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Messaggi del 19/11/2018

L'inverno ...e la magia dell'arte(2).

Post n°4099 pubblicato il 19 Novembre 2018 da g1b9
 




Dopo la descrizione della natura innevata, vi racconto la neve e il gelo negli abitati, in particolare in quelli piccoli, e sugli edifici isolati della campagna o delle periferie





Claude Monet, Il villaggio di Sandviken (1895)

 Nel XVI secolo, tra i grandi della pittura fiamminga è Pieter Bruegel il Vecchio ad offrirci il Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli, una tela del 1566 poi imitata dal figlio, Bruegel il Giovane. La neve dei tetti,  ripidi e allungati ,tocca il terreno,  tanto da  sembrare un tutto unico; la gente  in strada  pattina sul fiume ghiacciato , ma lo sguardo di chi osserva viene catturato dalla trappola sulla destra e dagli uccelli , tanto che  i pattinatori si confondono con i rami sui volatili. La distesa di neve occupa tutta la profondità della tela; in lontananza i contorni sbiaditi di una seconda città.




Pieter Bruegel il Vecchio, Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli (1566)

Tre secoli più tardi è la pittura romantica ad appropriarsi della neve e, di nuovo, diventa significativa l'esperienza di Caspar David Friedrich, che, nel 1817 circa dipinge il celebre Cimitero dell'abbazia sotto la neve, distrutto nel 1945, ma rimasto uno degli emblemi della sua pittura. In questo dipinto la neve fa risaltare il senso di inospitalità e abbandono delle rovine dell'edificio sacro, dove si muove una nera processione di monaci, e sul cimitero,  simbolo di solitudine e deserto:  la natura e  le rovine suscitano una specie di  rifiuto, ma, assieme, l'idea di una grandezza passata e irrecuperabile.




Caspar David Friedrich, Cimitero dell'abbazia sotto la neve (1817 ca.)

 Ora  ritorno a citare gli Impressionisti, che  non limitano il loro interesse al paesaggio  ma lo estendono ai centri abitati, alla ricerca  e fusionedi luce e colori ,Se Gustave Caillebotte sceglie di rappresentare i Tetti innevati soffermandosi sulla descrizione di abbaini e comignoli in un'aura grigio-azzurra in cui spiccano le tinte rosse del mattone, Camille Pissarro sottolinea proprio attraverso quest'ultima tonalità l'edificio quasi occultato dagli alberi, dal recinto e dalla neve stessa in Castagni a Louveciennes. E a Louveciennes torna anche Alfred Sisley, che, come Pissarro e Monet, ama le strade e i sentieri come punto d'osservazione.



Gustave Caillebotte, Tetti innevati (1878)




Camille Pissarro, Castagni a Louveciennes (1871)



Camille Pisarro, La strada innevata (1872)




Alfred Sisley, Neve a Louveciennes (1894)

Lo stesso contrasto fra colori di Pissarro si ritrova nel Villaggio di Sandviken dipinto da Claude Monet nel 1895, che fa la neve protagonista delle sue tele,  ricordi dedicati alla sua bella Giverny, un luogo Musa, che nell'aria e nel paesaggio innevati  perde i propri contorni , fondendosi nella luce , secondo lo stile tipico dell'artista, con un effetto che estremizza una scelta già suggerita da Paul Gauguin nel 1879.





Claude Monet,  Il calesse. Strada coperta di neve a Honfleur (1867)



Claude Monet, Entrata di Giverny sotto la neve (1885)




Paul Gauguin, Paesaggio invernale (1879)

Vincent Van Gogh,invece,pare guardare a Friedrich quando dipinge il Vecchio cimitero sotto la neve, conservato al Van Gogh Museum di Amsterdam: anche in questa tela svetta la mole dell'edificio sacro e la neve ,che  avanza verso le croci  e suggerisce  sentimenti di abbandono e solitudine che, oltre ad essere una tematica costante di questo pittore, era già nell'esemplare tedesco. Con Antwerp nella neve, invece, l'artista olandese si rifà  a Caillebotte, ma suoi  sono , non più tetti,ma primi piani, dove si notano , calcati dalla linea bianca del ghiaccio, i muretti che separano le diverse abitazioni,  per far risaltare l'isolamento e l'incomunicabilità: la neve, qui, non appiana e non confonde i limiti, ma li evidenzia.



Vincent Van Gogh, Vecchio cimitero sotto la neve




Vincent Van Gogh, Antwerp nella neve (1885)

Calmo e immobile è invece il paesaggio notturno nelle tele di Edvard Munch, che usa sempre una prospettiva che porti lo sguardo oltre gli alberi dalle caratteristiche chiome a nuvola e sul vasto mare che spesso fa da sfondo ai suoi paesaggi,oppure scelga di scivolare sulla china del sentiero, che si incurva assieme alle colline e agli alberi.




Edvard Munch, Notte bianca




Edvard Munch, Notte stellata - neve fresca sulla strada (1906)

Variopinte sono le case innevate di Vasilij Kandinskij, che, prima della rivoluzione astrattista, dipinge diversi paesaggi riconoscibili; se confrontiamo queste tele con i principi sul colore esposti in Lo spirituale nell'arte (1912), notiamo che Kandinskij vuole infondere ai suoi paesaggi vitalità (attraverso i gialli e i rossi), ma, allo stesso tempo, una sensazione di quiete e serenità data dai blu intensi e dagli azzurri.


Vasilij Kandinskij, Paesaggio invernale (1909)




Vasilij Kandinskij, Il cimitero e la canonica a Kochel (1909)

Favoloso è, infine,l'ottica di Marc Chagall, che fa rinascere mondi variopinti che fondono il naturale disegno infantile  con accenni di arte geometrica, producendo sempre rappresentazioni meravigliose ,in bilico fra sogno e realtà, dove spesso vediamo le caratteristiche figure volanti, tanto amate dall'artista: in Sopra Vitebsk è un uomo in abiti scuri, probabilmente ebreo, visto il lungo cappotto nero, la barba e, soprattutto, la costante riflessione di Chagall sulle proprie origini (forse il mitico Ebreo errante), in Villaggio russo è una slitta trainata da un cavallo.


Marc Chagall, Sopra Vitebsk (1914)




Marc Chagall, Villaggio russo (1929)




Marc Chagall, Chiesa coperta dalla neve (1927)


  Vi racconterò ancora la neve in citta,come sequel.





Camille Pissarro, Strada

 
 
 
 
 

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