JUVENTUS

NEDVED SOGNA LA FINALE DI ROMA

"LA CHAMPIONS NEL MIO DESTINO!" CAMO E ZANETTI VERSO IL RIENTRO 

Dopo aver saltato per squalifica la finale del 2003, la Furia Ceka vuole conquistare la Champions nella città in cui giocò la sua prima partita in Italia: "Credo nel destino: nel mio c’è una partita a Roma. Non siamo i più forti, ma non sbagliamo gli scontri diretti e abbiamo fame e convinzione. La fame che abbiamo, la determinazione, quella è unica. Dipende da quello che chiamate il dna Juve e da quanto abbiamo passato due anni fa. Presto arriveranno altri campioni. L'orgoglio è uno dei nostri segreti. Solo vestendo quella maglia si può capire quanto si ama la Juve". Recupero a tempo di record per Camoranesi, che ieri ha già ripreso gli allenamenti con una fasciatura rigida alla spalla infortunata. Mauro: "Sarò pronto per la sfida con il Milan. Voglio esserci. Siamo da scudetto, ma dobbiamo andare avanti con cautela e determinazione. Il campionato è lunghissimo, solo a febbraio-marzo prenderà forma e allora vedremo chi tra noi, Milan e Inter sarà messo meglio. Esser cresciuti in difesa è il vero salto di qualità". Ieri in campo anche Zanetti, che contro il Lecce potrebbe andare in panchina. Poulsen e Brazzo sulla via del recupero. Trezeguet scalpita: "Sta procedendo tutto bene e tornerò sul più bello. Sarò a disposizione per gli ottavi di Champions e lo sprint scudetto". Per la sosta invernale, la Juve ha deciso di restare a Vinovo e recuperare gli infortunati, rinunciando alle amichevoli negli Emirati e soprattutto ai milioni offerti dagli sceicchi. A gennaio solo un'amichevole in Europa. Mercato, assalto Juve a Schweinsteiger. Tra il Bayern ed il centrocampista è ormai rottura, come confessa Rummenigge: "Rinnovo complicato". Sondaggio del Tg1: Del Piero doppia Valentino Rossi nelle preferenze!

NEDVED: "CREDO NEL DESTINO, NEL MIO C'E' UNA PARTITA A ROMA..." - Tuttosport - In In 111 anni di storia la Juve di campioni ne ha man­dati in campo davvero un’enor­mità e tutti li ha sostituiti, spesso con fuoriclasse ancora più grandi. Sostituire Pavel Nedved non sarà semplice. Un altro tipo così è difficile an­che solo immaginarlo, figuria­moci strapparlo alla concor­renza. Ma il re ceco non ha an­cora abdicato, anche per scacciare infine quel chiodo fisso dalla mente: «Sì, lo sapete: ho un chiodo fisso». Pausa da con­sumato attore. O, magari, sem­plicemente utile ad assaporare la completezza del concetto: «Il mio chiodo fisso è alzare la Champions».
Buffon sostiene che, in effet­ti, questa Juve è più da Champions che da scudetto. (sorriso largo)
«Mi hanno reso davvero felice le parole di Gigi, certe cose dette da lui sono an­cora più importanti. Io condivi­do tutto, ci mancherebbe. E non soltanto perché punto principalmente a quel traguar­do. Il fatto è che la Champions rimane una competizione stra­na, dove conta relativamente la continuità. A influire è so­prattutto il modo in cui ti pre­senti alle grandi sfide e in que­sto alla Juveci sappiamo fare».
La notte del Bernabeu vi ha dato tanto...
«E’ stata una notte splendida. Quanto sono stati faticosi quei due anni di lontananza da cer­te sfide, ma se abbiamo impie­gato così poco tempo per ritor­nare, per riprendere possesso di certe emozioni, è perché sia­mo un gruppo speciale, abbia­mo valori grandi».
Lei ha 36 anni e sembra un ragazzino, Del Piero ne ha 34 e sembra essere persino più forte di quanto mai lo sia stato nel corso di una straordinaria carriera. Qual è il vostro segreto?
«E’ la capacità di metterci ogni giorno in discussione, di dare tutto quello che abbiamo den­tro per migliorarci o, a questo punto, per non perdere mai un colpo. E tutto si traduce nella voglia di vincere con questa maglia. Sono davvero orgoglio­so di giocare nella Juve con gente come Alex, Gigi, Camo...».
Proprio l’orgoglio è un altro dei vostri segreti.
«Sì, c’è tanto orgoglio nell’esse­re un giocatore della Juve. Ri­cordo che in passato altri gioca­tori mi dicevano: solo vestendo quella maglia si può capire quanto si ama la Juve. Ora posso dirlo anch’io, anche se non saprei nemmeno spiegare bene cosa provo. Però è proprio vero, questa squadra ha qual­cosa di unico e riesce a tra­smetterlo di generazione in generazione».
Si discute sul fatto che la Ju­ve debba puntare allo scu­detto. Lei ne ha vinti 4 in bianconero, uno nella Lazio: che sensazioni ricava da quanto vede nello spoglia­toio. Può essere l’anno giu­sto? «Le sensazioni sono ottime. Ab­biamo attraversato un mo­mento delicato, dopo Napoli ci davano tutti per spacciati, ma quelli sono esattamente i mo­menti che piacciono a un gioca­tore della Juve. Lì abbiamo ini­ziato la nostra rincorsa, al San Paolo intendo. Subito dopo la sconfitta».
FIDUCIA CAMORANESI: "JUVE, SEI DA SCUDETTO" - Il Giorno - Volere è potere. Mauro German Camoranesi non è tipo che molla facilmente. Contro il Milan ha fatto sapere che farà di tutto per esserci. Appunto, fatti non parole, perché il mago di Tandil ieri si è allenato con i compagni grazie a una fasciatura rigida, stringendo i denti. «Mi sono mosso — dice l’oriundo campione del mondo — la spalla mi fa male, sperando che il dolore passi fra pochi giorni, credo proprio di essere a disposizione la prossima settimana». Per intenderci quella del big match contro i rossoneri. «Voglio giocare quella partita — continua Camoranesi — sabato sera avevo chiesto subito il cambio, ma erano passati solo cinque minuti e mi dispiaceva uscire. Ho provato a correre con il braccio attaccato al corpo, mi era anche passato il dolore, ma nei minuti finali del primo tempo non riuscivo più a muovermi e ho pensato fosse più giusto far giocare chi stava bene». Impossibile per il gaucho non parlare del momento della Juventus: «Rispetto all’anno scorso siamo cresciuti, penso che la chiave sia cercare di prendere meno gol possibili. Lo scudetto? Non è un tabù, ma non bisogna illudersi, dobbiamo andare avanti con cautela e determinazione. Il campionato è lunghissimo, solo a febbraio-marzo prenderà forma e allora vedremo chi di noi tre, Juventus, Milan e Inter, arriverà meglio in quella fase». Da un acciaccato all’altro, in casa bianconera il passo è breve. Perché, a quanto pare, Cristiano Zanetti domenica pomeriggio contro il Lecce dovrebbe tornare a disposizione di Claudio Ranieri, se non dal primo minuto almeno in panchina, subentrando a partita in corso. E così il calvario sembra essere finito. Ci vorrà ancora un po’ di pazienza, invece, per David Trezeguet, che sarà pronto a solo a febbraio. Il bomber francese però già scalpita: «Mi fa molto piacere essere tornato a lavorare a Vinovo e aver ritrovato i miei compagni di squadra. Tutto va per il meglio, sto seguendo alla perfezione i tempi previsti per la ripresa. Se tutto procederà bene come è accaduto finora, tornerò per gli ottavi di Champions League e per la fase finale del campionato, che rappresentano il momento più esaltante della stagione». La Juventus però non è l’unico chiodo fisso di Trezegol. Cinque mesi dopo aver annunciato l’addio ai Bleus, David pare sia ritornato sui suoi passi: «La Nazionale mi manca. Penso in particolare alla possibilità di giocare un nuovo Mondiale come quello del 2010. Non ci ho ancora messo una croce sopra. Voglio innanzitutto che si qualifichi, e che vinca il Mondiale. Nel frattempo se Domenech pensa che Trezequet possa aiutare un po’ la squadra, si vedrà. E’ necessario che le cose siano chiare».
CAMORANESI: "JUVE, LO SCUDETTO NON E' UN TABU'" - Tuttosport - «Sicuramente spero di esserci con il Milan». L'ottimismo di Mauro Camoranesi è tutto proiettato al 14 dicembre, data che in calendario vede la supersfida all'Olimpico con i rossoneri di Ancelotti. «Mi sono mosso - dice il centrocampista della Juventus -. La spalla mi fa male ma, sperando che il dolore passi fra pochi giorni, credo proprio di essere a disposizione la prossima settimana». Camo infatti è già tornato al lavoro a pieno regime, a quattro giorni dall'infortunio subìto contro la Reggina. Nell'allenamento di oggi sono arrivati buoni segnali, anche se l'italo-argentino ha preferito lasciare il campo con un quarto d'ora di anticipo a causa di un contrasto con Zanetti. «Non sono eroico - racconta il bianconero in una intervista di Juventus Channel -. È un dolore strano quello alla spalla: mi sento bene, ho voglia di correre ma non riesco a farlo al meglio perché mi sento condizionato. Sabato sera avevo chiesto subito il cambio, ma erano passati solo cinque minuti e mi dispiaceva uscire. Ho provato a correre con il braccio attaccato al corpo, mi era anche passato il dolore ma nei minuti finali del primo tempo non riuscivo più a muovermi e ho pensato fosse più giusto far giocare chi stava bene». Poi Camoranesi parla anche del bel momento della Juventus, ripartita a gonfie vele dopo lo stop di San Siro con l'Inter. «Penso che la chiave sia cercare di prendere meno gol possibili: l'anno scorso eravamo meno forti in difesa, quest'anno è cambiato tutto. Bisogna trovare equilibrio, ci siamo comportati sempre bene, a prescindere dalle avversarie. Siamo cresciuti rispetto all'anno scorso». Tanto da pensare allo scudetto, nonostante il freno a mano tirato da Ranieri? «Lo scudetto non è un tabù ma non bisogna illudersi - dice il campione del mondo di Germania 2006 -. Dobbiamo andare avanti con cautela e determinazione. Il campionato è lunghissimo, solo a febbraio-marzo prenderà forma e allora vedremo chi di noi tre, Juve, Milan e Inter, arriverà meglio in quella fase lì».
CAMORANESI OTTIMISTA: "SARO' PRONTO PER IL MATCH CONTRO IL MILAN" - La Stampa - Arrivano buone notizie da Vinovo. Prosegue a ritmo serrato il recupero di Zanetti e Camoranesi, e presto i due giocatori potrebbero tornare a disposizione di mister Ranieri. Il centrocampista di origine toscana continua a lavorare in gruppo e domenica contro il Lecce potrebbe anche trovare un posto tra i 18 inseriti nella distinta da consegnare all’arbitro. Ci vorrà qualche giorno in più, invece, per vedere in campo Camoranesi, ma se tutto andrà per il verso giusto, il giocatore italo-argentino sarà pronto giusto in tempo per la sfida di domenica 14 dicembre, quando a Torino arriverà il Milan. Ieri mattina Camoranesi ha già ripreso a lavorare con il pallone, anche grazie ad una fasciatura rigida che gli È stata applicata per evitare di creare ulteriori traumi alla clavicola infortunata sabato contro la Reggina.  In campo c’erano anche Poulsen e Salihamidzic che, dopo un lavoro differenziato con il preparatore Scanavino, hanno poi raggiunto in palestra Buffon e Sissoko, quest’ultimo rimasto al coperto viste le temperature rigide. Infine Nedved si è allenato sul rettangolo verde con i compagni saltando però la partitella finale.
TREZEGOL: "TORNERO' SUL PIU' BELLO" - Corriere dello Sport - «Tornerò per gli ottavi di Champions League e per la fase finale del campionato, che rappresentano il momento più esaltante della stagione». Parola di David Trezeguet. L'attaccante della Juventus, che sta recuperando dall'infortunio al ginocchio, ha rilasciato una intervista a L'Equipe: «Mi fa molto piacere essere tornato a lavorare a Vinovo e aver ritrovato i miei compagni di squadra. Tutto procede per il meglio», ha detto il francese.
IL RITORNO E LA NAZIONALE - Il suo rientro è previsto nell'anno nuovo: «Sto seguendo alla perfezione i tempi previsti per la ripresa. Se tutto procederà bene come è accaduto finora, tornerò per gli ottavi di Champions League e per la fase finale del campionato, che rappresentano il momento più esaltante della stagione». Non solo Juve, però. Perchè Trezeguet ha confessato anche di non avere ancora messo una pietra sopra la nazionale, nonostante l'annunciato addio per i difficili rapporti con il ct Raymond Domenech. L'attaccante non veste la maglia della Francia da marzo. «E la nazionale mi manca. Penso in particolare alla possibilità di giocare un nuovo Mondiale come quello del 2010. Non ci ho ancora messo una croce sopra. La nazionale mi è mancata e mi manca anche oggi».
BENE ZANETTI, SISSOKO IN PALESTRA - juventus.com - Ieri seduta d’allenamento mattutina per la Juventus, con Zanetti che ha confermato i progressi mostrati nelle ultime settimane, da quando è tornato ad allenarsi col gruppo. Non è sceso in campo invece Momo Sissoko, ma solo a titolo precauzionale viste le rigide temperature registrate a Vinovo. Per il maliano, lavoro in palestra così come per Buffon e Trezeguet oltre a Poulsen e Salihamidzic che hanno però anche svolto una prima e intensa parte di allenamento con il preparatore Scanavino. Camoranesi, a cui è stata applicata una fasciatura alla spalla destra, ha già lavorato col pallone. La mattinata si è conclusa con una partitella, cui non ha partecipato Nedved.
ADDIO SCEICCHI, JUVE A CASA PER CURARE GLI INFORTUNI - La Stampa - Più dei soldi poterono i giocatori da aggiustare, per la Juve, e il codice di Mourinho, in casa Inter: così, bye bye preparazione in mezzo al Mediterraneo o tra le dune degli Emirati, almeno per quest’anno. Ranieri e Josè lucideranno i muscoli della truppa tra le nebbie di Vinovo e Appiano Gentile, di questi tempi ospitali località costantemente riscaldate a non molti gradi sopra lo zero. Al sole, tra le big italiane, continuerà a viaggiare solo il Milan, impegnato ad Abu Dhabi nell’amichevole contro l’Amburgo, prevista da tempo nell’ambito del contratto di sponsorizzazione tra il club rossonero e la Fly Emirates. Pure la Juve, avrebbe dovuto svernare nei dintorni del Golfo Persico, ma alla fine tutto è saltato. Era infatti l’invitata speciale alla Dubai Cup, torneo internazionale già apparecchiato negli Emirati Arabi ai primi di gennaio: tanto che a novembre, l’ad Jean Claude Blanc e il direttore commerciale Marco Fassone, avevano già chiuso l’accordo con lo sceicco Mohammed bin Ra­shid. Una settimana al sole, tra il due e l’8 gennaio e quadrangolare con premi da Slam Atp: un milione di dollari al vincitore, 750.000 al secondo, mezzo milione al terzo e 300.000 all’ultimo. Poi tutto è saltato: per forfait delle avversarie di prestigio (Bayern Monaco), bisbigliano i maligni, o per suprema cancellazione del sovrano. A gennaio, in Oman, va in scena la Gulf Cup, tra le Nazionali dell’area, che sarebbe stata oscurata dalle sfide delle squadre europee. La Juve, in extremis, avrebbe potuto virare su altre opzioni, ma resterà a casa per curare i propri malati. Visto il notevole numero di giocatori infortunati, un’epidemia in questi primi quattro mesi, il club ha deciso che andarsene ai tropici non era una grande idea, anche perché tutti gli strumenti e i macchinari per la riabilitazione sono al centro tecnico di Vinovo. Al massimo, i bianconeri si concederanno una gita di un giorno e mezzo per un’amichevole europea, possibilmente non al gelo. Pensare che l’anno passato si rimisero in sesto a Malta. Non si schioderà neppure l’Inter, per disposizione di Josè Mourinho, che ha appallottolato i piani del marketing nerazzurro appena messo piede alla Pinetina: addio a un torneo già programmato, idem per un’amichevole con il Manchester City. L’opposto di Ranieri, tanto per cambiare: perché se il tecnico bianconero sa muoversi pure da manager, nel senso che ben comprende le esigenze (commerciali) della società, il portoghese non apre neppure il depliant delle offerte. Si resta a casa: chiamalo pirla, direbbe lui. Volerà in oriente, invece, Carletto Ancelotti, anche se pure gli uomini d’affari milanisti un po’ si mangiano le mani: l’amichevole con l’Amburgo è valutata sui 500.000 euro, secondo accordi già presi ai tempi della sponsorizzazione. Avendo scritturato pure David Beckham, si sarebbe potuto strappare almeno il doppio. In ogni caso, il diavolo ha sempre il suo fascino: la Federcalcio vietnamita ha infatti invitato i rossoneri per un’amichevole con la Nazionale in programma il prossimo anno. Stesso biglietto d’ingresso per il Manchester United, per il quale è pronto un assegno da 2,47 milioni di dollari, quasi 2 milioni di euro. Non manca d’appeal nemmeno la Juve, che sta già ricevendo proposte per le tournée estive 2009, roba attorno ai due milioni di euro per tre partite: il club è stato penalizzato nell’anno della B, ma è sempre il preferito in Nord America e nelle zone a forte presenza di immigrati italiani. Il Milan ha buone quote di mercato nei Paesi emergenti, che seguono il pallone europeo da una decina d’anni e vedono nei rossoneri la squadra più vincente. Occasioni da catalogo estivo, perché a Natale partono solo Kakà e i suoi fratelli.
SCHWEINSTEIGER, PASSO AVANTI PER LA JUVE - Tuttosport - In corso Galileo Ferraris, sede della Juventus, seguo­no con estrema attenzione l’evolversi della situazione di Bastian Schweinsteiger. L’idea di arrivare al vero grande colpo a para­metro zero (dopo essersene concessi parecchi di livello medio in questi anni) intriga e al tempo stesso condiziona i dirigenti bian­coneri. Perché in attesa di capire se l’asso bavarese sia disponi­bile ad accettare il trasferimento in Italia, oppure opti per un’al­tra soluzione, effettuare operazioni alternative è rischioso, se non controindicato. 
TIMORI TEDESCHI - Ieri a Monaco è tornato a parlare Karl ­Heinz Rummenigge per fare il punto sul mercato del Bayern. Dopo aver garantito che lo statunitense Landon Donovan, attualmente compagno di David Beckham nei Los Angeles Ga­laxy, sarà l’unico arrivo invernale, il che smentisce le voci sull’ac­quisto di Anatoliy Tymoschuk («Ci sono stati soltanto contatti informali») l’ex nerazzurro è passato agli argomenti che più in­quietano la tifoseria bavarese: «Ribery ha un contratto fino al 2011 ed è assolutamente incedibile. Posso assicurare che non esi­ste cifra in grado di farci cambiare idea». Una fermezza ribadita anche sul conto di Lukas Podolski: «Non si muove». Le certezze di Rummenigge si sono invece incrinate quando è arrivato il mo­mento di parlare di Schweinsteiger: «Sul rinnovo del contratto di Bastian la vedo dura, ma non sono del tutto pessimista».
DUBBI BIANCONERI - A Monaco la vedono dura, a Torino i pensieri sono molto simili. Robert Schneider, agente di Schwein­steiger, è stato infatti molto abile nel prendere tempo, declinan­do ogni offerta finora pervenutagli, con la conseguenza di veder lievitare enormemente l’entità delle stesse. Una corsa al rialzo che, comunque vada a finire questa vicenda, incrementerà di pa­recchio il già ricco conto in banca di “Schweini”. Da parte loro Jean Claude Blanc e Alessio Secco, pur continuando a battere quel­la pista, hanno maturato la convinzione che l’asso tedesco finirà con l’accettare le proposte di rinnovo del Bayern, magari perché spinto a quel tipo di scelta dalla compagna Sarah Brandner, po­co propensa a lasciare la Germania. Le parole di Rummenigge lasciano intravedere scenari opposti, anche se la chiosa («Non so­no del tutto pessimista») lascia aperto uno spiraglio. E poi c’è il Real Madrid, che per gennaio si è concentrato sull’attacco, stan­te la necessità di sostituire Ruud Van Nistelrooy, trovando una naturale soluzione in Klaas Jan Huntelaar. In estate però il Real non starà a guardare. 
SONDAGGIO DEL TG1: DEL PIERO DOPPIA VALENTINO ROSSI - Tuttosport - Fine anno, piovo­no premi. Alessandro Del Piero avrebbe tutte le ra­gioni per aspettarsi un qualche riconoscimento, co­sì come non sarebbe stato certamente fuori posto nel­la lista dei candidati al Pallone d’Oro già assegna­to a Cristiano Ronaldo. Alex paga il fatto di non aver conquistato alcun tro­feo con la Juve nella scorsa stagione, ma chissà invece che cosa accadde nel ‘ 96 ­l’anno dell’Intercontinen­tale contraddistinta dal gol del numero dieci - quando fu nientemeno che il tede­sco Matthias Sammer, onesto difensore del Borus­sia Dortmund ed ex interi­sta, a sfilargli da sotto il naso il prestigioso ricono­scimento di France Foot­ball.
BABBO NATALE - Eppure per lui si annuncia ora una strenna natalizia in piena regola. Ha fatto di tutto per meritarsi un tratta­mento di riguardo da... Babbo Natale, del resto è stato davvero bravo, dili­gente. Ha segnato gol solo bellissimi e/o decisivi. Ha trascinato la Juve oltre un breve momento di crisi. Ha chiarito con Ranieri alcu­ne incomprensioni che era­no emerse anche all’ester­no e quindi oltre il com­prensibile riserbo (leggi smentite) degli interessati. Poi ha fatto tutto da solo, è tornato ad essere il Del Piero migliore. O forse è diventato il Del Piero miglio­re in assoluto. Perché ha definitivamente unito alla continuità del rendimento ad alto livello i numeri tec­nici più imprevedibili. E ha rinsaldato la fama di su­perspecialista delle puni­zioni. Accelerando fino a quota 250 gol in maglia bianconera.
ATLETA - Sarà perché fra un po’ è Natale, ma Del Piero si scopre in lizza an­che in un sondaggio curato dal multiforme sito della Rai e non è un sondaggio qualunque ma quello che si propone di individuare, con la collaborazione dei letto­ri, il miglior atleta italiano dell’anno in campo maschi­le e femminile. Tra i ma­schietti Alex è, manco a dirlo, il più votato. E a col­pire non è solo la percen­tuale delle preferenze, già parecchio significativa (46,33%), ma anche il fatto che il capitano bianconero preceda in questo sondag­gio il centauro (e cuore ne­razzurro) Valentino Rossi, campione del mondo di­staccato di numerose cur­ve ( 23,95%). Seguono gli olimpionici Alex Schwar­zer (maratoneta che arran­ca a quota 15,73%) e il pu­gile Roberto Cammarelle ( 9,44%). Chiude il ciclista Alessandro Ballan (4,55%). Questo sì che è un risulta­to clamoroso: Del Piero in vetta alle preferenze non solo per le sue doti tecniche ma anche per il suo valore atletico, più che mai esal­tato in questa stagione che ha visto l’attaccante sem­pre al top della forma.
I COMPLIMENTI DI ZEMAN: "DEL PIERO, UN GRANDE TALENTO" - Tuttosport - Sono tanti 250 gol con la maglia della Juventus anche se sono tanti anni che gioca a Torino. Sicuramente anche lui è un grande talento del calcio italiano».Incredbile ma vero. Questo attestato di stima per Alessandro Del Piero arriva da Zdenek Zeman. Uno dei 'nemici' storici della Juventus si inchina davanti al «grande talento» di Del Piero e al suo record di gol. Una 'rivisitazione storica' da parte del tecnico boemo, spesso piuttosto pungente nei confronti dei giocatori bianconeri. O, più semplicemente, il giusto riconoscimento ad un campione. Le parole di Zeman acquistano ancora più valore considerando che l'allenatore ha parlato in occasione del conferimento, da parte dell'Associazione cuori Neroazzurri, del premio per l'etica sportiva ospitato dall'Inter Club di Palazzo Madama, presso la sala 'Caduti di Nassirya' del Senato.
MONUMENTO ALLO SPRECO: CARISSIMO DELLE ALPI, GIA' MORTO A 18 ANNI - di Luca Mercalli (Repubblica Torino) - Ho abitato per vent´anni davanti alle Alpi e per altri dieci davanti al Delle Alpi. Dalla mia finestra, là dove poi fu costruito lo stadio di Italia 90, vedevo il vasto orizzonte alpino, dal Rocciamelone al Gran Paradiso, lasciato libero dai campi sperimentali dell´Istituto Agrario Bonafous. Chi si ricorda più di quella benemerita scuola agraria? Venne fondata nel 1871, con l´obiettivo di promuovere una radicale riforma delle tecniche agricole tramite la formazione dei giovani agricoltori. I campi sperimentali di quella succursale extraurbana erano terreno ottimo, lavorato e concimato alla perfezione. Soffrii molto quando, verso la fine degli anni Ottanta, venni a sapere che sarebbero stati sacrificati al calcio dei mondiali per costruirvi il nuovo stadio. Cominciarono le discussioni sui progetti, gli sguardi chini sui plastici, le dichiarazioni dei politici, il conto salato da pagare, giustificato però dal prestigio che sarebbe piovuto su un´area periferica e degradata di Torino: Madonna di Campagna-Vallette. Vedrete, tutto sarà riqualificato, pulizia, ordine, modernità, questo quartiere diventerà il centro del mondo. Io sentivo che erano menzogne, ma le ruspe arrivarono e abbatterono il Bonafous, conservandone solo la modesta palazzina uffici all´ingresso dell´attuale complesso sportivo. Chissà dove finì la buona terra, sostituita da tonnellate di calcestruzzo e da una selva di cavi metallici, anche belli, a loro modo, non c´è che dire. Ma ormai non vedevo più le Alpi, bensì il Delle Alpi. Pazienza. Arrivarono i mondiali, e l´unica cosa che cambiò era che non si trovava parcheggio in tutto il circondario, nemmeno per i residenti. Poi tutto finì in fretta. I cartelli indicatori con il pallone tricolore arrugginirono, la sporcizia aumentò per la maggior frequentazione dei tifosi, Madonna di Campagna-Vallette non diventò il centro del mondo, non fu dotata di maggiori servizi, anzi, oggi è uno dei tristi poli della prostituzione stradale cittadina, che almeno, allora, non c´era. Vent´anni fa mi indignavo perché tanto denaro pubblico veniva trovato in un batter d´occhio per uno stadio e non per un ospedale o per le tante altre cose di cui sempre si sente urgenza in questo paese. Oggi veder demolire cento milioni di euro durati solo diciott´anni mi lascia sconfortato. Non solo gli annunci comuni a tutta la trionfale retorica delle grandi opere erano menzogneri, ma in questo caso pure paradossali: tocca ora spendere addirittura altri denari per distruggere e ricostruire. Dove andranno tutte quelle macerie? Da dove verranno le nuove materie prime? Troverei un senso alla demolizione se al posto del nuovo stadio, già vecchio a diciott´anni, nascesse un bosco, tornasse una campagna. Invece mi appare come simbolo della decadenza culturale, del fallimento del progetto urbanistico, del trionfo delle chiacchiere sui fatti e degli errori mai pagati, di nuovi proclami che ricoprono quelli vecchi in una spirale autoreferenziale di promesse e di nuova fiammante retorica. Con gli ultimi resti di ricchezza di una nazione alla canna del gas, costruiremo dunque un nuovissimo e indispensabilissimo stadio. Forse lo smonteremo di nuovo, e non tra molto, per ricavarne aratri e coltelli.