LE CITTA' DEL SUDIdentità e decrescita sostenibile delle province duosiciliane |
QUESTO BLOG LANCIA LA CAMPAGNA:
- CONSUMI + RINNOVABILI = CITTA' SOSTENIBILI
UN FUTURO MIGLIORE E' POSSIBILE SOLO SE RINUNCIAMO A
QUALCOSA OGGI PER GARANTIRLA DOMANI AI NOSTRI FIGLI
NOI VOGLIAMO CHE LE NOSTRE CITTA' DEL SUD DIVENTINO CITTA' RINNOVABILI E QUINDI SOSTENIBILI
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"campagna citta sostenibili"
L’Italia continua a soffocare a causa delle polvere sottili. Esposizioni, anche di breve durata, ad elevate concentrazioni di PM10 possono causare gravi conseguenze alla salute dei cittadini. Per ridurre l’inquinamento da polveri sottili servono interventi strutturali quali il rilancio del trasporto pubblico, la limitazione dei veicoli più inquinanti, la riduzione dei limiti di velocità, la diffusione del “car sharing” e della mobilità “dolce”, ovvero quella ciclabile e pedonale, con l’aumento delle aree a traffico limitato e delle isole pedonali.
LE CITTA' VANNO RIPENSATE NELL’OTTICA DELLA MOBILITA’ SOSTENIBILE E DEL MIGLIORAMENTO DELL'EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI
SALVIAMO LA NOSTRA ECONOMIA
ATTENZIONE!!!
E' DISPONIBILE UNA NUOVA APPLICAZIONE PER CHI VUOLE FARE LA SPESA PREMIANDO LE AZIENDE DEL SUD ITALIA E A KM O
CLICCA SULL'IMMAGINE PER SCARICARLA
segui I PRODOTTI FATTI AL SUD su facebook
SE OGNI MESE UNA FAMIGLIA DI MERIDIONALI (CIRCA 6 MILIONI IN ITALIA) SPENDE 200 euro DI PRODOTTI DEL SUD, OGNI ANNO LE NOSTRE IMPRESE INCASSERANNO 14,4 MILIARDI DI EURO CHE POTRANNO AIUTARE L'ECONOMIA DEL SUD.
DIAMO UN AIUTO CONCRETO ALLO SVILUPPO DELL'ECONOMIA DEL SUD
NOVITA': SCARICA IL VOLANTINO "COMPRA PRODOTTI DEL SUD" E DISTRIBUISCILO DAVANTI AL TUO SUPERMERCATO
(campagna promossa dal Partito del Sud e Insieme per la Rinascita)
PENSA GLOBALE, MANGIA LOCALE
TRE BUONI MOTIVI PER ACQUISTARE PRODOTTI A "CHILOMETRI ZERO"
1) privilegiando l'acquisto di prodotti locali e di stagione si può risparmiare oltre 100 euro al mese rispetto ai 467 che ogni famiglia destina mensilmente in media all'acquisto di alimenti e bevande al mese
2) i prodotti non subiscono troppe intermediazioni e non devono percorrere lunghe distanze prima di giungere sulle tavole subendo i rincari dei costi di trasporto dovuti al caro petrolio.
3) in questo modo diamo una mano a salvare la terra dal surriscaldamento globale e aiutiamo le economie locali ad uscire dalla crisi
per maggiori informazioni CLICCA QUI
Lo spreco è diventato uno stile di vita che possiamo correggere con efficacia e leggerezza, cercando di evitarlo anche attraverso i piccoli comportamenti.
Il suo contrario, non sprecare, è una chiave per affrontare il cambiamento con più ottimismo e con qualche sogno. Entra nella community di uomini e donne che vogliono provare a non sprecare. Che cosa? I beni materiali, certo: cibo, acqua, oggetti, soldi, risorse naturali. Ma anche i beni immateriali: la salute, il corpo, il tempo, il talento. E innanzitutto la vita
SALVIAMO IL NOSTRO AMBIENTE
NO AL NUCLEARE
Il popolo italiano ha votato a larghissima maggioranza, con i 3 referendum del 1987 e con l'ultimo del 2011, contro il nucleare. Germania, Belgio, Olanda, Spagna, Svezia e per ultima la Svizzera, hanno deciso di non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili. Esistono 5 buone ragioni per dire NO con forza al nucleare:
1) per far funzionare le centrali dovremmo importare uranio il cui prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio; L'URANIO, COME IL PETROLIO, E' UNA FONTE ESAURIBILE, QUINDI DOPO LE GUERRE PER IL PETROLIO CI SARANNO LE GUERRE PER L'URANIO
2) non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni e intanto il governo vuole costruire centrali di “terza generazione” (vedi Cernobyl)
3) le centrali hanno il problema dello smaltimento delle scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.il nucleare è fuori mercato, vive grazie a sovvenzioni statali e militari:
4) le stime Usa per i nuovi impianti danno il costo del kWh nucleare addirittura del 20% in più del gas o del carbone, e per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush, nessun privato ci investe dal 1976.
5) la strada da seguire è l’affrancamento dalla schiavitù del petrolio investendo grandi risorse sulle fonti rinnovabili e puntando sul risparmio energetico
CLICCA QUI PER ACCEDERE ALLA RETE NAZIONALE ANTINUCLEARE
NO ALLE DISCARICHE ED AGLI INCENERITORI
La strategia Rifiuti Zero”, permette il più alto bilancio energetico (e quindi il più alto risparmio in rapporto a tutti gli altri sistemi (inceneritori, rigassifficatori, dissociatori molecolari) si articola in:
1) il recupero dei materiali “post consumo” attraverso l’allungamento del ciclo di vita delle merci (sia in fase di progettazione che di uso mediante il riutilizzo);
2) la messa al bando della plastica monouso e la riduzione degli imballaggi inutili a monte;
3) la raccolta differenziata porta a porta che rende possibile percentuali di recupero vicine all’80 %. Con il raggiungimento di queste percentuali così come avviene in migliaia di città nel mondo, che fanno a meno di inceneritori e discariche, il problema “rifiuti” sarebbe per la gran parte risolto;
4) l’attivazione della filiera per il riciclo del secco da trasformare in nuova materia e dell’umido da inviare a compostaggio;
5) l’utilizzo degli impianti di TBM trattamento a freddo o meccanico/biologico, capaci di inertizzare, il residuo 20% dei rifiuti attraverso un processo del tutto naturale e paragonabile a ciò che avviene normalmente in un bosco in inverno (digestione aerobica). Questo processo permetterebbe la riduzione di peso di circa la metà ed il deposito sicuro del materiale di risulta, tra l’altro utilizzabile per la sotto pavimentazione stradale. Gli impianti di TMB a chiusura del ciclo in alternativa agli inceneritori, oltre che essere sicuri sotto il profilo ambientale e sanitario sono anche molto più economici e forse è proprio questo il vero motivo di tanto ostracismo;
6) la visibilità dei residui del ciclo è fondamentale per il fatto che attraverso di essi è possibile affrontare a monte il problema in termini di una diversa progettazione dei beni e degli stessi materiali in maniera tale da abolire a monte, dal lato della produzione i rifiuti non recuperabili.
Come possono le nostre città rispondere ai rischi e alle opportunità che ci si presentano a causa del Picco del Petrolio e del Cambiamento Climatico?
Come possiamo aumentare la nostra resilienza (per mitigare le conseguenze del Picco del Petrolio) e ridurre drasticamente le nostre emissioni di CO2 (per mitigare gli effetti del Riscaldamento Globale) in tutti gli aspetti della vita e delle attività di questa comunità?
Il modello di Transizione (Transition Town) cerca di dare una risposta a questi interrogativi partendo dal riconoscere due punti cruciali:
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Abbiamo usato un’immensa quantità di creatività, ingenuità e adattabilità durante il percorso di crescita energetica che la nostra civiltà ha compiuto fino ad oggi grazie alle fonti di energia fossili e non c’è ragione per non fare lo stesso anche nel percorso di decrescita che dobbiamo fronteggiare.
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Se agiamo subito, in modo collettivo, è molto probabile riuscire a creare un nuovo e piacevole modo di vivere con maggiori relazioni tra le persone e maggiore integrazione con l’ambiente rispetto all’attuale frenetico sistema dipendente dal petrolio.
La Transizione è un esperimento sociale su grande scala che lavora attraverso reti di comunità. Coloro che intendono considerare, adottare, adattare e implementare il modello della Transizione all’interno della propria comunità avviando una Iniziativa di Transizione locale. Il Transition Primer è il documento che riassume in poche pagine tutto quello che è importante sapere sulla Transizione.
scarica qui il documento
Negli ultimi decenni il processo di trasformazione di suoli agricoli e boschivi ad usi urbani in Italia ha assunto ritmi impressionanti e impatti sempre più rilevanti in termini ambientali e sociali. Il boom dell'edilizia residenziale dal 1994 ad oggi ha portato a realizzare oltre 11milioni di nuove stanze a fronte di una popolazione in leggerissima crescita. Il primo paradosso è che questa edilizia speculativa non ha dato alcuna risposta al disagio delle persone che realmente hanno bisogno di una casa, se mai ha favorito il riciclaggio dei proventi illeciti della criminalità organizzata. Il secondo è che nessuno (Ministeri o Regioni) monitora la crescita del consumo di suolo e ha ancora definito una chiara politica in materia. Il tema dello stop alla crescita del consumo di suolo deve entrare nell'agenda politica delle Regioni perché queste hanno competenza esclusiva in materia urbanistica. Per fermare i processi occorre dare priorità al recupero delle aree già urbanizzate, fissare dei tetti massimi di nuove aree trasformabili, fermare la localizzazione di insediamenti commerciali e residenziali fuori da qualsiasi logica di pianificazione urbanistica e dei trasporti, obbligare la compensazione ecologica degli impatti creando nuovi boschi. (dal rapporto Legambiente "Ambiente Italia 2010")
Gli attuali modelli di crescita urbana e suburbana delle nostre città minacciano seriamente la nostra qualità della vita. I sintomi del male sono: l’aumento della congestione e dell’inquinamento atmosferico come conseguenza dell’aumentata dipendenza dall’automobile, la perdita di prezioso suolo libero da costruzioni, la necessità di costosi investimenti per strade e servizi pubblici, la iniqua distribuzione di risorse economiche, una perdita di senso della comunità. Con la progettazione, a partire dalle migliori soluzioni del passato e del presente, noi possiamo, in primo luogo completare gli insediamenti esistenti, e poi, pianificare nuove comunità che rispondano meglio alle esigenze di coloro che vivono e lavorano al loro interno. Una tale pianificazione dovrebbe rispondere a questi principi fondamentali.
I processi di diffusione e dispersione insediativa e la crescente crisi da congestione delle città hanno spinto molte amministrazioni, sopratutto americane, ad attuare consistenti investimenti in infrastrutture di trasporto su ferro in ambito urbano e Regionale. Questo ha contrubuito ad accrescere la consapevolezza del ruolo delle infrastrutture su ferro come occasione di riqualificazione urbana e di riorganizzazione degli assetti insediativi, ovvero, del ruolo delle aree delle stazioni come determinante nell’organizzazione dei sistemi urbani.
Attraverso il TRANSIT ORIENTED DEVOLOMENT (TOD) è possibile:
Favorire uno sviluppo “compatto” nelle aree di influenza delle stazioni:
Migliorare la qualità e la vivibilità delle aree di stazioni
Favorire l’accesso pedonale alle stazioni
Ridurre lo sprawl urbano
Incrementare la sicurezza
Favorire lo sviluppo economico
Favorire le opportunità di investimento dei privati
Massimizzare l'uso del trasporto collettivo su ferro:
Ridurre l'utilizzo delle autovetture
Ridurre l'inquinamento atmosferico
Incrementare i ricavi delle aziende di trasporto
Favorire l'interscambio modale
Ogni giorno in Italia si verificano in media 652 incidenti stradali, che provocano la morte di 16 persone e il ferimento di altre 912. Gli abitanti delle città passano circa un'ora (o anche più) al giorno incolonnati nel traffico, spostandosi a una velocità media che nel migliore dei casi supera di poco i 25 km/h. Vivere in una grande città significa dormire trenta minuti a notte in meno a causa dei rumori da traffico. E sono circa 20 milioni gli italiani che abitano nelle medie e grandi aree urbane. Le polveri sottili insidiano gravemente la salute dei cittadini. 57 città italiane su 88 che hanno dati completi sulle Pm10 superano il limite previsto dalla legge.
PIU STRADE E PARCHEGGI COSTRUIAMO PIU INCORAGGIAMO IL CONSUMO DI SUOLO E L'USO DELL'AUTO
Campagna di sensibilizzazione contro l'uso delle auto nei centri urbani
I Sistemi Urbani necessitano di “spazi di riserva” sia per l’allocazione delle infrastrutture tecnologiche, sia per la realizzazione dei nuovi progetti urbani che devono soddisfare le necessità di sviluppo economico e sociale dei suoi attuali abitanti e di quelli futuri. Tale riserva di spazio costituisce la fonte cui la città deve attingere per creare nuove infrastrutture ed ampliare e/o migliorare quelle esistenti per adeguarsi alle necessità di modernità ed efficienza limitando il consumo di suolo. Il sottosuolo, quindi, non può più essere considerato come una risorsa illimitata ma come un bene “limitato”, come risorsa essenziale e “finita” e in quanto tale da gestire in maniera più razionale attraverso idonei strumenti di pianificazione.
SALVIAMO IL NOSTRO PATRIMONIO CULTURALE
Utilizzata dai Borbone come riserva di caccia, ora e' una riserva marina inserita nel parco naturale del Cilento. La riserva conta un grande varietà faunistica e nel 2006 ha ospitato delle uova depositate da una tartaruga "caretta caretta".
NONOSTANTE SIA PUBBLICIZZATA SU TUTTE LE GUIDE TURISTICHE E SIA CONSIDERATA DA LEGAMBIENTE FRA LE 11 PIU' BELLE SPIAGGE D'ITALIA,
È INACCESSIBILE.
Inviamo una e-mail al principe Angelo Granito Pignatelli di Belmonte (info@palazzobelmonte.com) per chiedere di rendere fruibile un bene universale, aprendolo al pubblico e dotandolo di una pista ciclabile e di una navetta elettrica che colleghi San Marco e Ogliastro Marina.
Un altro pezzo di storia meridionale svenduto
RESTITUITE LA REAL CASINA DI PERSANO E I SUOI CAVALLI AL PROPRIO TERRITORIO
Persano e i cavalli sono sempre stati una sola cosa, i segni comuni di un grande amore che i Borbone avevano per la nostra terra. La Real casina fu voluta da Carlo III di Borbone e realizzata tra il 1752 ed il 1754, prima dall’ingegnere militare spagnolo Juan Domigo Plana e poi dal Vanvitelli. Nel 1741, il sultano di Costantinopoli donò quattro cavalle purissime di razza araba che furono usate come riproduttrici gettando le basi della razza Persana. Con l’unità d’Italia la razza fu prima soppressa (decreto Ricotti del 1874), poi ricostituita nel 1900 e infine trasferita a Grosseto. Oggi la razza è stata recuperata e salvata grazie all'interessamento del principe Alduino di Ventimiglia. Gran parte del territorio di Persano è ora demanio militare dell’esercito: Persano è sinonimo di Esercito Italiano e la Real Casina Borbonica è ora sede di un comando militare, quindi di non facile accesso per studiosi e turisti. Così il territorio di Persano è solcato, ancora oggi, dai cingoli dei carri armati e non da quelli, ben più importanti e pacifici, dei trattori. Una perdita incalcolabile per il nostro turismo e la nostra economia già così depressa. Lanciamo un’appello ai nostri politici affinchè capiscano l’importanza di Persano e della razza Persana per lo sviluppo dell'economia locale e e si adoperino per farle ritornare entrambe al proprio territorio.
Per saperne di più sulla "real razza" clicca qui: "Il cavallo Persano tra passato e futuro"
Manda una mail all’indirizzo: lecittàdelsud@libero.it e sostieni questa iniziativa per ridare dignità alla nostra cultura e sviluppo ai nostri territori.
S A L V I A M O C A R D I T E L L O
La Tenuta di Carditello, a metà strada tra Napoli e Caserta, oltre a essere una delle più importanti opere di architettura neoclassiche della Campania (realizzata da Francesco COLLECINI, con affreschi di Jacob Philipp Hackert), in quasi un secolo di lavoro ha rappresentato un laboratorio innovativo per la produzione della mozzarella, l'allevamento di cavalli, bufale e vacche e la coltivazione di cereali, foraggi, legumi, canape e lino. Nonostante le dichiarazioni di intenti e gli impegni assunti dalle Istituzioni pubbliche locali e nazionali, il Sito Reale di Carditello attende ancora una precisa destinazione d'uso e un progetto complessivo di rilancio, inserito nell'area territoriale di riferimento e nell'ambito più generale del futuro disegno di sviluppo provinciale e regionale.
LEGGI il manifesto-appello
Sottoscrivi il documento inviando una e-mail a: carditello@sitireali.it
oppure su facebook al gruppo Salviamo Carditello
VOTA CARDITELLO COME LUOGO DEL CUORE
Alle porte di Salerno, tra i comuni di Pellezzano e Baronissi esiste un oasi naturale che pochi conoscono
IL “PARCO FLUVIALE DELL’IRNO”
Dopo lunghi anni di incuria e di sprechi, nonostante l'aria sia riconosciuta dalla Comunità Europea come Zona di Protezione Speciale, il parco continua ad essere un sogno: le acque delle falde sono inquinate, accumuli di detriti e rifiuti ovunque, i sentieri inaccessibili e parzialmente franati, le piste ciclabili mai realizzate, il recupero del patrimonio architettonio mai avviato.
ABBIAMO PERSO UN VERO E PROPRIO ECOSISTEMA, UN’OASI DI BENESSERE PER NOI TUTTI. RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO PARCO
FIRMA LA PETIZIONE PER SENSIBILIZZARE L'OPINIONE PUBBLICA ED I MASS-MEDIA E FARE PRESSIONE SULLE AMMINISTRAZIONI DI SALERNO, PELLEZZANO E BARONISSI AFFINCHE' CONSEGNINO IN TEMPI RAPIDI QUESTA AREA PROTETTA ALLA FRUIZIONE DEI CITTADINI.
CLICCA QUI PER LA PETIZIONE
GUARDA IL VIDEO
VOTA IL PARCO FLUVIALE DELL'IRNO COME LUOGO DEL CUORE
BREVE STORIA DELLE DUE SICILIE |
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da: "DUE SICILIE" Periodico Indipendente - Direttore: Antonio Pagano |
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La storia della formazione dello Stato italiano è stata così mistificata che non è facile fornire un quadro fedele di tutti gli avvenimenti che portarono all'unità. Dal 1860 in poi è stato eretto dal potere italiano un muro di silenzio Molti importanti documenti sono stati fatti sparire o tenuti nascosti, e ancora oggi sono secretati negli archivi di stato; |
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INDICE |
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ITINERARIO STORICO NEL REAME DELLE DUE SICILIE
tratto da Giuseppe Francioni Vespoli (1828) e Antonio Nibby (1819)
Itinerario 1 (Napoli Capitale)
Itinerario 1 (da Portici a Pompei)
Itinerario 1 (da Pozzuoli a Licola)
(Intendenza di Napoli)
Itinerario 2 (da Nola al Matese)
Itinerario 2 (dal Garigliano a Venafro)
(Terra di Lavoro)
Itinerario 3
(Principato Citra)
Itinerario 4
(Principato Ultra)
Itinerario 5
(Basilicata)
Itinerario 6
(Capitanata)
Itinerario 7
(Terra di Bari)
Itinerario 8
(Terra d'Otranto)
Itinerario 9
(Calabria Citeriore)
Itinerario 10
(Calabria Ulteriore Prima)
Itinerario 11
(Calabria Ulteriore Seconda)
Itinerario 12
(Contado di Molise)
Itinerario 13
(Abruzzo Citeriore)
Itinerario 14
(Secondo Abruzzo Ulteriore)
Itinerario 15
(Primo Abruzzo Ulteriore)
Itinerario 16
(Intendenza di Palermo)
Itinerario 17
(Intendenza di Messina)
Itinerario 18
(Intendenza di Catania)
Itinerario 19
(Intendenza di Girgenti)
Itinerario 20
(Intendenza di Noto)
Itinerario 21
(Intendenza di Trapani)
Itinerario 22
(Intendenza di Caltanissetta)
I SONDAGGI
LE INIZIATIVE
PER ADERIRE ALL'INIZIATIVA CLICCA SULL'IMMAGINE E COLLEGATI ALLA PAGINA DI FACEBOOK. PER PARTECIPARE AL FORUM CLICCA QUI
SCATTA L' ECOMOSTRO
inviaci una foto all'indirizzo:
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Ripe Rosse (Montecorice - SA)
Hotel Alimuri (Vico Equense - NA)
Punta Saponara (Porto Cesareo - LE)
Lido Rossello (Realmonte - AG)
Crescent piazza della Libertà (Salerno)
TURISMO E BENI CULTURALI
FAI PARTE ANCHE TU DEL PRIMO CAMPER CLUB PER CHI VUOLE RISCOPRIRE I LUOGHI E I SAPORI DEL NOSTRO ANTICO E GLORIOSO REGNO DELLE DUE SICILIE
info: duesiciliecamperclub@libero.it
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L'EMERGENZA RIFIUTI IN MENO DI 2.000 PAROLE
Post n°108 pubblicato il 29 Giugno 2011 da lecittadelsud
Il concetto di emergenza si riferisce a qualcosa di temporalmente ridotto.Un'emergenza può nascere da un fenomeno naturale, come un terremoto, che può durare pochi secondi, eppure avere conseguenze devastanti. L'emergenza rifiuti della Campania dura invece da 16 anni, e non è un fenomeno naturale, ma assolutamente antropico, provocato da esseri umani. Naomi Klein lo citerebbe come un caso lampante di Shock Economy, ovvero di creazione (e prolungamento) di un'emergenza al fine di ricavarne profitti. Tutto inizia nel 1994, quando viene nominato per la prima volta un Commissario del Governo, con poteri straordinari, al fine di risolvere le problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti urbani. Il problema principale, e mai risolto, era l'infiltrazione dei clan camorristici nella gestione delle discariche e nella raccolta e nel trasporto dei rifiuti. Da allora, in 17 anni, non è stato fatto nulla per risolvere il problema rifiuti, sono state solo tamponate le prevedibili emergenze. E i rifiuti non dovrebbero essere un problema, ma una risorsa: se differenziati e riciclati, infatti, potrebbero diventare di nuovo materia utilizzabile dalle industrie. Recuperando correttamente carta, vetro, plastica, alluminio e umido (gli scarti di cibo, che possono essere trasformati in concime), si riesce a riciclare quasi l'80-90% dei rifiuti. Un esempio? San Francisco. Con la riduzione a monte dei rifiuti, eliminando l’usa e getta e gli imballaggi inutili e vietando, man mano, l’utilizzo da parte delle industrie, dei materiali non riciclabili, attraverso una riprogettazione industriale di scarti e imballaggi: così puntano, entro il 2020, all’obiettivo Rifiuti Zero (Zero Waste). Inoltre esistono tecnologie che permettono di recuperare anche la frazione residua, quel 20% che non è riciclabile, trasformandolo in una sabbia sintetica, come succede nell'impianto di Vedelago (1) o nell'impianto Revet di Pontedera, che utilizzano queste sabbie plastiche per produrre mattoni, oggetti da giardino, componenti per motorini, mp3, e a breve anche articoli casalinghi. I Rifiuti Zero sono possibili, anche in Italia. Cosa è accaduto invece in Campania? Un piano criminale è stato costruito per prolungare l'emergenza, dato che emergenza significa denaro, tanto denaro. Una multinazionale italiana, Impregilo, vince, nel 2000, la gara d'appalto per gestire i rifiuti campani, perché offre un prezzo per lo smaltimento dei rifiuti decisamente basso e tempi più rapidi per la consegna, mentre la qualità del progetto presentato è decisamente scadente rispetto a quello presentato dall'altra concorrente (voto: 4/10). Il progetto prevede la costruzione di due inceneritori, 7 impianti per la trasformazione dei rifiuti in ecoballe (combustibile degli inceneritori), nonché varie discariche per tamponare l'emergenza. Altro che Zero Waste! Il rifiuto è un bene, è una merce, ed ha quindi un valore economico, è denaro. Brucereste mai denaro? In un’epoca in cui la quantità di materie prime che prendiamo alla Terra aumenta perennemente, possiamo permetterci di bruciare o buttare via tonnellate e tonnellate di plastica o di carta?Inoltre gli inceneritori sono altamente inquinanti: «Gli inceneritori uccidono», così come sostiene Paul Connet, professore emerito di chimica alla St Lawrence University di Canton, New York; «Negli Stati Uniti, dal 1985 al 1995, è stata bloccata la costruzione di circa 300 inceneritori». Connet li ha definiti «un vero crimine ambientale»: immettono nell'atmosfera e nella catena alimentare grandi quantità di inquinanti tossici (diossine, PCB, furani, metalli pesanti, nanoparticelle di particolato fine ed ultrafine). E producono 1/3 di ceneri tossiche, che vanno smaltite in discariche speciali. Centinaia di studi a livello internazionale hanno accertato i danni: uno dei più famosi e tremendi è stato redatto su 5000 bambini che abitano nei pressi dell'inceneritore di Osaka, in Giappone, con danni registrati che vanno dalle difficoltà di concentrazione ai tumori e alle malformazioni. E allora perché si è puntato su un progetto del genere? Perché in Italia bruciare i rifiuti conviene. Le industrie che li costruiscono sono potenti, e vengono appoggiate dalla politica. Da molti anni, infatti, ricevono sussidi statali, un 7% preso dalle nostre bollette Enel, che dovrebbe essere destinato allo sviluppo delle energie rinnovabili, per bruciare i rifiuti, attività che non è per niente “rinnovabile”. Inoltre, guadagnano altri soldi vendendo l'energia prodotta bruciando i rifiuti: un'attività davvero lucrativa. Così la raccolta differenziata dei rifiuti, destinati al riciclo, viene boicottata da anni. Perché più rifiuti finiscono nell'inceneritore, e più soldi si fanno, perché più energia si vende. E sono le industrie e le banche italiane che lo hanno deciso: queste ultime, tramite l'Abi, Associazione Bancaria Italiana, inviarono una lettera al Commissariato in cui affermavano che avrebbero garantito i prestiti alla Impregilo, se avessero avuto come garanzia le ecoballe, i rifiuti da bruciare. I rifiuti così diventarono davvero denaro. Il piano è semplice: riciclare pochi rifiuti, bruciarne il più possibile. Ma la situazione in Campania, è molto più complicata, proprio perché i progetti della multinazionale Impregilo, come detto in precedenza, sono molto scadenti. L'inceneritore viene quindi attivato, non completamente e con grosse difficoltà, solo nel 2010, e viene continuamente bloccato per gravi problemi tecnici. I 7 impianti previsti per trattare i rifiuti e trasformarli in ecoballe, combustibile per l'inceneritore, non hanno mai funzionato come dovevano: i rifiuti non vengono trattati e quindi inertizzati, resi non pericolosi, ma solo tritati e imballati. E non essendoci un inceneritore dove bruciarli per 10 anni, con gravissime conseguenze ambientali, vengono sistemati sul territorio campano, in quelle che sono diventate vere e proprie discariche: parliamo di più di 8 ML di tonnellate di ecoballe di rifiuti inquinanti che marciscono sul territorio. Anche le discariche fatte in questi anni sono state costruite in maniera pessima: delle semplici buche, isolate malamente, che lasciano scivolare nel terreno e quindi nelle falde acquifere il liquido tossico che i rifiuti producono, il percolato. Ed anche sulle discariche i clan hanno lucrato con la collusione del Commissariato di Governo, attraverso le compravendite dei terreni dove sono poi sorte le discariche: pochi giorni prima della scelta ufficiale di un sito, i clan acquistavano a poco prezzo i terreni, che venivano poi venduti allo Stato a prezzi molto maggiori. Questa l'intricata vicenda che ha portato a 17 anni di emergenza, a milioni di euro spesi e alla devastazione ambientale, ha prodotto diverse inchieste giudiziarie che stanno coinvolgendo la Impregilo, i clan camorristici e i politici campani. Un altro motivo per cui l'emergenza perdura, infine, è sicuramente la questione rifiuti tossici, che interessa le mafie e le industrie del Nord Italia: una situazione di emergenza, in cui c'è confusione e mancanza di controllo, conviene a tutti. E qual è una delle attività che si inserisce perfettamente in questo contesto? Lo sversamento dei rifiuti industriali, i rifiuti tossici, che le aziende del Nord Italia producono, ma non vogliono smaltire legalmente (costa parecchio, ed esistono impianti pronti a trattare non più del 60% dei rifiuti industriali, un 40% resterebbe comunque non trattabile): li affidano ai clan, che li sversano ovunque, li bruciano e li buttano nelle campagne, nelle cave, nei corsi d'acqua, specie al Sud Italia, specie tra le provincie di Napoli e Caserta. E questi rifiuti tossici, sono stati spesso nascosti anche nelle discariche di rifiuti urbani. Le due emergenze, quella dei rifiuti urbani e quella dei rifiuti industriali-tossici, si mischiano, fino a confondersi. E tutto ciò continua senza problemi, ogni giorno, ogni notte. Si distrugge un territorio, senza che nessuno dei responsabili paghi. Il riciclo dei rifiuti viene boicottato. Discariche e rifiuti tossici inquinano irrimediabilmente la terra, l'acqua e il cibo. E ogni anno, anno e mezzo, l'emergenza torna, distribuendo denaro a imprenditori, politici e clan. Una prova del disastro? Ce la offrono gli Usa: il ritiro delle truppe americane dalla provincia di Caserta, al confine con la provincia di Napoli, per i pessimi risultati delle analisi ambientali, che hanno evidenziato la presenza di elevate percentuali di sostanze chimiche solventi nelle acque dei rubinetti domestici. L’ammiraglio Mark Fitzgerald, due anni fa, raccomandò al comando della Us Navy di non bere acqua del rubinetto... E va sottolineato che la Campania era una regione a vocazione agricola, anche se ormai ha l'inquinamento di una regione industriale, ma senza aver avuto industrie, tranne pochi casi isolati. Diossina nel sangue, arsenico nell'acqua. E poi cadmio, mercurio, piombo. Con i picchi nei comuni più vicini alle discariche e agli inceneritori. È quello che afferma un rapporto rimasto nascosto per mesi nei cassetti della Regione Campania, il Sebiorec, uno dei più imponenti studi epidemiologici con biomarcatori mai fatti in Italia. Sono stati trovati anche i pericolosi Pcb, policlorobifenili. E si parla espressamente anche di quella diossina chiamata “tipo Seveso”, la più pericolosa, e la si associa al consumo di mozzarella e verdure. Aggiungendo che nel quartiere di Pianura c'è più diossina che nel resto della regione. La preoccupazione è alta per tutte le patologie indicate dagli scienziati: allergie, malattie respiratorie, danni agli organi. Quello che li spaventa maggiormente è l'aria, ma il timore è che l'intera catena alimentare sia compromessa. Nel frattempo, siamo all'ennesima emergenza creata ad arte. Il presidente di Asia, l’Ing. Claudio Cicatiello, addirittura afferma che la mancata raccolta dei rifiuti di aprile non ha motivo, apparentemente: «L’emergenza di questi giorni non ha ragione d’esistere perché nelle altre province ci sta ampio spazio per smaltire tutti i rifiuti che oggi stanno a terra nella provincia di Napoli. Anche perché bisogna considerare una cosa: Napoli è messa male, ma tutta la provincia è in condizioni ben peggiori del capoluogo». Che sia un modo per esasperare i cittadini, al fine di aprire nuove discariche sui nostri già martoriati suoli? Il tutto sotto le imminenti elezioni amministrative, nello scaricabarile generale. E quest'ennesima emergenza porta alla creazione di nuove soluzioni per succhiare soldi allo Stato: una delle ultime in voga è la spedizione dei rifiuti, semplicemente tritati, nelle altre regioni. Un'inchiesta dell'Espresso testimonia come siano state mandate circa 30.000 tonnellate di munnezza, ovvero i rifiuti prodotti a Napoli in un mese, in Sicilia, pagando oltre 6 milioni di euro, in una discarica privata. Con un semplice accordo tra privati, evitando il necessario accordo tra le regioni quando si devono trasportare rifiuti indifferenziati, considerando invece i rifiuti tritati (ma non biostabilizzati) come rifiuti speciali. Nella totale mancanza di trasparenza: alcuni dei rifiuti campani entrati in Sicilia hanno fatto perdere le loro tracce! Si aprono così nuove inchieste della magistratura. E l'emergenza continua. di Massimo Ammendola (Maggio 2011) |
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L'AFORISMA
Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
Italo Calvino, da “Le città invisibili”
LA RICETTA
Paccheri Al Regno delle Due Sicilie
Paccheri di Gragnano ripieni di ricotta di pecora e Gamberetti di Mazzara su ragout di pomodorini del Vesuvio e salsa di Gamberi
vedi la ricetta in dettaglio
LA POESIA
"E ' a Riggina! Signò! … Quant'era bella! E che core teneva! E che maniere! Mo na bona parola 'a sentinella, mo na strignuta 'e mana a l'artigliere… Steva sempre cu nui! … Muntava nsella Currenno e ncuraggianno, juorne e sere, mo ccà, mo llà … V''o ggiuro nnanz' 'e sante! Nn'èramo nnammurate tuttequante! Cu chillo cappellino 'a cacciatora, vui qua' Riggina! Chella era na Fata! E t'era buonaùrio e t'era sora, quanno cchiù scassiava 'a cannunata!… Era capace 'e se fermà pe n'ora, e dispenzava buglie 'e ciucculata… Ire ferito? E t'asciuttava 'a faccia… Cadiva muorto? Te teneva 'mbraccia…".
(tratto da O' surdato 'e Gaeta di Ferdinando Russo)
PER RIDERE UN PO
Cavour è un tale che muore dal freddo piuttosto che dividere il fuoco con gli altri (G.Garibaldi)
LA FOTO
LIBRI IN VETRINA
Il Sud e l'unità d'Italia
Giuseppe Ressa
Centro Cult. e di Studi Storici
Brigantino-Il Portale del Sud, 2009
Scarica la versione in pdf
Terroni
Tutto quello che è stato fatto
perchè gli italiani del sud
diventassero meridionali
Pino Aprile
Piemme, 2010
La Rivoluzione Meridonale
Guido Dorso
Edizioni Palomar, 2005
Fuoco del Sud
Lino Patruno
Rubbettino Editore, 2011
I VIDEO DALLA RETE
INNO DELLE DUE SICILIE
(Giovanni Paisiello 1787)
IL MERIDIONALISMO E IL SUO PROFETA
(Nicola Zitara a Mizar-TG2)
I PRIMATI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE
(sotto la dinastia Borbone dal 1734 al 1860)
CARO NORD
(liberamente tratto dall'omonima lettera di Giuseppe Quartucci)
LINGUE E DIALETTI MERIDIONALI
Wikipedia Napoletano
Wikipedia Siciliano
SEGNALATECI INIZIATIVE DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE DELLE LINGUE E DEI DIALETTI MERIDIONALI ALL'INDIRIZZO: lecittadelsud@libero.it
CAMPAGNE E INIZIATIVE DAL WEB
LE PETIZIONI
SEGNALA LA REGGIA DI CARDITELLO COME LUOGO DEL CUORE
SEGNALA IL PARCO FLUVIALE DELL'IRNO COME LUOGO DEL CUORE
L''ecomostro in costruzione nel cuore di Salerno
FERMIAMOLO
FIRMA QUI
L'uso criminoso dei NOSTRI soldi per avvelenare le NOSTRE FAMIGLIE deve finire.
HANNO DETTO SUL MERIDIONE
Il governo piemontese si vendica mettendo tutto a ferro e fuoco. Raccolti incendiati, provvigioni annientate, case demolite, mandrie sgozzate in massa. I piemontesi adoperano tutti i mezzi più orribili per togliere ogni risorsa al nemico, e finalmente arrivarono le fucilazioni! Si fucilarono senza distinzione i pacifici abitatori delle campagne, le donne e fino i fanciulli
L’ Osservatore Romano (1863)
Il Piemonte si è avventato sul regno di Napoli, che non voleva essere assorbito da quell'unità che avrebbe fatto scomparire la sua differenza etnica, le tradizioni e il carattere. Napoli è da sette interi anni un paese invaso, i cui abitanti sono alla mercè dei loro padroni. L’immoralità dell’amministrazione ha distrutto tutto, la prosperità del passato, la ricchezza del presente e le risorse del futuro. Si è pagato la camorra come i plebisciti, le elezioni come i comitati e gli agenti rivoluzionari
Pietro Calà Ulloa (1868)
Sorsero bande armate, che fan la guerra per la causa della legittimità; guerra di buon diritto perché si fa contro un oppressore che viene gratuitamente a metterci una catena di servaggio. I piemontesi incendiarono non una, non cento case, ma interi paesi, lasciando migliaia di famiglie nell’orrore e nella desolazione; fucilarono impunemente chiunque venne nelle loro mani, non risparmiando vecchi e fanciulli
Giacinto De Sivo (1868)
L’unità d’Italia è stata purtroppo la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico sano e profittevole. L’ unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse lo stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che in quelle meridionali
Giustino Fortunato (1899)
Sull’unità d´Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone
Gaetano Salvemini (1900)
Le monete degli stati pre-unitari al momento dell’annessione ammontavano a 668,4 milioni così ripartiti:
Regno delle DueSicilie 443,2, Lombardia 8,1, Ducato di Modena 0,4, Parma e Piacenza 1,2, Roma 35,3, Romagna,Marche e Umbria 55,3, Sardegna 27,0, Toscana 85,2, Venezia 12,7
FrancescoSaverio Nitti (1903)
Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l´Italia meridionale e le isole, crocifiggendo, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti
Antonio Gramsci (1920)
Prima di occuparci della mafia dobbiamo brevemente, ma necessariamente premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione non era mai esistita, in Sicilia. La mafia nasce e si sviluppa subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia
Rocco Chinnici (1983)
L’ufficio dello stato maggiore dell’esercito italiano è l’armadio nel quale l’unificazione tiene sotto chiave il proprio fetore storico: quello dei massacri, delle profanazioni e dei furti sacrileghi, degli incendi, delle torture, delle confische abusive, delle collusioni con la sua camorra, degli stupri, delle giustizie sommarie, delle prebende e dei privilegi dispensati a traditori, assassini e prostitute
Angelo Manna (1991)
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