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Creato da kiwai il 24/12/2009

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KARA MERKEL TI SCRIVO … (1)

Post n°555 pubblicato il 28 Ottobre 2011 da kiwai
 

 

Del lungo elenco di cose proposte nella ormai famosa “lettera”, come al solito, i media hanno letto solo quello che scatena le polemiche più banali.

Dopo averci “sbomballato” con la storia delle pensioni, dimenticando che l'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni a partire dal 2026, è cosa vecchia, e che il nostro sistema pensionistico è da tempo in via di risanamento, per la riforma già avviata dal centro destra.

Accantonate tutte le polemiche sui baby pensionati, evidentemente solo strumentali, perché è un fatto che uno Stato serio non può rinnegare “diritti acquisiti” e dimenticato che quei “privilegi pensionistici” sono frutto del clientelismo della prima repubblica e dei tanti “compromessi” più o meno “storici” tra DC e PCI,  la polemica è scoppiata sulle proposte per la mobilità del lavoro:

inutile dire che Bersani bercia che “Berlusconi si deve dimettere” e la Camusso invoca scioperi generali.

 

Sarebbe bene spiegare che la riforma del diritto del lavoro con possibilità di licenziare per motivi economici, riguarda sia i “licenziamenti collettivi”, nel caso di aziende in stato fallimentare, dove è già prevista la cassa integrazione e la mobilità, sia i “licenziamenti individuali” che, come ovunque in Europa, significa che se NON c’è giusta causa, ma solo la necessità di alleggerire il numero di dipendenti, il lavoratore non viene “reintegrato” come accade oggi, ma compensato con una congrua somma di denaro.

È come introdurre il “divorzio” nel regime “matrimoniale” del lavoro.

 

Se l’azienda deve ridurre l’organico per ridurre i costi o compensare un forte calo di commesse e di produttività, può “divorziare” dal lavoratore e compensarlo con adeguati “alimenti” … non mi sembra che ci sia nulla di scandaloso.

 

Se il lavoratore è valido, in un regime libero, troverà senz’altro un altro lavoro in un’altra azienda che vuole assumere .. se non è valido, perché non più in possesso delle competenze necessarie, dovrà essere assistito in un percorso di aggiornamento.

Così succede in Germania, dove un’azienda in difficoltà può alleggerirsi di dipendenti in sovrannumero e un’azienda in crescita può assumere per potenziarsi.

È la fine del “posto fisso a vita” che sopravvive solo in Italia.

 

Contemporaneamente per i giovani è prevista una stretta sui contratti parasubordinati, per rendere meno vantaggiosi “gli espedienti furbi” di tanti datori di lavoro che, pur di non “sposare” un nuovo dipendente, si rifugiano in “convivenze di fatto”.

Anche qui la possibilità del “divorzio” dovrebbe incentivare “matrimoni” a tempo indeterminato.

 

Per i precari della pubblica amministrazione, l’introduzione della mobilità coattiva nel pubblico impiego, (che peraltro è sempre esistita sulla carta) dovrebbe consentire un utilizzo razionale delle risorse umane e anche qui l’assunzione finalizzata alla copertura dei tanti vuoti di organico.

 

A noi, abituati all’immobilismo più assoluto .. “entro in banca, così mi piazzo, e non se ne parla più” (vecchia canzone dei Gufi) questi provvedimenti sembrano marziani, ma in tutto il mondo industrializzato funziona così .. dovremmo farcene una ragione.

 

Non è vero che la crisi abbia colpito indistintamente tutte le aziende, chi ha, per tempo, investito in ricerca e innovazione tecnologica oggi soffre molto meno di chi non ha saputo o voluto farlo.

Esistono anche in Italia aziende che stanno affrontando la crisi senza troppi affanni e senza licenziare, non credo sia per intervento dello Spirito Santo.

 

Rivedere i meccanismi degli “ammortizzatori sociali” per adeguarli e renderli più efficaci dovrebbe essere il primo obiettivo di un sindacato moderno, ma certo è più facile indire un ottocentesco sciopero generale.

 

 
 
 
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CUBA LIBRE

QUANTO COSTA
LA LIBERTA'???




La morte di un prigioniero di
coscienza, una persona in
carcere per le sue idee, senza
aver commesso alcun reato.
Orlando Zapata Tamayo,
42 anni, fù arrestato durante
la primavera del 2003 e condannato
a tre anni di carcere.
Durante la prigionia a causa della
sua attività di dissidenza nel
carcere, gli furono aggiunti altri
anni di detenzione fino a un totale
di 30 anni di reclusione.
BASTA YA!

 


 

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani  
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