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LA JUVENTUS CONQUISTA IL PASSAPORTO PER LA CHAMPION LEAGUE

Post n°1656 pubblicato il 25 Maggio 2009 da GUASTO1967

LA JUVENTUS RISORGE A SIENA

Squadra logica e viva. Del Piero torna dal 1' minuto e firma una doppietta. A segno anche Marchisio. E intanto Diego è a Torino per le visite mediche

MARCO ANSALDO
INVIATO A SIENA
E poi si dice che il calcio è una materia complicata. Se avesse saputo che bastavano quattro parole dette con il tono giusto per rilanciare la Juve e portarla matematicamente in Champions League, Jean-Claude Blanc avrebbe dato fiducia a Ferrara molto prima di lunedì scorso e forse la lotta per lo scudetto non sarebbe finita con un secolo di anticipo. «Ho lavorato sulle motivazioni», ha spiegato Ciro, l’esordiente di successo che ha ottenuto in un colpo solo quello che Ranieri inseguiva da mesi. Dunque è stato sufficiente parlare perché una squadra che non vinceva dal 21 marzo e che in due mesi aveva mantenuto il peggior profilo di tutta la serie A tornasse a vincere, senza prendere gol dopo averne incassati 14 in sette partite e con Del Piero rigenerato davanti alla porta: Alex non segnava 2 reti dal 14 marzo contro il Bologna e sulle punizioni sembrava avesse perso il tocco magico.

L’insieme di tante cose, e tutte positive, può indurre a credere che Ciro Ferrara l’anno prossimo saprebbe anche far camminare la Juventus sulle acque se il 3-0 di Siena non andasse letto nel contesto di un match assolato con i toscani in vacanza: più che al miracolo si può gridare semmai al ritorno della logica per cui la squadra più forte e più motivata vince, quella logica che si era smarrita nella confusione di Ranieri e della società. Guardiamo con sospetto alle trasformazioni realizzate in 5 giorni con gli stessi interpreti. «Il cambio dell’allenatore scatena sempre una reazione ed è su quella che puntavo, conoscendo i giocatori» ha detto Ferrara a chi gli chiedeva i segreti della sua taumaturgia. Sembra troppo semplice e la spiegazione accresce le responsabilità di una squadra che stava buttando a mare la stagione perché «aveva perso l’autostima». Il vecchio Massimino, presidente vulcanico e naïf del Catania, avrebbe chiesto dove la si può comprare. La realtà è che Ranieri in due anni non ha mai riscosso l’ammirazione dei giocatori, soprattutto dei più scafati che non lo consideravano un genio della panchina. Di fronte alle difficoltà il poveretto si è trovato come un nocchiero senza nessuno ai remi.

Ciro è entrato nella Juve con furbizia popolana. Non ha stravolto niente. Il gioco di Siena è stato quello di sempre, le posizioni in campo non presentavano nulla di nuovo. C’erano più corsa e più animo. «Non avevo il tempo per inventare tattiche», ha ammesso. Ciascuno ha fatto le solite cose ma un po’ meglio del solito e il Siena ha collaborato con una prestazione in sandali e bermuda per la gente felice di essersi salvata in anticipo. Aria di festa, senesi accompagnati in campo dai figli come nei tornei scapoli-ammogliati. Così, dopo il brivido dello strattone di De Ceglie a Calaiò che poteva lasciare al 13’ la Juve in dieci, è rimasta solo la voglia di una squadra che doveva cancellare il passato prossimo. La punizione di Del Piero e l’incursione tardelliana di Marchisio per il raddoppio hanno messo le paure alle spalle, la calura ha soffocato il gioco nella ripresa, un film sfocato e insulso. Finché Del Piero, che aveva sprecato altre due palle gol, non s’è preso il premio del 3-0 e lo ha diviso con la squadra sbandata fino all’altro ieri.

Ferrara ha salutato l’esordio in maniche di camicia con la compostezza che non abbiamo notato ad esempio in Massimiliano Maddaloni, tecnico della «Primavera» e ora vice in prima squadra, che non stava fermo un minuto e si sbracciava come un vigile in un ingorgo. «L’emozione c’è stata perché a 42 anni mi sono seduto sulla panchina di uno dei club più importanti del mondo, ma è passata presto, come le preoccupazioni che provavo in settimana e sono svanite quando mi sono trovato lì», ha confessato Ferrara che aveva ricevuto messaggi di auguri da Conte (l’altro vero pretendente alla panchina bianconera) e Maradona. «E’ stata una domenica indimenticabile, non potevo chiedere di meglio». Potrà chiedere invece qualcosa alla Juve: la conferma per l’anno prossimo ora che il 3° posto è assicurato e il 2° è probabile. «Non è cambiato niente - ha detto Ciro -, ho solo messo qualche dubbio in più ai dirigenti». Che di dubbi così vorrebbero averne tanti.

Buffon sv
ACCALDATO. E' talmente inattivo che attorno a lui non si muove l'aria. Urge un ventilatore.

Zebina 6
INNOCUO. Niente «Zebinate» ed è un altro miracolo di Ferrara. Patisce solo i primi dieci minuti con Galloppa.
Chiellini 6,5

SICURO. Prende in fretta le misure di Calaiò, impresa non difficile visto che stava fermo. A lui e alla difesa, Ferrara aveva fatto una capa tanta sui movimenti da fare e da non fare. Ha funzionato.
De Ceglie 6
GRAZIATO. Al 13' rischia l'espulsione per il fallo da ultimo uomo su Calaiò: se la cava con un'ammonizione. Partita sciolta e dinamica, stranamente imprecisa nei cross (dal 36' st Mellberg sv).
Camoranesi 6,5
CRESCIUTO. Lo si vede nell'unico tempo che conta: il primo. Non eccelle però è presente nelle azioni.
Marchisio 7
ZAMPILLANTE. Segna un gol alla Tardelli, schizzando sull'assist di Del Piero. Copre e distribuisce palloni saggi
Zanetti 6,5
TATTICO. Nessuna avventura, pressa Vergassola e Coppola in un lavoro prezioso (dal 25' st Poulsen sv).
Nedved 6,5
IROSO. Si fatica a credere che sia alla penultima partita della carriera: sono suoi i contropiede che mettono in affanno il Siena. All'ultimo minuto di un match pacifico riesce a litigare con i toscani e esce dal campo di cattivo umore.
Iaquinta 6
FISICO. Più muscoli che idee, sballa al 15' la facile occasione per il vantaggio della Juve (dal 37' st Trezeguet sv).
Del Piero 7,5
DECISIVO. Un filo di generosità nel giudizio sul capitano che negli ultimi tempi si era smarrito con la squadra, restandone anche fuori. Nel match che salva la stagione segna due gol (il primo su punizione), ne divora altrettanti e crea l'assist per Marchisio: tanta roba, come nei giorni d'autunno quando i suoi colpi illusero Ranieri e la Juve di essere una grande squadra. «Da scudetto» come disse Cobolli.
Ferrara 7,5
MIRACOLOSO. Pur con qualche «aiutino» senese, il suo esordio è straordinario. In un solo match ha colto ciò che la Juve inseguiva da tutta la stagione.
(LA STAMPA.IT)
SIENA, 24 maggio - Claudio Marchisio festeggia la vittoria della Juve sul Siena, dove è stato protagonista assieme a Del Piero con un gol bello e importante. La soddisfazione si legge sul suo viso: «Sono tornato dopo un mese di infortunio e avevo paura di avere i crampi. Invece è andata bene. Soprattutto però sono contento per la squadra, che ha fatto un’ottima prestazione, ha creato molto e, pur avendo sbagliato qualche gol in avvio, si è rifatta e ha retto bene in fase difensiva, senza rischiare come invece come invece era successo nelle ultime partite».
 
«Non potevo chiedere di meglio». La semplicità e l'onestà di Ciro Ferrara sono figlie del 3-0 con cui la Juventus ha battuto il Siena. La rinascita dopo due mesi di inferno senza vittorie, la crisi ormai passata, si può azzardare, con l'esonero di Ranieri. «È stata una settimana molto intensa - spiega il nuovo tecnico bianconero a Sky - in cui si sono alternati molti sentimenti, ma ero molto più tranquillo all'ingresso in campo che prima. Ci sono state gioia e preoccupazione, però è chiaro che ho avuto questa possibilità e ho cercato di sfruttarla al meglio e credo che i ragazzi abbiano risposto bene, li ringrazio per l'impegno di tutta la settimana».

«HO LAVORATO SULLE MOTIVAZIONI» - Cosa è cambiato nel gruppo bianconero? È infatti stata subito evidente l'altra faccia della medaglia, con lo spirito del gruppo apparso mai così forte dopo settimane di tensioni nello spogliatoio e la rinascita di alcuni uomini, Del Piero su tutti, a trascinare la squadra. «Ho parlato chiaro da subito: tatticamente è stato difficile dare un'impostazione diversa alla squadra: ho cercato di lavorare sulle motivazioni, e loro hanno risposto. Il discorso è stato chiaro anche sull'obiettivo, che era questa partita fondamentale per me, per i ragazzi e per la società. Tutto è andato alla perfezione. L'obiettivo era uno solo oggi, e i ragazzi sanno di cosa parlo... Chiedete a loro di cosa si tratta».

«ALEX SUPER» - Poi su Del Piero: «Si era allenato bene all'inizio della settimana poi ha avuto qualche problema giovedì ma nella rifinitura aveva dato una prima risposta. Dovevo scegliere chi affiancare a Iaquinta, ho puntato sul capitano e mi è andata bene perchè ha fatto due gol e un assist e alla fine poteva anche essere più fortunato sottoporta. Credo che al di là della vecchia guardia, quando c'è un cambio di allenatore c'è comunque sempre una reazione, indipendentemente dal fatto che ci fossi io in panchina. Io non guardo a questo elemento perchè sarebbe un pericolo per un allenatore. É chiaro - aggiunge Ferrara - che punto molto sui giocatori simbolo perchè devono essere loro a tirarci fuori da questa situazione, ma non credo ci fossero problemi precedenti con Ranieri».

«IL FUTURO? VEDREMO» - E ora come si mette la sua situazione? C'è qualche speranza in più di restare anche l'anno prossimo sulla panchina della Juventus? «La verità è una sola: ho accettato questo ruolo pur non avendo nessuna certezza di continuare in futuro come non ci sono certezze di fare solo queste due partite finali. Mettetevi nei miei panni, ho avuto questa occasione e non potevo non sfruttarla. La vittoria non aumenta le mie possibilità, magari posso far venire qualche dubbio ai dirigenti ma non mi interessa. Il mio problema da affrontare adesso è la Lazio». La questione panchina arriverà dopo, a campionato chiuso. E magari potrebbe essere il suo vecchio compagno di squadra, Antonio Conte, a soffiargli il posto. «Siamo amici, se dovesse essere con lui la staffetta, non ci sarebbero problemi».
L’euforia è generale, il sorriso con­tagioso tra le fila degli juventini, ritornati alla vittoria dopo un digiuno di 64 giorni e adesso, che il Milan è stato agganciato, pronti anche a chiudere al secondo posto. In mezzo a tanto entusiasmo, c’è un giocatore che gioisce più degli altri perché, dopo aver sofferto tanto, può finalmente gettarsi alle spalle il passato. Per Jonathan Zebina bat­tere il Siena ha il sapore del riscatto, essere tornato una pedina importante per la Ju­ventus il segno che nella vita esistono le ri­vincite. Basta saper aspettare il momento giusto.

FUORI DALL’INFERNO - La sua svolta è stata l’esonero di Claudio Ranieri. «Ero po­co considerato da lui, e si è visto» sottolinea con pacatezza, senza astio, ma puntualiz­zando le tappe di una stagione difficile e to­gliendosi parecchi sassolini dalle scarpe. «Sono molto contento perché il nuovo tecni­co mi ha dato subito fiducia. Non potete im­maginare cosa significa per me la stima di Ferrara. E’ la ricompensa per tutto quello che ho dovuto passare. In queste annate so­no stato fin troppo infortunato, lo so bene, ma avevo anche bisogno del sostegno di qualcuno. Ora mi sento fuori dal tunnel, co­me uscito dall’Inferno».
Zebina: «Si vede la differenza!»
 
 L’euforia è generale, il sorriso con­tagioso tra le fila degli juventini, ritornati alla vittoria dopo un digiuno di 64 giorni e adesso, che il Milan è stato agganciato, pronti anche a chiudere al secondo posto. In mezzo a tanto entusiasmo, c’è un giocatore che gioisce più degli altri perché, dopo aver sofferto tanto, può finalmente gettarsi alle spalle il passato. Per Jonathan Zebina bat­tere il Siena ha il sapore del riscatto, essere tornato una pedina importante per la Ju­ventus il segno che nella vita esistono le ri­vincite. Basta saper aspettare il momento giusto.

FUORI DALL’INFERNO - La sua svolta è stata l’esonero di Claudio Ranieri. «Ero po­co considerato da lui, e si è visto» sottolinea con pacatezza, senza astio, ma puntualiz­zando le tappe di una stagione difficile e to­gliendosi parecchi sassolini dalle scarpe. «Sono molto contento perché il nuovo tecni­co mi ha dato subito fiducia. Non potete im­maginare cosa significa per me la stima di Ferrara. E’ la ricompensa per tutto quello che ho dovuto passare. In queste annate so­no stato fin troppo infortunato, lo so bene, ma avevo anche bisogno del sostegno di qualcuno. Ora mi sento fuori dal tunnel, co­me uscito dall’Inferno».
 
LA LIBERAZIONE - Il calvario di Zebina, co­me lui stesso ha raccontato, inizia quattro anni fa, nell’aprile 2005 ad Anfield, nei quarti di Champions contro il Liverpool: gio­ca in una Juve formidabile, ha conosciuto la prima convocazione in nazionale, ma alla fi­ne del match si strappa la coscia. Poi, viene operato di appendicite. Quindi, di ernia in­guinale. Infine ha il problema al tendine d’Achille che si protrae per mesi, diventan­do insopportabile. Fino al giorno, in estate, in cui il dolore esplode e alla decisione, a no­vembre, di operarsi. «Dopo l’intervento fi­nalmente non ho più sentito dolore. E’ la mia liberazione». Finito l’incubo, inizia però il lungo periodo di riabilitazione in cui il ter­zino trova nel connazionale Jean Claude Blanc - ad della Juventus e suo vicino di ca­sa - una persona con la quale confidarsi e appoggiarsi, ma purtroppo non può dire al­trettanto dei suoi rapporti con il tecnico Ra­nieri. E adesso che è arrivato Ciro Ferrara, il difensore può sfogarsi.

Diego è a Torino e oggi si sottoporrà alle visite mediche
TORINO, 25 maggio - Diego è a Torino e oggi si sottoporrà alle visite mediche. Si chiuderà così nel modo migliore per la Juventus la telenovela durata molti mesi con protagonista il talentuoso brasiliano del Werder Brema seguito da moltissimi club di primo livello. Nel pomeriggio, subito dopo il successo della Juventus a Siena, il ds Secco aveva così anticipato la notizia: «L'acquisto non è ufficiale, ma abbiamo fatto un passo avanti rispetto alla scorsa settimana. E' quasi tutto risolto e speriamo che tutto si possa concretizzare al più presto». L'arrivo a Torino di Diego chiude ogni discussione sul futuro in bianconero del trequartista brasiliano

(TUTTOSPORT)

 


 
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