Creato da jo_march1979 il 28/01/2007

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Delle valenze del caramello

Post n°114 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da jo_march1979
 

In un salone di bellezza di Beirut quattro donne mescolano chiacchiere e cerette, lacrime e manicure, risate e colpi di sole. In estrema sintesi, questa è la trama di Caramel, delizioso film franco–libanese che ho visto un paio di settimane fa.
La meravigliosa proprietaria del salone di bellezza, Layal (l’attrice, Nadine Labaki, è anche regista del film) è impegolata in una storia con uno squallido uomo sposato. La sua aiutante, Nisrine, ha un buffo fidanzato al quale non ha detto che non è più vergine; l’altra aiutante, Rima, evita la realtà nascondendosi dietro il suo walkman. La cliente abituale, Jamal, è un’attrice fallita che mente a se stessa sulla sua età; c’è poi Lilli, una vecchietta svampita a caccia di cartacce per strada, a cui bada la sorella minore, Rose, che per lei ha rinunciato a farsi una vita.

Certo, raccontata così sembra una un inno a tagliarsi le vene: eppure, si sorride e si ride spesso. Questo perché la vita delle quattro libanesi è molto simile al caramello che dà il titolo al film: nel mondo arabo non si usa solo per i dolci ma, grazie alla sua vischiosità, anche per la ceretta.

E, per chi non avesse fatto l’esperienza, posso assicurare che la ceretta araba è una delle cose più dolorose che si possano sperimentare.

 La pasta, formata da zucchero, acqua e uno spruzzo di succo di limone viene lavorata fino ad assumere una consistenza che esula i principi della fisica tradizionale. Il requisito essenziale è che sia appiccicosa: ma, poiché non è una ceretta intelligente, si appicicherà non solo ai peli ma anche a tutto ciò che la circonda, con speciale predilezione per vestiti e tappeti. La stesura di questa pastella gommosa sulla parte da depilare è un’operazione misteriosa: quando ci ho provato, dopo due ore (e due bolle sulle dita) di tentativi infruttuosi mi sono convinta che mi manca qualche muscolo dei pollici.
Lo strappo è ancora più doloroso della ceretta occidentale: mentre da noi si tira via la striscia al titanio con decisione, in Libano e dintorni si fanno tanti piccoli strappi, insistendo più volte sulla stessa parte.

Anche i più irsuti maschietti capiranno a questo punto che il caramello nella duplice accezione di dolce e di ceretta è un perfetto simbolo della condizione femminile (non solo libanese): dolcezza e sofferenza, piacere e dolore.  Le

 protagoniste di Caramel raccontano e vivono le loro storie con leggerezza: nella scena in cui Nisrine va in clinica, per farsi ricostruire l’imene, le amiche che la accompagnano sghignazzano per tutto il tragitto per esorcizzare la sua paura. E quando Layal si ossessiona al pensiero della moglie del suo  amante,     le amiche pensano bene di rintracciarla per offrirle un trattamento gratuito al salone. E per offrire a Layal la sublime possibilità di vederla e farle del male a colpi di ceretta.
In questo film tutto al femminile, le donne sono costantemente votate al pensiero degli uomini. Eppure questi restano sullo sfondo: l’amante di Layal non compare mai; il fidanzato di Nisrine, tranne una scena tragicomica all’inizio, in cui si pesta con un poliziotto,  non si vede che nelle parole della ragazza angosciata dal vuoto della verginità perduta. Gli unici cui venga dato qualche spazio sono il distinto corteggiatore americano della sarta Rose, che, pur di rivederla, si fa accorciare  e accorciare i pantaloni, e Youssef, il poliziotto imbranato che corteggia Layal. Questo è il personaggio che mi è piaciuto di più: storia e letteratura libanesi sono così piene di militari orribili e corrotti, che trovarne uno dolce e goffo mi ha fatto allargare  il cuore.

Insomma, come il caramello, questo film è dolce ma lascia un retrogusto amaro. E, come il caramel dei saloni di bellezza libanesi, fa male. Fa male alle donne, arabe ed europee, perché si possono riconoscere fin troppo bene nelle quattro libanesi – che, per inciso, sono un ritratto fedele delle donne di Beirut di oggi: belle, indipendenti e fragili: altro che harem ed esotismi –.

E fa male agli uomini: chiedete al Colui, che era con me al cinema, cos’ha provato quando Layal depila con la ceretta le sopracciglia del poliziotto.

PS. Per chi volesse saperne di più, questo è il sito del film.

 

 

 
Rispondi al commento:
jo_march1979
jo_march1979 il 08/02/08 alle 13:52 via WEB
Il mondo della depilazione è un orrore senza fine...
 
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