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Se vi disturba l’idea che il sottoscritto ESPRIMA LIBERAMENTE le proprie opinioni, IRONIZZANDO su quanto non condivide e CRITICANDO (nel proprio spazio) manifestazioni di ignoranza, dogmatismo e intolleranza .. RICORDATEVI che non siamo a Cuba, che il muro di Berlino è “franato” da più di VENT’ANNI, che i comunisti che non sono ancora sepolti e putrefatti .. hanno fortunatamente un piede nella fossa .. e chiunque aspiri a DITTATURE comunque colorate e più o meno proletarie, ha in me un NEMICO giurato.
Tentativi maldestri di trascinarmi in volgari liti di pollaio, con l’intento di attribuirmi violazioni del buon gusto e dell’educazione, sono destinati a naufragare nella più assoluta indifferenza. Ciononostante mi ritengo LIBERO di segnalare violazioni delle regole della convivenza civile in ogni opportuna sede, QUINDI RASSEGNATEVI ALLA MIA PRESENZA QUI CON ANNESSI E CONNESSI.
P.S.
Eventualmente fatevi prescrivere un medicinale per i travasi di bile e i fastidi del basso intestino.
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Post n°874 pubblicato il 05 Settembre 2012 da kiwai
Se c’è qualcuno che è sopravvissuto alla prima parte di questa noiosissima disputa ideologica, ecco una seconda dose.
“Mi chiedi quando e dove Gramsci parla di comunismo liberale. T'accontento subito. Nei Quaderni, precisamente a p. 691, Gramsci scrive: "I grandi intellettuali esercitano l'egemonia, che presuppone una certa collaborazione, cioè un consenso attivo e volontario (libero), cioè un regime liberale-democratico". Capito? Quindi l'esercizio dell'egemonia è possibile solo in un sistema liberal-democratico. Cari miei, a quanto pare fra i quaderni di Gramsci ne manca uno: quello liberal-comunista. Andato perduto? Distrutto perché scomodo? Oppure? Comunque già queste poche parole di Gramsci provano che lui aveva preso le distanze da Togliatti, che cercava di ampliare il proprio pensiero. (Però attenzione: qua non si sta parlando di una cosa cattiva che diventa buona, ma di una cosa buona che diventa ancora più buona.)”
Qui è indispensabile una premessa: Il liberismo, termine esistente solo nella lingua italiana, indica null’altro che il liberalismo considerato sotto l’aspetto economico. Essendo pertanto il liberismo la parte rispetto al tutto del liberalismo, esso è un bene se non prende le parti dell’intero e un male se trasborda dalla sua sfera di applicazione. La libertà, che è teoricamente in sé indivisibile, nasce praticamente dalla sintesi fra le esigenze dei vari tipi di libertà al plurale: giuridica, sociale, economica, politica, etica. Il problema consiste, anche per questa parte, nel porre limiti ad ogni potere che vuole farsi assoluto.
Il comunismo e il marxismo (ma in qualche misura anche la socialdemocrazia classica) sono, in quanto ideologie che danno ampio risalto al momento economico come causa deterministicamente efficiente dei fatti sociali, paradossalmente affini al liberismo inteso in senso negativo, cioè come ideologia.
Lo stesso liberalismo, nel momento in cui più non si confronta con l’altro e con la realtà o la storia, può convertirsi nel suo contrario: in un liberalismo teologico, dogmatico e intollerante, non difforme nella sostanza da ogni altra teologia politica. Il liberismo, considerato nella sua accezione positiva, ha come proprio opposto non lo Stato, come impropriamente si usa dire, ma il monopolio.
Ecco che allora quando Gramsci parla del ruolo “egemonico” degli intellettuali, finalizzato alla realizzazione dello Stato socialista, concretizza esattamente l’idea di monopolio incompatibile col liberalismo.
Ma c’è di più: Fra i nemici più insidiosi del liberalismo sono da ricordare il populismo, il “dispotismo della maggioranza” e il paternalismo.
Il populismo, oltre ad essere un mito politico, e perciò contrastante con lo spirito critico che è connesso alla mentalità liberale, affermando che tutta la virtù è nel popolo, a prescindere, configge con uno dei caratteri intrinseci al pensiero liberale, che è di sua natura “aristocratico”. Per il liberalismo il problema della politica non è quello di fare a meno delle élites ma di far sì che esse: 1) siano aperte a chiunque e fondate sulla meritocrazia; 2) siano fra loro in lotta, competizione e ricambio continuo (la “circolazione delle élites” di cui ha parlato fra gli altri Piero Gobetti).
Niente di più antitetico col pensiero di Gramsci.
Quanto al paternalismo e alla sua tendenza a tutto regolare “per il bene” e “per la felicità” degli individui, il liberale deve gridare forte che è meglio sbagliare e battere la testa da soli che far bene guidati da altri. Ognuno deve poter sbagliare, peccare e eventualmente correggersi. E compito dello Stato non deve essere quello di stabilire in cosa consista il mio bene o la mia felicità. Come ha mostrato Immanuel Kant, questa pretesa intacca un altro dei principi cardini dell’individualismo liberale: l’autonomia morale e la capacità di autodeterminarsi.
Siete sopravvissuti fin qui? .. giuro che non lo faccio più!
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CUBA LIBRE
QUANTO COSTA
LA LIBERTA'???
La morte di un prigioniero di
coscienza, una persona in
carcere per le sue idee, senza
aver commesso alcun reato.
Orlando Zapata Tamayo,
42 anni, fù arrestato durante
la primavera del 2003 e condannato
a tre anni di carcere.
Durante la prigionia a causa della
sua attività di dissidenza nel
carcere, gli furono aggiunti altri
anni di detenzione fino a un totale
di 30 anni di reclusione.
BASTA YA!
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ARTICOLO 19
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Premesso che condivido la tua accezione sul liberismo come un semplice aspetto del liberalismo dal punto di vista economico (chissà se il “fake” ci arriva)..
Allora partiamo da capo: per capire il comunismo che dovrebbe avere analogie, addentellati con il liberismo (?), bisogna risalire alle sue radici, al suo fondatore, Carl Marx e a ciò che lui intende per comunismo.
Occorre, infatti, analizzare l'essenza di quel capitalismo che nel comunismo troverà la sua opposizione più radicale. Come si è visto, l'essenza del capitalismo è l'alienazione: il capitalismo separa l'oggetto prodotto dal produttore, determinando così una separazione nello stesso tessuto sociale, nel quale gli uomini si dividono in detentori dei mezzi di produzione (classi dominanti) e forza lavoro (classi dominate). Questa divisione porta fatalmente a delle crisi fra queste differenti classi.
La soluzione al capitalismo, la nuova tappa dello sviluppo storico promossa dalle classi subordinate, è il comunismo. Esso si configura come estremità opposta al sistema di produzione capitalista: nella società comunista non esisteranno più classi e lotta di classe, non esisterà più separazione tra oggetto prodotto e produttore, i mezzi di produzione saranno di proprietà comune. Da questo ne deriva che anche la sovrastruttura ideologica della società, da sempre espressione del sistema economico guidato dalle classi dominanti, verrà definitivamente smantellata, per cui non saranno più necessari né lo Stato né la religione, nè qualsiasi altra espressione del dominio di una classe sull'altra. "Il comunismo è cioè la sintesi suprema in cui viene rimossa ogni contraddizione sociale e, insieme, è la liberazione concreta dell'individuo umano." (E. Severino, La filosofia contemporanea).
Il comunismo, per Marx, è una legge necessaria, una tappa obbligata dello sviluppo storico che non trae origine da ideali astratti presenti arbitrariamente nella coscienza degli uomini, ma trae la sua legge dall'evidenza stessa dei dati pratico empirici dell'economia. Toh?
Secondo Marx il comunismo è quindi la naturale e necessaria soluzione del capitalismo in un nuovo e definitivo sistema socio-economico finalmente egualitario (il mondo degli “uguali” magari vestiti alla cinese?), dopo secoli di lotte e disuguaglianze.
Insomma veri e propri classisti questi emeriti, altro che “affetti” da liberalismo.
Tuttavia penso sia giusto ricordare che Gramsci, prima di morire..
Che non abbia rinnegato, con questo gesto la sua fede.. politica e sia diventato un vaticanista, destrorso e liberalista anche se solo solo in pectore, data che la brevità di quell'atto cui seguì il decesso? Boh.. Lo scoprirò quando passerò dall'altra parte.. Il più tardi possibile, s'intende, mentre.. volerò in cieli azzurri, possibilmente..
Vado a fare un spuntino: oggi da me si pranzerà tardi..
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=39&ID_sezione=524&sezione=
^___^
C'è un detto che si adatta a menti "illuminate" (..?..) come queste che, spesso, fanno finta di niente:
«Duch a jan la lor crosute. A chel ch'a no l'ul puartàle ai tocje di strissinàle..» Cioè: «Tutti hanno la loro croce. A quelli che non vogliono portarla, gli tocca di trascinarla..»
E si vede benissimo quanto arrancano, incepiscano, s'affannanno a trovare giustificazioni, inutili giri di parole etc. La realtà la conoscono benissimo, tuttavia fingono di non vederla.
Specie quelli che dicono "convintamente" di non essere di destra, di sinistra, mezz'ala, centravanti, difensore, terzino etc. I più pagliacci di tutti per quanto ne sono convinti e fanno regolarmente le loro figuracce, continue!!!
Tiremm innanz, va..
^___^ b&b
Fondamentale è anche il fatto, che anche qui, su uno dei pochissimi blog (2) in cui commento, sei stata tu a provocare me scrivendo: “TI CI HANNO FOTOGRAFATO? COME DICEVA -EDUARDO - MA INSOMMA SU' FOSSERO QUESTE LE CONQUISTE”, sotto al mio esultare per ciò che considero semmai una tua brama, l’essere popolare.., ma pretendere addirittura il mio silenzio è fuori da ogni logica che non sia comunista. Tu sei la principessa dell’insulto (la regina è la tua ex amica). Ho ancora i tuoi insulti nella mia moderazione, proprio perché tendo a dimenticare il male e invece voglio ricordarmi bene chi sei; per quanto mi riguarda, ho constatato che nessuno può insultarti meglio di te stessa, che è poi ciò che vi accomuna anche politicamente. Voi comunisti incalliti siete un insulto alla civiltà!
PS..scrivi "IO SO DIPINGERE!!!"...senza renderti conto che qualsiasi artista non è mai soddisfatto di ciò che crea, pur nell'immensità della sua opera.., ma che te lo spiego a fare...Sei deludente in quasi tutte le tue manifestazioni, eppure sei la miglior comunista che ho conosciuto qui dentro. Almeno tu ce la stai mettendo tutta per migliorare...
Detto questo, il tema del post è il liberalismo e una sua pretesa convergenza con il comunismo e il pensiero di Gramsci .. tema proposto non certo da me che lo considero un’eresia, ma poiché si discute di “radici filosofiche” della contrapposizione, non credo sia necessario tirare in ballo riletture postcomuniste o rifondate dei fondamenti ideologici del comunismo, né scomodare le folte schiere di neoliberisti del dopoguerra e attuali.
Quanto ai giacobini credo siano di triste attualità.
Almeno mi dirai grazie dopo, no?
"Vince198 il 06/12/11 alle 09:54 via WEB
Andando a ritroso di qualche anno rispetto al mio post precedente, Quintana5, esponendo un tema a me “caro”, viene naturale domandarsi come l'ex (...) Pci, ad esempio, abbia affrontato il fenomeno del terrorismo! La risposta non è facile, tanto meno semplice.
Bisogna dividere l'”escalation eversiva e i relativi rapporti con Botteghe Oscure” in tre fasi, data la notevole complessità della vicenda.
La prima corrisponde alla nascita e allo sviluppo delle Brigate rosse. Le contestazioni giovanili, la nascita di molti gruppi estremisti contraddistinti da numerosissime sigle, l'operaismo e la nascita delle riviste tipo «Quaderni rossi» e «Quaderni piacentini», l'ondata emotiva causata dall'esplosione della bomba alla Banca Nazionale dell'Agricoltura di Piazza Fontana a Milano etc., tutto ciò contribuì alla formazione all'interno del Pci di un vivace dibattito.
Il partito di Enrico Berlinguer, con la classificazione di "compagni che sbagliano", sottovalutò non poco il fenomeno di cui in realtà sapeva molto: tanti giovani che scelsero la strada della clandestinità, dell'estremismo erano usciti proprio dai gruppi giovanili del Pci.
Ad es. l'ex brigatista Bassi affermò: «All'origine della guerriglia urbana ci sono i compagni usciti dal Pci. Nella commistione fra Pci e Brigate rosse, il caso più citato è quello dell'"appartamento" di Reggio Emilia. Tra i frequentatori più noti di quella "comune", vi sono i fondatori delle Brigate rosse: Gallinari, Franceschini, Ognibene, Pelli, Azzolini. L'appartamento era uno spazio in cui s'incontravano i ragazzi che sognavano di fare la rivoluzione, luogo monitorato e ben conosciuto dagli uomini della locale federazione del Pci, altroché!
Quali sarebbero state le conseguenze politiche se, agli inizi degli anni Settanta, quanto raccontato da ex appartenenti alle Brigate rosse fosse diventato di dominio pubblico? Quali le conseguenze, se quanto scritto dalla ricercatrice Roberta Golen fosse apparso sui quotidiani dell'epoca? La studiosa inglese nel suo testo non usa metafore: "Nel 1969 delegazioni del Pci hanno visitato i campi d'addestramento per terroristi gestiti da Al-Fatah in Giordania".
Botteghe Oscure sottovalutò il terrorismo e abilmente indusse a far credere che eventuali radici ideologiche non potevano provenire del partito. Per il Pci i terroristi non erano "rossi", ma sicuramente "fascisti" e "provocatori", anzi le "Brigate rosse sono fasciste".
È significativo il Primo rapporto sull'inchiesta di massa sul terrorismo stilato dalla Sezione Problemi dello Stato del Pci (di cui il principale gestore un un certo Ugo Pecchioli - Gladio rossa n.d.r. etc.). Nel particolare, la domanda nr. 11 del questionario riportava: "Si parla spesso di terrorismo "nero" e di terrorismo "rosso". Ritieni necessario distinguere i due e perché?". Il 43 per cento degli intervistati ha scelto la risposta "no, perché, anche se dicono 'rossi', in realtà i terroristi sono sempre fascisti".
Mi viene da sorridere, chiedo scusa, non certo per dire che non sono esistiti terroristi neri: ci mancherebbe altro!
La seconda fase, cerco di essere più conciso, è stata quella in cui il Pci, accortosi di non poter più “governare” questa deriva eversiva, cercò di fermarla. Nel far questo arrivò anche a scontrarsi con i “fratelli compagni cecoslovacchi”, chiedendo loro spiegazioni in merito. É stato in quel periodo, dalla seconda metà degli anni '70, che i terroristi alzarono il tiro, che il movimento Lotta continua venne sciolto, che l'apparato della Vigilanza del Pci entrò in azione con tutta una serie di azioni peraltro di una certa efficacia, di contrasto avversoqueste formazioni paramilitari eversive.
Quelli che hanno i miei anni – o più – avranno certo presente di sicuro l'immagine della Siemens, sempre che non ricordi male, di un suo dirigente Idalgo Macchiarini con un cartello appeso al collo, recante la scritta: «Mordi e fuggi. Niente resterà impunito. Colpirne uno per educarne cento!» Bravi ragazzi, no?
L'ultima fase fu, sempre più stringatamente, quella legata alla morte dell'operaio Guido Rossa (gennaio '79) che segnò il distacco totale del Pci dalle Bierre.
Due conclusioni:
1. Senza il pentitismo credo che quell'epoca di sangue non sarebbe terminata nei modi e nei tempi noti;
2. In molti livelli delle nostre strutture statali, tuttora “lavorano” molti di quelli che furono considerati “Compagni che sbagliarono”.. invece di dire più correttamente “Compagni che spararono ed ammazzarono brutalmente..”
Ancor oggi c'è chi - biechi comunistelli intrisi di ideologia anche del midollo osseo - in qualche modo, cerca di giustificarli, dunque non possiamo certo dire che i comunisti siano proprio spariti dalla circolazione. Tuttaltro, anche se non sono certo numerosi come lo furono fino a una ventina di anni fa.. La vergogna di tali personaggi politici ancora in auge, vetero comunisti trinariciuti e insensibili, non conosce limiti tanto meno rispetto per sia i servitori in divisa dello Stato - morti ammazzati, che per i loro parenti pressoché dimenticati; luttuosi eventi che questi eversori dello stato repubblicano hanno generato negli anni forse più bui della nostra Repubblica. Tuttavia non dimentico, com'è giusto che sia, neanche i lutti generati dall'eversione di destra e "protezione" anche solo temporanea di costoro da parte di partiti di destra: non li vedo in giro, inseriti nei gangli dello stato, per lo meno in egual misura degli ex brigatisti rossi. Anzi non li vedo proprio.. Saluti, Vince"
Studia bene mi raccomando e buona serata.
Senza parlare di quelli che “in nome della legge” violano la Costituzione e la libertà dei cittadini.
P.S.
In compenso da Marx a oggi .. ci sono di mezzo:
URSS venti milioni, Cina sessantacinque milioni, Vietnam un milione, Corea del Nord due milioni, Cambogia due milioni, Europa dell'est un milione, America latina centocinquantamila, Africa un milione e settecentomila, Afghanistan un milione e cinquecentomila, movimento comunista internazionale e partiti comunisti non al potere diecimila. Per un totale di poco inferiore ai novantacinque milioni di morti ...
(Le Livre noir du communisme: Crimes, terreur, répression, 1997, Stéphane Courtois)
e il muro di Berlino …
non metto in dubbio le “buone intenzioni” di nessuno, ma la storia ormai è scritta e, qualsiasi siano i numeri dei massacri (che sono solo un triste corollario), il fallimento del “socialismo/comunismo reale” è stato ratificato dai fatti.
Ma hai sbagliato ancora, l’importante è CONOSCERLA la storia.
Buona giornata (possibilmente di studio) anche a te.
i dissidenti cinesi (regime comunista che detiene il record di condanne a morte) o cubani (altro lager, che molti “compagni” italiani continuano ad esaltare come paradiso socialista) per finire con gli omicidi di Massimo D'Antona nel 1999 e Marco Biagi nel 2002, da parte dei soliti “compagni [italiani] che sbagliano”.
Qui nessuno fa “la morale sui morti ammazzati dagli altri”, qui si espongono i risultati di una “ideologia applicata alla realtà”.. ideologia che, per fortuna, non ha trovato applicazione da noi.
Dove voglio arrivare te lo dico subito (così ti risparmio l’usura del neurone):
quelli come te, dietro la maschera di una finta difesa dei diritti dei deboli, sono degli squallidi fascisti, che in nome del Bene Comune vorrebbero imporre una dittatura della miseria e della repressione delle libertà individuali.
P.S.
Quanto a Sarkozy e Libia, non sei attento ..
http://blog.libero.it/kiwai/10020552.html
Appunto, il tema della ridistribuzione della ricchezza, la negazione dell’iniziativa e del merito individuali ..
Nelle ultime pagine del Manifesto Marx indica come prima tappa del passaggio al socialismo la “conquista della democrazia” e un “programma di riforme”, con cui il proletariato, realizzi un passaggio graduale verso il socialismo:
- un’imposta fortemente progressiva, tesa a colpire le grandi ricchezze ;
- abolizione del diritto di successione, così da impedire quell’accumulazione progressiva del capitale;
- accentramento del credito, cioè “nazionalizzazione” delle banche;
- le “nazionalizzazioni”, ovvero fabbriche “pubbliche” che eliminando dal prezzo di vendita il profitto del capitalista, sarebbero risultate più competitive, per battere il capitalismo, con le sue stesse armi, la libera concorrenza e la legge di mercato.
Non mi sembra che sia cambiato molto .. nelle vostre impostazioni “programmatiche”..
peccato che l’applicazione “storica” di questi principi sia stata fallimentare e abbia prodotto solo fame e povertà.
E la guerra ai “padroncini”, ai “piccoli imprenditori” ai professionisti? Tutti catalogati come evasori .. cos’è, se non la negazione dell’iniziativa privata?
Dici che le nazionalizzazioni, da noi, non sono mai avvenute .. dimentichi i carrozzoni pubblici, in regime di monopolio, come Enel, Telecom e tutte le industrie e le banche di stato dell’Iri .. tutte fallite sul piano della concorrenza economica.
E poi, un modello è un modello .. se fallisce non basta dire “ne facciamo un altro”.. se ne devono analizzare le cause del fallimento.
b&b ^___^
“Un giorno, un cliente venne da me, tutto inc...to e mi disse : "Io non ho nulla contro i diritti dei lavoratori, ma non è giusto che la pausa della cassiera la paghi io! C' è scritto qua, sullo scontrino..." Mi porge lo scontrino, lo guardo, leggo e capisco...Gli chiedo "Scusi, ha per caso comprato gli assorbenti per sua moglie?" "sì, ma cosa c' entra?" Sullo scontrino c' era scritto "Intervallo (quello della Lines) € 2.47 "”