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STANGATA A ZEBINA

Post n°1184 pubblicato il 12 Settembre 2007 da corsivo79

4 GIORNATE PER UN BUFFETTO!

Una maxi squalifica e 15mila euro di multa al difensore juventino per lo schiaffo (chiamiamolo così) ad un addetto nel match di Cagliari. Nessuna attenuante per la provocazione. L'anno scorso il francese beccò 3 giornate, Nedved addirittura 5. Continua l'insolita linea dura del giudice sportivo contro la Juventus. Mentre al signor Totti la dura rezione contro Galante costò solo 1 (e dico una) giornata. Stasera l'Italia in campo contro l'Ucraina: Iaquinta forse al posto di Del Piero. E con l'Under 21 il fenomeno bianconero Giovinco ancora decisivo.

STANGATA A ZEBINA: FUORI 4 TURNI E 15 MILA EURO DI MULTA - La Stampa - Il giudice sportivo della Lega Calcio ha squalificato per quattro giornate con multa di 15mila euro. Il difensore della Juventus ha ricevuto la sanzione per avere colpito con uno schiaffo un addetto alla cartellonistica dello stadio di Cagliari dopo essere stato espulso nel match vinto contro il Cagliari per 3-2 lo scorso 2 settembre. In relazione agli incontri della seconda giornata del campionato di Serie A il giudice sportivo ha inoltre squalificato per una giornata Cristiano Del Grosso (Cagliari) e Reto Ziegler (Sampdoria). Ammoniti con ammenda di 500 euro Nicola Amoruso della Reggina e Luciano Zauri della Lazio, mentre a Gionatha Spinesi del Catania è stata inflitta una multa di 5.000 euro per avere rivolto una «frase di tenore irrispettoso» ad un assistente dell’arbitro. Tra le società l’ammenda più salata è toccata al Napoli, che pagherà con 9.000 euro le intemperanze dei propri sostenitori. Cause simili alla base delle ammende toccate ad Inter e Roma (8.000 euro), Atalanta e Cagliari (6.000 euro), Sampdoria (4.000 euro) e Milan (1.000 euro).
ALMIRON, SEMPRE GRATO ALL'UDINESE - juventus.com - Non ci sarà solo Vincenzo Iaquinta che sentirà in modo particolare la sfida di domenica contro l’Udinese. C’è anche un altro juventino che può contare un passato friulano: Sergio Almiron, che ha iniziato proprio da Udine la sua avventura italiana. Il centrocampista argentino è uno dei tanti giovani talenti che la società del patron Pozzo ha scovato in Sudamerica e proiettato nel grande calcio. “Sarò sempre grato all’Udinese – conferma oggi Sergio -, è venuta a visionarmi in Argentina e mi ha portato in Italia quando non avevo ancora 21 anni. I dirigenti friulani hanno creduto in me e mi hanno lanciato. Sono rimasto due anni, anche se il secondo in pratica non l’ho giocato a causa di un grave infortunio”. I numeri parlano infatti di appena 12 presenze in due stagioni, di cui appena due nella seconda, quella che avrebbe dovuto segnare la sua definitiva esplosione. Il meglio di Almiron è dunque legato all’anno dell’esordio, terminato con una gara che Almiron ricorda molto bene. E con lui altri milioni di italiani: “E’ successo il 5-0 maggio 2002. Perdemmo 2-0. La Juventus vinse proprio ad Udine lo scudetto. e lo festeggiò sul terreno del Friuli”.
PASSI AVANTI PER MARCHIONNI - juventus.com - Per un Boumsong che inizia il periodo di stop di due mesi – dopo essere stato visitato anche dai medici francesi, in accordo con la società bianconera – c’è un Marco Marchionni che fa progressi. Il centrocampista, che si era infortunato gravemente a Newcastle nel corso della tournée estiva, è stato infatti sottoposto all’ultima radiografia che ha confermato il completo consolidamento della frattura al 5° metatarso del piede sinistro. Potrà quindi iniziare a caricare l’arto e iniziare la fisioterapia e la riabilitazione in acqua.
UCRAINA-ITALIA: FUORI DEL PIERO, DENTRO IAQUINTA  - Repubblica - Lo stadio Oliympiskiy, colosso prossimo alla ristrutturazione, stasera ospita Ucraina-Italia come una delle sue ultime grandi partite, prima del lifting in vista della finale dell´Europeo 2012, soffiato alla Figc. Non è solo questione di architettura: il ricordo della sconfitta politica italiana e la freddezza tra le due federazioni fanno da sfondo alla sfida. «Noi pensiamo ad avere pronti il più presto possibile i nostri stadi», si limita a sottolineare Abete a chi adombra una possibile bocciatura dell´Uefa nei confronti della coppia Ucraina-Polonia. Quanto a Donadoni, a lui preme ben altra cosa: che gli avversari non sottraggano alla sua nazionale l´Europeo della prossima estate: «Loro vogliono vincere, però lo vogliamo anche noi. E a me basterebbe l´1-0».
Nel paese che la rivoluzione arancione sta occidentalizzando, il duello della nazionale di Blochin e Shevchenko con i campioni del mondo è una specie di ponte verso il futuro: se non vince, la qualificazione a Euro 2008 diventa quasi un´utopia e dovrà restare in riva al Dnepr ad aspettare per quattro anni la sua occasione. Gli azzurri, però, non si possono intenerire: se perdono, sono loro ad inguaiarsi e non è proprio il caso, come ha segnalato De Rossi nel suo accorato appello ai compagni per una maggiore intraprendenza offensiva, dopo lo 0-0 con la Francia, in una partita perfetta in fase difensiva. Il ct risponde con un altro modulo e con altri giocatori, privilegiando la freschezza all´esperienza: lo impongono le difficoltà ambientali, la forza fisica e la corsa dei rivali: «Sceglierò chi mi dà più garanzie perché è più fresco: è la qualità più importante, di fronte a una squadra tonica e più avanti di noi atleticamente. Sabato a Milano abbiamo giocato in modo molto intenso: botte e acciacchi sono assorbiti, ma la fatica pesa e qualcosa dovrà cambiare per forza. Il modulo, invece, sarà legato alla necessità di mantenere l´equilibrio e all´Ucraina». La traduzione tattica, dopo tre giorni di prove sul campo, pare più semplice del rituale rebus sulla formazione, che Donadoni comunica per consuetudine ai calciatori stessi soltanto la mattina della gara: due uomini davanti alla difesa e tre centrocampisti d´attacco, uno dei quali - quello di sinistra - quasi seconda punta: stavolta il centravanti non deve restare isolato come Inzaghi con la Francia. Sono quattro le novità teoriche tra gli undici di partenza, rispetto a sabato. Panucci terzino destro, perché più votato di Oddo alla copertura di Oddo e complementare, in assenza dello squalificato Gattuso, alla coppia mediana De Rossi-Pirlo, che integra le doti di incursore del romanista a quelle di creatività del milanista. Il rientro di Perrotta nel ruolo naturale di trequartista centrale, con Camoranesi e Di Natale (per Del Piero) ai lati. Infine, un sostituto per Inzaghi: l´identikit oscilla tra l´indizio fornito da Donadoni sul duttile Iaquinta («per me è più una punta centrale che un esterno») e Lucarelli come plausibile controfigura di Toni, per addomesticare i palloni difficili, smistarli ai compagni e lottare con difensori che conosce meglio di tutti, visto che gioca in Ucraina nello Shakhtar. Stamattina il ct controllerà le condizioni di De Rossi e Pirlo: se uno dei due non ce la fa, sono pronti Ambrosini e Aquilani. E´ un rebus anche la panchina: insieme all´eclettico Chiellini e all´escluso tra Lucarelli e Iaquinta, si candidano Quagliarella o Foggia, potenziali cambi per Camoranesi e Perrotta, la cui autonomia è ancora limitata. Se così fosse, finirebbero in tribuna Del Piero e Inzaghi: «Non chiedetemi di Del Piero, ma anche degli altri», glissa Donadoni, come un diplomatico prima della perestrojka.  
PICCOLA ITALIA, GRANDE GIOVINCO: BATTUTA L'ALBANIA - Repubblica - L'estro di Sebastian Giovinco e la freddezza di Robert Acquafreasca. Sta tutto qui il match di Durazzo, in cui l'under 21 italiana si impone per 1-0 sui pari età albanesi. A decidere una partita difficile per gli azzurrini è il gol realizzato nella ripresa dal n.9 del Cagliari, ispirato dal fantasista dell'Empoli, vero mattatore dell'incontro. Con il successo di oggi, la squadra di Pierluigi Casiraghi resta a punteggio pieno in testa al girone1 con 9 punti in 3 gare. Soddisfatto il commissario tecnico: "Sono partite difficili e alla fine conta anche vincere. Ci prendiamo questi tre punti importantissimi, siamo a punteggio pieno". La partita. Partita ostica per l'under 21 italiana. Gli albanesi, giocano in casa ed è ben altra storia rispetto alla gara d'andata a Pontedera, vinta 4 a 0 dagli azzurrini. Dopo un buon avvio, la manovra dei ragazzi di Casiraghi si fa però pesante. Il giocatore più atteso alla vigilia, Giuseppe Rossi, non brilla e il migliore al termine del primo tempo è Giovinco. Dal talento dell'Empoli partono le iniziative più pericolose. Più insidiosa è l'Albania che tiene in mano il pallino del gioco e mette in affanno la retroguardia azzurra con Sukaj. L'Italia soffre molto sulla corsia sinistra dove si segnala il velocissimo Hyka. Giuseppe Rossi, invece non riesce ad incidere. La stella del Villareal resta in ombra anche nella ripresa mentre continua a brillare Giovinco. Il fantasista dell'Empoli al 70' spezza la monotonia della partita con un'invenzione che vale i tre punti. Splendido assist per Acquafresca, che scattato sul filo del fuorigioco batte con un preciso diagonale di destro il portiere Kolici. Per il centravanti del Cagliari uno splendido regalo, nel giorno del suo ventesimo compleanno. Il ct dell'Albania Bushati si gioca la carta Cani, il giocatore che aveva deciso il match contro la Croazia. Ma dopo la rete del vantaggio gli azzurrini prendono fiducia e sfiorano anche il raddoppio ancora con Giovinco. Proprio il giovane talento di scuola juventina si merita a fine gara il raddoppio di Casiraghi: "si sta mettendo in luce", dice il ct, "ha un grande talento ed è un ragazzo che ha voglia di crescere, questo lo farà diventare un giocatore importante". Intanto dopo questo successo l'under 21 può guardare con più tranquillità al doppio impegno del 12 ottobre con Croazia e del 16 con la Grecia.
GIOVINCO: "SI, ANCHE OGGI SONO STATO DECISIVO. SONO CONTENTO" - goal.com - Uno, Sebastian Giovinco, ha fatto ammattire la difesa albanese con le sue giocate. L'altro, Robert Acquafresca, ha messo la firma sul terzo successo consecutivo dell'Under 21, sfruttando, guarda un po', il grande lavoro del funambolico trequartista dell'Empoli. I protagonisti di giornata, insomma, sono loro. Sintonizzati sulle stesse frequenze sia in campo, che fuori. Ecco l'analisi del centravanti, ai microfoni di Raisport: «Per noi attaccanti la cosa più importante è farsi trovare pronti al momento giusto. Era una partita difficile e le occasioni non sono state tante. Loro ci tenevano a fare bene contro di noi». Un punto di vista condiviso anche da Giovinco: «Va bene così, abbiamo vinto su un campo non facile. Non era un terreno ideale per giocare a calcio, ma l’importante era portare a casa la vittoria. Sulla sua prestazione: Anche oggi sono stato decisivo e ho fatto segnare un mio compagno, sono contento».
AL PRINCIPE LE MAGLIE "SPAZIALI" DI NEDVED E DEL PIERO - juventus.com - Ricordate il 28 aprile, quando le maglie autografate di Nedved e Del Piero sono state le prime al mondo ad andare nello spazio? Al loro ritorno a terra, erano state messe all’asta per raccogliere fondi a favore dei bambini dell’Ospedale Sant’Anna di Torino. Dopo un’asta combattutissima, ad aggiudicarsele all’ultimo secondo è stato Sua Altezza Reale il Principe Saudita Turki Bin Salman Bin Abdulaziz Al Saud. Il Principe, juventino da sempre, ha infatti seguito con grande attenzione la vendita su JuveStore.com, pur di non perdere l’occasione di far sue le maglie “stellari” dei suoi beniamini. Per ringraziarlo anche a nome dei bambini del Sant’Anna, in occasione della partita d’esordio stagionale contro il Livorno, al Principe è stata riservata un’accoglienza speciale. La consegna delle maglie è avvenuta direttamente dalle mani del Capitano e di Nedved, durante il ritiro al Principi di Piemonte, in presenza del Chairman della Realdream Association (associazione che ha organizzato il lancio spaziale). Poi il Principe ha fatto visita alla sede del Club ed in particolare alla prestigiosa Sala dei Trofei, dove in un clima di grande cordialità ha incontrato l’amministratore delegato Jean Claude Blanc. La giornata è proseguita con una passeggiata nel centro cittadino, con la doverosa tappa “da tifoso” presso lo Juventus Store di Via Garibaldi, in cui il Principe si è premurato di cercare qualche ricordo della Torino bianconera da portare ai suoi cari. Infine in serata è stato ospite del Club per la partita contro il Livorno finito in goleada per la gioia di tutti. 
LA JUVENTUS PIANGE DAVIDE - juventus.com - Un grave lutto ha colpito la Juventus. E’ mancato Davide Depanis, collega e amico che dall’inizio del 2007 ricopriva l’incarico di “Preposto al controllo interno”. Tutta la Juventus piange la scomparsa di Davide e partecipa al dolore della famiglia.
BATTAGLIA DEL BIGLIETTO: ADDIO AI POPOLARI NELL'OLIMPICO MIGNON - La Stampa - Juventus prima, Torino terzo. Questo il simbolico podio degli abbonamenti. Non in valore assoluto, ma rispetto alla capienza dello stadio in cui giocano. L’Olimpico è una bomboniera e i tifosi torinesi ogni domenica lo colmeranno di passione. Ma sarà anche troppo piccolo. Al punto che quelli che non hanno creduto nella nuova Juve di Ranieri o nel sanguigno Toro di Novellino sborsando a scatola chiusa gli euro necessari per l’abbonamento a volte con sacrifici economici non indifferenti, faticheranno a trovare un biglietto. L’impresa diventerà praticamente disperata in occasione dei grandi appuntamenti. Per Juve-Inter, ad esempio, i circa 3000 biglietti che la Juve potrà mettere in vendita, escluso il settore ospiti, saranno bruciati nei giro di cinque minuti. On line o alla Lottomatica. I più penalizzati saranno le fasce più deboli. Chi non ha pagato a prescindere, o starà davanti alla tv, oppure starà davanti alla tv. Nessuna via di fuga. Soprattutto nessun seggiolino da occupare. Se non pagando molto. Gran parte dei posti disponibili, infatti, sono in tribuna centrale, quella che è esclusiva di chi sborsa 130 euro senza problemi. Negli altri settori pochi, e magari pessimi, posti in vendita. Quindi occhio al calendario e dito veloce a cliccare sul computer. Sono le piacevolezze del dover giocare in un impianto che non era nato per il calcio, ma che è stato adattato alle esigenze del pallone dopo l’abbandono del Delle Alpi. E le due società torinesi ne pagano le conseguenze in termini economici. Juve e Toro non hanno mai rivaleggiato con le milanesi nella vendita degli abbonamenti, ma in uno stadio più capace i loro incassi al botteghino sarebbero stati ben più cospicui. La Juve aspetta di ristrutturare il Delle Alpi dopo la delusione di Euro 2012; il Toro avrà tutto per sè l’Olimpico, ma dovrà apportare alcune modifiche per portarlo a 30 mila posti come previsto e sperato da tempo. In realtà i miglioramenti erano già in programma. Ovvero: restringimento del settore ospiti, abbassamento delle barriere fra campo e tribune per ricavare nuovi posti. Non è stato ancora raggiunto un accordo, anche perchè Juve e Toro hanno trovato l’opposizione delle autorità di pubblica sicurezza. Spiega l’assessore allo Sport, Renato Montabone: «Il problema dei posti popolari è sentito, l'unica soluzione possibile e rapida è quella dell'ampliamento. I club avevano presentato quest'estate una richiesta alla Commissione di pubblica sicurezza, ma non ho più avuto notizie. E' importante ricavare nuovi posti in curva ed abbassare le barriere, ma se le due società non spingono nulla si muove. Questa vicenda tocca anche l'ordine pubblico: più di 25mila tifosi non potranno entrare all’Olimpico e sicuramente in tanti resteranno fuori per il derby e le partite con Milan e Inter». Il dispetto di Montabone è lo stesso del presidente granata, Urbano Cairo: «Sono dispiaciuto: se la capienza dello stadio fosse maggiore gli abbonati sarebbero stati molti di più. Non a caso i settori popolari, come le curve e i distinti, sono andati quasi esauriti. Comunque abbiamo raggiunto un numero di abbonati importante e questo testimonia l'affetto del popolo granata per la squadra». Cairo lamenta le lentezze della burocrazia: «Il piano per l'ampliamento dell'Olimpico lo abbiamo presentato quest'estate con la Juve, solo che più tempo passa e meno possibilità esistono di aumentare la capienza in fretta. Le curve tengono poco più di 5.000 persone e noi abbiamo unito la Maratona al vicino settore ospiti per dare più possibilità di abbonamenti popolari».
LA LENTA ESTINZIONE DEL PIANETA CALCIO - La Stampa - I «popolari». La parola voleva dire tutto e niente. Che il prezzo era accessibile ma a volte neanche troppo, quando la partita era di cartello; che la gradinata era occupata dal ceto mediobasso ma poi neanche troppo, perché fior di professionisti con l’abito buono erano fieri di frequentare la porzione di stadio più ruspante, più passionale, più competente. Ma poco alla volta quella belva chiamata calcio se li è mangiati, i popolari. Prima le curve riservate agli ultras, poi gli anelli da far venire le vertigini, gli abbonamenti di massa, la corte spietata delle tivù a pagamento, gli stadi dimagriti per ragioni di sicurezza, fino al caso ultimo dell’Olimpico di Torino. Lì, i popolari non ci sono proprio più. Il mondo moderno cancella molti luoghi di aggregazione. Come i cinema di seconda o terza visione, come i balli a palchetto, nicchie di vita e di umanità. Ma nei confronti del primo sport che in Italia ha saputo aggregare folle enormi c’è stato, in un settore specifico, lo sterminio di massa. Quando la televisione non offriva ancora agli sportivi ampi programmi in diretta soltanto il fenomeno del ciclismo traboccante di umanità e la grande mitica boxe facevano concorrenza a re pallone. Ma il calcio era qualcosa di diverso da tutto il resto. Negli Anni Cinquanta, Sessanta, Settanta la partita cominciava alla fermata del tram, si saliva ordinati ed eccitati, il primo compagno di viaggio era subito un buon interlocutore per comunicare previsioni e speranze. Poi la coda per il biglietto, semplice, veloce efficiente. Chi si sognava di comperare il tagliando il giorno prima? E finalmente la palla al centro. Sulle gradinate si formavano e si consolidavano amicizie anche durature, molti andavano a cercare con pignoleria il loro posto in quell’immensa balconata di cemento per scaramanzia ma anche per ritrovare l’amico occasionale, per riprendere un discorso interrotto. Si litigava secco, anche, ma lo spintone o il ceffone erano episodi rari. I tifosi dei popolari si guadagnavano la patente di esperti e dopo la partita erano attesi a casa, al bar, nel borgo, per il commento, la descrizione, la divulgazione. Non c’era bisogno dei giornalisti superesperti, degli ex arbitri moviolisti. I venti, trentamila testimoni dei popolari andavano a diffondere la loro verità. Ed era la verità. Magari, sulla gradinata, era sfuggito loro un particolare, persino il nome del goleador, ma c’era sempre qualcuno che aveva visto. Si ricostruiva, si indagava, si chiariva. Loro erano la moviola, e anche quando la tivù cominciò ad imperversare, quando il video spesso smentiva le loro parole, non si sentivano minimamente in imbarazzo. Chi arrivava dalla provincia, da Asti o da Cuneo o da chissadove, si organizzava con il pullman e aveva più tempo, all’andata e al ritorno, per saziarsi di calcio. Oggi quei pullman pittoreschi dove si mescolavano l’operaio e il professore, l’avvocato e lo studente, sono scomparsi. Chi non è affiliato a un club, chi non si è conquistato l’abbonamento, è tagliato fuori. Quel mondo che ora viene esiliato dagli stadi aveva un solo difetto. Era rigorosamente maschilista. Perciò Rita Pavone cantava: «Perché, perché, la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita, di pallone, ...». Ora anche le donne vanno allo stadio. Se hanno l’abbonamento.


 
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