Se ascolto l’ironia rannicchiata in fondo alle cose, essa si scopre lentamente. Strizzando un occhio piccolo e chiaro, dice: “Vivete come se...”
Nonostante le molte ricerche, tutta la mia scienza è qui.
Camus, Il rovescio e il diritto
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Fanciulle in fiore- o sfiorite- Per lavoro ho a che fare soprattutto con donne –come succede sempre negli ambiti umanistici -, che possono essere schematicamente suddivise in tre fasce d’età: 20-35 anni; 36-60; 60- finchè Dio vuole. La prima fascia è composta da studentesse e/o mie coetanee. Interagisco con le ventenni soprattutto quando faccio loro un esame all’università; in genere hanno verso di me un atteggiamento variabile, da “Sei giovane, quindi sii mia amica e promuovimi, te ne prego ” a “Sei giovane, quindi non ti permettere di fare la stronza e dammi quest’esame senza fare storie”. Le mie coetanee sulla via dei trenta - o poco più- possono essere mie colleghe traduttrici/ancelle di professori e di solito il rapporto è di una dichiarata solidarietà, stemperata da una manifesta tendenza a fare sgambetti per ridurre la concorrenza. Quando le mie coetanee invece sono studentesse, per me diventa un problema: mi imbarazzo da morire all’idea di doverle esaminare, soprattutto se siamo state compagne di corsi anni fa. La seconda fascia (36-60) è composta principalmente dalle mie datrici di lavoro, o comunque signore con cui lavoro in stato di subalternità. La condizione predominante di questa fascia è l’isterismo, incoronato da una certa disposizione al delirio di onnipotenza, che stride però con la tendenza a delegare l’impossibile – così da poterti poi incolpare se qualcosa va storto-. Ho avuto a che fare con delle signore di mezza età imbarcate in progetti tipo Associazione-per-la-pace-nel-mondo-e-per-il –dialogo-nel-Mediterraneo che non sapevano nemmeno dove fosse Algeri e che non sono mai riuscite a pronunciare correttamente l’ Islàm cui dedicavano conferenze. Aggiungasi il fatto che si sono profondamente offese quando ho fatto capire che non avrei lavorato per loro gratis. La prima in classifica è ovviamente la mia prof, che mi chiede di fare qualunque cosa, da traduzioni a fotocopie a robe burocratiche – per le quali sono negata-. Giusto ieri mi ha spedito a presidiare gli esami scritti: dodici studenti e sette verbali più un numero imprecisato di foglietti. Chiedetemi di tradurre dal sanscrito – che per inciso non conosco- ma non di compilare un numero di scartoffie superiore a quello degli studenti. Negli esami scritti di ieri però ho avuto modo di incontrare un altro tipo di signora della seconda fascia, più raro ma comunque presente nella mia vita: la studentessa superfuoricorso. - Segue -
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