Se ascolto l’ironia rannicchiata in fondo alle cose, essa si scopre lentamente. Strizzando un occhio piccolo e chiaro, dice: “Vivete come se...”
Nonostante le molte ricerche, tutta la mia scienza è qui.
Camus, Il rovescio e il diritto
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Qualche giorno fa mi chiama una delle mie più care amiche, in partenza per Damasco; mi fa: “Ti devo dire una cosa importante”.
Con le mie capacità di preveggenza immagino che sia uno scoop sulla nostra peggior nemica, un’anticipazione sui movimenti della nostra subdola prof, o una catastrofe legata al suo viaggio.
Meno male che non faccio la veggente, perché non mi ci sono neanche avvicinata: la “cosa importante” è che aspetta un bambino.
Uno choc che non so descrivere, legato, oltre alla notizia in sé, completamente inaspettata – per me, figuriamoci per lei- , al fatto che ultimamente, dovunque mi giri, vedo donne incinte. Mie coetanee, molto più grandi di me, molto più piccole, sposate, single, dal vero, in tv: ma cos’è, un’epidemia?
Sarà che il mio orologio biologico ticchetta come una bomba a tempo, sarà un effetto collaterale della primavera, ma questi bambini in arrivo da tutte le parti mi colpiscono, mi fanno fermare a riflettere sulle vere priorità della vita.
Poi succede che martedì sera metto su La7 e vedo S.O.S. Tata, la trasmissione più incredibile della storia della televisione, e cambio idea.
Per chi non l’avesse mai visto, S.O.S. Tata è una specie di reality in cui una mamma disperata di due o più piccoli terroristi telefona ad un trio di tate, che ne mandano una in missione nella casa bisognosa d’aiuto. Le scene con cui viene presentata la famiglia fanno impressione: bambini che si picchiano selvaggiamente a tutte le ore con urla superiori al rumore di mille unghie su mille lavagne, mamme incapaci di imporre un piatto di brodo ai figli figuriamoci un po’ di disciplina, papà che si tolgono il cerume dalle orecchie mentre i figli si scannano sotto il divano.
La tata (vestita a qualunque temperatura e in qualsiasi circostanza con una divisa blu a pois bianchi) per un paio di giorni osserva in disparte la catastrofica situazione, poi interviene, dettando una serie di regole cui grandi e piccoli devono sottostare. Magia magia, tempo tre giorni e il manicomio si trasforma nella famiglia del Mulino Bianco. I figli unni diventano piccoli lord, i papà fantasma cambiano con gioia i pannolini, le mamme affrante riacquistano un aspetto umano.
Fermo restando che buona parte del fascino del programma è dovuto anche al montaggio serrato, che non si sofferma sui momenti di crisi nell’applicazione delle regole, io la ritengo una trasmissione geniale.
Dopo averla vista un paio di volte, ho capito che il segreto del successo è nel fatto che le tate educano i genitori. Le regole più ferree infatti sono per loro, ostaggi dei capricci dei loro cuccioli. Nonché spesso senza le minime basi di buon senso per fare il genitore. Nell’ultima puntata c’era una mamma di 6 selvaggi tra i 2 e gli 8 anni, che si lamentava di non riuscire a star loro dietro, troppi e troppo vivaci. Poi si scopriva, tra le altre cose, che il papà dava loro il caffè la mattina, ignaro della connessione caffeina- vandalismo.
I padri hanno in genere un atteggiamento di rassegnata condiscendenza alle regole della tata, con punte di insofferenza (tipo un papà, visto l’anno scorso, che, rimproverato dalla tata di non far bere cose appropriate alla bimba di DUE anni sbottava: “Ma cosa crede quella lì, che voglio far male a mia figlia? mica le do la vodka, giusto un goccio di birra!”).
Invece le mamme, che sono sull’orlo di una crisi di nervi e oltre, guardano la tata salvatrice come se fosse la madonna di Pompei e fanno TUTTO quello che viene loro detto. Più la tata è severa, più le vogliono bene. Non a caso quella che va in missione nei casi più disperati è il capo-tate, la signora Lucia, che ha dei modi educati ma ferrei: si ipotizza sia stata l’insegnante della signorina Rottermaier.
Non so se la tata Lucia ipnotizzi bambini e genitori, se li picchi selvaggiamente fuori onda, se li corrompa con regali a telecamere spente, ma sta di fatto che nel giro di una settimana trasforma uno zoo nella corte inglese.
Questo non è un reality, è fantascienza.
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