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« IL DIAVOLO RISPEDITO ALL...NEDVED KO E ASSENTE A BERGAMO »

FORTE, GIOVANE E ITALIANISSIMA!

Post n°1584 pubblicato il 16 Dicembre 2008 da corsivo79

LA JUVENTUS SOGNA LO SCUDETTO "CON I BABY PRENDEREMO L'INTER"

Dopo aver annichilito il Milan dei brasiliani con una banda di giovanotti in campo, i quotidiani e le trasmissioni sportive celebrano l'impresa bianconera e la società sogna di conquistare Scudetto e Champions con i suoi ragazzi terribili. La Juve, infatti, ha deciso di puntare sui baby d'oro. Giovinco, Marchisio, De Ceglie già stabili in prima squadra, Ekdal, Rossi e Iago che meravigliano in Primavera. E poi ci sono gli altri giovani, Chiellini, Sissoko e Molinaro. La linea verde paga e la società spende ogni anno 6 milioni di euro per il vivaio. Il presidente Cobolli: "Contro il Milan abbiamo giocato con 7 giovani italiani. E per noi è motivo d’orgoglio: Marchisio e De Ceglie hanno dato prova di cosa si può fare con il vivaio, a cui la Juve crede tanto. Per lo scudetto ci siamo anche noi". Il ds Alessio Secco: "Fare crescere i giovani è uno dei nostri obiettivi. Non solo gli italiani: prendete Sissoko, ci si dimentica che ha solo 23 anni. L’Inter non è assolutamente fuori dalla nostra portata. Nessun obbiettivo ci è precluso. Aspettiamo il recupero dei nostri campioni infortunati, poi potremo dire la nostra. Amauri? Grandissimo giocatore e ragazzo eccezionale". Intervista alla rivelazione Marchisio: "M'ispiro a Tardelli. Sono andato a vedere i suoi filmati. Non vorrei essere di passaggio, mi piacerebbe guadagnarmi un posto da titolare e restare qui fino a fine carriera". Solo un lieve risentimento tendineo per Nedved, che potrebbe recuperare per domenica. Lippi: "Juve-Milan ha promosso i bianconeri. Amauri? Quando sarà tempo. Bravi De Ceglie e Marchisio". Mercato, la Juve segue Inler e l'estremo difensore rumeno Pantilimon, gigante di 2,03 metri. Dallo Slavia Sofia in prova giovane portiere Kirev. 



COBOLLI GIGLI: "NOI ORGOGLIO ITALIANO" - Il Giorno - E adesso provate a prenderli, direbbe Steven Spielberg. Lo impongono i numeri, l’ha detto il campo. E’ la Juventus l’antagonista più accredita dell’Inter nella lotta per lo scudetto. Otto vittorie nelle ultime nove partite di campionato non sono un caso. La vecchia signora ci crede, il camaleonte solido pensato da Ranieri ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per giocarsela fino alla fine. La grinta non manca mai, il gruppo, nonostante tantissime defezioni per infortunio, ha dimostrato di esserci, e Amauri per quello che ha fatto vedere rappresenta la risposta bianconera ad Ibrahimovic. E non solo per il numero di maglia (l’otto) identico. Rispetto ai nerazzurri, però Madama può contare su giovani come De Ceglie e Marchisio, gioventù made in Italy di grandissimo valore e prospettiva, ragazzi che hanno fatto vedere di poter giocare ad altissimi livelli in Italia, ma anche in Europa. Giovanni Cobolli Gigli è entusiasta: «Contro il Milan abbiamo giocato con sette giovani italiani. E questo è per noi un motivo d’orgoglio: Marchisio e De Ceglie hanno dato prova di cosa si può fare con il vivaio, a cui la Juventus crede davvero tanto».
Il presidente guarda oltre: «È giusto dire che abbiamo affermato i nostri valori calcistici contro una grande squadra come il Milan. Però dobbiamo restare con i piedi per terra: come ha detto Del Piero, l’ultima vittoria vale tre punti, seppur pesanti». E poi c’è Amauri, che merita elogi a prescindere dall’ultima doppietta decisiva. «È un grande giocatore — ha continuato Cobolli Gigli — sta dando sempre di più il meglio di se stesso, inserito in un contesto in cui i compagni lo servono sempre al momento giusto. E assieme a lui ha fatto una grande partita il nostro capitano». Il presidente, però, preferisce volare basso: «Mi sono detto orgoglioso della Juventus, il giorno dopo preferisco avere i piedi per terra e pensare già al confronto con l’Atalanta a Bergamo. Bisogna andare avanti partita per partita, anche se il ricordo della vittoria contro il Milan resterà a lungo nella memoria dei tifosi juventini. Ma niente toni trionfalistici, perchè l’unico avversario vero dell’Inter può essere l’Inter. Visto come vanno in Champion League, lasciamo aperta la porta della speranza». Anche Alessio Secco gongola: «La vittoria contro il Milan ci ha dato grande gioia. Come sempre il calcio ci riserva delle splendide sorprese, nel momento di crisi è stato bravo Ranieri, che ha saputo compattare il gruppo, che ha reagito alla grande». Il ds della Juventus adesso non pone limiti alla provvidenza: «Lo scudetto? L’Inter non è assolutamente fuori dalla nostra portata, però bisogna essere pragmatici, infatti non più tardi di due mesi fa eravamo nella parte destra della classifica. Fino a marzo non facciamo proclami, vediamo dove siamo e poi decidiamo su cosa puntare». Secco per ora non ci pensa e sogna ad occhi aperti: «Non c’è nessun obbiettivo che ci è precluso, ma dobbiamo continuare sempre a vivere alla giornata ed aspettare il recupero dei nostri tanti campioni previsto per febbraio, poi potremo dire la nostra. Non si sbaglia mai ad essere umili, però è giusto anche dire che la Juventus può lottare per qualsiasi obiettivo, però adesso bisogna parlare poco e lavorare molto».
SECCO: "LA JUVE PUO' LOTTARE PER QUALSIASI OBBIETTIVO" - La Stampa - «Nessun obiettivo ci è precluso. L’Inter non è assolutamente fuori dalla nostra portata, però bisogna essere pragmatici, infatti non più tardi di due mesi fa eravamo nella parte destra della classifica». La Juve punta in alto senza proclami, parola di Alessio Secco. Il direttore sportivo della Vecchia Signora fotografa i traguardi della squadra dopo il successo per 4-2 sul Milan. «Non c’è nessun obiettivo che ci è precluso, ma dobbiamo continuare sempre a vivere alla giornata ed aspettare il recupero dei nostri tanti campioni previsto per febbraio, poi potremo dire la nostra. Non si sbaglia mai ad essere umili. È giusto anche dire che la Juve può lottare per qualsiasi obiettivo, però adesso bisogna parlare poco e lavorare molto», dice Secco ai microfoni di Radio Kiss Kiss. Il successo sui rossoneri ha regalato alla Juve il secondo posto solitario, a 6 punti dall’Inter. «La vittoria contro il Milan ci ha dato grande gioia. Come sempre il calcio ci riserva delle splendide sorprese, ad inizio stagione abbiamo avuto un momento di difficoltà coinciso con i tanti infortuni patiti. E proprio nel nostro momento peggiore abbiamo saputo fare gruppo, lì un ruolo importante lo ha avuto il nostro allenatore», dice Secco evidenziando i meriti del tecnico Claudio Ranieri.«È uscito finalmente fuori il carattere vincente della società e della squadra, ci siamo compattati, queste attitudini morali ci hanno permesso di sopperire ai tanti infortuni». Ieri è stato determinante Amauri. Il centravanti italo-brasiliano, pezzo pregiato dell’ultimo mercato, ha realizzato una doppietta. In meno di 4 mesi, ha già segnato 12 gol tra campionato e coppa. «Siamo evidentemente molto contenti di come si sta comportando, è stata una buona intuizione quella di prenderlo», dice Secco. «Amauri oltre ad essere un grandissimo campione è anche un ragazzo eccezionale, ha caratteristiche umane ad di sopra della media, ha 28 anni ed adesso è nel pieno della sua maturità, si è subito sentito molto responsabilizzato dal nostro progetto, all’interno dello spogliatoio ha un peso incredibile». «È giusto dire che la Juve ha affermato i suoi valori calcistici contro una grande squadra come il Milan. Però dobbiamo restare con i piedi per terra: come ha detto Del Piero, la vittoria di ieri vale tre punti, seppur pesanti». Giovanni Cobolli Gigli, un pò per scaramanzia ed un pò per sano realismo, non vuol sentire che la Juventus, vincitrice alla grande ieri sera contro i rossoneri, è la vera anti-Inter del campionato. «Ieri sera - ha detto il presidente bianconero, intervenuto in diretta a "La Politica nel Pallone" su Gr Parlamento - la Juve si è edificata come squadra di livello. Qualche critico diceva che la lotta allo scudetto era solo per Milan e Inter ma ora si è inserita anche la Juventus, che ieri ha giocato con sette giovani italiani. E questo è per noi un punto d’orgoglio: Marchisio e De Ceglie hanno dato prova di cosa si può fare con il vivaio, a cui la Juve crede sempre». Amauri merita elogi a parte per la doppietta e per come sta risultando decisivo per le sorti della Vecchia Signora: «È un grande giocatore, sta dando sempre di più il meglio di sè stesso, inserito in un contesto in cui i compagni lo servono sempre al momento giusto. E assieme a lui ha fatto una grande partita il nostro capitano».
JUVE, ESPLOSIONE DI TALENTI VENTENNI - La Stampa - Reduce da una decennale carestia nell’assemblaggio di giocatori, da utilizzare a lungo in prima squadra s’intende, la Juve pare aver rimesso in moto la catena di produzione: De Ceglie, Marchisio e Giovinco, sono ormai pezzi su cui contare, mentre altri, da Criscito a Lanzafame, sono stati spediti fuori sede, in serie A, per ulteriori test di collaudo. «Faremo crescere il nostro Ronaldinho in casa», annunciò l’ad bianconero Jean Claude Blanc a marzo 2007, tanto per far capire che non era più aria per follie di bilancio. Fortunatamente, visto il modestissimo show di domenica sera, non ne è uscito l’epigono del brasiliano, ma un prospetto di buoni giocatori, sì. Marchisio, che già s’era giocato partite robuste, si è confermato centrocampista di lotta e di governo, mentre De Ceglie ha spianato Zambrotta, il terzino che fu, facendolo buttare fuori: azione più simbolica di quel cartellino rosso, non c’era. Se la Juve della Triade li prese e li allevò, questa ha avuto il fiuto di puntarci: «Fare crescere i giovani - spiega il ds Alessio Secco - è uno dei nostri obiettivi. Non solo gli italiani: prendete Sissoko, spesso ci si dimentica che ha solo 23 anni». Per continuare la produzione, sul reparto ricerca e sviluppo, perché questo è il settore giovanile per una società di calcio, la Juve investe ogni anno circa sei milioni di euro. Il piano prevede anche la caccia di talenti all’estero, com’è successo con lo svedese Albin Ekdal, o con lo spagnolo Iago Falché. Nel frattempo, si è lavorato per intensificare i rapporti tra la prima squadra e le formazioni giovanili. Da quest’anno, per esempio, ci sono stati dei clinic di giocatori di serie A, come Chiellini e Legrottaglie, che spiegavano ai ragazzi la tecnica e i movimenti nel proprio ruolo: un altro Chiellini fatto in casa, andrebbe benissimo.
RAGAZZI DI BOTTEGA: MOLINARO, DE CEGLIE, MARCHISIO & C., SCOMMESSE VINTE IN CACCIA DELL'INTER - Corriere della Sera - A Vinovo, al centro tecnico bianconero, c'è la galleria delle maglie. Sta nel corridoio che porta dallo spogliatoio dei giovani a quello della prima squadra. È un percorso iniziatico, una specie di educazione sentimentale al successo. I ragazzi guardano i numeri e i nomi di quelli che sono passati da una parte all'altra, che hanno superato quei pochi metri. Non è lo spazio a dare il senso della distanza: è la coscienza dei propri mezzi. Nella Juve non c'è solo Amauri, il piatto forte del mercato, il pezzo unico. Il futuro è un gioco di investimenti, ma soprattutto un invito alla clonazione. Ecco un Cabrini di Moio della Civitella, un Nedved di Aosta, un Tardelli di Chieri, un Del Piero di Torino (in panchina). Sono i quattro emergenti della Juventus che ha schiantato il Milan grandi firme che non amano le imitazioni. Male. Sono quelli che correvano, con la sfrontatezza tipica dei giovani, mentre gli altri, i giocatori rossoneri con la tecnica appiccicata ai piedi, restavano indietro, arrancavano. Sono i ragazzi di bottega di Madama, cresciuti nel settore giovanile o da questo catturati sul limitare della giovinezza. Forse sarebbero i primi ad avvertire estremo il paragone, ma l'accostamento serve all'idea. La Juventus, nel gruppo dei ragazzi di bottega della prima squadra, mette (luogo di nascita riferito all'ospedale più vicino): Albin Ekdal (19 anni, Stoccolma); Sebastian Giovinco (21 anni, Torino, il little Del Piero); Claudio Marchisio (22 anni, Torino, nel ruolo di Tardelli), Paolo De Ceglie (22 anni, Aosta, in quello di Nedved), Mohamed Sissoko (Mont St. Aignan, 22 anni), Giorgio Chiellini (Pisa, 24 anni), Cristian Molinaro (Vallo della Lucania, 25 anni, Cabrini). La società, giustamente, sottolinea l'età anagrafica, non necessariamente la «creazione» del giocatore nel laboratorio delle giovanili. Per la Juve — che segue illustri esempi come la cantera del Barcellona o l'Arsenal academy — non è importante solo il campione fatto in casa, ma anche quello chiamato a bottega in età utile. A impressionare, col Milan, sono stati i presunti rincalzi. Cristian Molinaro e Paolo De Ceglie erano due mancini in competizione, stessa fascia, la sinistra. Così diversi, così uguali. Molinaro viene da una famiglia di insegnanti di Moio della Civitella, è orfano mancato della colonia di campani che un anno fa giocava con la Juve. La compagnia del dialetto stretto (lui, Nocerino, Palladino e Criscito) si è sciolta, ma Cristian è rimasto confermandosi titolare, con le sue manie scaramantiche (il corniciello attaccato alle chiavi, l'ingresso in campo col piede sinistro), con i suoi svaghi (suona la chitarra è appassionato di videogame). Ha trovato un'intesa tecnica e anche umana con Paolo De Ceglie, valdostano anomalo, anima solare, anche lui figlio di un insegnante di educazione fisica, costretto a una vita domestica dalla bravura in cucina della sua fidanzata Alice. Mentre Cristian faceva la sua trafila nelle giovanili della Salernitana, Paolo cresceva alle porte di casa. Entrambi sono passati, in anni diversi, dal Siena (ex succursale bianconera). I due, da concorrenti, sono diventati una «coppia». Ha detto Molinaro a Hurrà Juventus: «Meglio giocarmi il posto con Paolo che con lo straniero di turno. La società ha puntato su un giovane del vivaio». Da lì arriva anche il devastante (per il Milan) Claudio Marchisio, che ha cominciato ragazzino come controfigura di Del Piero. Lui, a Tardelli, con tutto il rispetto, preferisce Steven Gerrard. Si è sposato giovane con Roberta ed è tornato, come gli altri, dalle esperienze in provincia (Empoli) a casa «perché se sei della Juve e vai in prestito, l'ideale è sempre quello di tornare». La sua applicazione è la sua forza, il suo motto è: «So che debbo farmi trovare pronto». Paradossalmente, nella Juve dei ragazzi di bottega, non trova spazio quello che più di tutti colpisce la fantasia popolare: Sebastian Giovinco. Colpa del ruolo più che coperto. E ora che De Ceglie ha vinto le primarie come vice Nedved, anche quella strada (tatticamente impervia) si è chiusa. Ma sembravano sbarrate anche quelle di Molinaro, De Ceglie e Marchisio. Lo spazio, però, nella galleria delle maglie si accorcia in un istante.
MARCHISIO: "M'ISPIRO A TARDELLI" - La Stampa - Claudio Marchisio, cosa lascia una seratona da fenomeno contro Pirlo?
«Lascia la vittoria della Juve, fondamentale. Volevamo riprenderci dalla sconfitta con l’Inter. Poi, ovvio, sono molto felice anche per me».
S’aspettava di marchiare partite così, quest’estate?
«Sicuramente i tanti infortuni che abbiamo avuto mi hanno agevolato, come il mio ha aiutato altri centrocampisti, ma l’importante era farsi trovare pronti. E io penso di aver lavorato, ogni giorno, per arrivare fin qui».
«Voglio guadagnarmi un posto», disse ad agosto.
«Quando arrivai a Empoli non ero titolare, poi allenandomi e sfruttando le occasioni, lo sono diventato».
Sogna un replay in bianconero?
«Non vorrei essere di passaggio e, sì, mi piacerebbe guadagnarmi un posto da titolare: spero proprio di restare in questa squadra per tutta la mia carriera».
Alla Juve ne ha già consegnato il primo pezzo.
«Dodici anni di giovanili, più uno di serie B: questo è il quattordicesimo campionato».
Quanto è contato il trasloco dell’anno scorso a Empoli?
«Molto, mi ha fatto crescere, come giocatore e come persona. Era la prima volta lontano da Torino, dove sono nato, e un po’ ti viene la paura di sbagliare. Roberta, che a giugno è diventata mia moglie, mi ha aiutato molto».
Alla fine è riuscito a tornare a casa.
«Il campionato dell’Empoli è finito male, ma io, tutto sommato, penso di aver fatto bene. Ovvio che sarei rimasto volentieri alla Juve, ma se sono di nuovo qui, e gioco, è anche per quello che ho fatto la scorsa stagione».
Stesso itinerario di Giovinco, eppure si parla sempre di lui: invidioso?
«Macché, giochiamo insieme da anni, e abbiamo un gran rapporto. E poi, giochiamo in ruoli diversi. Normale si parli di lui: diventerà il numero dieci del futuro, e alla gente piace sempre chi segna e fa divertire».
Si sente sottovalutato?
«No, e la società, riprendendomi, ha dimostrato di credere in me».
Ha preso anche Poulsen, che fa il suo stesso mestiere.
«Niente di strano: in squadre come la Juve, il Milan, o l’Inter, lo sai prima che la concorrenza sarà durissima, e che i giocatori saranno sempre di alto livello».
Ranieri ripete che non guarda età o stipendio per comporre la formazione.
«Vero. Se è giusto che tu abbia l’occasione, te la dà».
Quanti sms ha ricevuto?
«Davvero tanti».
Il complimento più bello?
«Quello da Trezeguet: perché è una persona squisita e perché non parla spesso: se mi ha detto che ho fatto una gran partita, vuol dire che lo pensa davvero. E poi quello di Stefano Borgonovo».
Cioè?
«Aveva scritto che somiglio a Tardelli. Così sono andato su internet per vedere qualche immagine di quando giocava: forse, nella corsa e in qualche movenza, un po’ gli somiglio».
Però preferisce Gerrard.
«Sì, nel ruolo il più forte del mondo. Guardo a lui: uno che sa difendere e attaccare. Per questo dovrei fare qualche gol: in Primavera ci riuscivo».
È il suo preferito anche alla playstation?
(sorride) «No, scelgo sempre la Juve, e modifico subito la faccia che mi hanno fatto: non mi somiglia tanto».
Si sente un tipo da Juve?
«Sì. Sono giovane, ma penso di conoscere il peso di questa maglia, della tradizione e quanto bisogna dare per meritarla: l’impegno e il sacrificio che chiedevo ai giocatori, quando da bambino tifavo in curva».
AMAURI PIU' AZZURRO: PASSAPORTO ALLA MOGLIE ENTRO LA BEFANA - Corriere della Sera - Non si sente inferiore a Ibrahimovic, figuriamoci se può sopportare di fare la controfigura di Adriano. Amauri voleva giocare nel Brasile, il sogno di bambino. La Seleção l'ha attesa, sognata, agognata. Ma adesso che ha schiantato il Milan e allargato l'orizzonte della Juve s'è convinto che il suo futuro sarà con la maglia azzurra. Ha aspettato sino a novembre un cenno di Carlos Dunga, l'ex cucciolo della Fiorentina, mediano come ce ne sono stati pochi negli ultimi trent'anni e adesso c.t. della squadra più affascinante del mondo. Poi, stufo e deluso, ha cambiato l'ordine delle priorità: prima Italia, poi Brasile. Marcello Lippi lo ha promosso a pieni voti ma, d'accordo con il giocatore e la Federazione, mantiene un basso profilo: «Sino a quando non ci sarà la possibilità di convocarlo, non lo prenderò in considerazione», ha fatto sapere durante la presentazione del calendario della divisione femminile alla Borghesiana nel giorno in cui ha aperto uno spiraglio a Cassano: «Antonio fa male a essere pessimista». Torniamo ad Amauri. Manca il passaporto. Quello della moglie Cynthia, che aveva un nonno figlio di un italiano, sta per arrivare dopo un lungo e tortuoso percorso. «Entro la Befana», fa sapere il centravanti impaziente. Forse ci vorrà qualche giorno in più. Ma l'attesa è finita. E nel momento in cui la moglie sarà italiana, il bomber della Juve potrà avviare la pratica per prendere, a sua volta, la cittadinanza e rispondere alla convocazione di Lippi. «Questa seconda operazione è molto più semplice», fanno sapere gli esperti. Specialmente se in ballo c'è il destino della nazionale. La Juve spinge per Amauri in azzurro in modo da evitare al suo fenomeno continui voli transoceanici, Lippi freme, la Federcalcio si muove in silenzio. Amauri s'è convinto. Il rischio? La burocrazia. O un ripensamento di Dunga. Ma l'ultimo eroe del campionato è orgoglioso e non intende accettare un'eventuale chiamata del Brasile senza le adeguate garanzie.
Garanzie che Lippi, al contrario di Dunga, è disposto a concedergli. Amauri in nazionale se la giocherebbe alla pari sia con Toni sia con Gilardino. Il c.t. vorrebbe chiamarlo già il 10 febbraio, quando l'Italia giocherà all'Emirates di Londra in amichevole proprio contro il Brasile. In ogni caso conta di portarlo in Sudafrica alla Confederations Cup. La possibilità di prendersi la rivincita su Dunga è garantita dal calendario: appuntamento a Pretoria il 21 giugno.
NEDVED, PROBLEMA DA NIENTE - Tuttosport - Un leggero risentimento tendineo alla gamba destra. Pavel Nedved, insomma, non dovrebbe avere problemi a giocare domenica pomeriggio contro l'Atalanta, anche se la prudenza potrebbe suggerire un turno di riposo, rimandando tutto all'anno nuovo e alla ripresa del campionato. La decisione maturerà durante la settimana, nel frattempo Nedved riprenderà domani, allenandosi a parte. Se dovesse mancare per la sfida di Bergamo, Ranieri può contare su due opzioni: De Ceglie, che l'ha brillantemente sostituito ieri contro il Milan oppure Giovinco, che - almeno in teoria - dovrebbe proprio essere il vice Nedved.
LIPPI: "JUVE-MILAN HA PROMOSSO I BIANCONERI" - Tuttosport - «Juventus-Milan ha promosso i bianconeri ed è l'ennesima prova che un gruppo molto forte può superare eccellenti individualità». È il giudizio del commissario tecnico della nazionale italiana Marcello Lippi, a margine della presentazione del calendario 2009 della divisione calcio femminile presso il centro sportivo della Borghesiana. Il ct azzurro ha però sottolineato che «non credo che la Juventus sarà la sola anti-Inter. Credo infatti che nel prosieguo del campionato verranno fuori altre antagoniste dei nerazzurri».
AMAURI - Lippi è tornato sulla questione legata ad Amauri. «Fino a che non ci sarà la possibilità di convocarlo - ha spiegato Lippi - non lo prenderò in considerazione. Io faccio le cose quando si possono fare». «Il calcio italiano comunque è in grande salute e io ho tantissimi calciatore a disposizione - ha proseguito il ct -. Fino al 2010 infatti saremo ancora campioni del mondo e per qualche giorno siamo ancora campioni del mondo per club».
DE CEGLIE E MARCHISIO - «Per quanto riguarda giovani come De Ceglie e Marchisio stanno facendo bene ma faranno il campionato europeo con la nazionale under 21», ha aggiunto. In ottica mondiali 2010 poi Lippi ha spiegato quale sarà la sua strategia: «devo mescolare le forze dei vecchi con quelle dei nuovi, stando bene attento a non dimenticare troppo in fretta quei calciatori che ci hanno regalato una grande soddisfazione (il mondiale vinto in Germania 2006) e che nel 2010 avranno una carta d'identità complicata».
MILAN, INTER E JUVE: SCATTA L'ASTA PER INLER - Corriere dello Sport - Sta diventando il nuovo uomo mercato dell'Udinese. Grande intuizione dei dirigenti friulani, Gokhan Inler (24) ha già conquistato il mercato inglese e in Italia la fila degli estimatori è di primissima qualità. I Pozzo già nell'estate scorsa hanno cortesemente respinto un'offerta dell'Arsenal di 9 milioni. La quotazione dello svizzero di origine turca oggi ha varcato quel muro e si attesta sui 12-13. L'Udinese ha inteso aspettare come sempre fa con i suoi gioielli, di cui non si è mai voluta disfare in fretta e furia, ma sempre a maturazione tecnico-tattica piena. Un discorso che ha un valore in termini agonistici ma anche di cassa. Inter e Juventus seguono da tempo il giocatore, ma recentemente il Milan, nell'ambito dell'operazione per Samir Handanovic (24) ha affrontato anche l'argomento Inler, considerato pezzo pregiato di un centrocampo che dovrà un po' rifondarsi. Dunque i rossoneri entrano in scivolata nella corsa ad Inler, una corsa che si farà a luglio 2009, non prima. E l'Udinese si sta mettendo nella condizione di fare l'operazione migliore.
JUVENTUS, L'EREDE DI BUFFON ARRIVA DALL'EST - Tuttosport - Nei prossimi giorni è atteso a Torino Mario Kirev (19), portiere dello Slavia Sofia e della nazionale under 21; il giocatore si fermerà per un breve stage alla Juventus che poi deciderà se tesserarlo addirittura già da gennaio. Il club bianconero segue un altro estremo difensore, il gigante (2,03 m) rumeno Kostel Pantilimon, titolare nel Timisoara e già nel giro della nazionale maggiore. Su quest'ultimo pare abbia messo gli occhi anche l'Inter.
ALE & RICKY SEMPRE NEL NOSTRO CUORE - juventus.com -  Sono passati due anni esatti dalla scomparsa di Alessio Ferramosca e Riccardo Neri, uno dei momenti più tristi della storia della Juventus che nessuno ha dimenticato. In questi due anni i ragazzi della Berretti sono sempre rimasti nel cuore degli juventini grazie alle tante iniziative organizzate dalle famiglie e dalle Juventus: prima i tornei e le serate di beneficienza, poi l’intitolazione del campo numero 8 allo Juventus Center di Vinovo e il mosaico dell’artista Leonardo Pivi collocato a ridosso del campo. L'ultimo episodio, ieri sera allo stadio, dove il pubblico ha sventolato 22mila bandierine dorate - offerte dall’associazione "Riccardo Neri e Alessio Ferramosca" - di fronte ai genitori dei due ragazzi che hanno assistito a Juventus-Milan accanto a Giovanni Cobolli Gigli e di Jean-Claude Blanc. Nel secondo anniversario, il ricordo di Ale e Ricky è più vivo che mai.

 
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