SentimentalmenteTutto ció che mi dá emozioni.... |
ANÉMONES D’AUTOMNE SOUS LA FUMÉE…
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Messaggi del 05/01/2014
Post n°1732 pubblicato il 05 Gennaio 2014 da g1b9
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Post n°1731 pubblicato il 05 Gennaio 2014 da g1b9
Scorrendo il mio blog, stamattina, alla ricerca di qualche ricordo piacevole , legato proprio a questo mio piacere di scrivere quello che mi ha preso particolarmente la mente in quel giorno, ho trovato un post dell'inverno 1911.Ho pensato di riproporlo poichè lo ritengo davvero un presagio di quello che saremmo stati in futuro, confesso che allora ero convinta di sbagliare, sperando solo fosse frutto del mio pessimismo.
Ieri mi era venuto alla mente il poverello di Assisi e con lui un articolo che avevo letto tempo fa, oggi rileggendo quel post, ho pensato a tutti i messaggi che i media ci stanno lanciando in questo periodo, in modo chiaro o subliminale, tendenti tutti a farci capire come ,in fondo, tante neccessità, non lo siano affatto, come sia stata la civiltà de consumi a farcele apparire. Quegli oggetti del desiderio, che fino agli albori della crisi economica,erano nei sogni di molti, per non dire di tutti, oggi ci vengono presentati addirittura come pacchianerie di ricchi boriosi e si torna ad accostare la signorilità a certi comportamenti, mai abbandonati da chi signore lo è nell'essere e non solo ricco in denaro. Ma consumare , fino a ieri è stato il valore aggiunto della nostra società, che ha imparato anche a disprezzare subito quello che andava bene ieri per rivolgersii ad altro e via di seguito. Ora non si sa più cosa produrre ,che già non sia in eccesso, inoltre la concorrenza tra i costi di produzione ha creato quello scompenso che sta alla base della crisi economica e finanziaria globale. Il mondo pare sull'orlo di un baratro, non ha ancora compreso se tenersi precariamente in equilibio o precipitare per tentare una risalita. Eppure nel lontano 1972 John kenneth Galbraith, economista di idee democratiche, consigliere a suo tempo di JFK e di Johnson, diceva queste parole. : Quando scrissi"Il capitalismo americano "mi trovavo ancora nella posizione neo keynesiana che considerava la produzione dei beni di consumo uno dei principali obiettivi della società.Nella società opulenta cominciai a sollevare per la prima volta,e non pareva certo evidente in quel periodo,i problemi della società dei consumi. Ineguaglianza,il fatto che alcuni rimanessero molto poveri mentre gli altri avevano abbastanza o troppo. Scrissi inoltre che le nostre necessità, ossia ciò che consumiamo, dipendono dall'abilità del produttore di coltivare i nostri bisogni e di tenerci in uno stato di povertà mentale per poterci fornire questi beni; e nella nuova società industiale ero molto più preoccupato del costo maggiore di questa enorme, incontrollata, unica e unilaterale esplosione di benessere. Rilevavo il probema dei rifiuti,che spargiamo nell'aria, dell'inquinamento delle acque,della distruzione delle spiagge, di come le città dilagano nelle campagnee della deformazione dell'ambiente in cui viviamo. tutte queste sono le conseguenze di un elevatissimo livello di produzione e di un interesse a senso unico sulla produzione piuttosto che sui valori estetici ed ambientali della nostra vita. Mi pare che Galbraigth, avesse già allora visto con lungimiranza quelli che sarebbero stati i danni che questo tipo di economia avrebbe procurato all'umanita. Non so ,forse serviranno grandi menti, ma se non saremo noi a salvarci da soli, tornando alla ragionevolezza, al buon senso, alla compassione, allontanando invidie , pregiudizi, cattiveria, quello che ci verrà dato, avrà un prezzo altissimo....e sarà a mala pena un tozzo di pane....
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