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« SULL'INTER LO SPETTRO DELLA BMOGGI SALE IN CATTEDRA »

I TORBIDI BILANCI DI MORATTI

Post n°928 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da corsivo79

CONTI DOPATI: L'INTER NEL MIRINO DI BORRELLI

Dopo l'inchiesta dei giudici di Milano il capo dell’ufficio indagini vuole i fascicoli della magistratura. Sussistono seri debbi sulla stagione sportiva interessata dalle irregolarità.  Perquisizione della Guardia di Finanza nella sede dei Moratti: si indaga anche sul collocamento della Saras e sul crollo delle quotazioni dopo il debutto in Borsa. 

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L'INCHIESTA "CONTI DOPATI".
  (Il Giorno) - Oltre 10 milioni di euro di plusvalenze. E’ l’ipotesi dell’accusa che, a un passo dal traguardo di un’inchiesta basata su una consulenza tecnica, apparenta Milan a Inter. La colla che unisce le eterne rivali si chiama falso in bilancio, un reato messo in atto con il fine di ripianare i debiti delle due squadre e con il mezzo di un mascheramento dei prezzi d’ingaggio di giocatori che Inter e Milan comprano e vendono e anche si scambiano. Diciotto ragazzi, dei quali otto sono quelli che passano dall’una all’altra società del calcio milanese. Ingaggi gonfiati, plusvalenze assolutamente fittizie che vanno a sommarsi in quella decina di milioni di euro prima detti. E ingaggi che confluiscono nei bilanci del Milan datati ottobre 2003-agosto 2005 e dell’Inter ottobre 2003-ottobre 2004.
Il primo a finire sotto inchiesta è stato l’amministratore delegato e vicepresidente rossonero Adriano Galliani, che con i falsi in bilancio contestati dalla procura di Milano ha certa dimestichezza. Ma la novità, che significa l’iscrizione nel registro degli indagati il 15 dicembre scorso, è l’ingresso del presidente dell’Inter Massimo Moratti, con lo stesso titolo di reato che peraltro ricade anche sull’attuale vicepresidente e amministratore delegato dal ’99 al 2003 Rinaldo Ghelfi e sull’ex amministratore delegato Mauro Gambaro.
Per la società nerazzurra — stando al capo d’imputazione che ieri il pubblico ministero Carlo Nocerino ha consegnato per conoscenza all’avvocato Adriano Raffaelli dello studio Mucciarelli — la consulenza i cui esiti hanno prodotto l’iscrizione nel registro degli indagati di Moratti (firmatario del bilancio del 2003) avrebbe appurato che le manipolazioni sarebbero state messe in atto per rientrare «nei parametri richiesti dalla Covisoc» nel 2005 per la regolare iscrizione al campionato di calcio.
Indagate le persone e indagate, in base alla legge 231 del 2001 che accolla responsabilità per alcuni reati anche alle persone giuridiche, le due società. Che, quanto meno rispetto alla giustizia sportiva non avrebbero nulla da temere, visto che le loro colpe sarebbero prescritte (ma non prescritte quelle delle persone fisiche). Questa peraltro è materia tutta dell’ex procuratore generale della Repubblica e ora a capo dell’ufficio indagini della Federcalcio Francesco Severio Borrelli. Che, dopo aver già ricevuto i documenti delle procure di Genova e Roma sulle rispettive inchieste riguardanti il doping amministrativo, nei prossimi giorni chiederà al pm Nocerino il risultato del suo lavoro. Lavoro che il pubblico ministero ritiene sostanzialmente concluso proprio con la consulenza tecnica ordinata alcuni mesi fa e giunta sul suo tavolo ai primi di dicembre. I prossimi passi saranno l’invio dell’invito a comparire ai quattro indagati, che,con ogni probabilità non compariranno. Subito dopo il pm depositerà l’avviso di chiusura indagini mettendo a disposizione delle parti tutte le carte dell’accusa. E’ probabile che allora, nei tempi che vanno dal deposito alla richiesta di rinvio a giudizio, i presidenti delle due società sportive decideranno di farsi sentire dal pm. Per ora, mentre Galliani entra nel merito del reato negandone la sussistenza («Le società sono libere di acquisire calciatori, non credo si tratti di falso in bilancio»), Moratti si dichiara sereno: «Sono e siamo tranquilli. Giustificheremo tutto... Con tutto il riguardo che si deve nei confronti della Procura, che è giusto che apra e che guardi queste cose, ci sentiamo altrettanto tranquilli di saperle giustificare».
QUEI RAGAZZINI PAGATI A PESO D'ORO.
Otto giocatori della Primavera scambiati fra Inter e Milan: valore 3 milioni a testa. La bufera giudiziaria che ha investito Inter e Milan rientra nelle più ampie indagini aperte negli ultimi quattro anni e che hanno riguardato le contabilità truccate di decine di club calcistici italiani. Nel mirino degli investigatori sono finite soprattutto le plusvalenze, trucchetti finanziari ai limiti dei regolamenti utilizzati per ripianare i bilanci con la compravendita di giocatori spesso giovani e sconosciuti. I magistrati milanesi si sono soffermati in particolar modo sul maxiscambio avvenuto nel giugno del 2003 fra le due società meneghine e che coinvolse 8 ragazzi della Primavera: Simone Brunelli (che ha ancora una vertenza in corso con il club di Moratti), Matteo Deinite, Matteo Giordano e Ronny Toma passarono in maglia nerazzurra generando una plusvalenza fittizia totale di 11,961 milioni di euro (come se il cartellino del singolo giocatore fosse costato 3 milioni di euro...), e in cambio a Milanello arrivarono a cifre esorbitanti (13,95 milioni, ovvero una quotazione di 3,5 milioni per ogni singolo calciatore...) altri quattro giovanotti, ovvero Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi (ma subito dopo l’Inter aprì una compartecipazione, ricomprando di fatto la metà di ogni singolo giocatore per 1,750 milioni). La spiegazione di Galliani fu: «Mentre in alcuni settori tempo fa qualcuno cercava di occultare i ricavi, stranamente nel mondo del calcio si occultano le perdite; quindi, non è che ci sia un aggravio o che qualcuno evada. E’ evidente che si scambiano due giocatori spendendo due milioni anzichè uno, e ciò riduce la perdita». E infatti il bilancio del Milan chiuso al 30 giugno del 2003 con un passivo ‘limitato’, di 28 milioni e 908mila euro (nonostante il record del fatturato, aumentato per la prima volta oltre i 200 milioni). Del resto per i rossoneri certe operazioni erano diventate quasi di routine, se è vero che il precedente triplice scambio con il Parma (Marco Donadel, Davide Favar e Mirco Stefani per Luca Ferretti, Roberto Massaro e Filippo Porcari) aveva garantito ben 7,892 milioni di plusvalenza.
Se prima, dunque, le società si scambiavano campioncini a peso d’oro, adesso il giochino è ancor più sofisticato, e riguarda il marchio. Milan, Inter, Roma, Lazio e Sampdoria hanno girato a se stessi il proprio brand, rivalutandone il valore: ecco un’altra forma di quello che Gazzoni chiama «doping amministrativo», quello che consentirà entro il giugno del 2007 (scadrà allora l’ultimatum dell’Unione Europea per coprire la voragine di 700 milioni di euro aperta dall’addio allo spalma-ammortamenti) a molti presidenti di salvare la pelle e non ricorrere al portafoglio (o, nel peggiore dei casi, al Lodo Petrucci). 
LE POSSIBILI CONSEGUENZE.
Che cosa rischiano in termini di giustizia sportiva l'Inter e il Milan (ma anche il Genoa, la Sampdoria e le altre società che potrebbero presto aggiungersi) per l'inchiesta sui bilanci falsi, in caso fossero accertate le irregolarità? Le sanzioni sono quelle che abbiamo imparato a conoscere quest'estate per gli illeciti sportivi: vanno da un'ammenda, alla penalizzazione in punti, fino alla retrocessione all'ultimo posto, a seconda della gravità dei fatti.
IL FASCICOLO
Quel che è sicuro, è che l'ufficio indagini, capitanato da Francesco Saverio Borrelli, cercherà subito di vederci chiaro, chiedendo le carte alla procura di Milano. Queste confluiranno nel fascicolo, già aperto, sul doping amministrativo, dove si trovano anche i documenti delle procure di Roma e Genova. La via maestra da cui potrebbe passare la salvezza delle società si chiama prescrizione. E infatti, ieri, l'ipotesi che l'inchiesta fosse fuori tempo limite aveva assunto spessore.
LA PRESCRIZIONE
La questione non è così pacifica. Se i bilanci sotto inchiesta sono solo quelli che sono serviti per iscriversi al campionato 2004-2005, la partita si gioca sul filo del calendario. L'iscrizione al campionato, infatti, andava effettuata entro il 30 giugno 2004, ultimo giorno della stagione sportiva 2003-2004: se la domanda, con allegato il bilancio che si ipotizza falso, è stato effettuata entro quella data, allora le società non sarebbero più perseguibili. La prescrizione arriva infatti dopo due stagioni da quella in cui l'illecito è stato commesso: il 30 giugno 2006 è finito tutto. Se però i documenti, per qualsiasi motivo, sono stati forniti anche solo il giorno dopo, 1˚luglio 2004, la faccenda è ancora aperta. «Non è una questione di interpretazione, ma di fatto — spiega l'avvocato Bruno Catalanotti —, bisogna guardare le date». Ma c'è un'altra ragione per cui la prescrizione potrebbe non scattare: l'apertura di un fascicolo da parte dell'Ufficio indagini può aver interrotto il conto alla rovescia della prescrizione. Non è necessario che siano specificati i soggetti «denunciati»: sarebbe sufficiente che questi siano di agevole individuazione.
STAGIONE 2005-2006
La cosa però potrebbe non essere chiusa con la stagione 2004-2005. Anche qui, occhio alle date. Ieri si è saputo che sotto esame per il Milan ci sarebbe anche il bilancio chiuso a dicembre 2004, ed approvato nell'aprile 2005. Così come il capo d'imputazione che riguarda l'Inter parla del bilancio chiuso nel giugno 2004, approvato il 29 ottobre successivo. La procura non lo specifica, ma entrambi dovrebbero essere serviti per l'iscrizione alla stagione 2005-2006: in questo caso, addio all'ancora di salvezza della prescrizione.

UCKMAR (EX COVISOC): "I TRUCCONI DI BILANCIO VANNO PUNITI". Victor Uckmar, professore di scienza delle finanze e presidente della Covisoc fino al 2001, ha commentato così i fatti giudiziari che riguardano l'Inter e Massimo Moratti.  "Sta avvenendo quello che paventavo sarebbe avvenuto. Dico solo che c'è un codice penale e fallimentare, perchè i signori del calcio devono essere trattati diversamente da un imprenditore delle scarpe? Vanno puniti. I trucchi, sarebbe meglio dire trucconi erano all'ordine del giorno. Comportamenti illeciti a più livelli: degli amministratori, del governo del calcio che ha sempre mostrato un certo lassismo e anche del governo nazionale".
E LA FAMIGLIA MORATTI NEI GUAI ANCHE PER LA SARAS.  (Repubblica) - Che col collocamento in Borsa della Saras l´affare l´avessero fatto soprattutto i Moratti, lo si era capito subito. Perché a fronte di un incasso da parte dei fratelli Gian Marco e Massimo di oltre 1,7 miliardi di euro, a chi aveva comprato il titolo in quotazione a 6 euro era toccato invece al primo giorno di contrattazioni un ribasso del 12%. E ora, dopo che in poco più di sette mesi il valore dei titoli del gruppo si è quasi dimezzato, anche la Procura di Milano vuole vederci chiaro.
Ieri è partita un´operazione del Nucleo di Polizia tributaria e di Polizia giudiziaria della Guardia di finanza di Milano per acquisire tutti i documenti relativi alla quotazione del gruppo petrolifero. L´ipotesi di reato è falso in prospetto (art. 173 del Testo unico della Finanza) e le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Luigi Orsi. I militari delle Fiamme gialle hanno fatto visita non solo alla sede della società, ma anche a quelle delle due banche d´affari che hanno avuto un ruolo primario nell´ambito della quotazione: Jp Morgan, global coordinator dell´offerta, e Caboto (gruppo Intesa Sanpaolo), in quanto responsabile del collocamento.
Sotto la lente sono finiti proprio i primi giorni di contrattazione, quando il titolo è stato colpito da forti vendite. Dopo il crollo della prima seduta(18 maggio 2006) con un volume impressionante di scambi, pari a 124 milioni di pezzi (quasi la metà dei titoli venduti dai Moratti), le cose poi non sono andate meglio, tanto che già il 22 maggio il titolo sprofondava sotto i 5 euro. Da allora il declino è continuato inesorabile, Saras si è aggiudicata la palma di peggior matricola dell´anno e ora tratta a soli 3,89 euro per azione. Una debacle che ha suscitato le ire degli investitori, sui cui esposti si è mossa la magistratura. La società ha cercato di giustificare l´andamento negativo del titolo con il calo del petrolio a ridosso della quotazione. In effetti, il settore in quei giorni subì forti oscillazioni al ribasso, anche se poi, quando a luglio il greggio arrivò ai record di 77 dollari al barile, la Saras non riuscì a trarne beneficio.
Un mistero che potrebbe essere svelato dalle carte sequestrate dalla Guardia di Finanza. Le sfortune borsistiche della Saras, però, sembrano aver già prodotto una vittima. Si tratta di Paolo Alfani, che lo scorso 4 ottobre ha lasciato il gruppo dove rivestiva l´incarico di direttore generale e di vicepresidente esecutivo, ufficialmente per i raggiunti limiti di età, ma secondo indiscrezioni per non aver saputo ovviare alle difficoltà post-collocamento. Fu lui a presentare la società nei vari road show e a dialogare sempre con gli investitori istituzionali. Il mercato, del resto, ha da sempre percepito il collocamento del gruppo come esclusivamente un´occasione per i Moratti di fare cassa. Solo il 6% dell´offerta, infatti, era frutto di aumento di capitale.
ONESTA' A TAVOLINO - (da Camillo di Christian Rocca) - Fuori le procure dal calcio, please. L’abbiamo scritto quando c’è stata l’immonda gogna mediatica di questa estate, quella che voleva far credere che la palla non fosse rotonda, lo ripetiamo adesso che la procura di Milano ha messo sotto inchiesta l’onesto Moratti, ma anche i dirigenti del Milan, con l’accusa di aver falsificato il bilancio delle loro squadre di calcio, attuando uno stratagemma senza il quale non si sarebbero potuti iscrivere al campionato di serie A di due anni fa. Il doping amministrativo non è una novità nel mondo del calcio, vista la volubilità degli asset (i calciatori) delle società sportive. Nel passato altre squadre sono state coinvolte, Roma e Lazio, ma soprattutto la Fiorentina, una società che pochi anni fa è stata cancellata (non per falso in bilancio, ma perché il bilancio non reggeva) fino al Torino che è stato costretto a perdere tutto e poi, grazie al lodo Petrucci, a ripartire dalla B. La squadra di Moratti, tra l’altro, ha avuto problemi di creatività di bilancio già questa estate, insieme col Milan, nel pieno di calciopoli. La Covisoc, ovvero la Consob del calcio, aveva scoperto una vendita fittizia per 158 milioni di euro del marchio Inter a una società controllata dallo stesso club. I controllori avevano chiesto la ricapitalizzazione di 100 milioni di euro, pena la non iscrizione al campionato in corso. La Federcalcio di Guido Rossi, secondo il Sole 24 Ore, ha trovato il modo di fare uno sconto del 60 per cento a Moratti, poco prima di regalargli lo scudetto vinto sul campo dalla Juventus.
Ma oltre a toghe e Savonarola, sarebbe il caso che stessero fuori dai campi di gioco anche i moralisti che poi magari si rivolgono al capo della sicurezza Telecom per far pedinare calciatori, arbitri e dirigenti. Massimo Moratti è già petroliere e ambientalista, oltre che industriale e compagno del subcomandante Marcos, per non dire di Hugo Chávez, ma da patron dell’unica squadra condannata per aver ricettato una patente e falsificato un passaporto di un calciatore, il paradossale titolo di Cavaliere dell’Onestà pare francamente una definizione guadagnata a tavolino.
 
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