Io accetto la grande avventura di essere me.
(Simone De Beauvoir )
…e scendeva la notte dopo una giornata di assoluta normalità nella baraonda della sua vita. Ora anche il terzo dei suoi frugoletti camminava da solo, qualche bernoccolo non mancava mai, qualche ferita da medicare in più, tutto nella norma. Le sue notti iniziavano a regalarle qualche ora di sonno, finalmente ,dopo quattro anni aveva ripreso l’abitudine di spogliarsi la sera, di infilarsi sotto le lenzuola, aspettare quella telefonata che le teneva compagnia per ore. Suo marito ..Lui era lontano,il lavoro lo portava via spessissimo , e lei non sapeva quando sarebbe tornato, forse la sera stessa, forse domani, forse tra una settimana, un mese, forse l’avrebbe chiamata per dirle di raggiungerlo, sempre una sorpresa, poteva essere Parigi. Londra, Milano, Monaco oppure quell’albergo sul lago di Como, dove l’aveva coperta di rose la sera della sua laurea. Una sera di quelle speciali, una giornata da non dimenticare, una notte magica, in cui tutto sembrava essere stato creato per l’occasione. La notte fredda di fine autunno, la luna e le stelle di ghiaccio, quella passeggiata abbracciati, stretti nella pelliccia di lei, che lui le aveva appena regalato, il calore dei baci e tirare tardi perchè sarebbe stato tutto perfetto… Lei si accovacciò nel letto. Aspettava e non vedeva l’ora di sentire la sua voce, di raccontarle tutto di lei, come fosse la sua lingerie, la sua pettinatura, di ascoltare da lui le stesse cose, stavano al telefono come se non ci fosse distanza tra loro, come se le loro mani potessero incrociarsi, le loro bocche scambiare i baci più appassionati. Quante notti così nella loro vita, quanto desiderio rimbalzato sui fili del telefono, quanta passione accantonata nell’angolo dei sogni, che realizzavano chiudendosi in camera per un intero fine settimana. Si rigirava nel letto, abbracciata al cuscino sul quale lasciava ogni giorno due gocce del suo profumo,era abituata a queste lontananze, a queste mancanze, sapeva quale vita sarebbe stata la sua, nel momento stesso in cui aveva scelto di condividerla con quest’uomo che lei amava alla follia, ricambiata con lo stesso amore grande, speciale con cui lui amava la sua libertà,la sua indipendenza con la consapevolezza di avere una casa, una moglie, dei figli. Stranamente le ore passavano senza che il telefono squillasse, era la prima volta che non chiamava e lei era molto inquieta. Camminava per la casa , cercando di calmare quell’ansia che diventava sempre più intollerabile, si sentiva soffocare, apri la porta del terrazzo alla ricerca di aria; un fitta nebbia autunnale gravava sulla città, poche luci appannate rischiaravano gli angoli del giardino, lei si sentì mancare e cadde sul pavimento. Quasi nello stesso momento lui si schiantava contro un camion fermo nella nebbia, a pochi km da casa, mentre tornava da lei per sorprenderla come sempre.L’aria fredda della notte, quel lampo improvviso le avevano ridato vita. Si alzò con una grande spossatezza nel corpo ed una ferita nel cuore , che non sapeva spiegare. Andò a controllare i bambini, dormivano tranquilli, pensò a suo marito, mentre si rimetteva a letto preoccupata come non ricordava di esserlo stata. Non prese sonno quella notte, lo sguardo fisso al telefono, muto.Squillò alle sei del mattino,suo marito le diceva di essere in ospedale, nulla di che, stai calma e tranquilla, non venire, torno a casa. Il nulla di che si rivelò essere un brutto trauma cranico, costole rotte, sterno rotto, che tuttavia non riuscirono a trattenerlo in ospedale. E fu la prima volta che lei ebbe suo marito in casa per un periodo abbastanza lungo, le giornate da spartire tra lui ed i piccoli, il telefono che squillava tutto il giorno, una segretaria rimediata provvisoriamente, un via vai di amici, una baraonda a cui non era abituata, e non era una vacanza, ma quotidiano, giorno dopo giorno la convivenza di due persone, un marito,una moglie, tre bambini. Lei era contenta, ma frastornata, il buongiorno con un bacio e la colazione,viveva la sua realtà, non immaginava come aveva sempre fatto la sua giornata. E quei giorni rimasero per tanti anni unici, ne parlavano come fosse stato qualcosa di anormale nella loro perenne anormalità… che però funzionava a meraviglia, eccome funzionava!!