Creato da lakonikos il 14/10/2007

lakonikos

con un titolo così, il minimo è non aggiungere altro

 

 

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SAME MENTALITET

Post n°16 pubblicato il 09 Novembre 2007 da lakonikos
 

32 anni fa

 

Mi trovo in un bar di una cittadina nel nord della Svezia, con alcuni amici italiani.

Veniamo abbordati da due rom: italiani? Amici! Same mentalitet! Noi con gli italiani siamo fratelli, non come con questi svedesi. Fanno girare l’occhio sui tavolini del bar occupati da locali. Questi? Non valgono niente, big sleepers, pensano a dormire e non scopano neanche le loro donne. Non come noi e voi. Same mentalitet. Imbarazzo e anche un po’ di timore, a noi quegli svedesi grandi e grossi fanno anche un po’ di paura. Glielo diciamo. Paura di questi? Big sleepers! Vi facciamo vedere noi: fanno il giro dei tavolini, insultano e nessuno reagisce, abbassano la testa per non essere coinvolti. Visto? Mi toccano i capelli: siamo fratelli! Capelli neri, come i nostri. Veramente, uno di noi è biondo. Glielo faccio notare. Anche noi abbiamo biondi, ma non sono come questi white head.
”Accettiamo” l’invito ad andare al loro accampamento. Un po’ diverso da quelli che vediamo dalle nostre parti. Le roulotte sono disposte in cerchio, come le carovane del West, in mezzo un grande fuoco con intorno dei tappeti orientali. Sensazione di ricchezza. Nei monili, nelle auto di grossa cilindrata. Siamo qui per festeggiare il matrimonio della figlia di un nostro capo. Dovete rimanere. Per forza, la loro ospitalità non si rifiuta e poi siamo curiosi. Il matrimonio si svolge una settimana dopo. Nel frattempo, il numero delle roulotte è più che decuplicato. Si mangia, si beve, orchestrine suonano tutto il giorno e tutta la notte. A fine matrimonio, tutti partono, compresi noi. Con qualche regalo e l’arricchimento di un’esperienza irripetibile. Il capo prima di salutarci, ci dice: non giudicateci per quella serata al bar, quei due bevono troppo. Same mentalitet.

 

 

18 anni fa

 

Milano, le tre di notte. Abbiamo finito il nostro lavoro e stiamo caricando il camion. Si avvicina la padrona di casa, una marchesa con tanti cognomi. Mi indica due persone: me le sono trovate in casa, dategli qualcosa e mandateli via. I due stanno in disparte, sono sporchi e laceri. Capo, abbiamo fame. Parlano pochissimo l' italiano, sono romeni. Gli faccio preparare dei panini e mi informo su di loro, sono una persona curiosa. Siamo arrivati da poco in Italia, non abbiamo da mangiare. Dove dormite? Mi guardano con imbarazzo e non rispondono. Vabbè, aiutateci a caricare il camion. Lo fanno con buona lena. Mi fermo un po’ a pensare. Se cercate un lavoro, domani venite a questo indirizzo.
L’indomani si presentano nel mio ufficio, si chiamano Ilie e Vasili. Li prendo. Faccio preparare due stanzette nel seminterrato dell’albergo, accanto al magazzino, e dò loro un anticipo. Sono clandestini, senza possibilità di regolarizzazione immediata. Ma all’epoca si rischiava meno, sia io che loro. C’è il problema della lingua: pago un’insegnante che li avvii alla conoscenza dell’italiano, ogni pomeriggio. Col tempo arriverà anche la regolarizzazione. Ilie è rimasto con me fino all’anno scorso, seguendomi in tutte le mie peripezie e dis.avventure. E’ diventato il mio principale amico/collaboratore. Nel corso degli anni è stato raggiunto dalla moglie e dai due figli. Si è costruito due case al paese, una per sé e una per i figli . Ho visto le foto: sono due palazzine di quattro appartamenti ciascuna. Unico neo, hanno il tetto di amianto. Ilie, ma cosa hai fatto? Bello vero? E’ un materiale molto buono, che va molto da noi, si chiama Ethernit. Non gli ho detto niente.
L’anno scorso ha deciso di andare a vivere a Vicenza con la figlia che gli ha dato un nipotino. Non ha avuto problemi a trovare un buon lavoro, decisamente più tranquillo di quello che faceva con me.

10 anni fa

 

Piemonte, festa per un matrimonio. Un’ orchestrina gitana suona per gli invitati. Da Dio. Ma dove li ha trovati, chiedo al padrone di casa. Sotto il metrò, mi risponde. Mi rivolgo a Ilie: sono romeni, come te. No, mi risponde piccato, sono ZZZingari, con tante zeta. In un intervallo della musica, chiedo a Ilie: fagli preparare qualcosa da mangiare.  Mi risponde :  piuttosto me ne vado. Mi incazzo e, cosa di cui mi vergogno ancora, gli ricordo di quella nottata, anni prima, in cui l’avevo incontrato. Mi guarda torvo e mi dice: non darò mai da mangiare a degli zzzingari! Mi arrendo, e torno a seguire l’andamento della festa. Dopo un po’ dico al capo dei camerieri: fai preparare un tavolo per i musicisti. Ci ha già pensato Ilie, mi risponde.

 

Se cercate una morale, vi assicuro che non c’è.

un grazie a fajr, ody e miro che mi hanno risvegliato questi ricordi.

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Commenti al Post:
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 09/11/07 alle 06:49 via WEB
La storia di Maria credo di avertela raccontata tempo fa. A volte mi domando dove sia finita, ora, lei con quel bambino che le sarebbe nato lo stesso anno in cui silvia iniziava le scuole superiori. una a scuola, l'altra a far la madre del primo di chissà di quanti, alla stessa età. dimostrazione che nascere al di qua o al di là di un campo non sia proprio la stessa cosa. per quanto di là e di qua di quel campo si cerchi di aiutarsi e di venirsi incontro. e la mia utopia (utopia, lo so) vorrebbe che almeno in partenza le opportunità fossero uguali per tutti. quelle minime per lo meno.
 
 
lakonikos
lakonikos il 09/11/07 alle 18:14 via WEB
proprio vero, ma temo che le opportunità non saranno mai uguali.
 
Fajr
Fajr il 09/11/07 alle 07:54 via WEB
Grazie, lako.
In questi giorni sto lavorando ad un nuovo progetto e mi arriva dalla Bulgaria un gruppo dalla città di Kotel, al 90% di origine gitana. Ci sono stata, lì. Per entrare in città si passa sotto un arco, dove è incisa una scritta che dice più o meno così: " nè spada nè fuoco ci potrà piegare".... gente tosta. Pensami, perciò! 8)
 
 
lakonikos
lakonikos il 09/11/07 alle 18:16 via WEB
ti vorranno bene, e poi qualcosa mi dice che non userai la spada nè il fuoco.:))
 
miro.oceani
miro.oceani il 09/11/07 alle 18:31 via WEB
ti ringrazio per offrirci questi tuoi ricordi. Il mio interesse è nato dai ricordi di mio padre per il periodo che ha vissuto con la sua famiglia emigrata in Albania.... i suoi giochi coi bambini di tante etnie..... e il suo ritorno in Italia da miserabili nella miseria del dopoguerra.... e che io comincio poco a poco a capire solo ora... ciao. Mario
 
 
lakonikos
lakonikos il 09/11/07 alle 19:10 via WEB
arriva un momento in cui vediamo la storia dei nostri padri con occhi più attenti. E ci si apre un mondo di riflessioni. Almeno, per me è stato così. Ciao.
 
   
ossimora
ossimora il 09/11/07 alle 23:12 via WEB
mmm per nulla laconico.Un abbraccio GU'
 
     
lakonikos
lakonikos il 09/11/07 alle 23:15 via WEB
guarda che del laconico me lo davi tu. Stai a letto Antonia, ché fuori è un brutto mondo...Besos
 
     
ossimora
ossimora il 09/11/07 alle 23:18 via WEB
se tu mi vedessi...ho un plaid addosso ,una sciarpasto dritta per scommessa..e adesso me ne torno a nanna.
 
lilith_0404
lilith_0404 il 10/11/07 alle 00:02 via WEB
vado un po' fuori tema, ma l'ultimo episodio che hai raccontato me ne richiama alla memoria un'altro che risale a molti anni fa, all'epoca che ancora gli stranieri erano rari, almeno da noi: una azienda edile ci incaricò di procedere all'assunzione di un operaio, un ragazzo ruandese. A quel tempo non c'era la possibilità di assunzione nominativa per gli operai generici, avere il nulla osta del collocamento fu un po' laborioso, ma riuscimmo nell'impresa, senonché quando il ragazzo arrivò in cantiere, non appena vide in faccia un altro operaio pure esso ruandese che già lavorava per quella impresa, girò sui tacchi e disse che quel lavoro non lo voleva...al momento restammo allibiti, senza riuscire a comprendere il motivo di quel repentino cambiamento d'idea. Una spiegazione riuscimmo a darcela solo tempo dopo,quando ci fu la guerra tra le due etnie che abitavano nella regione del Ruanda...
 
 
lakonikos
lakonikos il 10/11/07 alle 10:35 via WEB
Quella del Ruanda è una vicenda tragica, impossibile pensare che non avesse ricadute su tutti i rapporti personali. Stando all'interno della tua esperienza, ho due amici: un piccolo imprenditore serbo, di quelli che ha combattuto anche, e il suo principale collaboratore, croato. Mai, anche nei periodi più difficili, venne meno la loro amicizia e collaborazione.
 
elioliquido
elioliquido il 10/11/07 alle 01:20 via WEB

Una morale c'è, anche se già nota. Quando si valutano le persone a gruppi, si assegnano loro i loro caratteri collettivi. Quando si valutano a individuo, il carattere del gruppo frequentemente non gli corrisponde. Il carattere collettivo noto, è dunque probabilmente falsato dal fatto di notare solo ciò che viene evidenziato. Per esempio che qualcuno rubi è una cosa che si nota, che qualcuno non rubi nessuno ci fa caso. Cioè nessun giornale titola: dieci immigrati rumeni sorpresi a non rubare! Conoscendo la gente di persona, si finisce per scoprire che c'è anche quella parte, di un popolo, dei popoli, su cui nessuno pubblica alcun articolo.

Stasera sono preso da Antonio Albanese (è la seconda citazione che faccio): Il mio capannone è lungo dodici metri e largo quattro. Il mio capannone è fatto di eternit, e con l'eternit non si scherza: è pieno di amianto. Produrlo e montarlo è un gioco da ragazzi. È smontarlo e distruggerlo che è impossibile: si rischia il cancro. L'eternit non è un materiale, è un monito: nessuno distrugga ciò che l'uomo ha costruito.

 
 
lakonikos
lakonikos il 10/11/07 alle 10:45 via WEB
Il problema è che il carattere collettivo di un popolo è pura fantasia. In cui cadiamo anche noi, per esempio, quando parliamo dei francesi o dei tedeschi, per non citare sempre i soliti. Sono stato spesso nei paesi scandinavi: l'italiano era identificato col fascismo. A volte mi apostrofavano col nomignolo di Mussolini. Ecco, un dato è che un carattere collettivo viene spesso connotato con gli atti politici del governo che si è dato e con le conseguenze storiche che questi atti hanno provocato. Bravo, Albanese, molto.
 
   
ossimora
ossimora il 10/11/07 alle 12:38 via WEB
...sicuramente,certamente ,bravamente...
 
     
lakonikos
lakonikos il 10/11/07 alle 13:10 via WEB
?
 
     
ossimora
ossimora il 10/11/07 alle 15:11 via WEB
ti manca l'avverbiazione di CETTO Laqualunque?
 
     
elioliquido
elioliquido il 10/11/07 alle 14:36 via WEB
spessatamente e quantunquemente
 
   
elioliquido
elioliquido il 10/11/07 alle 14:40 via WEB
Non ne sono convinto, che sia pura fantasia. Cioè anche se me lo auto-ripetessi, non ci crederei fino in fondo. Anche se questo non vuol dire che lo do per certo, ed anche se forse non saprei dire in quali termini sia comprovabile (termini in grado di passare al vaglio di una contranalisi). Finché non ho necessità di andare fino in fondo, tengo questa cosa in sospeso.
 
   
Casalingapercaso
Casalingapercaso il 11/11/07 alle 21:36 via WEB
Quando noi siamo stati in Svezia, ci hanno accolti benissimo e identificati col Paese in cui giocava il loro eroe nazionale, quello là che corre dietro a una palla, con quel tipico nome svedese che ora nn mi viene in mente ....
 
lakonikos
lakonikos il 12/11/07 alle 00:48 via WEB
ti parlo di 30 anni fa. Zlatan non era ancora nato e poi, oggi, non mi va di parlare di calcio.:))
 
realfreeway
realfreeway il 13/11/07 alle 11:02 via WEB
Sono ricordi molto belli e danno l'idea di chi tu sia, oggi. Me ne hai fatto venire in mente di miei, sepolti, ma non è il caso di scriverne qui. Una cosa però di me voglio lasciarla qui. La mia nonna materna, Slovena, nel 1930 sposò mio nonno ed insieme vissero i loro 40 e passa anni di matrimonio qui al Sud dell'Italia. Non fu semplice per loro e per i loro figli, soprattutto fino al dopoguerra. Oggi di sicuro lo sarebbe un po' di più. Qualcosa, dopo tanti anni, va meglio di prima.
 
 
lakonikos
lakonikos il 17/11/07 alle 07:59 via WEB
lo penso anch'io. O delle giuste proporzioni.
 
Casalingapercaso
Casalingapercaso il 15/11/07 alle 10:19 via WEB
Ciao gd,torna presto.
 
bimbayoko
bimbayoko il 19/11/07 alle 02:32 via WEB
ho letto e riletto questo post...ed ogni volta vi ho trovato nuove sfumature,buona settimana
 
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