Creato da JonathanLivingston.G il 22/01/2006

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Il Prodi-pensiero!

Post n°32 pubblicato il 23 Febbraio 2006 da JonathanLivingston.G
 
Foto di JonathanLivingston.G

Vi propongo la lettera che Romano Prodi ha pubblicato sul suo sito pre mettere fine alla querelle che lo vedeva sempre criticato per il suo rapporto con i media e col cnfronto televisivo con Sua Emittenza. 

La nostra campagna elettorale, la televisione, i confronti
di Romano Prodi, 22 Febbraio 2006

Cari amici,

mi sembra giunto il momento di fare chiarezza una volta per tutte sul mio pensiero a proposito della televisione e dell’uso che  se ne sta facendo in questo periodo di accesa campagna elettorale. Si è fatto un gran parlare infatti del mio rapporto con questo mezzo di informazione e molto inchiostro è stato dedicato per stigmatizzare la mia “assenza” dal teleschermo. Molti tra gli amici e i sostenitori e molti analisti me ne fanno una colpa e discettano su una mia presunta paura del mezzo e del confronto in TV con i miei avversari, accusandomi di non impegnarmi per contrastarne la dilagante presenza. Se mi permettete una prima chiosa, questi sono gli stessi che, ogni volta che partecipo a una trasmissione televisiva, gridano al miracolo e sottolineano la efficacia comunicativa della mia performance. Sgomberiamo quindi il campo da questo primo equivoco: nessun timore, nessun impaccio, nessuna ritrosia, semplicemente una campagna di informazione che considera la televisione importante, ma non unica. Una campagna che si prefigge di toccare punto per punto i temi fondanti del nostro programma di governo e di illustrarli in primo luogo ai cittadini e alle categorie sociali, andando  a incontrarli in un virtuale porta a porta a casa loro. Una campagna organizzata e gestita, ma senza farsene un cruccio, nella consapevolezza di operare in una situazione unica nella sua anomalia: ci si chiede di seminare informazione in un campo (la televisione appunto) di cui il nostro avversario è proprietario e i suoi sodali di sempre sono i fattori, i guardiani e i braccianti.
E’ questo il paradossale contesto in cui ci troviamo ad operare e, nonostante questo contesto, ci si chiede tutti i giorni una sola cosa: quando e come si svolgerà il confronto televisivo tra Berlusconi e il sottoscritto. Questo argomento sembra dominare l’interesse di tutti e sta creando anche qualche problema ad un’azienda, la Rai, che, stretta tra le disposizioni (che, come noto, ci hanno trovato contrari) della Commissione di vigilanza, la necessità di organizzare i palinsesti e le discussioni interne su chi debba condurre questo “incontro”, mi sembra stia denunciando qualche fibrillazione. Un’azienda che fatica a rispondere con rigore e coerenza alla domanda di informazione politica, suscitando anche critiche e proteste – in particolare la ben argomentata protesta della Rosa nel Pugno – tra quanti ritengono di non ricevere la dovuta attenzione e i dovuti spazi.
A questo primo paradosso se ne aggiunge un secondo.
Quasi quotidianamente vengo “sfidato” all’incontro da esponenti della destra. Questi, in sintonia con una campagna da partito di opposizione  messa in atto da Berlusconi, con i suoi cartelloni pieni di “no grazie” e i suoi proclami sul pericolo comunista, mi accusano di volere evitare il confronto, quasi fossi io a dovere  spiegare agli italiani perché si trovano nella situazione in cui sono. Sia chiaro, sono loro che hanno governato cinque anni, e male, e ne devono rendere conto. Sono loro che devono sottoporsi alla critica dei cittadini.
Sia chiaro, noi siamo gli sfidanti, loro gli sfidati.
Per questo e non per gioco o per tatticismi di sorta ho più volte chiesto di incontrare “le tre punte” insieme. Perché non voglio più sentire Berlusconi declamare l’alibi degli alleati che ne hanno limitato la capacità di governo.
Se lo deve dire che lo dica di fronte a loro.
Questo quadro generale, l’incrocio di tutti gli elementi che ho fino ad ora esposto, mi mettono nelle condizioni di chiedere da un lato alcune garanzie e, d’altro canto, di fare le mie proposte.
Le garanzie sono note. Metto a disposizione di tutti il protocollo  di intesa sottoscritto dai rappresentanti di Bush e Kerry  per l’organizzazione del faccia a faccia dell’ultima campagna per le elezioni Presidenziali negli Stati Uniti. Mi sembra un “format” equilibrato e di garanzia e a quello chiedo che ci si uniformi.
Le proposte invece tengono conto dell’anomalia del sistema cui accennavo, delle difficoltà che sta affrontando il Consiglio della Rai per trovare soluzioni equilibrate e soddisfacenti per tutti e intendono sgomberare definitivamente il campo dall’accusa di “avere paura” della televisione e del confronto con i miei avversari.
Ebbene, chiedo che questo confronto si faccia. Ma chiedo che si tenga sulle reti Mediaset, così sgomberiamo il campo dalle discussioni sulle regole dettate dalla Commissione di Vigilanza ed evitiamo di danneggiare una azienda, la Rai, che è bene pubblico, impedendole di pianificare i suoi palinsesti con le nostre discussioni. 
Non solo, chiedo ufficialmente che a fungere da arbitro sia chiamato il direttore del TG4 Emilio Fede. Egli ha più volte avuto modo, diciamo così,  di analizzare criticamente le mie proposte, il mio linguaggio e la mia immagine ed è quindi, a pieno titolo, uno dei più attenti e competenti osservatori del mio operato. Allo stesso tempo ritengo che Berlusconi, Fini e Casini non abbiano nulla da obiettare su questa scelta. Organizzato con questa formula,  l'incontro sarà inoltre l’occasione per lo stesso Fede e per Berlusconi di dimostrare nei fatti, il primo la sua professionalità e la sua imparzialità - che ha più volte richiamato nei suoi telegiornali - mentre il secondo avrà modo di chiarire se è vero quanto va costantemente affermando, quando sostiene che l’essere proprietario del principale gruppo televisivo commerciale del Paese non gli reca alcun giovamento nella sua attività di politico.
Chiedo infine che la controparte, in risposta alle ottime condizioni che vengono proposte, rinunci alla conferenza stampa finale che la Commissione di Vigilanza ha voluto assegnare al Presidente del Consiglio sulle reti Rai. Conferenza che, come noto, secondo la nostra valutazione attribuirebbe alla coalizione della destra un indebito vantaggio.
Non mi sembra, francamente, di chiedere  la luna. Anzi, credo con questa proposta di avere concesso ai miei avversari il massimo di quanto potessi loro concedere anche ad evitare in via definitiva che si continui a dissertare sui motivi della mia “assenza” dal teleschermo.

Attendo di conoscere il loro punto di vista.

 
 
 
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