Se ascolto l’ironia rannicchiata in fondo alle cose, essa si scopre lentamente. Strizzando un occhio piccolo e chiaro, dice: “Vivete come se...”
Nonostante le molte ricerche, tutta la mia scienza è qui.
Camus, Il rovescio e il diritto
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Post n°134 pubblicato il 05 Maggio 2008 da jo_march1979
Per un esame alla SIS ho preparato una tesina sull’identità di genere – argomento inaspettato per chi conosce i miei interessi–. Ho cominciato con Orlando, il personaggio di Virginia Woolf che nasce cavaliere e un bel giorno si risveglia donna, e sono finita a parlare di Barbie. Della mia bambola preferita sapevo vagamente che era stata oggetto di contestazioni, perché rappresenterebbe un modello femminile stereotipato. Facendo ricerche ho scoperto che è un miracolo se a contatto con lei non sono diventata un’oca integrale o, al contrario, una virago che odia ogni simbolo di femminilità. Povera Barbie, additata come un mostro, un modello fuorviante. Io non capisco tanto livore nei suoi confronti. L‘hanno accusata di indurre all’anoressia con il suo vitino da vespa, al punto che la Mattel ha dovuto allargarle il punto vita. Io da bambina ero piuttosto ingenua, ma non così cretina da non capire che una Barbie è una Barbie, e tutte le Barbie si somigliano, mentre una donna vera è una donna vera, e ognuna è diversa dall’altra. L’hanno tacciata di sessismo, perché un modello del 1992 (introvabile, non si trova più nemmeno sul catalogo ufficiale) parlava, dicendo tra le varie frasi: “La matematica è difficile”, perpetuando così lo stereotipo delle ragazze negate per le materie scientifiche. Qualcuno mi dimostri che la matematica è facile, grazie. Io non credo di essere negata per la scienza, ma ho avuto come professore di matematica un pover’uomo, ex-ingegnere, che era finito a insegnare perché, con i suoi calcoli sbagliati aveva fatto crollare un palazzo. Ditemi voi se non ho fatto meglio a dimenticare quel poco che ci ha insegnato, per sicurezza. Hanno accusato Barbie di dare informazioni false e fuorvianti, perché la sua amica Midge, incinta (regolarmente sposata, la vendevano in confezione con il marito Alan) dava alla luce il suo bambino aprendo una porticina sulla pancia. Alzi la mano chi, a cinque anni, sapeva tutta-la-verità-nient’altro-che-la-verità su come nascono i bambini. Ad esempio, mia sorella A. si è cullata per anni sulla possibilità di riportare la nostra sorella minore F. al negozio dov’era stata presa. Barbie è stata incolpata di essere un modello troppo sessuato per le bambine e preadolescenti che la maneggiano: in realtà farebbe l’orgoglio di ogni madre, dal momento che sta da una vita con Ken (tranne qualche tira e molla) e non ci ha mai fatto niente. Niente matrimonio, niente bambini, niente vacanze insieme (che possa dipendere dal fatto che Ken, secondo fonti spurie, preferisca Big Jim, è un altro paio di maniche). Altro che quei puttanini delle Bratz, ragazzotte con le labbra rifatte e lo sguardo lascivo: Barbie è di quelle che difendono come un falco la propria verginità.
Hanno accusato Barbie di essere fuori dal mondo: vacanze ai Tropici, spider rosa, vestiti da gran sera. Vedendo questo bel vivere, le ragazzine si iluderebbero che la vita è tutta rose, fiorie “Let’s go shopping”. E invece no, c’è la prova definitiva che Barbie è perfettamente calata nel contesto contemporaneo: la sua amica Becky, purtroppo sulla sedia a rotelle, non può andare a trovarla perché la sedia non riesce a passare attraverso la porta della casa di Barbie. Se non è vita reale questa. |
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Per quanto riguarda le Bratz non condivido. Tu li definisci puttanini. Messa così sembrano cosini quasi simpatici. Io avrei sostituito una I con una O.
La fine del post è a dir poco Geniale. Non sapevo che esistesse Becky però...