G. Frangi

 

Chissà ...

 
 
 

LA GRATITUDINE.. il segreto della felicità

Post n°67 pubblicato il 10 Marzo 2013 da frattale58

Cameron, avere quarant'anni davvero non le fa né caldo né freddo? 

Senta, se vuole fare un discorso superficiale, se vuole parlare di come sembriamo e non di come ci sentiamo, devo confessare che sì, il mio corpo non è lo stesso di quando avevo vent'anni.
E la mia opinione è che oggi sia meglio, non peggio, di quando avevo vent'anni. Me ne frego delle rughe, anzi mi sento più forte.
Ma se vogliamo parlare di come mi sento, e questo mi interessa molto di più, allora devo dire che non sono mai stata meglio in vita mia, sono più felice, più appagata, mi conosco meglio, sono più saggia, grazie alle esperienze che ho avuto, alla gente che ho amato, agli incontri che ho fatto.
È un tale sollievo diventare vecchia, perché dovrei scambiare come mi sento per come appaio?

Qual è il segreto del suo buonumore? 
La chiave della felicità è la gratitudine.
Viviamo in un mondo ingrato, pensiamo che tutto ci spetti di diritto, siamo in costante ricerca di gratificazioni istantanee.
Io so che ho avuto molto, ma anche che tutto quello che avrei voluto avere e non ho avuto forse non mi era destinato. 



Per cosa è grata in particolare? 


Tutto. Non posso fare una graduatoria.
Le cose più importanti sono la mia famiglia e i miei amici.
E poi essere viva e vivere la vita al massimo.
Non voglio incupirmi al pensiero di quello che avrei potuto avere e non ho avuto.
Non capisco le persone che dicono:
«Gli anni del college sono stati i più belli della mia vita». Ma parlano seriamente?

La verità è che quello che stai vivendo ora è il più bel momento della tua vita. Goditelo. 

(da un'intervista a Cameron Diaz)

 
 
 

SIAMO IN ATTESA DI QUALCOSA DI GRANDE

Post n°66 pubblicato il 09 Marzo 2013 da frattale58

È diventato normale pensare  che tutto è uguale,
che nulla in fondo ha valore se non i soldi,
il potere e la posizione sociale.

Si vive come se la verità non esistesse,
come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell’uomo
fosse destinato a rimanere senza  risposta.

È stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita,
e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi
che si sentono orfani, senza padri e senza maestri,
costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita,
annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere.

Ma la loro noia è figlia della nostra,
la loro incertezza è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito
le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione:
la famiglia, la scuola, la Chiesa.

SIAMO IN ATTESA, VIVIAMO UN TEMPO DI ATTESA,
NON RIDUCIAMO QUESTA ATTESA A QUALCOSA DI PIU' PICCOLO
 DI QUELLO CHE IL NOSTRO CUORE DESIDERA

 
 
 

GRAZIE

Post n°65 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da frattale58

A questo indirizzo c'è un omaggio molto bello ....

http://www.vatican.va/bxvi/omaggio/index_it.html


 
 
 

UN GIUDIZIO SULLE ELEZIONI

Post n°64 pubblicato il 26 Febbraio 2013 da frattale58

Dopo quello che è accaduto in queste elezioni,
c’è solo da sperare che il timore del disastro,
dell’ingovernabilità o del ritorno alle urne spinga a scelte
davvero ragionevoli e miranti al bene del Paese.

E’ un ultimo filo di speranza, che non può né deve venire meno.
Come alcuni hanno detto, occorre riprendere il rapporto
con la società civile, con la sua domanda di partecipazione effettiva
che non si riduca al momento del voto ma riparta da una
rinnovata passione per il bene comune.

Sarebbe la riscoperta che ogni democrazia ha ineludibili basi morali.
Non moralismo ma una necessità, ora imposta,
di partire dalla propria esperienza umana, dalla propria domanda
più profonda come motore anche della politica, oltre che della vita quotidiana.
In questo la tradizione del popolo italiano è ancora maestra:
al di là delle scelte elettorali, occorre che siano riannodati i fili
tra sistema politico e vita concreta del popolo, delle famiglie,
delle associazioni, delle comunità locali, senza le quali il teatrino
della politica è destinato a trasformarsi in tragedia.

 
 
 

Dialogo (immaginario) sulla noia tra Moravia e Leopardi

Post n°63 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da frattale58

 

Moravia: Per quanto io mi spinga indietro negli anni con la memoria, 
              ricordo di aver sempre sofferto della noia.

Leopardi: La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani ...

Moravia: Ma bisogna intenderci su questa parola. 
              Per molti la noia è il contrario del divertimento;
              e divertimento è distrazione, dimenticanza.
              Per me invece, la noia non è il contrario del divertimento;
              potrei dire, anzi, addirittura, che per certi versi essa rassomiglia
              al divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione
              e dimenticanza, 
              sia pure di un genere molto particolare.

Leopardi: La noia è il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena ,
               né, per dir così dalla terra intera, considerare l'ampiezza inestimabile
               dello spazio,
              il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto
              è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero
              dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo
              ed il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; 
              e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità,
             e patire mancamento e voto ....

Moravia: Anche per me la noia  è propriamente una specie di insufficienza
              e inadeguatezza o scarsità della realtà. 
             
Per adoperare una metafora, la realtà, quando mi annoio,
              mi ha sempre fatto l'effetto sconcertante che fa una coperta
              troppo corta, ad un dormiente, in una notte d'inverno:
              la tira sui piedi e ha freddo al petto,
              la tira sul petto e ha freddo ai piedi;
              e così non riesce mai a prender sonno veramente.

             Oppure, un altro paragone, la mia noia rassomiglia all'interruzione
             frequente e misteriosa della corrente elettrica di casa:
             un momento tutto è chiaro ed evidente, qui sono le poltrone, lì i divani,
             più in là gli armadi, la consolle, i quadri, i tendaggi, i tappeti, le finestre,
             le porte; un momento dopo non c'è più che buio e vuoto.

             Oppure, un terzo paragone, la mia noia potrebbe essere definita
             una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita d
             i vitalità quasi repentina; come a vedere in pochi secondi
             per trasformazioni successive e rapidissime,
             un fiore passare dal boccio all'appassimento e alla polvere ...

Leopardi: ... e però la noia, pare a me il maggior segno di grandezza 
               e nobiltà, che si veggia nella natura umana.
              perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento
              e pochissimo o nulla agli altri animali"

Moravia: Poco propriamente si dice che la noia è mal comune . 
              Comune è l'essere disoccupato, o sfaccendato, per dir meglio;
                                                non annoiato.
              La noia non è se non di quelli in cui lo spirito è qualche cosa.
              Più può lo spirito in alcuno, più la noia è frequente, penosa e terribile.


(da La Noia di Moravia e LXVII e LXVIII Zibaldone di Leopardi )

 Com'è evidente che non ci basta niente se non l'infinito...
... e che la realtà è solo segno dell'infinito!
Perchè allora fermarsi al segno?
.. e patire la noia rifiutando di andare oltre ..

 
 
 

Presentazione del libro «Contro i papà» di Antonio Polito

Post n°62 pubblicato il 16 Febbraio 2013 da frattale58

CONTRO I PAPÀ è un grido, una provocazione, una domanda:
ma dove stiamo portando i nostri figli?
Tanti genitori si ritroveranno in questo interrogativo.
È una domanda che in non pochi casi diventa preoccupazione,
e a volte angoscia, perché molti non sanno da che parte girarsi,
dove guardare per uscire dall’impasse in cui a volte si trovano.
Questo è un segno palese della confusione che domina il nostro tempo,
in cui pure abbiamo visto nascere, crescere,
svilupparsi tante cose belle, tante conquiste della scienza,
ma alla cosa più cara, i nostri figli, non sappiamo offrire
qualcosa di veramente significativo affinché possano orientarsi
in mezzo alla confusione in cui si trovano a vivere.

 

 «Chi di noi padri […] può negare a se stesso la verità, e cioè che tutto intorno a noi ci dice che è l’educazione (intesa in un senso molto più ampio della semplice istruzione) il fattore cruciale per la riuscita di una comunità e, al suo interno, dei nostri ragazzi? E allora perché abbiamo completamente abdicato alla nostra funzione educativa per trasformarci in goffi sindacalisti dei nostri figli?»

 I genitori hanno voluto risparmiare ad ogni costo ai loro figli
la fatica del vivere.

«Invece che fare i genitori, ci siamo trasformati a poco a poco nei sindacalisti dei nostri figli, sempre pronti a batterci affinché venga loro spianata la strada verso il nulla [parole forti], perché non c’è meta ambiziosa la cui strada non sia impervia. È un grande fenomeno culturale, e sempre più è un tratto del carattere nazionale […]. Ed è un grande fattore di freno alla crescita non solo economica ma anche psicologica della nazione»

 Cioè, invece di lanciarli verso una meta ambiziosa corrispondente al loro bisogno, al loro cuore, anche se la strada è impervia, abbiamo preferito spianare loro la strada perché non dovessero impegnarsi troppo, per evitare la fatica della salita. Invece dello Stay hungry, Stay foolish (restate affamati, restate folli) di Steve Jobs, nel suo famoso discorso all’Università di Stanford, abbiamo preferito il

«restate sazi, restate conformisti»  

«La colpa è nostra. I veri bamboccioni siamo noi»

 

Si è vissuto
«un malinteso senso di protezione verso i nostri figli;
malinteso perché in realtà tradisce una sfiducia collettiva nei loro mezzi,
la paura di lasciarli nuotare con le loro forze il prima possibile.
E questa sfiducia loro la sentono, e ne deprime l’autostima»

 

I padri pensavano che, risparmiando loro lo sforzo
e proteggendoli dal bisogno, stavano facendo il bene dei figli,
quando in realtà stavano spianando loro la strada verso il nulla.

 
 
 

PER AMORE

Post n°61 pubblicato il 12 Febbraio 2013 da frattale58

 Con questo gesto, tanto imponente quanto imprevisto, il Papa ci testimonia
una tale pienezza nel rapporto con Cristo da sorprenderci per una mossa
di libertà senza precedenti, che privilegia innanzitutto il bene della Chiesa.
Così mostra a tutti di essere totalmente affidato
al disegno misterioso di un Altro.

Chi non desidererebbe una simile libertà?

 

 
 
 

LA MORTE E LA VITA

Post n°60 pubblicato il 07 Febbraio 2013 da frattale58

 

Cavaliere: Voglio parlarti più sinceramente che posso, ma il mio cuore è vuoto

La morte non risponde

Cavaliere: Il vuoto è uno specchio rivolto verso il mio viso.
In esso vedo me stesso, e mi sento pieno di timore e di disgusto.

La morte non risponde

Cavaliere: Per la mia indifferenza verso i miei simili mi sono isolato
dalla loro compagnia. Ora vivo in un mondo di fantasmi.
Sono prigioniero dei miei sogni e delle mie fantasie.

Morte: Eppure non vuoi morire.

Cavaliere: Sì che lo voglio.

Morte: E cosa aspetti?

Cavaliere: Voglio conoscere.

Morte: Vuoi delle garanzie?

Cavaliere: Chiamale come vuoi.
E' davvero coì inconcepibile afferrare Dio coi sensi?
Perchè deve nascondersi in una nebbia di mezze promesse e invisibili miracoli?

La morte non risponde.

Cavaliere: Come possiamo aver fede in coloro che credono,
ma non possiamo aver fede in noi stessi?
Che cosa accadrà a quelli di noi che vogliono credere ma non vi riescono?
E che cosa ne sarà di coloro che non vogliono nè possono credere?

Il cavaliere tace in attesa di una risposta, ma nessuno risponde.
Vi è un completo silenzio.

Cavaliere: Perchè non posso uccidere Dio dentro di me?
Perchè egli continua a vivere in questo modo doloroso e umiliante
anche se io lo maledico e voglio strapparmelo dal cuore?
Perchè, nonostante tutto, egli è un'illusoria realtà
ch'io non posso scuotere da me?
Mi ascolti?

Morte: Ti ascolto.

Cavaliere: Io voglio la conoscenza, non la fede, non supposizioni,
la conoscenza.
Voglio che Dio tenda la sua mano verso di me, si riveli e mi parli.

Morte: Ma egli rimane zitto.

Cavaliere: Lo chiamo nel buio, ma sembra come se non ci fosse nessuno.

Morte: Forse non c'è nessuno.

Cavaliere: Allora la vita è un atroce orrore.
Nessuno può vivere in vista della morte, sapendo che tutto è nulla.

Morte: La maggior parte della gente non riflette mai
nè sulla morte nè sulla futilità della vita.

Cavaliere: Ma un giorno si troveranno di fronte all'ultimo momento della vita,
e guarderanno verso le tenebre.

Morte: Quando arriva "quel" giorno...

Cavaliere: Nella nostra paura formiamo un'immagine,
e questa immagine la chiamiamo Dio.

Morte: Tu ti affanni. 

Cavaliere: La morte mi ha visitato, questa mattina.
Stiamo facendo una partita a scacchi.
Questo rinvio mi permette di sistemare una questione urgente.

Morte: Di che questione si tratta?

Cavaliere: La mia vita è stata una futile impresa, un vagabondaggio,
un mucchio di chiacchiere senza significato.
Non ne ho rimpianto, nè rimorso, poichè la vita dei più è assai simile a questo.

(Da: "Il settimo sigillo", di Bergman)

La morte è necessaria per chiedere alla vita il suo vero senso....

 

 
 
 

Della speranza (continua)

Post n°59 pubblicato il 02 Febbraio 2013 da frattale58

 

Tutto quello che si fa lo si fa per i bambini.
E sono i bambini che fanno fare tutto.
Tutto quel che si fa.
Come se ci prendessero per mano.
.......

Cosa si farebbe, cosa si sarebbe, mio Dio, senza i bambini.
Cosa si diventerebbe.
Delle zitelle in una catapecchia.
In una capanna diroccata che si demolisce ogni giorno di più.
Che si consuma via via.
Delle vecchie che invecchiano tutte sole e che si annoiano in una baracca.
Delle donne senza figlioli.
Una razza che si spegne.
....

Poichè non si lavora che per loro.
E non si fa nulla se non per loro.
E che tutto quel che si fa nel mondo non si fa che per loro.
Viene da questo quella loro aria sicura.
Cosi piacevole a vedersi.
Quello sguardo franco, quello sguardo insostenibile a vedersi
e che sostiene tutti gli sguardi.
Così dolce, così piacevole a guardarsi.
Quello sguardo insostenibile a sostenersi.
Quello sguardo franco, quello sguardo diritto che hanno, quello
sguardo dolce, che viene diritto dal paradiso.
Così dolce a vedersi, e a ricevere, quello sguardo di paradiso.
Da questo viene quella loro fronte.
Quella fronte sicura.
Quella fronte diritta, quella fronte convessa, quella fronte quadrata, quella fronte alta.
Quella sicurezza che hanno.
E che è la sicurezza stessa.
Della speranza.

Peguy dal "Mistero dei santi innocenti"

In occasione della giornata della vita un nuovo invito alla speranza "affidabile"

 
 
 

DOPO IL PARTO, IL NULLA?

Post n°58 pubblicato il 27 Gennaio 2013 da frattale58

- Tu credi nella vita dopo il parto? 

- Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto.
Forse siamo qui per prepararci per quello saremo più tardi.
 

- Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto.

Come sarebbe quella vita?

- Non lo so, ma sicuramente... ci sarà più luce che qua.
Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca. 

-Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca?
Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione …
Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere.
Il cordone ombelicale è troppo corto. 

- Invece io credo che debba esserci qualcosa.
E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.

- Però nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto.
Il parto è la fine della vita.
E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio
che ci porta al nulla.

- Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto,
ma sicuramente vedremo la mamma e lei si prenderà cura di noi. 

- Mamma? Tu credi nella mamma?
E dove credi che sia lei ora?  

- Dove? Tutta in torno a noi! E’ in lei e grazie a lei che viviamo.
Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe. > 

- Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma,
per cui è logico che non esista. 

- Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla
o percepire come accarezza il nostro mondo.

Sai? ... Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta
e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa ...> “

(dal web)

 
 
 

L'ABITUDINE ...

Post n°57 pubblicato il 25 Gennaio 2013 da frattale58

C'è qualcosa di peggio

dell'avere un'anima cattiva

e anche di farsi un'anima cattiva:

è avere un'anima bell'e fatta.

C'è qualcosa di peggio 

dell'avere un'anima perversa:

è avere un'anima di tutti i giorni.

L'abitudine non non è soltanto un'estranea che soppianta in noi la ragione:
è un'abile donna di governo che si insedia in casa (...).

Di un'anima pagana si può fare un'anima cristiana.

Ma di quanti non sono nulla, nè antichi nè moderni, nè scultori nè musicisti, nè spirituali nè carnali, nè pagani nè cristiani, di loro - i morti vivi - che cosa ne faremo? 

Dell'anima della vigilia si può fare l'anima del giorno: ma a chi non ha vigilia,
come fargli un'anima del domani? Dell'anima del mattino
si può fare il mezzogiorno e la sera. 

Ma a questi uomini moderni, che non avevano un'anima questa mattina,

come preparare loro un mezzodì ed una sera?

Charles Peguy

 Avere un'anima per me significa non rinunciare all'attesa di quell'imprevisto che spacchi l'abitudine con cui troppo spesso affronto le giornate ...

 
 
 

L'IMPREVISTO . . .

Post n°56 pubblicato il 20 Gennaio 2013 da frattale58

Prima del viaggio si scrutano gli orari,

le coincidenze, le soste, le pernottazioni

e le prenotazioni (di camere con bagno 

o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);

si consultano

le guide Hacchette e quelle dei musei,

si cambiano valute, si dividono

franchi da escudos, rubli da copechi;

prima del viaggio si informa qualche amico o parente;

si controllano valige e passaporti, si completa

il corredo, si acquista un supplemento

di lamette da barba, eventualmente

si dá un'occhiata al testamento, pura

scaramanzia perché i dasastri aerei 

in percentuale sono nulla;

prima

del viaggio si é tranquilli ma si sospetta che il saggio 

non si muova e che il piacere

di ritornare costi uno sproposito.

E poi si parte e tutto é O.K. e tutto

é per il meglio e inutile.

E ora che ne sará 

del mio viaggio?

Troppo accuratamente l'ho studiato,

senza saperne nulla. Un imprevisto

é la sola speranza . Ma mi dicono

che è una stoltezza dirselo.

(Prima del Viaggio di E. Montale)

Chissà cosa sceglieremmo tra scongiurare l'imprevisto e desiderarlo...

 
 
 

Il viaggio dei Magi

Post n°55 pubblicato il 06 Gennaio 2013 da frattale58

Fu un freddo avvento per noi,
proprio il tempo peggiore dell'anno
per un viaggio, per un lungo viaggio come questo:
le vie fangose e la stagione rigida, nel cuore dell'inverno.
E i cammelli piagati, coi piedi sanguinanti, indocili,
sdraiati nella neve che si scioglie.
Vi furono momenti in cui noi rimpiangemmo
i palazzi d'estate sui pendii, le terrazze,
e le fanciulle seriche che portano il sorbetto.
Poi i cammellieri che imprecavano e maledicevano
e disertavano, e volevano donne e liquori,
e i fuochi notturni s'estinguevano, mancavano ricoveri,
e le città ostili e i paesi nemici
ed i villaggi sporchi e tutto a caro prezzo: ore diffidi avemmo.
Preferimmo alla fine viaggiare di notte,
dormendo a tratti,
con le voci che cantavano agli orecchi, dicendo
che questo era tutto follia.

Poi all'alba giungemmo a una valle più tiepida,
umida, sotto la linea della neve, tutta odorante di vegetazione;
con un ruscello in corsa ed un mulino ad acqua che batteva buio,
e tre alberi contro il cielo basso,
ed un vecchio cavallo bianco al galoppo sul prato.
Poi arrivammo a una taverna con l'architrave coperta di pampini,
sei mani ad una porta aperta a dadi monete d'argento,
e piedi davano calci agli otri vuoti.
Ma non avemmo alcuna informazione, e così proseguimmo
ed arrivati a sera non solo un momento troppo presto
trovammo il posto; cosa soddisfacente voi direte.

Tutto questo fu molto tempo fa, ricordo,
e lo farei di nuovo, ma considerate
questo considerate questo: ci trascinammo per tutta quella strada
per una Nascita o una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo visto nascita e morte,
ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
come un'aspra ed amara sofferenza, come la Morte, le nostra morte.
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,
ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi,
fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.
Io sarei lieto di un'altra morte.


T.S. Eliot

 
 
 

LA VITA CHIEDE LA CONTINUA RICERCA DI SIGNIFICATO ...

Post n°54 pubblicato il 28 Dicembre 2012 da frattale58

Il Mistero di cui siamo costituiti urge una strada, senza la quale niente è motivo adeguato per continuare a vivere:

Care ragazze, cari ragazzi,

da questa mattina nella nostra scuola manca Nicola,
un vostro compagno e amico, un nostro studente.

Il silenzio e lo sgomento dei suoi compagni di classe, 
sono anche il nostro silenzio e il nostro sgomento.

Le domande che ci nascono dentro sono così tante
e così grandi da farci toccare con mano che ciascuno di noi
è un inesauribile mistero, che nessuno
può pretendere di ridurre o giudicare.

Leggiamo sul giornale che Nicola ha lasciato scritto:

Non ho più un motivo valido per continuare a vivere”.

Ci ha voluto ricordare che per vivere ci vuole un motivo,
che la vita chiede la continua ricerca di un significato.

A qualsiasi età è questa ricerca
che rende la vita una straordinaria avventura.

Vi prego di non lasciar cadere nel vuoto questo suggerimento,
di non rimanere alla superficie delle cose:
quanto è accaduto non ce lo permette.

È il modo migliore per ricordare Nicola.

 
 
 

L'IMPREVISTO E L'INSONDABILE MISTERO

Post n°53 pubblicato il 22 Dicembre 2012 da frattale58

Dio ci è diventato così vicino che Egli stesso è un uomo:

questo ci deve sconcertare e sorprendere sempre di nuovo!

Egli è così vicino che è uno di noi.

Conosce l’essere umano, il «sapore» dell’essere umano,

lo conosce dal di dentro, lo ha provato con le sue gioie e le sue sofferenze.

Come uomo, mi è vicino, vicino «a portata di voce» –

così vicino che mi ascolta e che posso sapere:

Lui mi sente e mi esaudisce, anche se forse non come io me lo immagino.

Benedetto XVI

 

 
 
 

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...per certa gente

è serio il problema dei soldi,

è serio il problema dei figli,

è serio il problema

dell'uomo e della donna,

è serio il problema della salute,

è serio il problema politico:

tutto è serio

eccetto la vita.

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Chiedete a un padre

se il miglior momento

non è quando i suoi figli

cominciano ad amarlo

come uomini,

lui stesso, come uomo,

liberamente,

gratuitamente....

quando i suoi figli

cominciano a diventare uomini

.... E lui stesso, lo trattano

come un uomo libero..

Peguy

 

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