Se ascolto l’ironia rannicchiata in fondo alle cose, essa si scopre lentamente. Strizzando un occhio piccolo e chiaro, dice: “Vivete come se...”
Nonostante le molte ricerche, tutta la mia scienza è qui.
Camus, Il rovescio e il diritto
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Con molto rammarico, mi sono persa il V–day di alcuni giorni fa. La folla urlante, le dichiarazioni infuocate, l’orgoglio di sentirsi parte di un gruppo: peccato, ci sarei andata proprio volentieri.
Per rimediare alla delusione per essermi persa quest’evento, ho deciso di celebrare da sola il mio V–day.
Quindi, per chi volesse partecipare insieme a me, si deve:
1. Abolire tutte le espressioni sessiste: l’orrido “donna con le palle”, il delicato “Fatti i cxxxi tuoi”, l’educato “Cxxxo vuoi”, l’immaginifico “testa di cxxxo”. Se per un giorno non si usano metafore legate alla fisicità maschile, si ottengono due vantaggi: si pronunciano molte meno parole, e si esercita la fantasia per trovare nuovi insulti.
2. Guardare almeno una serie completa di Sex and the City (possibilmente non l’ultima, dove si rammolliscono tutte). Vantaggi: ci si diverte un sacco, anche senza uomini. E si impara come si combinano le americane nel tentativo di sembrare eleganti come europee.
3. Armate di spray urticante e unghie affilate, aspettare sotto casa l’ideatore dell’ultimo spot di assorbenti. Quello in cui una ragazza racconta emozionata il suo provino da vee–jay , che ha superato perché ha saputo FARE LA RUOTA, nonostante “le fossero arrivate”. Si chieda al pubblicitario:
a. Chi ha deciso che la vee–jay sia il lavoro nei sogni delle ventenni
b. Che cosa faccia di preciso una vee–jay
c. Qualunque cosa faccia una vee–jay, a che cosa le possa servire saper fare la ruota
d. cosa c’entri il fare la ruota con le mestruazioni. Il pubblicitario immaginava forse che una ragazza con un assorbente di altra marca avrebbe irrorato del proprio sangue tutti i presenti? Il pubblicitario sa che il ciclo mestruale non è la recisione di un’arteria?
Qualcuno si chiederà, a questo punto, cosa c’entri il V–day di Beppe Grillo con i miei progetti.
Non c’entra niente, infatti. Il mio V–day è il VAGINA DAY, la celebrazione annuale nata dopo il successo mondiale dei Monologhi della Vagina: il 2008 è il decennale della messa in scena dei Monologhi, e la ricorrenza è stata celebrata a New Orleans (c’era anche la nostra Lella Costa, preoccupata di non far sfigurare le vagine italiane)-.
Perché a New Orleans? perché dopo l'uragano è la vagina d’America. E’ fertile. E’ bagnata. Tutti ci si vogliono divertire. Ma quando ci sono dei guai, all’improvviso nessuno ne vuole sapere (Eve Ensler, organizzatrice dell’evento).
Buon V–day in ritardo a tutte le fanciulle, e anche agli uomini che non hanno paura di noi portatrici sane di vagina, e che non si sono imbarazzati leggendo questo post. E speriamo che tutte le New Orleans vaginali nel mondo diventino tante Parigi: tutti ci vogliono andare e quando sono lì si comportano bene. E piove spesso, il che non guasta.
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