Blog
Un blog creato da g1b9 il 10/01/2009

Sentimentalmente

Tutto ció che mi dá emozioni....

 
 

***

   Nel mio blog utilizzo  immagini trovate sul Web. Alcune siuramente hanno il copyright;  qui sono usate con scopo culturale , divulgativo  e critico, tuttavia toglierò immediatamente l'immagine, qualora questo uso dispiacesse agli autori.

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2021 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31            
 
 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

Messaggi del 24/05/2021

Da " Ultimo Banco"... Il segreto per riuscire.

Post n°4967 pubblicato il 24 Maggio 2021 da g1b9
 

 

Scoprire Alessandro D'Avenia è trovare  un giovane insegnante, pedagogista ,credo ,prima per vocazione e poi per professione,un uomo che ama talmente il suo lavoro, che ,prima come romanziere, poi anche come giornalista sta integrando la sua passione, che è quella di proporre consigli di vita pratici, moderni, partendo proprio dalla cultura e dal nozionismo. E'infatti da  questo binomio che ognuno dovrebbe attingere gli stimoli giusti per ogni periodo della nostra vita, insegnamenti da mettere in pratica. Proprio da questa premessa D'Avenia parte nella sua nuova rubrica sul Corriere della Sera. In "Ultimo Banco" egli fa proprio questo, l'insegnante, che ci rinfresca la memoria e il pedagogo psicologo che ci aiuta ad inserirci in certe problematiche. Il suo articolo di oggi è bellissimo.

 

Il segreto per riuscire

Alessandro D’Avenia | 24 maggio 2021  

«Ma più che il valicare il mare, è duro ciò che ti costrinse a passarlo» canta il poeta arabo siculo Ibn Hamdis nel suo Canzoniere. La vita ci costringe a «uscire» (da uscio, porta di casa) e altrettante volte a tornare. Anche quando navighiamo in rete prima o poi torniamo sull’icona home. Ma che cosa è più importante: uscire o tornare? Omero ha risposto in modo inequivocabile: vivere è tornare a casa. Ma quale casa? Mi ha posto la domanda una studentessa universitaria di matematica durante un recente incontro. Avevo chiesto a chi volesse di mandarmi delle domande per una conversazione online, un’ora di scuola a porte aperte (chiunque poteva affacciarsi e ascoltarci). Ho ricevuto centinaia di domande e le 20 che ho scelto per la mia classe ideale abbracciavano tutte le età (dai 12 agli 80 anni) e provenienze. La prima domanda è stata proprio questa: «Ti è mai capitato di perderti? E come hai trovato casa? E che cosa è casa?». Perdersi è una costante della vita umana, un modo come un altro di dire: uscire. E se «perdersi» è la forma riflessiva di «perdere», allora, per contrasto, «casa» significa «possedere» e «possedersi». Infatti «abitare» viene dal latino habeo (avere) ma nella forma frequentativa: continuare ad avere, possedere sempre. Questo è casa: ciò che sempre si possiede, non un tetto ma una vita a cui poter far sempre ritorno. Perdersi e abitare sembrano quindi due poli dell’esistenza umana che deve «perdere» quello che le impedisce di fiorire, ma proprio quel perdere/perdersi è il primo passo per (ri-)trovare casa. La casa è infatti ciò che non si perde mai: non un luogo ma un modo di essere. Dante si perde nella selva oscura ma lì comincia il ritorno a casa, Renzo e Lucia si perdono ma trovano una casa (si accasano) altrove, Pinocchio perde Geppetto ma la sua ricerca lo farà diventare un bambino vero... La letteratura e le fiabe, da Ulisse a Pollicino, raccontano di gente che deve «uscire», «perdersi» e «tornare» al vero «uscio» di casa, una vita nuova. E, come scriveva Chesterton, il miglior modo per scoprire la propria casa è uscire dalla porta principale, andare sempre dritto e rientrare dal retro, dopo aver fatto il giro del mondo.

La domanda sul perdersi e ritrovare casa, mi ha fatto pensare a una recente richiesta di una alunna. In quest’anno ho potuto fare, grazie agli strumenti per la Dad, tanti colloqui pomeridiani a tu per tu con i miei studenti, per portare avanti il lavoro di orientamento personale che va dalle passioni e attitudini da scoprire/coltivare al consiglio di libri mirati, dai momenti di recupero individuale alla cura di situazioni di crisi. Purtroppo non è possibile fare tutto questo nell’orario scolastico, anche se dovrebbe essere la normalità del percorso. La mia studentessa mi chiedeva di poter parlare di alcuni aspetti relativi al suo futuro (e di che altro vogliono parlare i ragazzi?), in vista del quale qualcosa la frenava: «Non riesco a essere chi sono, forse perché non lo so». L’adolescente è per definizione colui che deve «uscire» di casa, «è perso» perché deve «perdere» l’illusione infantile che la vita non abbia limiti, che invece sono necessari a scoprire chi siamo e di che cosa siamo portatori. Questo perdersi oggi viene problematizzato come se fosse una malattia da cui guarire, con il conseguente senso di colpa dei ragazzi, quando si tratta invece della sofferta benedizione della loro età, la sua dolorosa normalità. La mia alunna chiedeva la cosa più bella, una casa: «Abitare», possedersi. Perdere le mura costruite dai genitori o dalla cultura che respiriamo è doloroso ma uscirne è necessario a trovare la propria casa. Chi non si possiede (non si conosce) non ha il coraggio di uscire e finisce con l’indossare maschere (idoli della conoscenza di se stessi) per farsi accettare, ma spesso perdersi è solo togliere una di quelle maschere per avere il proprio volto. Le ho detto di non aver paura, confidandole che le volte che mi sono perso è arrivata sempre una benedizione, perché mi sono liberato da qualche prigione interiore e ho trovato dove abitare, cioè ciò che «possiedo sempre» e non mi può essere mai tolto: le relazioni fondamentali (sono sempre figlio, fratello, zio, amico) e ciò per cui sono fatto (sono sempre maestro e scrittore), e questo fa della mia vita interiore la casa a cui torno e che trovo sempre nuova, perché ogni volta che torno me ne riapproprio in modo nuovo.

Posso tornarci sempre perché sempre mi appartiene, e ci devo tornare soprattutto quando è venuto il momento di perdere qualcosa che mi impedisce di abitare dentro me stesso, qualcosa che magari ritenevo essenziale, ma essenziale non era, anzi era un ostacolo alla costruzione della vera casa, la mia, quella che poi posso aprire a tutti, senza paura. Chi non si è mai perso non ha mai trovato casa, chi non è uscito non sa dove sia la sua casa, perché «ri-uscire» nella vita è sempre «tornare» a casa.

 

 
 
 
 
 

RELATHIONSHIP

Don't let someone become a priority in your life , when you are an  optional in their life... Relationships work best when they are balanced.

 

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

ULTIME VISITE AL BLOG

g1b9QuartoProvvisoriopaperino61togibbonejArianna1921Tanya00marys80fedechiaraMario939VIOLA_DIMARZOvespasiano3animasugstefanochiari666claudia.pietrobuoniitharfalak
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

motori ricerca

 


contatori internet

popoli e comunità

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963