Signora mia

Eppure ogni volta che prendo il treno continuo a stupirmi.

L’ultima volta che dal Cilento sono partita in treno per Napoli, trincerata come mio solito dietro Vanity Fair, ho osservato nel mio vagone:

1) Una ragazza prodigio, che leggeva con noncuranza appunti di analisi matematica e riempiva pagine e pagine di fogli. E dire che io in treno non riesco a concentrarmi abbastanza da capire la rubrica di Gad Lerner su Vanity;

2) Un’altra ragazza prodigio. E’ salita trascinandosi una valigia alta e larga quanto lei (sarà stata informata del fatto che a Napoli esistono i negozi, pertanto metà della roba che si era portata da casa era superflua?). Ha pensato bene di tenersi questo trolley mostruoso vicinovicino, riuscendo ad occupare due posti con il suo monolite. Più il posto del beauty case,gorsso quanto la mia valigia, più il posto per se stessa: totale, 4 sedili occupati sponsorizzati Roncato. Una così bisognerebbe invitarla alle conferenze a rischio, sarebbe capace di riempire da sola una sala.

3) Un giovane gentiluomo di campagna. Sale sul treno con due borsoni a mano (l’unico esemplare sprovvisto di trolley: sarà una specie in via di estinzione). Quando il controllore chiede il biglietto, si produce in una triste storia su come sia arrivato alla stazione e si sia catapultato sul treno obbedendo ad un misterioso istinto (insomma, si trovava per caso in giro con due valigie e gli è scappato di salire al volo sul primo treno). Inspiegabilmente, il controllore non gli crede e lo multa. Il tipo prima si scaccola, poi si alza e va a fumare vicino alla porta (su un treno regionale con dei cartelli di divieto di fumo grossi così. Almeno non si è messo a fumare in faccia alla signora incinta davanti a lui), successivamente decide di leggersi la multa. Quindi, per ovviare ai gradi di miopia procuratosi con nottate di studio matto e disperatissimo, inforca gli occhiali. Da sole. Alle sette del pomeriggio, in treno. Contento lui.

Infine, dopo aver letto attentamente la multa, ne rumina un angolo con espressione assorta, indi con uno scatto atletico la appallottola. Dopodichè si guarda intorno per buttare la cartaccia: l’occhio acuto si posa sul contenitore dei rifiuti posto a quindici centimetri dalla sua mano. Ma lui, da uomo abituato agli sforzi all’aria aperta, preferisce alzarsi appositamente per buttare il foglio dal finestrino.

Intanto siamo arrivati a Napoli. La ragazza prodigio n. 2 non è assolutamente in grado di manovrare il trolley (come avrà fatto a salire in treno con quel tir?)e  blocca il passaggio. Il giovane gentiluomo di campagna sbuffa dietro di lei, ben attento a non alzare un dito per aiutarla – dito peraltro impegnato in una nuova esplorazione nasale-. Siamo tutti bloccati dietro di loro.

Meno male che c’è la ragazza prodigio n.1: essendo abituata alla risoluzione di problemi complessi, escogita una serie di formule. Dà uno spintone al buzzurro, arriva dalla ragazza n.2.e la aiuta a far scendere il trolley dal treno.

Sempre detto io, che la matematica serve.