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Sentimentalmente

Tutto ció che mi dá emozioni....

 
 

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Messaggi di Aprile 2021

Il Draghettatore e l'Italia esausta.

Post n°4938 pubblicato il 25 Aprile 2021 da g1b9
 

 

 

Ma verso dove ci sta traghettando Mario Draghi? Lo vedi sicuro e rassicurante sulla tolda di comando, elegante in modo naturale, non artefatto, si esprime con misura e realismo, non promette, non si vanta. Autorevole a livello internazionale. È concreto, sobrio, non mostra narcisismo e vanagloria di potere. Però le due grandi speranze degli italiani restano sospese: dal covid ancora non si esce e sui vaccini si cincischia tanto. E dalla crisi economica, con le sue perduranti chiusure, non si intraprende ancora la via d’uscita. Siamo in piena tempesta e non si vede l’approdo, non si capisce la rotta, non si sa dove ci stia portando il Draghettatore.

È troppo presto per azzardare un giudizio su Draghi e sulla sua ibrida creatura di governo; ibrida non solo perché è un governo d’unità nazionale, dunque eterogeneo, ma ibrida perché il governo è per metà tecnico e per metà politico, per metà pragmatico e per metà sovietico, per metà liberista e per metà statalista. Lui è guardingo, si muove con passo felpato, e si vede persino dalla sua andatura; l’avremmo voluto più decisionista, più risoluto nel cambiare la politica sanitaria del governo e l’assistenzialismo grillino. Ma è frenato, confida in un graduale attenuarsi della crisi sanitaria per mettere mano al piano economico. Intanto in sala d’attesa, la gente è sfibrata. Il meglio di Draghi è quando non somiglia al suo predecessore; il peggio è quando ne prosegue il cammino, seppure con stile diverso e allineandosi all’Europa, o quando appoggia certi suoi ministri e ne difende l’operato, a partire da quel ministro che la sorte beffarda ha battezzato Speranza, il tristo ministro della malasalute. Tante restrizioni e quasi 120mila morti di covid, record europeo sin dall’inizio. Dall’altra parte c’è un’Italia che si sente al capolinea: se non è ancora finita è però sicuramente sfinita. Come definire questo paese nella primavera del ’21, dopo che ci è apparso spaventato, depresso, avvilito dalla lunga cattività? Direi un paese esausto, come si dice di chi è spossato, estenuato da una lunga prova di rinunce e sacrifici. O come si dice degli oli esausti, che diventano tossici e inquinanti per l’uso e l’abuso. L’Italia è oggi un paese esausto, non ha la forza di reagire al malessere che avverte, confondendolo con un sintomo del covid; e si aggrappa al vaccino per rassegnazione, alternando diffidenza a dipendenza dal siero, inteso come simbolo di resurrezione civile prima che personale, valvola di sicurezza anche se carico a sua volta di allarmi e insidie.

Il Draghettatore, il paese esausto e la politica. Come vive la politica questa lunga cattività? È in una fase di stallo e maldipancia mascherato. Scemano i conflitti per ragione di governo unitario e di leadership extrapolitica, al più serpeggiano sottotraccia e tutta la politica si sforza di comunicare ai cittadini solo il proprio impegno in favore della gente. Non dicono altro tutti, da sinistra a destra, non danno altri messaggi che la rassicurazione del proprio battersi a favor di popolo. Il populismo come espressione politica sarà tramontato, e ingloriosamente, ma tutti si sono fatti populisti, ne imitano la demagogia e lo spargimento di promesse; tutti riducono la messaggeria politica a consolare, confortare, supportare. Perfino Draghi, che pure non ha diretti interessi politici, ha detto che quest’anno si deve dare, non prendere; e i pessimisti previdenti leggono anche la controdichiarazione implicita di quella dichiarazione: l’anno prossimo, invece, quando il covid si placherà o verrà sedato, ci sarà il girone di ritorno e saranno invece mazzate, si dovrà dare, restituire.

L’ultima novità politica, dopo Letta alla guida del Pd, stenta a decollare: è la leadership dei 5Stelle. Giuseppe Conte a capo dei grillini ricorda la figura dello scrivano a cui si rivolgevano un tempo gli analfabeti per farsi leggere e scrivere la corrispondenza. Memorabile in quel ruolo fu Totò in Miseria e Nobiltà che campando sugli analfabeti e sincerandosi che i suoi avventori lo fossero, esultava gridando “Viva l’ignoranza!”. Un vero precursore dell’avvocato e dei grillini; stavolta il remake potrebbe intitolarsi Miseria e Vacuità.

I 5Stelle, privi d’identità e di consistenza propria, come mucillagini trasparenti assumono l’aspetto e le fattezze di coloro a cui si accompagnano: infatti per definirsi e farsi identificare si collocano vicino al Pd, nell’area progressista e nel centro-sinistra. Tanto rumore antipolitico per tornare alla formula dell’establishment dominante in Italia.

Ha prevalso nei grillini la via avvocatesca alla politica: l’assunzione di un leader che sposa la causa come un patrocinatore, non come un militante. Estraneo alla causa, come accade quando ingaggi un difensore, la sostiene solo per ragioni professionali, indipendentemente se giusta o no. E la parcella in politica si paga in vari modi. Risultato: il partito più “credente” fino a ieri è diventato il più cinico, ha scavalcato gli altri in carrierismo e miscredenza.

Ma i politici tutti sono a disagio nei loro ruoli e costretti a interpretare una parte che non è loro congeniale; va un po’ meglio per chi è fuori dal governo, come la Meloni, che può dire quel che pensa, sapendo d’incontrare più facilmente il favore popolare. Tutti vivono straniti questa fase sospensiva della politica e temono il silenzio sornione del paese, che da un momento all’altro può esplodere. Quello che sta succedendo nelle piazze è solo un frammento del malessere e del malcontento che covano sotto le ceneri. Il paese non si pronuncia ancora su Draghi. Ma se si sveglia il vulcano…

 

Marcello Veneziani__Panorama n.17 (2021)

 
 
 

Amata sensazione, ritorna e prendimi..

Post n°4937 pubblicato il 24 Aprile 2021 da g1b9
 



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Ritorna ancora e prendimi,
amata sensazione, ritorna e prendimi,
quando si ridesta viva la memoria
del corpo, e l'antico desiderio di nuovo si versa nel sangue,
quando le labbra e la pelle ricordano, e la carne,
e le mani come se ancora toccassero.

Ritorna ancora e prendimi, la notte,
quando le labbra ricordano, e la carne…


Costantino Kavafis


 
 
 

Educazione alla lettura..

Post n°4936 pubblicato il 23 Aprile 2021 da g1b9
 

 

Ci sono scritti a iosa, non so quante vite servirebbero per leggere tutto quanto c'è di scritto nel mondo. E ci sono scritti buoni e altri che sono quasi spazzatura e possiamo imbatterci in uno scritto qualunque , che ci invoglia a leggere . Altri sono come un amico, quella persona speciale in cui trovi, comprensione,perchè è come te,  sbaglia come te, ma sa reagire e  vivere al meglio; allora quel libro sarà il tuo compagno di vita, sarà sempre con te. La prima volta nella vita che leggi un romanzetto difficilmente non piace e quando ne parli con entusiasmo con qualche adulto capita di leggere nei suoi occhi stupore, ma non rimprovero. Tuttavia  continuerà a leggere con te bei libri e brutti libri finchè un giorno, tra gli altri magari ne troverai uno come Il dottor Zivago di Boris Pasternàk . Ben presto dimenticherai i romanzetti rosa, storie di bei dottori e infermiere fascinose,e ti perderai in quei due personaggi Zivago e Lara, nel loro mondo, nella loro vita, nel loro immenso e tormentato amore. Avrai iniziato a scegliere cosa leggere e come leggere. Di fronte a un libro siamo come un bocciolo di fiore immerso in acqua. Dapprima indifferenti, ma appena ci accorgiamo di sentire qualcosa di fronte a quella lettura incominciamo ad aprirci e così ritrovarci ,se siamo riusciti ad arrivare alla fine collo stesso piacere,un fiore sbocciato. Tuttavia anche tra la bella letteratura non tutto quello che leggiamo è un toccasana di benessere,alcuni scritti sono una serie di pagine che  ci accarezzano , altri sono ceffoni, ,non quei ceffoni che ci fanno bene, che ci aprono gli occhi e sono di stimolo a capirci meglio, ma come una brutta avventura, nella quale malauguratamente siamo incappati e che desideriamo solo domenticare. Altri sono come una caramella, che addolcisce il cervello, stimola i sensi, ma ,come un'avventura erotica , ci lasciamo alle spalle. Ma niente di quello che, attraverso la lettura,passa nella nostra mente , si perde nel cammino della vita, molto lascia segni profondi, altro il tocco di uno sfioramento, altro ancora un ricordo di un momento perduto.. e in fondo, in fondo ci ritroviamo un poco il frutto delle nostre letture.E se abbiamo appreso tanto, moltissimo è ancora là, negli scaffali, nei bauli che abbiamo portato in soffitta, dimenticato tra la polvere, senza mai toccarli, ma essi non sono sicuramente dispiaciuti, consci di quanto sia il loro valore e continueranno a custidire chiusi su se stessi affinchè nulla vada perduto, mentre aspettano.

 

 
 
 

Earth-day 2021 !!

Post n°4935 pubblicato il 22 Aprile 2021 da g1b9
 

 

In un pensiero la mia giornata  della terra. E' l'emozione di quanto vedo nel mio cuore cogli occhi della mente:Il sole che sorge in un alba di mille colori, il vagito di un bimbo che vede la prima luce, un volo di uccelli sull'Amazzonia e un leone che ruggisce...  e noi come i dannati di Dante che ci turiamo le orecchie e ci bendiamo gli occhi!

 

 

 
 
 

Mai profezie più vere...

Post n°4934 pubblicato il 21 Aprile 2021 da g1b9
 

 

 

Se mi chiedessero qual è l’autore del passato, del nostro gremito novecento, più attuale nel nostro presente, non esiterei a indicare George Orwell. È più attuale oggi del suo tempo, e rischia di essere ancora più attuale nel futuro. Morto il 21 gennaio del 1950 e dunque ora ripubblicabile in libertà con i diritti d’autore ormai scaduti, trascorsi 70 anni dalla morte, Orwell – al secolo Eric Arthur Blair – è l’autore più vivo al tempo del politically correct e della cancel culture, del Grande Fratello e della dittatura sanitaria, della pandemia e della sorveglianza globale, delle fake news, della neolingua e della censura nei social e nel web. È uscito in questi giorni un volumetto intrigante di suoi scritti, Sparando all’elefante (ed. E/0) a cura di Stefano Guerriero.

Col suo 1984, la sua Fattoria degli animali, il suo neo-totalitarismo che si finge libero, umano e democratico, riesce a darci le chiavi di lettura per spiegare il presente. Infatti è l’autore più citato e manipolato. La cosa terribile e più “orwelliana” che gli sia capitata è proprio quella di essere citato e usato dagli stessi guardiani, propagandisti e operatori del nuovo conformismo distopico, che lui aveva denunciato ante-litteram. Descrivendo i totalitarismi del suo tempo, Orwell negli anni ’40 fingeva di descrivere un futuro ora già passato, il 1984; ma ancor più dipingeva il totalitarismo del nostro presente futuro, su basi bio-tecnologiche e psico-linguistiche. Quando, ad esempio, Orwell dice che l’anima del socialismo (battezzato Socing) è nel bipensiero, con le sue anfibie schizofrenie che accolgono “simultaneamente due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe”. “Raccontare menzogne e crederci davvero” è alla radice del bipensiero. La manipolazione bipolare è poi evidente quando una stessa azione o una stessa parola assume opposto valore a seconda di chi la pronuncia o la compie (per fare un esempio di questi giorni, pensate ai responsabili, spregiati come voltagabbana mercenari quando erano a sostegno del centro-destra, oggi rivalutati come volenterosi costruttori). Quando Orwell descrive la nebulosa vaghezza della neolingua, pensi oggi, ad esempio, ai sermoni di Giuseppe Conte. Lingua e pensiero si corrompono a vicenda, e facendosi azione corrompono il mondo: non puoi non pensare al presente. Quando Orwell sostiene che il Big Brother manipola il passato che diventa mutabile (a differenza del futuro, già segnato), avverti odore di historically correct. O l’ipocrisia del linguaggio, i lavori forzati che diventano camposvago, il ministero della guerra che diventa ministero della pace; la scomparsa di parole come onore, morale, religione ecc., somigliano maledettamente alle finzioni lessicali odierne come ipovedente, diversamente abile, operatore ecologico (spazzino), collaboratore scolastico (bidello) e tutta la retorica sui gay, i neri, i migranti. E su altri piani inquieta il giuramento sacro per essere ammessi nel Partito, la disponibilità a falsificare e corrompere, ricattare e perseguitare, e perfino “a vendere il vostro paese a potenze straniere”. Inquietante pure l’egualitarismo, aggravato – come nella Fattoria degli animali– dal correttivo che alcuni “sono più uguali degli altri”. Orwell ha descritto il comunismo del suo tempo ma anche il Grande Fratello che si insinua nel presente e minaccia il nostro futuro  .Quando Croce presentò 1984 sul Mondo al pubblico italiano, Togliatti lo stroncò come “una buffonata informe e noiosa” scritta da uno “spione”. Sono interessanti anche i saggi di Orwell raccolti nei meridiani di Mondadori. Orwell, antifascista, documenta il consenso internazionale avuto da Mussolini e nota: “Non c’è un solo (suo) misfatto che non sia stato altamente lodato proprio da coloro che ora vogliono processarlo …com’è possibile che un’azione giudicata lodevole nel momento in cui è stata compiuta, diventi ora improvvisamente condannabile?”. In realtà, aggiunge, “è colpevole del solo delitto che conti, quello di aver perso”. Orwell nota che a condannare i tiranni “dovrebbero essere i loro sudditi; quelli come Napoleone, puniti da un’autorità straniera, sono trasformati in martiri e leggende”. Profetica la sua descrizione nel 1943 della fuga di Mussolini con una valigia in Svizzera.Orwell non fu conservatore ma social-democratico, andò a combattere per la repubblica antifascista in Spagna, ma dopo aver visto gli orrori compiuti dai comunisti e dopo aver subito l’accusa comunista di essere un trotzkista traditore, dalla parte di Franco, capì che la malabestia principale fosse il comunismo e lo denunciò senza mezzi termini. La stessa esperienza ebbero Randolfo Pacciardi e Simone Weil, accorsi in Spagna per la guerra repubblicana e antifascista e inorriditi davanti agli orrori e ai crimini dei comunisti su falangisti, gente comune, adolescenti, suore e religiosi, anarchici perfino.Nel ’49, Aldous Huxley scriveva a Orwell che l’incubo di 1984 coincideva con quello da lui descritto nel Mondo nuovo: i padroni del mondo avrebbero indotto le persone ad amare la propria schiavitù. La seduzione anestetizza l’umanità, nota Alberto Contri ne La sindrome del criceto (ed. La Vela) che citando Orwell e Huxley, Benson e Pasolini, esorta a ribellarsi, dando vita a Gruppi di resistenza umana, in sigla Gru, per “risollevare l’Italia”. Ma lo scenario orwelliano ha dimensione globale e virale. Inquieta l’appendice di 1984 dove Orwell prevede che col XXI secolo sarebbe avvenuta la mutazione della lingua e della letteratura, ritradotta nella nuova ideologia, col progetto alla metà del nostro secolo di arrivare all’adozione integrale della neolingua. Stiamo anticipando i tempi. La lingua falsificata, il politically correct, la vigilanza ideologico-sanitaria, il passato cancellato e riscritto, il regime dei colossi del web, l’ascesa mondiale della Cina comunista e del suo virus globale sono segni che Orwell è purtroppo più vivo che mai. Sono scaduti i suoi diritti, non certo i suoi avvertimenti.

 Marcello Veneziani

 
 
 
 
 

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