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EMERGENZA INFORTUNI

Post n°1182 pubblicato il 09 Settembre 2007 da corsivo79

LA JUVENTUS CON LE OSSA ROTTE: NOCERINO SALTA ROMA E DERBY!

Distorsione a una caviglia per il giovane centrocampista bianconero: starà fuori un mese. Fuori per parecchie settimane anche Boumsong, che a Saragozza si è procurato uno stiramento. I due ultimi infortunati vanno ad aggiungersi ai degenti di lungo corso Marchionni e Grygera. E con la maxi-squalifica che attende Zebina i bianconeri arriveranno in piena emergenza alle delicatissime sfide con Roma e Torino. Scialbo pareggio tra Italia e Francia. Buffon ancora in versione super. Del Piero non brilla, costretto come al solito a giocare sulla fascia da un troppo prudente Donadoni.



ALLARME INFORTUNI: NOCERINO FUORI UN MESE! - La Stampa edizione Torino - La Juve esce con le ossa rotte e il morale sotto i tacchi dalla trasferta di Saragozza. Sconfitta per 2-1 a parte, la terza all'estero dopo Newcastle e Amburgo, c'è sempre un Milito a beffare la Juventus. Quest'estate la lunga e onerosa trattativa per portare il difensore Gabriel a Torino, fortemente voluto e cercato da Ranieri, ha scombussolato i piani di Secco e Blanc, arresisi malvolentieri alla sparata di 20 milioni che ha trovato attenzioni solo nel Barcellona, dove ora gioca.
L'altro ieri ci ha pensato il fratello Diego a rendere amara la partita a Nedved e compagni: l'ex bomber del Genoa ha firmato la doppietta nel primo tempo che ha reso vano il pareggio su punizione di Iaquinta, ma soprattutto ancora una volta ha sottolineato le difficoltà difensive bianconere. Vero che senza gli otto nazionali il test perdeva di valore, ma i gol presi pesano e alla fine l'unica nota positiva per il tecnico romano è stato il rientro di Birindelli, pronto a sostituire lo squalificato Zebina. La nota preoccupante, però, è infilata nel bollettino medico post partita. La Juventus ha accettato di partecipare alla gran festa del Romareda per i 75 anni del club aragonese (nonostante i dispetti di mercato), ma gli infortuni occorsi a Boumsong e Nocerino sono la variante più dolorosa e rischiosa di un impegno che si è trasformato in una battaglia. «E' stata una partita dura - ha commentato Claudio Ranieri - e sono stato costretto a effettuare delle sostituzioni prima del previsto. Volevo far giocare tutti il più possibile per migliorare la condizione, ma non ho potuto farlo». L'allenatore ha faticato a non far esplodere la rabbia per gli interventi degli spagnoli (anche Palladino è uscito dopo un brutto colpo). Se Boumsong si è stirato da solo in occasione dell'2-1, non altrettanto può dirsi per Nocerino. Il centrocampista napoletano è stato toccato duro da Luccin al 23' e ha riportato la distorsione della caviglia destra: martedì alla ripresa degli allenamenti si capirà l'entità dell'infortunio, ma il rischio è che l'uomo chiave di Ranieri resti fuori per 3-4 settimane e salti così anche il derby con il Toro.
RANIERI: "A SARAGOZZA PARTITA DURA" - juventus.com - “Come avevo detto alla vigilia, non era il risultato la cosa importante. Piuttosto mi interessava far giocare tutti il più possibile per migliorare la condizione. Purtroppo non ho potuto farlo, perché il Saragozza ha giocato in maniera piuttosto dura e sono stato costretto ad effettuare delle sostituzioni prima del previsto”. Sono queste le parole pronunciate da Claudio Ranieri al termine della sfida con il Saragozza. Gli infortuni a Nocerino e Boumsong, durante il primo tempo, e l’uscita di Palladino, anch’egli colpito duro, tra le due frazioni di gioco hanno scombinato i piani del tecnico, ma si è trattato comunque di una buona sgambata, utile quantomeno a portare in condizione alcuni elementi della rosa. Per Ranieri, dopo il ritorno a Cagliari di domenica scorsa, la serata è stata un altro tuffo nel suo passato, visto che in Spagna ha allenato per quattro stagioni: “Tornare dove si è stati tanto bene fa sempre piacere. Che si tratti di Cagliari, della Spagna o di altri posti però, quello che mi interessa è tornare e vincere”.
DEL PIERO "TERZINO", INZAGHI ISOLATO: L'ITALIA NON VA OLTRE LO 0-0 - LA STAMPA - Una damigiana di veleno per questo, barbosissimo, eccesso di zero. Boccali di frecciate e bieche allusioni per un «armistizio» che dimenticheremo in fretta: era l’8 settembre, avremmo dovuto immaginarlo. La Francia rimane al comando del gruppo, mentre l’Italia scivola al terzo posto, scavalcata dalla Scozia. E meno male che gli ucraini, che affronteremo mercoledì a Kiev, hanno pareggiato in Georgia. Nulla è perduto, in Europa e dintorni, ma non possiamo più sbagliare. La mobilitazione «mondiale» di Donadoni si è risolta in una dieta ferrea, suggellata dai cambi di Inzaghi e Del Piero, i piatti forti del menù. La Francia ha giocato all’italiana. Noi, seguendo gli aquiloni di Pirlo. Il risultato ne è l’agghiacciante fotografia.
Un Paese (troppo comodo dire uno stadio) che fischia così l’inno degli avversari meriterebbe ben altro che un calcio nel sedere. Anche per questo, la partita diventa subito uno squarcio di Bronx. Gomitata di Makelele, ammonito, a un appiccicoso Del Piero. Scintille Vieira-Gattuso. Pressioni e tensioni: tutto previsto. Prima di accomodarsi in tribuna, Domenech cucina una difesa che spiazza persino i suoi più incalliti traduttori: Lassana Diarra a destra, Thuram-Escudé coppia centrale, Abidal a sinistra. Sul piano fisico non c’è gara: stravincono loro. A livello tattico, la partita è un tappo che nessuno riesce a togliere. L’Italia, perché gli ordini di scuderia tengono Del Piero e Camoranesi più vicini a Gattuso, De Rossi e Pirlo che non a Inzaghi. La Francia, perché il suo cuore batte al ritmo di Vieira e Makelele, con Ribery che, più di Malouda, cerca di aggirare le nostre trincee. Pirlo gode di modici privilegi territoriali, peccato che Oddo e Zambrotta escano di rado dalle rispettive tane. L’intreccio è acre, colpa degli attori se il regista (Michel, in questo caso) fischia spesso. Il 4-4-2 è uno schema che i bleus, votati al 4-2-3-1 di zidaniana memoria, portano a spasso con sofferta prudenza. Henry-Anelka, la coppia «nata» nell’ultima amichevole in Slovacchia, si guarda attorno smarrita: Barzagli e Cannavaro non mollano, e di munizioni, nemmeno l’ombra. Da un grappolo di angoli, gli azzurri non ricavano che caste mischie. Gattuso trancia Makelele: giallo, ciao ciao Ucraina. Poco dopo la mezz’ora, un lampo di Del Piero, imbeccato da Camoranesi, spazzola le ragnatele dai guanti di Landreau. A stretto giro di posta, ecco Inzaghi inventarsi una parabola che, dalla linea di fondo, scheggia la traversa. La Francia è Ribery: azionissima e sinistro vagante. Prima parata di Buffon, al 42’: su sventola di Malouda. Pesi massimi e pesi leggeri, il ring intasato, l’afflato creativo deportato in Siberia. Siamo alle solite: i tifosi scalpitano; i neutrali, sbadigliano. I chili di Materazzi e Toni ci avrebbero fatto comodo, come no. Negli stacchi, nelle bolge, nell’arrampicarsi in cime alle clavicole altrui. Vieira e c. giocano una partita italiana, di pura gestione. Classifica alla mano, possono permetterselo. Capello conta le scivolate e non ha dubbi: abbiamo sbagliato tacchetti. Ci prova Barzagli, naturalmente su corner. Landreau è lì. Poi Camoranesi, da lontano: pugni del portiere. La ripresa azzurra inizia così, al peperoncino. I vice campioni esercitano il diritto di replica: da Henry a Anelka, Oddo polverizzato, salva Buffon. La sfida s’increspa. Thuram abbatte De Rossi da dietro e la fa franca, Ribery si mangia mezza Italia salvo lasciare coltello e forchetta nelle tasche di Gattuso. Donadoni richiama Camoranesi, in riserva, e propone Perrotta. Oddo e Del Piero vengono letteralmente schiantati nei corpo a corpo. La staffetta Inzaghi-Lucarelli è un appello alla nazione: servono muscoli. La partita si rivela di una mediocrità non meno disarmante della impotenza che trasmettiamo. C’entra la pedalata, l’anoressia dei nostri attacchi: pochi, e quasi mai ben accompagnati. La scelta di Del Piero non ha pagato. Idem quella di Inzaghi: scriverlo dopo è facile, ma le cose stanno proprio così. In compenso, ha retto la Maginot, Barzagli incluso. Uno dei rari pericoli, ironia della sorte, lo corriamo nel finale, su un’uscita sbilenca di Buffon. Del Piero esce e Di Natale entra quando ormai il cameriere sta portando il conto. Che è questo: cinque sconfitte e quattro pareggi. L’ultima vittoria sui bleus resta incollata al piede «settantottino» di Renato Zaccarelli.
Una piccola.
LE REAZIONI -. Del Piero lascia il campo di San Siro tra i fischi ma Buffon è pronto ad alleggerire l’episodio: «Quando succedono situazioni di questo tipo non sai mai con chi ce l’ha il pubblico. Potrebbero essere stati anche fischi diretti a Donadoni per la sostituzione». La coppia Pippo-Alex non ha incantato. Zero reti in casella e poche occasioni tra i piedi. Del Piero ha una sua teoria: «Siamo stati un filino troppo attenti a non perdere. La Francia era più tranquilla mentre noi eravamo troppo ancorati dietro. Ora però dobbiamo rimboccarci le maniche». Sulla sua prestazione invece ha poco da dire: «Io e Inzaghi non abbiamo giocato molto vicini, io era spostato sulla sinistra. Ci sono capitati pochi palloni, alla fine lo 0-0 è il risultato più giusto». Chi si aspettava calcio champagne o sperava di provare forti emozioni torna a casa deluso. Gattuso è poco tollerante sull’argomento e attacca i palati fini: «Noi non siamo la Seleçao, non abbiamo i loro giocatori. Ricordo che abbiamo vinto l’ultimo Mondiale lottando su ogni pallone».  Anche Donadoni se la prende con i disfattisti. A lui Del Piero e Inzaghi sono piaciuti e guarda alla partita contro l’Ucraina con grande ottimismo: «Prima di tutto Del Piero ha speso moltissimo facendo un grande lavoro di sacrificio e di questo gli va reso merito. L’avrei cambiato prima ma avevo già sostituito due giocatori e non potevo correre il rischio di restare in 10 nell’ultima mezzora. Ripeto, ha corso tanto, ha speso moltissimo e questa squadra in questo momento anche dal punto di vista fisico non può dare di più». Poi prosegue la sua analisi: «Hanno fatto bene i difensori, anche il centrocampo ha fatto bene. Siamo forse mancati un po’ in fase di spinta e di appoggio a Inzaghi pero’ anche Barzagli ha dimostrato di essere un giocatore che qui ci sta bene e alla grande».  Intanto la Scozia ha vinto e ha scavalcato l’Italia: «Poteva starci tutto. Io non sto però a fare certi calcoli, ribadisco che a questa squadra era difficile chiedere di più. Sono soddisfatto. Un’occasione persa? No, assolutamente no. Magari tra due mesi l’avrei considerata diversamente ma adesso come adesso la ritengo una partita che ha espresso quello che siamo in grado di poter fare in questo momento. Non mi sembra che la Francia ci abbia creato grossi pericoli». Per l’Ucraina intanto è stato chiamato Iaquinta. Toni non ha recuperato e quindi oggi torna in Germania. 
CHIUSA LA CAMPAGNA ABBONAMENTI, L'OLIMPICO SARA' TUTTO ESAURITO! - juventus.com - Sarà una stagione memorabile quella della Juventus allo stadio Olimpico. Molto difficilmente infatti l’impianto non farà registrare il tutto esaurito ad ogni gara. E’ la logica conclusione da trarre al termine della campagna abbonamenti, che, dopo essere stata riaperta dal 29 settembre sino al tardo pomeriggio di oggi, presenta dei numeri di tutto rispetto. Alla chiusura del Call Center infatti, il numero di tessere vendute ha superato le 17.000 unità. Praticamente esauriti i settori Family, Laterale est e laterale ovest, oltre alle due curve, saranno circa 3.000 i biglietti in vendita per ogni singola partita. Agli abbonamenti vanno infatti aggiunti i 2.500 tagliandi destinati ai tifosi della squadra ospite e, considerato che non tutti i posti dell’Olimpico vengono venduti, per ragioni di visibilità, c’è da scommettere su uno stadio sempre pieno e colorato di bianconero.

 
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