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News 24/04/2009

Post n°1639 pubblicato il 24 Aprile 2009 da corsivo79

LA DIRIGENZA CONFERMA RANIERI,
MA SE LA JUVE CROLLA C'E' CONTE

La società bianconera con un comunicato ha ribadito la fiducia al tecnico bianconero e smentito le voci sull'arrivo di un sostituto: "Né Spalletti né altri, resta lui". Ma Ranieri è sempre più solo: il 2° posto è l'unica condizione per andare avanti con il mister romano. In caso di crollo, addio immediato e un nuovo piano. Conte sembra favorito sugli altri pretendenti (Spalletti, Ferrara e Gasperini). Non solo allenatore e giocatori: ci vuole un piano per migliorare a ogni livello. Circolano nuovamente i nomi di Baldini e Marotta per il ruolo di dg. Intanto piovono attacchi sulla società. Moggi: "Mercato sbagliato e nessuna prospettiva. Non ci si improvvisa manager di serie A". Anche Tardelli picchia duro: "Crisi Juve? Ranieri non c'entra. Tutta colpa della società". Buffon analizza la crisi: "Il cuore e l'amore per la maglia non bastano". Servono rinforzi. Per questo motivo la Juve starebbe corteggiando Goran Pandev. La punta della Lazio piace a Ranieri. Ma anche a Lippi che avrebbe ispirato la rinuncia a Cassano. Intanto Secco prova a convincere i Pozzo per il centrocampista Asamoah, 20 anni appena, considerato l'alter ego di Sissoko e valutato 15 milioni.


LA JUVE CONFERMA RANIERI - Il comunicato ufficiale della società - La notizia pubblicata questa mattina relativa a un presunto “vertice al Lingotto tra i massimi dirigenti della società” e all’interessamento per l’allenatore della Roma Luciano Spalletti è totalmente priva di fondamento. Non vi è stato alcun vertice e non vi è alcuna intenzione di affidare la guida della Juventus a Spalletti o ad altri allenatori. La posizione della società in merito è stata ribadita a più riprese e confermata al termine della partita contro la Lazio.
SECCO: "LO RIPETO PER L'ENNESIMA VOLTA, RANIERI RESTA!" - strill.it (quotidiano calabrese) - Non ha dubbi né tentennamenti il direttore sportivo della Juventus, Alessio Secco nell'analizzare il difficile momento che stanno attraversando società e squadra bianconera: “La storia della Juventus” - afferma Secco - “ci dice che la nostra squadra è chiamata geneticamente a stare ai vertici. Dopo le note vicende la società ha fatto il massimo per tornare ai vertici ed in tre anni credo che i risultati parlino chiaro, anche se per ricominciare a vincere ancora ci manca qualcosa”.  Qualcuno dice che l'Inter viaggi su altri livelli, ma Secco non ci sta e dà respiro al ragionamento, guardando avanti ma non perdendo di vista un aspetto che non può passare sotto silenzio: “Noi siamo chiamati a perseguire contemporaneamente un duplice obiettivo: quello sportivo e quello economico. Vogliamo realizzare una società vincente che si autofinanzi, che raggiunga i vertici senza accusare perdite. E' una regola ferrea per noi che ritengo sia anche un messaggio di forza dirompente per l'intero Paese in un momento di difficoltà sociali generalizzate e di portata epocale”. La Juventus scende a Reggio (dove arriverà nella serata di domani) in un momento delicatissimo, sia per i bianconeri che per gli amaranto; ne deriverà una partita che si preannuncia ruvida: “Siamo ben consapevoli” - dice Secco - “di trovare una Reggina che vorrà giocarsi le ultime chances per provare a restare in corsaper la salvezza. Da parte nostra vogliamo centrare l'obiettivo del secondo posto, visto che, al di là del fatto che da quest'anno anche i terzi classificati accederanno direttamente alla Champions league senza passare dai preliminari, fin dall'inizio della stagione abbiamo dichiarato apertamente che il nostro obiettivo consisteva nel migliorare il piazzamento dell'anno scorso, quando ci classificammo terzi. Alla luce di queste premesse, in casa Juve e Reggina, sono certo che al “Granillo” non verrà fuori una partita banale. La tifoseria bianconera, probabilmente la più esigente d'Italia, non ha lesinato critiche dopo l'eliminazione in coppa Italia e dalla proprietà bianconera sono giunti al management segnali di verifiche a 360 gradi sull'operato di tutti: “Per definizione” - sottolinea il ds bianconero - “alla Juventus devi sempre dimostrare qualcosa e, quindi, siamo sempre tutti sotto osservazione, come è giusto che sia. Diciamo che in questa fase c'è un pizzico di attenzione in più”. Claudio Ranieri, intanto, è sempre più sulla graticola. “Lo abbiamo detto e ridetto in tutte le salse. Io non posso fare altro che ripeterlo per l'ennesima volta” - sbotta Alessio Secco- “Ranieri sarà l'allenatore della Juve anche per la prossima stagione. Tutte le altre voci, anche quelle rimbalzate nelle ultime ore, sono solo speculazioni prive di ogni fondamento”
RANIERI E' SALVO A META' - La Stampa - "Zero tituli" e una sola idea che suona come una fissazione: tenersi Ranieri l’anno prossimo, la scelta più conservativa e meno coraggiosa. Lo scenario della Juve non è mai sembrato povero come nel giorno in cui è tramontato l’ultimo obiettivo concreto della stagione, la CoppaItalia, perso a quel modo contro la Lazio. Stanno tutti rintanati e in silenzio dentro al fortino. Fuori dal centro sportivo di Vinovo, un gruppo di ultrà ha posato uno striscione rabbioso contro il ritorno di Cannavaro e uno dal disprezzo più ecumenico: «Per voi non abbiamo più tempo da perdere». Sono le scie della contestazione di mercoledì allo stadio, microbrandelli della protesta che in città sarebbe stata più corposa mentre per raggiungere Vinovo serve un piccolo viaggio e la gente che lavora, davvero non ha tempo da perdere come dice lo slogan. Buffon e Chiellini trovano il coraggio per fermarsi con i tifosi. Gli altri sfuggono e i più sfuggenti sono proprio quelli che dovrebbero dare le risposte. Che fare? «Mah, aspettiamo». Questo è l’orizzonte dichiarato. Si attendono le ultime sei giornate di campionato sebbene non capiamo perché la Juve e la sua proprietà attribuiscano un valore così grande al secondo posto da condizionarvi certe scelte. Arrivare secondi o terzi non fa differenza per l’ingresso in Champions League, essere stati i migliori dietro all’Inter appare una magrissima consolazione sapendo di non aver mai fatto il solletico ai nerazzurri e al loro terzo scudetto consecutivo dopo quello di carta bollata. Comunque sembra che per la dirigenza quello sia diventato il Piave di Ranieri, strana linea di resistenza dopo due stagioni in cui c’è stato tutto il tempo per valutarne il gioco, il modesto carisma sui calciatori, la preparazione fisica e tattica. Blanc e Secco hanno spiegato al tecnico e alla squadra che chiedono compattezza in un momento difficile, hanno riportato il messaggio di John Elkann, che nell’ultimo incontro con i bianconeri aveva chiesto la Coppa Italia e il secondo posto. È già deluso a metà. Di Ranieri aveva parlato Cobolli a fine partita. «Resta con noi». E in un comunicato la società ha smentito la voce dell’arrivo a giugno di Spalletti. «È totalmente priva di fondamento - si legge -. Non vi è stato alcun vertice e non vi è alcuna intenzione di affidare la guida della Juventus a Spalletti o ad altri allenatori». Una diabolica perseveranza che è il frutto della confusione subentrata con gli ultimi risultati. La Juve aveva infatti un progetto: tenere fino al 2010Ranieri che ha un contratto un po’ superiore al milione di euro e ripartire l’anno successivo con Lippi direttore tecnico e con un allenatore sul campo, magari Ciro Ferrara che è già nello staff del ct in Nazionale. Gli eventi rischiano di far saltare il piano. Ranieri è stato delegittimato dalla società che ha avviato la trattativa con Cannavaro a sua insaputa e non ha potuto nascondere il contatto con Lippi. I prossimi 40 giorni serviranno anche a valutare se lo stratega del Testaccio sia ancora considerato dalla squadra. Blanc spera di sì. Altrimenti dovrà decidersi a troncare il rapporto alla faccia delle rassicurazioni che sia lui che Cobolli hanno diffuso. Ma chi sarebbe il sostituto? Un allenatore collaudato come Spalletti o Prandelli, contattati nel passato più o meno recente, pretenderebbero un contratto a lunga scadenza e oneroso. Perciò la Juve può rischiare davvero la carta di Antonio Conte che sta portando il Bari in A, grazie alle idee più che alla qualità dei giocatori. In seno al consiglio c’è chi obietta che l’ex capitano potrebbe bruciarsi nel salto di catergoria. Ma c’è anche chi ricorda il caso di tecnici vincenti cui sono stati affidati grandi club senza avere alle spalle un’esperienza di alto livello: da Trapattoni a Rijkaard e Guardiola fino a Mourinho quando prese il Porto. L’importante però è che la Juve prenda una decisione che non sia di facciata. Adesso è immobile nel guado. Ai suoi tifosi non piace anche per questo.
RANIERI PIU' SOLO, SI SCALDA CONTE - Corriere dello Sport - La contestazione di mercoledì notte rim­bomba ancora nelle orecchie: nella sto­ria recente della Juventus mai una co­sa del genere. Improvvisa, soprattutto per quanto riguarda l'obiettivo prima­rio, il tecnico, sino a un paio di settima­ne fa nemmeno sfiorato dai malumori. Una cosa è certa: nemmeno le smentite rassicurano l'allenatore. Perché Ranieri, soprattutto nelle settimane scorse, più che smentite avrebbe voluto interventi forti a sua difesa. Lancia i suoi ordini in campo sapendo che il suo futuro nella Juve ha tempi definiti: molto ristretti, cioè la fine di questo cam­pionato, se non dovesse ar­rivare secondo; un po' più ampi (un altro anno) se do­vesse riuscire a raggiunge­re quello che a questo pun­to viene considerato lo spartiacque tra una «resa onorevole» al destino e un vero e proprio fallimento. E, d'altro canto, se un allenatore annun­cia che non si dimetterà, è evidente che ritiene possibile una scelta della «con­troparte» nel segno della separazione. L'ingaggio di Fabio Cannavaro ha pro­dotto un effetto dirompente, non solo sull'ambiente che non vuole il ritorno del difensore del Real Madrid, ma an­che sull'allenatore che ha probabilmen­te letto in quella scelta una chiara indi­cazione futura. Più che all'estate del 2009, si pensava a quella del 2010. Marcello Lippi li­berato dagli impegni con la Nazionale dopo il Mondiale sudafricano. Le strade tra la Juve e Ranieri in questa maniera si sarebbero divise sen­za strappi o rancori, alla scadenza natu­rale dei contratti. Solo che ora lo scena­rio è cambiato. In poche settimane: fuo­ri dalla Champions, persa la Coppa Italia e secondo posto tornato in gioco con l'aggancio compiuto dal Mi­lan. A questo punto la solu­zione potrebbe assumere caratteri traumatici. Spal­letti piace (ma anche Pran­delli o Gasperini) ma obbli­gherebbe all'accantona­mento del progetto-Lippi perché non salirebbe certo a Torino in veste di tra­ghettatore. Antonio Conte potrebbe, in­vece, essere l'uomo giusto: amato dalla tifoseria (un po' meno da Lippi), ambi­zioso, pronto a giocarsi la carta di un contratto annuale con la squadra della sua vita.
JUVE, SI RIPARLA DI BALDINI O MAROTTA. RINASCITA IN 5 MOSSE - Tuttosport - Mentre la Juventus cerca di scacciare le voci sui possibili sostituti del tecnico romano, a Torino si torna a parlare della necessità di inserire nei quadri societari proprio un direttore generale, ruolo attualmente ricoperto dall'Amministratore Delegato Jean-Claude Blanc. Tornano così in voga i nomi del doriano Beppe Marotta e di Franco Baldini, attuale general manager della nazionale inglese. Ecco le cinque mosse per la rinascita bianconera, anticipate da Tuttosport:
RINASCITA IN CINQUE MOSSE
1) Un nuovo allenatore, con idee innovative e che dia un’identità forte alla squadra. In corsa Conte, Gasperini e Spalletti
2) Un direttore generale che gestisca in modo più diretto la parte sportiva del club, lasciando a Blanc quella amministrativa
3) Cambiamento dello staff medico e di quello atletico per evitare che capiti un’altra serie infinita di infortuni
4) Tre campioni di altissimo livello per rinforzare la squadra aumentando soprattutto la qualità
5) Un progetto che integri meglio i giovani e che punti ad acquistare giocatori di prospettiva.
MOGGI: "MERCATO SBAGLIATO E NESSUNA PROSPETTIVA" - Libero - Faccio fatica a pensare a quello che è successo mercoledì all’Olimpico di Torino e faccio ancora più fatica a parlarne. Mai avrei immaginato quanto accaduto in Juve-Lazio: una squadra, quella bianconera, che non sembrava avere più nulla di quella che era una volta, ivi compreso lo spirito pugnandi che è sempre stato una prerogativa del club per superare impegni ben più difficili di quello con la Lazio. Una contestazione mai vista a Torino, che non ha risparmiato nessuno: Ranieri (naturalmente), ma nemmeno la dirigenza. Beccantini è andato giù duro: «Non c’è più nulla di chiaro in questa babele che dal vertice alla base, attraverso le finte di Blanc e i proclami di Cobolli Gigli, parla troppe lingue». Qualcuno del management probabilmente pensava fosse più semplice portare la barca in porto, ma quando manca la patente nautica anche gli ormeggi diventano complicati. Questa Juve addolora tutti quelli che la amano: per me, che ne ho accompagnato le sorti per tanti anni, il dolore è anche maggiore. C’è da augurarsi che questi signori sappiano trovare la forza per trovare la strada giusta, non nella «maniera grossolana» (ancora Beccantini) con la quale si sono mossi in questi ultimi tempi, con mosse che hanno messo in difficoltà Ranieri, che, per questo motivo, non può essere considerato il primo colpevole della situazione. La contestazione ha preso a bersaglio anche l’incolpevole Cannavaro, che pure alla vigilia aveva fatto sapere che avrebbe preso la maglia 29, il numero degli scudetti realmente vinti dalla Juve. Un tasto che non è bastato a ricreare il feeling tra giocatore e platea.
Strane operazioni - Nuovi cori contro Balotelli hanno fatto il resto, ed anche questo è spiacevole perché essi non appartengono alla grande maggioranza del popolo bianconero. Su questa vicenda concordo con Mourinho. Non è razzismo, ma semmai la maniera ignorante con la quale il pubblico accoglie un avversario molto temuto. I cori vanno puniti, ma parlando di razzismo si è solo aggravata una situazione che in quei termini non esisteva. Le “porte chiuse” sono state una sanzione sproporzionata, ma Moratti ha gridato all’untore, proprio lui che per il “caso Zoro”, sostenne che si era trattato solo di stupidaggini, e tutti a correre per stargli dietro. Matarrese addirittura voleva bloccare i campionati (lo stesso per la morte dell’ispettore Raciti non voleva fermare il calcio perché «un morto fa parte del sistema»). Il giudice sportivo ha deciso per la responsabilità oggettiva, Matarrese, “petrosino ogni minestra” direbbero a Napoli, ha addirittura bacchettato la Juve per il ricorso, perché a suo dire non consono allo stile bianconero. Matarrese dovrebbe aggiornarsi: in regime di Spa una società ha il dovere di difendersi e se non lo fa si espone al ricorso di un qualsiasi azionista. A guardar bene è bastato uno sternuto di Moratti per smuovere in un amen tutto il sistema. Il patron interista ha poi detto che non ce l’aveva con la Juve, ma il pentimento è stato decisamente tardivo. Ancora su Ranieri. Mi chiedo come il tecnico abbia potuto lavorare dopo aver saputo dell’incontro segreto dell’ad Blanc con Lippi, quindi dell’ingaggio di Cannavaro. Cose fatte a sua insaputa, tanto è vero che “La Stampa” aveva titolato «Ranieri superato, Blanc unico regista». Più che superato si dovrebbe dire esautorato. Non voglio comunque credere che il ct abbia cercato di interferire in faccende che non lo riguardano. I dirigenti bianconeri sanno sbagliare da soli e non hanno, per questo, bisogno di aiuti. Lippi deve pensare solo al suo incarico, viceversa non fa altro che danneggiare l’allenatore in carica.
CRISI JUVE, TARDELLI: "TUTTA COLPA DELLA SOCIETA'" - Gazzetta - Il suo è un grido di dolore. La Juve è come una seconda pelle per Marco Tardelli.
E' insopportabile vedere la squa­dra del cuore precipitare così. Senza paracadute.
«Vogliamo dire tutta la verità?».
E’ una do­manda con la risposta incorpo­rata. E allora, via.
«Il proble­ma è molto semplice: nei qua­dri dirigenziali della Juve non ci sono persone che conosco­no il calcio. Un handicap gra­ve. Ora leggo che Ranieri è a rischio. Non scherziamo».
Perché?
«Ma cosa c’entra Ranieri? Ha colpe marginali. La società gli ha affidato una squadra che non era da scudetto. Il campio­nato era morto prima di comin­ciare. In più Ranieri non ha avuto per 7 mesi Trezeguet. Uno importante. E ha dovuto convivere con gli infortuni di Camoranesi e Buffon. Sì, lo so, oggi Gigi non sta facendo mira­coli. Ma lui è prezioso anche quando non è al massimo. La nuova dirigenza doveva porta­re trasparenza e grandi cam­pioni. Invece...».
Invece?
«L’estate scorsa sorridevo leg­gendo che la Juve stava per ac­quistare Lampard. Balle! Non c’erano i soldi, quindi sono sta­te condotte operazioni sbaglia­te. Poulsen è uno che fa la dif­ferenza? E’ solo bravino. Co­me è bravino Tiago. Non è con questi giocatori che si può avvi­cinare l’Inter. I dirigenti, poi, sono andati a cercare gli svin­colati. Quelli che costano poco ma che non lasciano traccia. Si può costruire una Juve mon­diale con Grygera, Salihamid­zic, Mellberg? La difesa, a par­te Chiellini e Legrottaglie, non è da Juve. La società doveva es­sere onesta con la tifoseria».
Cioè?
 «I dirigenti dovevano dire che non c’erano i soldi per costrui­re una squadra da scudetto. A proposito, Amauri è stato un acquisto importante ma con 25 milioni di euro si poteva an­che trovare di meglio. Anche Sissoko è interessante ma non diventerà mai un campione».
Uno scenario poco allegro.
«Ma onesto. Bisogna essere sinceri. Bisogna dire alla piaz­za: 'Abbiamo bisogno di tem­po per aprire un ciclo: se non ci date tempo allora mettiamo in vendita il club'. Invece ho sentito tanti paroloni...».
BUFFON AMARO: "CUORE E AMORE PER LA MAGLIA. E POI? - La Stampa - Alla seconda stagione di serie A senza aprire la bacheca, il morale della Juve comincia ad ammaccarsi, così come inizia a scricchiolare qualche scelta del passato, allungando dubbi sul futuro. Soprattutto in chi, qui, c’è da anni e ha attraversato pure l’inferno della B. «A due anni dal ritorno in serie A - diceva Gigi Buffon nella notte della sconfitta con la Lazio - nel mio cuore avrei voluto qualche risultato in più. Ho scelto di restare perché pensavo che con il cuore, l’amore per la maglia e per lo sport che pratico, si potesse superare ogni difficoltà e ostacolo. Purtroppo ora capisco che non è così. Il cuore non basta per essere superiore agli avversari e per vincere». Parole pronunciate lentamente, con tono pacato, mica casuali o frutto solo della momentanea delusione: piuttosto paiono un bilancio personale, e degli ultimi due anni di vita juventina, che potrebbe non essere infinita. O, almeno, prolungata solo se la squadra fosse cementata per vincere di nuovo qualcosa. Come disse Del Piero qualche tempo fa: «Sarebbe ora, abbiamo lavorato duro». Buffon, in sostanza, lanciadue messaggi, mettendo insieme la sua personale ambizione di vittorie, che inizia a fare i conti con l’età, e il piano di ricostruzione della squadra. «Cuore e amore per la maglia» contano, e possono essere pure un fantastico collante, ma da soli non bastano. Brutalmente: bisogna rinforzare l’assetto, razziando giocatori di livello. Il primo, nelle strategie bianconere, sarà Fabio Cannavaro, che sarà preso nonostante le contestazioni dei tifosi: mercoledì sera allo stadio e ieri a Vinovo, con uno striscione. Il club, infatti, non vuole farsi influenzare dagli umori della piazza, come invece accadde durante la trattativa per Stankovic. Dunque, «i particolari» citati l’altra sera dal presidente Giovanni Cobolli Gigli saranno messi a punto e il difensore sarà ufficializzato. L’altro pezzo sarà Diego, con l’idea di abbinargli Hamsik, anche se sul brasiliano la Juve avrà presto l’esigenza di accelerare, altrimenti potrebbe farselo soffiare. L’offerta bianconera fatta al Werder Brema oscilla tra i 20 e i 25 milioni di euro, mentre con il giocatore è da tempo imbastito l’accordo. L’ad Jean Claude Blanc e il ds Alessio Secco dovranno anche riflettere sull’inevitabile decadenza della vecchia guardia, che andrà gradualmente rimpiazzata. Vistosi segnali si sono visti già durante questa stagione. A parte Pavel Nedved, che smetterà, andrà valutato quanto potrà dare Mauro Camoranesi, che tra infortuni e pazzie (due rossi consecutivi) ha inciso pochino rispetto allo sconfinato potenziale. Per non parlare di David Trezeguet che dopo il bisticcio con Ranieri post Chelsea i bianconeri cederebbero volentieri a giugno: al suo posto potrebbe arrivare il laziale Pandev. Sotto esame anche Alex Del Piero, all’ultimo anno di contratto: non certo per applicazione e impegno, ma per la continuità di rendimento, quest’anno condensato, pur in maniera decisiva, in autunno. Non a caso, l’idea del tecnico era di avere una giovane seconda punta per preparare la successione al capitano. Tutta gente che, come Buffon, ha una gran voglia di rivincere qualcosa: ma ha pure pochi anni per provarci.
PANDEV, LA JUVE GUARDA OLTRE - Gazzetta - Metti Goran Pandev nel motore della Juventus. L’idea d’acquistare l’attaccante mace­done della Lazio c’è tutta. Va ag­giunto che gli spifferi ormai no­ti parlano di un gradimento an­che di Marcello Lippi a que­st’operazione. Di sicuro è meno facile convincere Clau­dio Lotito che, sulla carta, non ha intenzione di privarsi del suo goleador con il contratto in scadenza nel 2010. Ora Pan­dev guadagna 500 mila euro a stagione e ha la promessa di un aumento a 1,5 milioni a sta­gione in caso di prolungamen­to del contratto sino al 2015. Ma nonostante le parole al mie­le dei protagonisti questa fir­ma tarda ad arrivare e ciò la­scia credere che l’incedibilità di Pandev cadrà al primo assal­to deciso. Anche per questo motivo la Juve conta di strap­pare un prezzo «umano». Ma­gari sotto i 20 milioni. Tanto più che il costoso riscatto di Za­rate obbligherà il club bianco­celeste a dei fatali sacrifici col­laterali. Per ora siamo ai son­daggi tra Juve e Lazio. Segui­ranno a breve gli approfondi­menti. Ma gli incroci tra la Juve e Marcello Lippi non si fermano a Pandev. Basta vede­re le convocazioni in naziona­le per capire che il c.t. azzurro ha grande stima di Fabio Qua­gliarella. E anche sull’attaccan­te dell’Udinese la Juve si sta muovendo con decisione. in concorrenza con la solita In­ter. Qua­gliarella rappresenta l’attac­cante ideale per giostrare sia da prima punta che da attac­cante esterna. E, si sa, Lippi predilige un 4-3-3 elastico con interpreti molto duttili della fa­se offensiva. Guarda caso in questo scenario tattico non tro­va spazio un talento come An­tonio Cassano, evidentemente abituato a trame cadenzate. Così i soliti noti fanno notare che il dietro front juventino per il talento barese (dopo me­si e mesi di corteggiamento) sia dovuto alle stesse ritrosie che sinora hanno indotto Lippi a fare a meno di Cassano in Na­zionale. Quindi s’assommano gli indizi che riportano il tecni­co di Viareggio a Torino dopo il Mondiale 2010.
LA JUVE PROVA A CONVINCERE POZZO PER ASAMOAH - Tuttosport - Vent’anni, cen­trocampista, fotocopia di Sissoko. Si chiama Kwadwo Asamoah, gioca nell’Udinese, ed è l’ulti­ma tentazione della Ju­ventus. Per questo moti­vo il direttore sportivo bianconero Alessio Secco è andato in pressing sul­la società friulana. Il pa­tron Pozzo ha già fissato il prezzo: 15 milioni. Tan­ti, troppi, per un ragazzo di belle speranze ma che comunque deve ancora completare la propria maturazone. L’Udinese tiene alto il prezzo, certo, anche perché il ragazzo è corteggiatissimo anche dall’Inter, ma c’è la vo­lontà di tenerlo ancora ( almeno) per un’altra sta­gione. Solo se una tra Ju­ve e Inter si presenterà con quindici milioni in contanti il giocatore verrà lasciato partire. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro tra le due società.

 
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