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« DOMANI LA TRASFERTA DI FIRENZEFIORENTINA-JUVENTUS 1-1 »

ASSALTO AI VIOLA

Post n°1208 pubblicato il 07 Ottobre 2007 da corsivo79

RANIERI SPRONA I SUOI RAGAZZI: ANDIAMO A FIRENZE PER VINCERE

Alle 15:00 i bianconeri sfidano la Fiorentina all'Artemio Franchi. Il tecnico bianconero carica i suoi ragazzi: "Ce la giocheremo a viso aperto, come sempre. La squadra di Prandelli è la più in forma del momento insieme alla Roma e ha tutte le carte in regola per tentare di vincere lo scudetto. Ma noi siamo la Juve e dobbiamo andare a Firenze con lo spirito di sempre, quello di cercare la vittoria''.  In campo il tridente con Iaquinta in aggiunta a Del Piero e Trezeguet. Il Capitano accetta il ruolo gradito a Donadoni per sperare nella convocazione contro la Georgia.



RANIERI: "VOGLIO VINCERE E GIOCO CON IL TRIDENTE" - Il Giorno - La rivalità, i duelli, la storia: una sfida nella sfida dal sapore antico. Al “Franchi” arriva la Juventus e l’anima viola di Firenze si accende. «E’ il loro derby, persino le vecchiette parlano solo della gara, non c’è una città al mondo che si riconosce totalmente in una squadra di calcio» ricorda alla vigilia mister Ranieri, uno che da quelle parti ha lasciato il segno e forse anche un pezzettino di cuore: «Ho passato 4 anni bellissimi, un ricordo indimenticabile, che appartiene al passato, d’altronde siamo professionisti, dobbiamo guardare avanti e pensare alla partita».
Appunto, la partita. Di fronte, la seconda contro la terza: un match senza pronostico che vale la Champions League e forse qualcosina in più. In campo, a sentire il tecnico romano, si vedrà la solita Juventus operaia («Ce la giocheremo a viso aperto, come sempre») per nulla intimorita dagli avversari («Vogliamo vincere e il tridente mi sembra un’ottima soluzione») con Iaquinta al fianco di Del Piero («Al contratto ci pensa la società, non metto becco») e Trezeguet, senza però lo squalificato Zanetti, sostituito da Nocerino («Insieme a Montolivo merita la nazionale»). Insomma, una squadra tosta, che non molla mai, comunque desiderosa di stupire e di continuare a sognare. A patto che «là davanti, in particolare Inter, Milan e Roma, qualcuno sbagli» sentenzia il baronetto di Testaccio. Nonostante l’impegno faticoso in Coppa Uefa, coach Ranieri non si sente avvantaggiato: «Vedrete che non ci sarà una differenza sostanziale di condizione fisica tra noi e loro, quando affronti la Juventus le riserve di energie psichiche si ricaricano subito». Oltre al collettivo viola, l’allenatore bianconero teme Mutu, suo giocatore ai tempi del Chelsea: «E’ stupendo, i primi mesi a Stamford Bridge si parlava solo di lui, sono contento che sia tornato quello di prima. Ha sofferto e adesso si merita tutto questo».
Da un campione all’altro. Da Mutu a Trezeguet. Per finire Ranieri si gode il bomber francese: «David è un grande, in area è letale, lui per noi è anche il primo difensore, guardate quanto corre dietro agli avversari quando parte l’azione degli altri».

RANIERI: "CON I VIOLA UN MATCH SCUDETTO"
- Datasport - Il match dell’Artemio Franchi tra Fiorentina e Juventus vale il secondo posto in classifica. Partita emozionante quindi, particolarmente per mister Ranieri, che a Firenze ha vissuto stagioni importanti alla guida di Rui Costa e Batistuta. Emozionato per il ritorno a Firenze? `Mentalmente partite di questo genere una scossa te la danno sempre. Quattro anni li` non si dimenticano. Sono uno che le ex squadre le vede sempre con simpatia, ma adesso devo pensare solamente alla Juventus. Sulla carta forse la Fiorentina ha qualcosina in piu` di noi, Prandelli ha gia` tra le mani una squadra completa. Sarebbe una bestemmia non parlare di Fiorentina per la lotta allo scudetto, loro hanno tutte le carte in regola per vincerlo, come credo anche noi, ma qualcuno la` davanti dovra` sbagliare`. Con che stato d’animo si presenta invece la squadra? `Nelle ultime partite non subire reti e` stato importante, ma non e` merito solo della difesa. E’ tutta la squadra che difende e attacca. Dobbiamo continuare da questo punto di vista, lavorando si puo` solo migliorare. Iaquinta? Non e` solo lui che fa questo lavoro, se ci fate caso anche Trezeguet spesso da` una mano in difesa. E’ un campione che sente il peso e la voglia di portare in alto la Juve, che non si accontenta di far gol. La mancanza di Zanetti mi preoccupa, al suo posto potrebbe giocare Nocerino, sta prendendo confidenza con il ruolo`. Sara` un `Franchi` tutto viola quello che spingera` la Fiorentina allo sforzo finale contro i bianconeri. `Certo che contera` andare a Firenze senza i nostri tifosi, perche` il numero di sostenitori che ci accompagna e` sempre cospicuo, non averli e` un gran dispiacere e cercheremo di fare la partita anche per loro`. Ranieri ha il suo punto di vista anche sulla vicenda Trezeguet–Domenech: `Credo che ogni selezionatore lo chiamerebbe, lui deve continuare a stare tranquillo, lavorare e fare gol con la squadra e prima o poi o la Francia o gli allenatori francesi si accorgeranno di lui. Io sono stracontento che Domenech abbia tanti attaccanti e non scelga il mio. Trezeguet arrabbiato? No, non l’ho mai visto arrabbiato, e` un professionista e sa come gestire queste situazioni`. E sul contratto di Del Piero? `Non sono mai entrato negli aspetti contrattuali di nessuno. Quando arrivai c’era il caso Buffon, ma non dissi niente. Cosi` come non dissi nulla per Camoranesi, Trezeguet e Nedved e non faro` nulla neppure adesso che c’e` in ballo la questione Del Piero. Sono cose tra la societa` e il giocatore`.
DEL PIERO CI RIPENSA: DIETRO A IAQUINTA PER LA NAZIONALE - La Stampa -  Del Piero? Se la Juve non gli rinnovasse il contratto lo porterei al Milan». Parole di Carlo Ancelotti, giovedì. «Portare via Alessandro dalla Juve è come portare via Firenze dalla Toscana». Giudizio di Adrian Mutu, venerdì. In un paio di giorni il capitano della Juve ha incassato due assegni di stima e di solidarietà. Peccato che non vengano dalle persone che possono cambiare davvero il suo finale di carriera. Jean Claude Blanc ad esempio mantiene i paletti piantati nella trattativa per il prolungamento con la Juve: offre meno soldi di quanto vorrebbero i fratelli Del Piero e insiste su clausole che disegnano un futuro part-time per il capitano, quasi un distacco progressivo dal campo. I colloqui riprenderanno dopo la sosta del campionato e assomigliano alla McLaren di Hamilton nel filmato dietro la safety-car: brusche accelerate e altrettanto brusche frenate. Qualcuno può farsi male.
Un’altra persona da cui Del Piero attende una risposta è Donadoni. La permanenza a Firenze potrebbe essere breve per lo juventino: stasera rientrerà a casa in aereo senza la certezza di tornare domani quando la Nazionale si radunerà a Coverciano, nelle stanze che hanno ospitato la Juve, per preparare la partita di sabato contro la Georgia. In altri tempi Del Piero avrebbe lasciato lì la valigia e lo spazzolino. Adesso non si fida. Alex è stato allertato dalla Federazione, però le indiscrezioni raccontano di un ct perplesso sull’inserimento del capitano bianconero tra i cinque attaccanti per il match di qualificazione agli Europei. Ci saranno Toni, Iaquinta, Inzaghi e Di Natale: il dubbio è tra lo juventino e Quagliarella, che è un personaggio molto meno ingombrante e più facile da collocare. Se Alex finisse per la seconda volta consecutiva in tribuna, dopo Kiev, la decisione farebbe rumore. E sarebbe anche peggio se Donadoni lo escludesse da questa tornata per riproporlo il mercoledì successivo a Siena contro il Sudafrica, nell’amichevole utile alla Federcalcio per rispettare il contratto con la Rai.
Sono giorni pesanti per Alex, tra il logorante tiraemolla con la Juve e il dubbio che l’esperienza in Nazionale si sia chiusa con la partita di Milano contro la Francia, la sua ottantacinquesima con la maglia azzurra. E’ già accaduto che i commissari tecnici l’abbiano accantonato per un periodo: lo fece Lippi, che non lo chiamò dall’ottobre del 2004 fino all’estate del 2005, e lo sesso Donadoni lo «congelò» nella prima fase della propria gestione, quando lo fece giocare soltanto con l’Ucraina e lo tenne di rincalzo in Georgia. Insomma se Del Piero restasse fuori da questa tornata non ci sarebbe molto di nuovo. Però sarebbe un segnale di addio. Perché tenere fuori lui per confermare Inzaghi, coinvolto nel momento difficile del Milan? E Quagliarella cosa ha combinato di più nell’Udinese? La risposta è che Alex per convincere Donadoni dovrebbe rinunciare al ruolo di seconda punta mentre il messaggio che ha lanciato al ct è esattamente il contrario. «Mai più da centrocampista», disse nelle scorse settimane parlando del suo impiego in Nazionale, non sapendo che era esattamente quello che Ranieri si apprestava a fargli fare nella Juve. Contro la Roma ha giocato da trequartista dietro a Iaquinta e Trezeguet, lo stesso compito che l’uomo del Testaccio gli chiederà di svolgere oggi contro la Fiorentina. Il passo indietro lo ha fatto per il campionato, convinto che per la Juve bisogna accettare tutto e consapevole di come, con la concorrenza di Iaquinta e Trezeguet, non può tirare troppo la corda. Per la Nazionale il discorso è diverso, il primo a dover esser convinto è Donadoni. Il ct ieri era a San Siro per Inter-Napoli ma non andrà allo stadio di Firenze per seguire la trasformazione tattica di Alex. Manderà un collaboratore, guarderà gli spezzoni alla tv. Evidentemente sa già tutto. 
RANIERI COL DUBBIO ALMIRON-BRAZZO - La Stampa - Ieri sera, atterrato a Firenze, Claudio Ranieri non aveva ancora allontanato gli ultimi dubbi sulla squadra da mettere sul prato oggi. «Spesso - ricordò appena arrivato a Torino - anche ai giocatori dico chi giocherà solo domenica mattina». Come già fece a Roma. Due paiono i bivi, a centrocampo e dietro: in mezzo, con Nocerino che dovrebbe prendersi la zona di Zanetti (squalificato), bisognerà pescare uno fra Salihamidzic e Almiron. In difesa, invece, potrebbe rientrare Criscito (a riposo nel derby) per riconsegnare la corsia sinistra a Chiellini: l’alternativa è lasciarlo in mezzo, confermando Molinaro laterale. In ogni caso, sarà una sfida da scudetto: «È una bestemmia non parlare di Fiorentina per la lotta al tricolore - ha spiegato il tecnico - perché loro hanno tutte le carte in regola per vincerlo, come d’altronde noi. Certo qualcuno là davanti dovrà sbagliare. Rispetto alla Juve, la Fiorentina ha qualcosa in più. Prandelli ha già tra le sue mani un progetto ben definito e con Della Valle e Corvino hanno costruito una buona squadra e soprattutto una buona società».
NOCERINO: "QUASI VIOLA, MA IL SOGNO ERA LA JUVE" - La Stampa - Avrebbe potuto essere casa sua, questo Artemio Franchi dove oggi pomeriggio si incrociano Fiorentina e Juve, poi ad Antonio Nocerino è arrivata la telefonata dei bianconeri per salire al ritiro di Pinzolo, a luglio («una liberazione, non ce la facevo più e m’ero scocciato»): pareva un ingresso dalla porta del retrobottega, invece Ranieri l’ha piazzato in mezzo al palco e lì è rimasto. «Quando lasci il settore giovanile della Juve speri sempre di tornarci, in prima squadra: l’ho sognato anch’io, ma per giocare». Facendolo, e bene, si sta affiancando all’altro desiderio d’infanzia, la maglia azzurra: magari, già a questo giro.
Antonio Nocerino, a luglio, a Firenze, avevano già stampato la maglia con il suo nome. Lo ha confidato Corvino, il ds dei viola.
«Vero. Stavo andando là, dovevo firmare. Poi mi hanno chiamato, dicendo che Ranieri mi voleva e che dovevo andare in ritiro, a Pinzolo».
Deluso?
«E perché? Tornare alla Juve era il mio sogno: l’avevo lasciata a 17 anni e mezzo, e quando te ne vai via dalle giovanili, speri sempre, prima o poi, di ritornare in prima squadra».
Pareva diretto ovunque, da Napoli a Udine, meno che a Torino.
«Già, e non ce la facevo proprio più, non capivo più nulla. Durante l’estate avevo ormai girato tutte le squadre: vedevo che finivo sempre in tutte le trattative, mi davano ovunque, tranne che alla Juve: e mi ero un po’ scocciato».
Come si è piegato il destino?
«Mi hanno detto che ero importante per la Juve, poi mi hanno fatto un contratto fino al 2012: significa che una società punta davvero su di te».
Ha sempre detto di voler rientrare nella Juve dalla porta principale: essere chiamato quando ormai la squadra è fatta non sembrava il massimo.
«Ma quando sono arrivato in ritiro, ero davvero felice: stavo girando di città in città, e molte squadre avevano già iniziato ad allenarsi, ormai. Non era una bella situazione. La Juve mi aveva dato fiducia e non vedevo l’ora di far vedere quello che valevo. E io sono uno testardo, abituato a lottare: per arrivare fin qui, nessuno mi ha mai regalato nulla».
Buffon a parte, solo tre giocatori hanno sempre messo i piedi in campo e lei è tra questi: se lo aspettava?
«No, non pensavo davvero di giocarle tutte, le prime sei partite. Mi sto divertendo, e spero di continuare così».
L’ha sorpresa anche la Juve?
«Fin dai primi giorni di ritiro ho visto una grande squadra, ma sapevo che avremmo potuto incontrare qualche difficoltà: per questo, un po’, sono stupito per come sono filate le cose fino adesso».
In molti, alla vigilia, l’avevano sistemata in panchina: ci sono finiti Tiago e Almiron.
«È vero che dal mercato della Juve erano arrivati un certo tipo di giocatori, ma alla fine penso conti solo il campo. Io cerco di fare del mio meglio, di lavorare, tentando di mettere in crisi Ranieri. Poi, come sempre, tocca a lui decidere».
Quando fu il primo avvistamento della Juve?
«Avevo 13 anni, e giocavo a Napoli, nella scuola calcio di mio papà, Ciro. Mi vide Ceravolo (ex responsabile delle giovanili, ndr), e mi portò a Torino».
Come la presero i suoi genitori?
«Mia mamma, Giovanna, non benissimo. Le dissi: “Se non mi lasci andare, me ne vado io di casa”. Fin da bambino volevo provare a fare il calciatore e quella era un’occasione incredibile. Io amo e sono tifoso del Napoli, ma la Juve era una squadra pazzesca, inimmaginabile».
Come fu il salto?
«Non facile. Non volevo far preoccupare i miei, così mi tenevo dentro tutti i problemi: l’unico sfogo era il campo. Neppure volevo che mi pagassero l’aereo, costava 900 mila lire, mica lavoravano per me: così, quando avevo tre giorni liberi, al telefono dicevo che l’allenatore non ci mandava a casa. E restavo qui».
Chi l’arruolò centrocampista?
«Fu Maggiora, il mio primo allenatore alla Juve, a farmi giocare lì. Mi è sempre piaciuto questo ruolo: stai sempre nel cuore della partita, lotti nella confusione».
Qualche idolo?
«Guardiola e Redondo. Poi, Albertini e Conte. Quando arrivai qui, impazzivo per lui».
La paragonano a Gattuso. Il suo ex allenatore, Iachini, l’ha avvicinato a Seedorf.
«Fa molto piacere: ma quelli sono campioni, io nessuno».
Non esageriamo. Su eBay vendono un suo autografo di quando giocava a Messina: 1,20 euro. Quello di Baggio è quotato 3,50.
«Ma va. Il primo l’ho fatto a mio papà, quando andai ad Avellino, in B: adesso che sei un professionista, mi disse, devi farmi l’autografo».
Ne prepari altri: Ranieri ha detto che Donadoni la sta seguendo.
«Giocare in Nazionale è l’altro mio sogno, da quando ero piccolo. Tutto dipenderà da cosa farò con la Juve. Speriamo».
In campo non pare così pacato.
«Infatti, mi trasformo. Quando ero piccolo, era peggio: tremendo dentro, tremendo fuori. Sono uno che sente le partite».
Figurarsi il derby, al gol ha sommerso Trezeguet: che ha pensato?
«Ho goduto come un riccio».

LE PROBABILI FORMAZIONI DI FIORENTINA-JUVE - Datasport - Le probabili formazioni di Fiorentina-Juventus, gara valida per la 7.a giornata di Serie A, in programma domenica alle 15.
Fiorentina (4-3-3): 1 Frey; 21 Ujfalusi, 2 Kroldrup, 5 Gamberini, 17 Balzaretti; 22 Kuzmanovic, 4 Donadel, 18 Montolivo; 7 Semioli, 29 Pazzini, 10 Mutu. A disposizione: 12 Lupatelli, 3 Dainelli, 23 Pasqual, 11 Liverani, 19 Gobbi, 9 Osvaldo, 32 Vieri. All. Prandelli.
Juventus (4-4-2): 1 Buffon; 21 Grygera, 33 Legrottaglie, 3 Chiellini, 28 Molinaro; 7 Salihamidzic, 23 Nocerino, 4 Almiron, 11 Nedved; 10 Del Piero, 17 Trezeguet. A disposizione: 12 Belardi, 2 Birindelli, 5 Zebina, 19 Criscito, 30 Tiago, 9 Iaquinta, 20 Palladino. All. Ranieri.

 
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