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« LA SEGUITISSIMA RUBRICA DEL BLOGMessaggio #899 »

Post N° 898

Post n°898 pubblicato il 14 Dicembre 2006 da corsivo79

LA COMMISSIONE DISCIPLINARE HA BOCCIATO IL RICORSO DEL CECO  CONFERMANDO LE 5 GIORNATE DI SQUALIFICA. CONTRO DI NOI UNA VERGOGNOSA PERSECUZIONE! LA SOCIETA' RICORRE ALLA CAF.

FURIA NEDVED: "LA JUVE CAMBIA IL CALCIO NO"

Pavel critica anche i suoi dirigenti: «Accetto la svolta, ma non so se la nuova linea paga. E mi tengo i 5 turni. Ho sbagliato nei confronti dei giovani, non sono stato un buon esempio, mi sono lanciato contro Farina. Ma non l’ho insultato. E’ tutto esattamente come prima. La Juventus no. E se un arbitro sbaglia contro di noi, non viene processato».

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LA BEFFA.
Nedved, espulso alla fine della gara pareggiata 1-1 sul campo del Genoa, secondo il referto stilato dall'arbitro Stefano Farina ha insultato il direttore di gara calpestandogli anche un piede. «Dagli atti ufficiali -si legge nella nota diffusa dalla Lega- risulta che il calciatore Nedved, dopo essere stato espulso a seguito di un intervento violento in danno di un avversario, ha rivolto all'arbitro, con atteggiamento provocatorio, una frase volgare di protesta, calpestandogli un piede, senza conseguenze lesive. Tale comportamento è stato correttamente valutato dal Giudice Sportivo in conformità con l'orientamento degli Organi della Giustizia Sportiva in casi analoghi». Le argomentazioni presentate dalla Juventus «sono in contrasto con le affermazioni riportate nel referto del direttore di gara, che sono fonte di prova privilegiata». «Relativamente al fallo commesso nei confronti di un avversario -prosegue il documento-, esso è stato infatti qualificato come 'gioco violentò e 'volontariò dal direttore di gara nel proprio referto. Per quel che attiene la successiva reazione del Nedved, nuovamente il referto non lascia spazio ad interpretazioni: il calciatore si è infatti avvicinato al direttore di gara 'con fare minaccioso', protestando vivacemente e schiacciando 'volontariamente' con il proprio piede il piede sinistro dell'arbitro».  Respinta anche la tesi difensiva secondo cui Nedved avrebbero compiuto un'unica 'azione' sanzionabile. Fallo e insulto, secondo la Commissione, costituiscono 2 atti separati. «Questa Commissione ritiene poi di non poter accogliere la richiesta di applicazione dell'istituto della continuazione avanzata dalla reclamante (istituto peraltro non specificamente disciplinato dal Codice di Giustizia Sportiva), essendosi trattato di due condotte distinte (una posta in essere durante un'azione di gioco, l'altra di protesta), rivolte a due soggetti diversi (un avversario ed il direttore di gara)». «I due episodi -conclude la Commissione- sono stati pertanto correttamente valutati dal Giudice Sportivo. Pur apprezzando questa Commissione il comportamento di ravvedimento del Nedved, ritiene che la sanzione irrogata sia equa». La Disciplinare, infine, ha parzialmente accolto il ricorso presentato dalla Juventus contro i provvedimenti del giudice sportivo nei confronti della società: resta la multa di 25.000 euro ma viene revocata la diffida. (Giorno)
LA JUVE RICORRE ALLA CAF.
La Commissione Disciplinare ha confermato le 5 giornate di squalifica inflitte dal Giudice Sportivo a Pavel Nedved dopo Genoa-Juventus. La società bianconera non ci sta e fa ricorso alla Corte d’Appello Federale. Il direttore sportivo Alessio Secco commenta: “Siamo molto contrariati perché ci auguravamo una riduzione della squalifica, che continuiamo a considerare eccessiva. Per questa ragione abbiamo deciso di fare ricorso anche alla Corte d’Appello Federale”.
LO SFOGO DI PAVEL.  "Noi siamo cambiati, il calcio no".   “Bisogna ripartire da Buffon”. Il ceco si confessa: «Non so se continuerò a giocare, ma in ogni caso la Juve deve rinforzarsi per riuscire a rivincere lo scudetto.
PAVEL Nedved, ma allora non ha smarrito la capa­cità di sorridere...
« Buona, questa... E’ il primo giorno comunque » .
L’ha presa proprio male?
« Moltissimo » .

Con chi ce l’ha?

« Con chi ce l’ho... Immagini » .

Immaginiamo, sì. Perdoni la tortura, però è indi­spensabile tornare indie­tro di quasi due settimane, a Marassi, 1° dicembre, ul­timi minuti della sfida contro il Genoa. Cosa è successo?
« Comincio con una doverosa premessa: speravo di dimen­ticare in fretta tutto quanto, ma non ci sono riuscito. Un tormento, una vitaccia. Però ho capito che è andata e che devo voltare pagina. Ma il mio pensiero rimane » .
Premessa esaudita ed esaurita. Adesso si spieghi, per favore. Spieghi il pen­siero che rimane compres­so dentro il suo cuore...
« Di solito mi guardo allo specchio e cerco di valutare cosa ho fatto di bene e cosa ho fatto di male. Non sono uno che ritiene di stare sem­pre dalla parte della ragione, ci mancherebbe. Guardi, a Genova ho sbagliato nei con­fronti dei giovani, non sono stato un buon esempio per loro perché mi sono lanciato d’istinto contro l’arbitro, per protestare. Per fare valere le mie ragioni. Ma non l’ho in­sultato e, se gli ho pestato il piede, non l’ho fatto apposta. Farina, invece, sul referto non ha scritto la verità, ha scritto che l’ho preso a male­parole e che l’ho fatto appo­sta a mollargli un pestone » .
Ha rivisto le immagini del­la televisione
« Sì, il fallo c’era ma non era un intervento da assassino. Qualcuno l’ha definito così. Assassino. Non esageriamo, per favore » .
Sia sincero, all’arbitro co­sa ha detto?
« Cosa ho fatto di male? Que­sto, solo questo. Io non insul­to, io porto rispetto anche quando sono infuriato. Chi mi conosce sa che ho un ca­rattere particolare, purtrop­po. Anzi, no purtroppo. Sono contento di come sono fatto: Pavel Nedved combatte fino all’ultima goccia di sudore per riuscire a vincere » .
Oggi si aspetta uno sconto dalla Disciplinare?
« Seconda premessa dovero­sa: non mi aspettavo cinque giornate di squalifica, che so­no una punizione severissi­ma. Ripeto, Zidane ne ha prese tre per la testata a Ma­terazzi, io cinque per un in­tervento di gioco. Comun­que, non so davvero cosa at­tendermi, una limatina o la conferma della pena. Se è giusto che meriti cinque giornate di stop, le accetto e basta » .
Travolto dallo sconforto, il pomeriggio della sanzione del Giudice, lei disse che aveva intenzione di smet­tere: l’ha sparata grossa...
«No, non era uno scherzo. Ve­do situazioni che non mi piacciono. Il calcio non è cambiato, è tutto esattamen­te come prima. La Juventus no, la Juventus invece è cambiata. Solo la Juventus, però... Hanno fatto fuori due persone, sono stati venduti otto giocatori. Noi, la Juven­tus » .
Consenta: una pessima sensazione...
« La politica della società adesso è diversa rispetto al passato. C’è il desiderio di essere più simpatici all’e­sterno, di trasmettere mag­giore disponibilità. Okay, ac­cetto la metamorfosi. Ma pongo pure un grande quesi­to, con tanto di punto inter­rogativo: con questo atteg­giamento saremo ancora vincenti? » .

E’ il disagio intellettuale, la divergenza di vedute strategica, che la separa dall’attuale dirigenza?
« Non esiste disagio. Con i di­rigenti siamo in fase di stu­dio, ci vediamo solo al cam­po, i rapporti sono esclusiva­mente professionali, ci vuole tempo per instaurare un fee­ling. Se proprio vuole saper­lo, la sintonia c’è, anche se ognuno è libero di pensarla in modo differente » .
Sostiene Buffon che ci sia un eccesso di giustiziali­smo nei confronti della Juventus. Insomma, nel dubbio l’arbitro fischia contro e se ne lava le ma­ni...
« Sììì, sono d’accordo al cento per cento. Non mi lamento, però è la verità. Del resto, un arbitro che sbaglia contro la Juventus non verrà mai pro­cessato. Ascolti come funzio­na da quest’estate. Nella te­sta dei direttori di gara si è incuneato un concetto abba­stanza strambo: hanno avu­to tanto prima che possono soffrire adesso » .
Una reazione umana, no?
« Umana, umana... Ma per un professionista è durissi­mo condividere un’anomalia di questo tipo. Vedete, io mi comporto sempre nella stes­sa maniera, in serie A o in serie B è lo stesso. Dedizio­ne, applicazione, determina­zione sono identiche. Mica mi alleno di meno, mica sono più distaccato. Tutto ugua­lissimo. Il resto no » .
Sia più chiaro.
« Non mi sentivo protetto pri­ma, non mi sento protetto ora. Dagli arbitri, intendo. Ribadisco, è durissima » .
NEDVED, lei non c’è per ra­gioni di causa maggiore, dicia­mo così, e quell’irriverente di Palladino le sta quasi soffian­do il posto...
« Palla, eh? Si è mosso bene in un ruolo non suo, da esterno sinistro e non da seconda punta. Non me lo aspettavo. Dopo la partita con il Verona, gli ho fatto personal­mente i complimenti. E sa cosa mi ha risposto? » .
Ovviamente no...
« Pavel, ma su quella fascia si cor­re tantissimo! E io: ma vai che sei un bambino... Palladino è bravo, però anche De Ceglie sarebbe stato all’altezza di sostituirmi. I nostri ragazzi sono eccezionali, abbiamo un serbatoio di talenti molto ricco » .
Non a caso, l’amministratore delegato Jean Claude Blanc ha parlato di un mix tra giovani e vecchi per la Juventus del fu­turo. Una buona idea?
« Dipende se i campioni accette­ranno di rimanere » .
Cosa fa, infila il dito nella pia­ga? E’ il tema di questi giorni caldi: vado, resto, non so, ve­diamo poi, forse sì, magari no...
« Per carità, nessuna polemica. Però è normale che Buffon, Del Piero, Camoranesi, Trezeguet de­siderino giocare in una squadra in grado di lottare per lo scudet­to e per la Champions League. E’ l’obiettivo minimo di un club co­me la Juventus. Mica possiamo stare a metà classifica, noi. Un anno in serie B non è facile da reggere, l’aspettativa generale è che la ripartenza sia immediata e bruciante » .
Trezeguet sostiene che man­chi molto per stare alla pari delle migliori. Condivide l’a­nalisi del centravanti france­se?
« Con questo organico potremmo fare bella figura anche in serie A, ma a mio parere non siamo at­trezzati per puntare al titolo. In poche parole, non siamo forti co­me in passato ed è abbastanza semplice capire perché. Torno al discorso precedente: quest’estate ci hanno lasciato otto giocatori, otto titolari. Non si sostituiscono con uno schiocco delle dita » .

L’Inter, adesso, detta legge...

« I nerazzurri comanderanno per un po’ di tempo. Avevano già trenta giocatori in squadra, ci hanno preso i due migliori, Ibrahimovic e Vieira... Anche questo è difficile da mandare giù. Fa male a qualsiasi tifoso bian­conero che si rispetti, si figuri a me » .
A proposito: lei continua?
« Non lo so. Sto riflettendo, gli an­ni ci sono, la voglia di giocare pu­re. Deciderò al termine della sta­gione » .

Le mancano Giraudo e Moggi?

« A livello personale non ho mai avuto contrasti. Come dirigenti, solo loro sanno fino in fondo cosa hanno combinato. Probabilmen­te nessuno crederà a cosa sto per dire, ma non ho voluto prestare molta attenzione a tutta la sto­ria delle intercettazioni... Sono giunto direttamente alle senten­za. In assoluto, ritengo non sia vietato ammettere che Giraudo e Moggi hanno costruito una Ju­ventus straordinaria » .
Potesse dare un consiglio a questa dirigenza, cosa si sente di suggerire?
« Fate in fretta a definire il piano industriale, in maniera che i no­stri campioni possano restare. Sono fondamentali, soprattutto uno » .
Chi?
« Buffon, il portierone. Da lui de­ve ricominciare tutto. E se Gigi rimane, vedrete che farà da trai­no per gli altri » .
La società si sta muovendo in questa direzione. Paginate sui giornali per diffondere mes­saggi
di stima...
« Infatti » .

E a Francesco Totti che consi­glio darebbe rispetto alla Na­zionale? In fondo, sta vivendo cosa ha già passato lei, per i dolori di un fisico maltratta-t­o...
« Un consiglio lo darei: non a lui ma a chi gli sta intorno. Ecco: la­sciatelo libero di scegliere, perché solo Totti sa cosa succede nel suo corpo e solo Totti può capire se ha dentro la forza per sostenere un impegno tanto delicato » .
La Lazio ha stravinto il derby: contento?
« Una bella sensazione. Tre a ze­ro è tanta roba, specialmente contro la Roma che si è presenta­ta alla stracittadina in grande spolvero. Si è mantenuta la tra­dizione: le squadre favorite per­dono i derby » .

I tifosi giallorossi si sono ven­dicati: hanno fatto la pipì nel­la fontana dove poi si è tuffato Delio Rossi...
« A Roma ho vissuto cinque anni, non mi stupisco più di niente quando c’è di mezzo il pallone... » .
Che Natale sarà per lei? Da di­soccupato?
« Sì, da disoccupato. E nessuno può immaginare quanto mi di­spiaccia stare a guardare i miei compagni. Mi ripresenterò nel 2007 e proverò a colmare il vuo­to. Ma sarà un Natale diverso an­che per il resto. Lo passo in Ita­lia, come al solito, ma non più a Torino. Vado in montagna, in Val­le d’Aosta, con la famiglia e con De Ceglie. Ho persino intenzione di cambiare preparazione atleti­ca: una volta correvo per tenermi in forma, adesso mi do allo sci di fondo. Ho il sospetto che sarà una fatica terribile, ma se io non sof­fro un po’ non sono contento. Mi conoscete, no? » .
A fine carriera ha deciso se torna a Praga?
« Ho deciso insieme con mia mo­glie e con i miei figli, Ivana e Pa­vel junior »

Dunque?

« Rimaniamo a Torino. Loro stan­no bene qui, hanno amicizie e punti di riferimento. Io ormai mi considero piemontese di adozio­ne, anche se non ho intenzione di rinunciare alle origini. I miei figli ad esempio studiano alla scuola italiana al mattino e di pomerig­gio svolgono il programma scola­stico ceco. Ogni sei mesi, poi, so­stengono un esame a Praga: è una fortuna essere bilingui » .
Nedved, da pensionato conti­nuerà a lavorare nel calcio e per la Juventus?
« Non lo so, non lo so. Per il mo­mento mi preoccupo solo di gio­care. Anzi, per il momento osser­vo avvilito gli altri che lo fanno. Non me lo ricordi che sono squa­lificato per cinque giornate, sennò smetto subito di sorridere. Le giuro, oggi è il primo giorno un po’ diverso dagli altri » (Intervista tratta integralmente da Tuttosport)

 
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