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Messaggi del 06/02/2007

Di Jane Austen erotica

Post n°7 pubblicato il 06 Febbraio 2007 da jo_march1979
 
Tag: libri

Per ammazzare il tempo mentre aspetto la mia volatile prof che mi ha prima illuso di volermi ascoltare e poi mi ha inchiodato a far da guardia agli esami scritti, vi racconto di un libro delizioso che ho visto ieri alla Feltrinelli:Orgasmo e pregiudizio (brillante traduzione italiana dell’originale  Pride and Promiscuity, diArielle Eckstut ).

Come si può facilmente immaginare dal titolo, il libro è una rivisitazione in chiave ironico-sessuale della immortali opere di Jane Austen, altra autrice che amo molto.

 Ogni fanciulla che si sia mai appassionata alle romantiche vicende di Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento, Northanger Abbey DEVE sfogliare questo volume. L’autrice immagina di aver trovato per caso un cofanetto che contiene dei brani censurati dei più famosi romanzi di Jane Austen, rifiutati dall’editore perché troppo osceni, e li propone al pubblico moderno per ribadire la libertà di pensiero della nostra amata Jane.

Nei brani proposti succede di tutto: rapporti lesbici, sadomaso, incesti, omosessualità latenti, esibizionismo, sesso orale... Ad esempio, nel primo testo, si capisce un punto di Orgoglio e Pregiudizio  si propone una diversa interpretazione del motivo per cui la pudica Jane Bennet, recatasi in visita al castello dell’uomo di cui è segretamente innamorata, è costretta a passarvi la notte. Nella versione “ufficiale” Jane si ammala per aver preso un po’ di pioggia e non può muoversi; in quella censurata le sorelle del suo amato ignaro, che hanno capito che Jane è innamorata di loro fratello, la costringono a restare per saggiare le sue capacità a letto. Una bella scena di sesso lesbico a tre, insomma.

Ma non aspettatevi descrizioni oscene e scurrilità: la parte più deliziosa di questo libro è il linguaggio, perfettamente plasmato da quello “ufficiale” di Jane Austen; allusivo, ironico,e perfino pudibondo. Applicato a scene come quella del vicario di Orgoglio e Pregiudizio che si fa frustare dalla moglie Charlotte  travestita da  Lady Catherine, l’inspportabile benefattrice, è semplicemente fantastico.

 Insomma, questo libricino potrebbe davvero averlo scritto Jane Austen.

 
 
 

Di Autori e scrittori

Post n°6 pubblicato il 06 Febbraio 2007 da jo_march1979
 

Ieri sera, per riprendermi dallo choc dell’offerta di lavoro a Rabat (vedi post precedente) sono andata alla Feltrinelli di via Chiaia alla presentazione di un libro. Il testo in questione è Boccamurata, di Simonetta Agnello Hornby, che ha già pubblicato altri due romanzi, La zia marchesa (che ho letto da poco), e La Mennulara (che comincio stasera). Lo stile della Hornby è  quello di un’Isabel Allende in versione siciliana e meno immaginifica. Insomma, non la metterei tra gli autori che mi hanno cambiato la vita, ma è comunque una scrittrice gradevole.

Boccamurata ricalca la struttura dei due libri precedenti: la trama è data dalle intricate vicende di una famiglia siciliana, gradualmente dipanate attraverso la comprensione dei rapporti e la rivelazione di alcune verità nascoste. Non l’ho letto, quindi non mi ci posso dilungare troppo: in realtà la parte della presentazione che mi ha colpito di più è stata proprio lei, la Simonetta.

Una bella signora che ha sessant’anni e ne dimostra dieci in meno; minuta, scura, leggero accento siciliano, e soprattutto un sano senso dell’ironia. Vissuta in Sicilia fino a 18-20 anni, è poi andata a studiare a Londra, dove vive tuttora con marito, figli e nipoti. Fa l’avvocato e il giudice, si occupa soprattutto di minori. Da pochi anni fa anche la scrittrice.

Questo preambolo è necessario perché si differenzia dalla maggior parte delle presentazioni di libri cui sono andata. In genere queste  consistono nella magnificazione del volumetto dell’autore- più spesso autrice-, che siede impettito/a affianco ad un amico il quale, nella veste improvvisata di moderatore,  si presta a fare lodi acritiche. L’Autore (rigorosamente con la maiuscola, perché è una sorta di titolo onorifico pari a Cavaliere, Ingegnere, Dottore)  in genere è alla mano quanto la mummia di Dante, e umile quanto Carducci il giorno che ha vinto il Nobel. Le affermazioni che non riguardano l’irraggiungibile valore letterario del libercolo presentato vertono sulla squisita cifra artistica dell’Autore, che se non discende direttamente dalle Muse è almeno un loro cugino di terzo grado. Se poi l’Autore è Poeta, l’effetto è amplificato fino ad essere intollerabile -soprattutto perché spesso i versi fanno ridere i polli- .

Dopo aver magnificato sufficientemente l’Opera, arriva il momento del dibattito con il pubblico.  Il pubblico di queste presentazioni merita un cenno a parte, perché il 90 per cento- in cui ovviamente non sono compresa io, che di solito mi trovo lì solo perché mi tocca-  dicevo, il 90 per cento è composto da altri Autori: gente che ha scritto molte più pagine di quelle che ha letto, e che ritiene le sue rime cuore-amore –notte incolore superiori a quelle di Shakespeare.

In genere “il dibattito” consiste in qualcuno che si alza ed esordisce con:

“ Poiché nel mio piccolo (argh!) sono scrittore/ poeta anch’io, e ho composto questi diciassettemila versi sulle cavallette che mi infestano il giardino, che guarda caso ho qui con me...”, eccetera  eccetera. Di solito la domanda è opzionale, l’importante è annunciare al mondo che anche lui è imparentato per vie traverse con una o più muse. Al che l’Autore, piccato, si mette ad elencare i prestigiosi riconoscimenti che ha vinto, dal Trottolino d’oro della città di  Pollena Trocchia al secondo posto del Premio di letteratura “Foraggi e formaggi” sponsorizzato dalla ricotta Vallelata. Poi si alza un altro Autore dal pubblico, e si ricomincia da capo.

 

Tutto questo excursus per dire che ieri ho adorato la sobrietà di Simonetta Agnello Hornby, che  alla domanda della moderatrice Antonella Cilento (anche lei scrittrice, ma scrittrice vera, non Autrice) su come avesse trovato le fonti per i suoi romanzi non ha citato l’ispirazione notturna ma ha risposto: “Sono un avvocato, ho tratto molti spunti dai casi che seguo”. Oppure, quando le è stato chiesto delle dinamiche familiari che esplora nei suoi libri ha detto: “Sono un’italiana che vive all’estero, quindi ho una prospettiva doppia sulle relazioni familiari”. Insomma, si è descritta per quello che è: siciliana e londinese, cittadina italiana e inglese, avvocato e giudice, mamma e nonna, persona curiosa e brillante. A differenza degli Autori che si sbattono tanto per mostrare la loro arte, lei, da semplice scrittriceha fatto una figurone con la realtà.

Mi sa che sono io che sbaglio e vado troppo spesso alle presentazioni di libri sfigati.

 
 
 

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