LE CITTA' DEL SUDIdentità e decrescita sostenibile delle province duosiciliane |
QUESTO BLOG LANCIA LA CAMPAGNA:
- CONSUMI + RINNOVABILI = CITTA' SOSTENIBILI
UN FUTURO MIGLIORE E' POSSIBILE SOLO SE RINUNCIAMO A
QUALCOSA OGGI PER GARANTIRLA DOMANI AI NOSTRI FIGLI
NOI VOGLIAMO CHE LE NOSTRE CITTA' DEL SUD DIVENTINO CITTA' RINNOVABILI E QUINDI SOSTENIBILI
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"campagna citta sostenibili"
L’Italia continua a soffocare a causa delle polvere sottili. Esposizioni, anche di breve durata, ad elevate concentrazioni di PM10 possono causare gravi conseguenze alla salute dei cittadini. Per ridurre l’inquinamento da polveri sottili servono interventi strutturali quali il rilancio del trasporto pubblico, la limitazione dei veicoli più inquinanti, la riduzione dei limiti di velocità, la diffusione del “car sharing” e della mobilità “dolce”, ovvero quella ciclabile e pedonale, con l’aumento delle aree a traffico limitato e delle isole pedonali.
LE CITTA' VANNO RIPENSATE NELL’OTTICA DELLA MOBILITA’ SOSTENIBILE E DEL MIGLIORAMENTO DELL'EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI
SALVIAMO LA NOSTRA ECONOMIA
ATTENZIONE!!!
E' DISPONIBILE UNA NUOVA APPLICAZIONE PER CHI VUOLE FARE LA SPESA PREMIANDO LE AZIENDE DEL SUD ITALIA E A KM O
CLICCA SULL'IMMAGINE PER SCARICARLA
segui I PRODOTTI FATTI AL SUD su facebook
SE OGNI MESE UNA FAMIGLIA DI MERIDIONALI (CIRCA 6 MILIONI IN ITALIA) SPENDE 200 euro DI PRODOTTI DEL SUD, OGNI ANNO LE NOSTRE IMPRESE INCASSERANNO 14,4 MILIARDI DI EURO CHE POTRANNO AIUTARE L'ECONOMIA DEL SUD.
DIAMO UN AIUTO CONCRETO ALLO SVILUPPO DELL'ECONOMIA DEL SUD
NOVITA': SCARICA IL VOLANTINO "COMPRA PRODOTTI DEL SUD" E DISTRIBUISCILO DAVANTI AL TUO SUPERMERCATO
(campagna promossa dal Partito del Sud e Insieme per la Rinascita)
PENSA GLOBALE, MANGIA LOCALE
TRE BUONI MOTIVI PER ACQUISTARE PRODOTTI A "CHILOMETRI ZERO"
1) privilegiando l'acquisto di prodotti locali e di stagione si può risparmiare oltre 100 euro al mese rispetto ai 467 che ogni famiglia destina mensilmente in media all'acquisto di alimenti e bevande al mese
2) i prodotti non subiscono troppe intermediazioni e non devono percorrere lunghe distanze prima di giungere sulle tavole subendo i rincari dei costi di trasporto dovuti al caro petrolio.
3) in questo modo diamo una mano a salvare la terra dal surriscaldamento globale e aiutiamo le economie locali ad uscire dalla crisi
per maggiori informazioni CLICCA QUI
Lo spreco è diventato uno stile di vita che possiamo correggere con efficacia e leggerezza, cercando di evitarlo anche attraverso i piccoli comportamenti.
Il suo contrario, non sprecare, è una chiave per affrontare il cambiamento con più ottimismo e con qualche sogno. Entra nella community di uomini e donne che vogliono provare a non sprecare. Che cosa? I beni materiali, certo: cibo, acqua, oggetti, soldi, risorse naturali. Ma anche i beni immateriali: la salute, il corpo, il tempo, il talento. E innanzitutto la vita
SALVIAMO IL NOSTRO AMBIENTE
NO AL NUCLEARE
Il popolo italiano ha votato a larghissima maggioranza, con i 3 referendum del 1987 e con l'ultimo del 2011, contro il nucleare. Germania, Belgio, Olanda, Spagna, Svezia e per ultima la Svizzera, hanno deciso di non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili. Esistono 5 buone ragioni per dire NO con forza al nucleare:
1) per far funzionare le centrali dovremmo importare uranio il cui prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio; L'URANIO, COME IL PETROLIO, E' UNA FONTE ESAURIBILE, QUINDI DOPO LE GUERRE PER IL PETROLIO CI SARANNO LE GUERRE PER L'URANIO
2) non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni e intanto il governo vuole costruire centrali di “terza generazione” (vedi Cernobyl)
3) le centrali hanno il problema dello smaltimento delle scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.il nucleare è fuori mercato, vive grazie a sovvenzioni statali e militari:
4) le stime Usa per i nuovi impianti danno il costo del kWh nucleare addirittura del 20% in più del gas o del carbone, e per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush, nessun privato ci investe dal 1976.
5) la strada da seguire è l’affrancamento dalla schiavitù del petrolio investendo grandi risorse sulle fonti rinnovabili e puntando sul risparmio energetico
CLICCA QUI PER ACCEDERE ALLA RETE NAZIONALE ANTINUCLEARE
NO ALLE DISCARICHE ED AGLI INCENERITORI
La strategia Rifiuti Zero”, permette il più alto bilancio energetico (e quindi il più alto risparmio in rapporto a tutti gli altri sistemi (inceneritori, rigassifficatori, dissociatori molecolari) si articola in:
1) il recupero dei materiali “post consumo” attraverso l’allungamento del ciclo di vita delle merci (sia in fase di progettazione che di uso mediante il riutilizzo);
2) la messa al bando della plastica monouso e la riduzione degli imballaggi inutili a monte;
3) la raccolta differenziata porta a porta che rende possibile percentuali di recupero vicine all’80 %. Con il raggiungimento di queste percentuali così come avviene in migliaia di città nel mondo, che fanno a meno di inceneritori e discariche, il problema “rifiuti” sarebbe per la gran parte risolto;
4) l’attivazione della filiera per il riciclo del secco da trasformare in nuova materia e dell’umido da inviare a compostaggio;
5) l’utilizzo degli impianti di TBM trattamento a freddo o meccanico/biologico, capaci di inertizzare, il residuo 20% dei rifiuti attraverso un processo del tutto naturale e paragonabile a ciò che avviene normalmente in un bosco in inverno (digestione aerobica). Questo processo permetterebbe la riduzione di peso di circa la metà ed il deposito sicuro del materiale di risulta, tra l’altro utilizzabile per la sotto pavimentazione stradale. Gli impianti di TMB a chiusura del ciclo in alternativa agli inceneritori, oltre che essere sicuri sotto il profilo ambientale e sanitario sono anche molto più economici e forse è proprio questo il vero motivo di tanto ostracismo;
6) la visibilità dei residui del ciclo è fondamentale per il fatto che attraverso di essi è possibile affrontare a monte il problema in termini di una diversa progettazione dei beni e degli stessi materiali in maniera tale da abolire a monte, dal lato della produzione i rifiuti non recuperabili.
Come possono le nostre città rispondere ai rischi e alle opportunità che ci si presentano a causa del Picco del Petrolio e del Cambiamento Climatico?
Come possiamo aumentare la nostra resilienza (per mitigare le conseguenze del Picco del Petrolio) e ridurre drasticamente le nostre emissioni di CO2 (per mitigare gli effetti del Riscaldamento Globale) in tutti gli aspetti della vita e delle attività di questa comunità?
Il modello di Transizione (Transition Town) cerca di dare una risposta a questi interrogativi partendo dal riconoscere due punti cruciali:
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Abbiamo usato un’immensa quantità di creatività, ingenuità e adattabilità durante il percorso di crescita energetica che la nostra civiltà ha compiuto fino ad oggi grazie alle fonti di energia fossili e non c’è ragione per non fare lo stesso anche nel percorso di decrescita che dobbiamo fronteggiare.
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Se agiamo subito, in modo collettivo, è molto probabile riuscire a creare un nuovo e piacevole modo di vivere con maggiori relazioni tra le persone e maggiore integrazione con l’ambiente rispetto all’attuale frenetico sistema dipendente dal petrolio.
La Transizione è un esperimento sociale su grande scala che lavora attraverso reti di comunità. Coloro che intendono considerare, adottare, adattare e implementare il modello della Transizione all’interno della propria comunità avviando una Iniziativa di Transizione locale. Il Transition Primer è il documento che riassume in poche pagine tutto quello che è importante sapere sulla Transizione.
scarica qui il documento
Negli ultimi decenni il processo di trasformazione di suoli agricoli e boschivi ad usi urbani in Italia ha assunto ritmi impressionanti e impatti sempre più rilevanti in termini ambientali e sociali. Il boom dell'edilizia residenziale dal 1994 ad oggi ha portato a realizzare oltre 11milioni di nuove stanze a fronte di una popolazione in leggerissima crescita. Il primo paradosso è che questa edilizia speculativa non ha dato alcuna risposta al disagio delle persone che realmente hanno bisogno di una casa, se mai ha favorito il riciclaggio dei proventi illeciti della criminalità organizzata. Il secondo è che nessuno (Ministeri o Regioni) monitora la crescita del consumo di suolo e ha ancora definito una chiara politica in materia. Il tema dello stop alla crescita del consumo di suolo deve entrare nell'agenda politica delle Regioni perché queste hanno competenza esclusiva in materia urbanistica. Per fermare i processi occorre dare priorità al recupero delle aree già urbanizzate, fissare dei tetti massimi di nuove aree trasformabili, fermare la localizzazione di insediamenti commerciali e residenziali fuori da qualsiasi logica di pianificazione urbanistica e dei trasporti, obbligare la compensazione ecologica degli impatti creando nuovi boschi. (dal rapporto Legambiente "Ambiente Italia 2010")
Gli attuali modelli di crescita urbana e suburbana delle nostre città minacciano seriamente la nostra qualità della vita. I sintomi del male sono: l’aumento della congestione e dell’inquinamento atmosferico come conseguenza dell’aumentata dipendenza dall’automobile, la perdita di prezioso suolo libero da costruzioni, la necessità di costosi investimenti per strade e servizi pubblici, la iniqua distribuzione di risorse economiche, una perdita di senso della comunità. Con la progettazione, a partire dalle migliori soluzioni del passato e del presente, noi possiamo, in primo luogo completare gli insediamenti esistenti, e poi, pianificare nuove comunità che rispondano meglio alle esigenze di coloro che vivono e lavorano al loro interno. Una tale pianificazione dovrebbe rispondere a questi principi fondamentali.
I processi di diffusione e dispersione insediativa e la crescente crisi da congestione delle città hanno spinto molte amministrazioni, sopratutto americane, ad attuare consistenti investimenti in infrastrutture di trasporto su ferro in ambito urbano e Regionale. Questo ha contrubuito ad accrescere la consapevolezza del ruolo delle infrastrutture su ferro come occasione di riqualificazione urbana e di riorganizzazione degli assetti insediativi, ovvero, del ruolo delle aree delle stazioni come determinante nell’organizzazione dei sistemi urbani.
Attraverso il TRANSIT ORIENTED DEVOLOMENT (TOD) è possibile:
Favorire uno sviluppo “compatto” nelle aree di influenza delle stazioni:
Migliorare la qualità e la vivibilità delle aree di stazioni
Favorire l’accesso pedonale alle stazioni
Ridurre lo sprawl urbano
Incrementare la sicurezza
Favorire lo sviluppo economico
Favorire le opportunità di investimento dei privati
Massimizzare l'uso del trasporto collettivo su ferro:
Ridurre l'utilizzo delle autovetture
Ridurre l'inquinamento atmosferico
Incrementare i ricavi delle aziende di trasporto
Favorire l'interscambio modale
Ogni giorno in Italia si verificano in media 652 incidenti stradali, che provocano la morte di 16 persone e il ferimento di altre 912. Gli abitanti delle città passano circa un'ora (o anche più) al giorno incolonnati nel traffico, spostandosi a una velocità media che nel migliore dei casi supera di poco i 25 km/h. Vivere in una grande città significa dormire trenta minuti a notte in meno a causa dei rumori da traffico. E sono circa 20 milioni gli italiani che abitano nelle medie e grandi aree urbane. Le polveri sottili insidiano gravemente la salute dei cittadini. 57 città italiane su 88 che hanno dati completi sulle Pm10 superano il limite previsto dalla legge.
PIU STRADE E PARCHEGGI COSTRUIAMO PIU INCORAGGIAMO IL CONSUMO DI SUOLO E L'USO DELL'AUTO
Campagna di sensibilizzazione contro l'uso delle auto nei centri urbani
I Sistemi Urbani necessitano di “spazi di riserva” sia per l’allocazione delle infrastrutture tecnologiche, sia per la realizzazione dei nuovi progetti urbani che devono soddisfare le necessità di sviluppo economico e sociale dei suoi attuali abitanti e di quelli futuri. Tale riserva di spazio costituisce la fonte cui la città deve attingere per creare nuove infrastrutture ed ampliare e/o migliorare quelle esistenti per adeguarsi alle necessità di modernità ed efficienza limitando il consumo di suolo. Il sottosuolo, quindi, non può più essere considerato come una risorsa illimitata ma come un bene “limitato”, come risorsa essenziale e “finita” e in quanto tale da gestire in maniera più razionale attraverso idonei strumenti di pianificazione.
SALVIAMO IL NOSTRO PATRIMONIO CULTURALE
Utilizzata dai Borbone come riserva di caccia, ora e' una riserva marina inserita nel parco naturale del Cilento. La riserva conta un grande varietà faunistica e nel 2006 ha ospitato delle uova depositate da una tartaruga "caretta caretta".
NONOSTANTE SIA PUBBLICIZZATA SU TUTTE LE GUIDE TURISTICHE E SIA CONSIDERATA DA LEGAMBIENTE FRA LE 11 PIU' BELLE SPIAGGE D'ITALIA,
È INACCESSIBILE.
Inviamo una e-mail al principe Angelo Granito Pignatelli di Belmonte (info@palazzobelmonte.com) per chiedere di rendere fruibile un bene universale, aprendolo al pubblico e dotandolo di una pista ciclabile e di una navetta elettrica che colleghi San Marco e Ogliastro Marina.
Un altro pezzo di storia meridionale svenduto
RESTITUITE LA REAL CASINA DI PERSANO E I SUOI CAVALLI AL PROPRIO TERRITORIO
Persano e i cavalli sono sempre stati una sola cosa, i segni comuni di un grande amore che i Borbone avevano per la nostra terra. La Real casina fu voluta da Carlo III di Borbone e realizzata tra il 1752 ed il 1754, prima dall’ingegnere militare spagnolo Juan Domigo Plana e poi dal Vanvitelli. Nel 1741, il sultano di Costantinopoli donò quattro cavalle purissime di razza araba che furono usate come riproduttrici gettando le basi della razza Persana. Con l’unità d’Italia la razza fu prima soppressa (decreto Ricotti del 1874), poi ricostituita nel 1900 e infine trasferita a Grosseto. Oggi la razza è stata recuperata e salvata grazie all'interessamento del principe Alduino di Ventimiglia. Gran parte del territorio di Persano è ora demanio militare dell’esercito: Persano è sinonimo di Esercito Italiano e la Real Casina Borbonica è ora sede di un comando militare, quindi di non facile accesso per studiosi e turisti. Così il territorio di Persano è solcato, ancora oggi, dai cingoli dei carri armati e non da quelli, ben più importanti e pacifici, dei trattori. Una perdita incalcolabile per il nostro turismo e la nostra economia già così depressa. Lanciamo un’appello ai nostri politici affinchè capiscano l’importanza di Persano e della razza Persana per lo sviluppo dell'economia locale e e si adoperino per farle ritornare entrambe al proprio territorio.
Per saperne di più sulla "real razza" clicca qui: "Il cavallo Persano tra passato e futuro"
Manda una mail all’indirizzo: lecittàdelsud@libero.it e sostieni questa iniziativa per ridare dignità alla nostra cultura e sviluppo ai nostri territori.
S A L V I A M O C A R D I T E L L O
La Tenuta di Carditello, a metà strada tra Napoli e Caserta, oltre a essere una delle più importanti opere di architettura neoclassiche della Campania (realizzata da Francesco COLLECINI, con affreschi di Jacob Philipp Hackert), in quasi un secolo di lavoro ha rappresentato un laboratorio innovativo per la produzione della mozzarella, l'allevamento di cavalli, bufale e vacche e la coltivazione di cereali, foraggi, legumi, canape e lino. Nonostante le dichiarazioni di intenti e gli impegni assunti dalle Istituzioni pubbliche locali e nazionali, il Sito Reale di Carditello attende ancora una precisa destinazione d'uso e un progetto complessivo di rilancio, inserito nell'area territoriale di riferimento e nell'ambito più generale del futuro disegno di sviluppo provinciale e regionale.
LEGGI il manifesto-appello
Sottoscrivi il documento inviando una e-mail a: carditello@sitireali.it
oppure su facebook al gruppo Salviamo Carditello
VOTA CARDITELLO COME LUOGO DEL CUORE
Alle porte di Salerno, tra i comuni di Pellezzano e Baronissi esiste un oasi naturale che pochi conoscono
IL “PARCO FLUVIALE DELL’IRNO”
Dopo lunghi anni di incuria e di sprechi, nonostante l'aria sia riconosciuta dalla Comunità Europea come Zona di Protezione Speciale, il parco continua ad essere un sogno: le acque delle falde sono inquinate, accumuli di detriti e rifiuti ovunque, i sentieri inaccessibili e parzialmente franati, le piste ciclabili mai realizzate, il recupero del patrimonio architettonio mai avviato.
ABBIAMO PERSO UN VERO E PROPRIO ECOSISTEMA, UN’OASI DI BENESSERE PER NOI TUTTI. RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO PARCO
FIRMA LA PETIZIONE PER SENSIBILIZZARE L'OPINIONE PUBBLICA ED I MASS-MEDIA E FARE PRESSIONE SULLE AMMINISTRAZIONI DI SALERNO, PELLEZZANO E BARONISSI AFFINCHE' CONSEGNINO IN TEMPI RAPIDI QUESTA AREA PROTETTA ALLA FRUIZIONE DEI CITTADINI.
CLICCA QUI PER LA PETIZIONE
GUARDA IL VIDEO
VOTA IL PARCO FLUVIALE DELL'IRNO COME LUOGO DEL CUORE
BREVE STORIA DELLE DUE SICILIE |
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da: "DUE SICILIE" Periodico Indipendente - Direttore: Antonio Pagano |
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La storia della formazione dello Stato italiano è stata così mistificata che non è facile fornire un quadro fedele di tutti gli avvenimenti che portarono all'unità. Dal 1860 in poi è stato eretto dal potere italiano un muro di silenzio Molti importanti documenti sono stati fatti sparire o tenuti nascosti, e ancora oggi sono secretati negli archivi di stato; |
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INDICE |
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ITINERARIO STORICO NEL REAME DELLE DUE SICILIE
tratto da Giuseppe Francioni Vespoli (1828) e Antonio Nibby (1819)
Itinerario 1 (Napoli Capitale)
Itinerario 1 (da Portici a Pompei)
Itinerario 1 (da Pozzuoli a Licola)
(Intendenza di Napoli)
Itinerario 2 (da Nola al Matese)
Itinerario 2 (dal Garigliano a Venafro)
(Terra di Lavoro)
Itinerario 3
(Principato Citra)
Itinerario 4
(Principato Ultra)
Itinerario 5
(Basilicata)
Itinerario 6
(Capitanata)
Itinerario 7
(Terra di Bari)
Itinerario 8
(Terra d'Otranto)
Itinerario 9
(Calabria Citeriore)
Itinerario 10
(Calabria Ulteriore Prima)
Itinerario 11
(Calabria Ulteriore Seconda)
Itinerario 12
(Contado di Molise)
Itinerario 13
(Abruzzo Citeriore)
Itinerario 14
(Secondo Abruzzo Ulteriore)
Itinerario 15
(Primo Abruzzo Ulteriore)
Itinerario 16
(Intendenza di Palermo)
Itinerario 17
(Intendenza di Messina)
Itinerario 18
(Intendenza di Catania)
Itinerario 19
(Intendenza di Girgenti)
Itinerario 20
(Intendenza di Noto)
Itinerario 21
(Intendenza di Trapani)
Itinerario 22
(Intendenza di Caltanissetta)
I SONDAGGI
LE INIZIATIVE
PER ADERIRE ALL'INIZIATIVA CLICCA SULL'IMMAGINE E COLLEGATI ALLA PAGINA DI FACEBOOK. PER PARTECIPARE AL FORUM CLICCA QUI
SCATTA L' ECOMOSTRO
inviaci una foto all'indirizzo:
lecittadelsud@libero.it
Ripe Rosse (Montecorice - SA)
Hotel Alimuri (Vico Equense - NA)
Punta Saponara (Porto Cesareo - LE)
Lido Rossello (Realmonte - AG)
Crescent piazza della Libertà (Salerno)
TURISMO E BENI CULTURALI
FAI PARTE ANCHE TU DEL PRIMO CAMPER CLUB PER CHI VUOLE RISCOPRIRE I LUOGHI E I SAPORI DEL NOSTRO ANTICO E GLORIOSO REGNO DELLE DUE SICILIE
info: duesiciliecamperclub@libero.it
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Provincia (Intendenza) di Terra di Bari (capoluogo: Bari) Distretti: Bari, Altamura, Barletta
La Terra di Bari, già Puglia Peucezia, è oggi partita ne' tre distretti di Bari, Barletta ed Altamura; in trentacinque Circondari, e cinquantatrè Comuni. Confina al settentrione coll' Adriatico, all'oriente con la Terra d'Otranto, a mezzogiorno con la Basilicata, all' occidente con la Capitanata. L' interno è intersecato da una catena di basse montagne, conosciute sotto il nome di murgie, le quali attestano che ivi fu un giorno il mare. La provincia è bagnata soltanto, nel breve lato rivolto ad oriente, dall’Ofanto; e verso la parte meridionale delle sue colline prendono origine alcuni fiumi che sboccano nel Bradano. La sua strada in costruzione, detta mediterranea, accresce i vantaggi d'un maggior numero di comunicazioni a tutti quei comuni che si frappongono tra le strade costrutte o da costruirsi. I lavori sono stati intrapresi nei diversi traiti dal ponte di Canosa sull'Ofanto fino a Sovereto e va ad aprirsi la traccia per la rimanente porzione sino a Noci.
Barletta. Alcuni autori la pretendono fabbricata dull'imperadore Federico II nel 1242; altri dui Cannesi; ed altri dall'imperadore Eraclio sopra l'antica Canne tanto famosa per la disfatta che dette Annibale ai Romani. Melo di Bari Dalto suo parente, uniti aduna porzione di Normanni venuti in queste nostre contrade dal pellegrinaggio di Terrasanta, perderono anche in Canne tutto il fruito delle loro vittorie nel quarto combattimento con i Greci. Barletta ha delle strade spaziose e ben lastricate con pietre quadrate; l’orfanatrofio sotto il titolo di sacro monte della pietà gareggia co'più distinti stabilimenti di opere religiose: il teatro fatto a semicerchio è bellissimo; e tra le ville che l'adornano, merita principal luogo la Bonelli. Il molo di Barletta è delizioso forse al pari di quello di Napoli; la porta che vi conduce, chiamala porta di mare, è tra le belle opere di Carlo III. Sulla punta del molo si vede la città lungo il lido, che si prolunga alla sinistra sino al golfo di Manfredonia. Lontane sei miglia da questa città sono le Saline di Barletta. Gli aspetti, che guardano il greco e l'austro, sono bagnati dal mare e dal lago di Salpi. Gli aspetti che guardano lo sirocco ed il ponente-maestro, sono circoscritti da terreni addetti alla pastura. La maggior lunghezza non eccede due miglia: e la sua larghezza, nella maggiore estensione, è poco meno di due terzi di miglio. Il suolo è nella superficie di sabbia, la quale è in minor quantità per quanto più si discosta dal lido. Sottoposta si rinviene perfettissima creta. In essa, alla profondità di palmi quattro circa, sorge l'acqua. Nel suo ingresso dalla parte di Barletta e una foce, per cui s'introduce l’acqua del mare, e quasi nel suo mezzo altra consimile fiiluata per lo stesso effetto. Entrambe, tortuosamente girando per lo interno delle Saline, conducono l'acqua del mare per uso della confettura del sale, dove la chiede il bisogno. In Barletta fu coronato Ferdinando detto Ferrante, figliuol naturale di Alfonso d’Aragona. Lungo il litorale la pesca è inesausta, singolarmente quella delle seppie e de'polpi, de' quali si fa commercio. Gli storioni vi son frequenti per la comunicazione del mare con vari fiumi. Trani. Sede d' un arcivescovo è d'antichissima fondazione. Si distende lungo l'Adriatico, il quale s'interna nel seno della città per una piccola baia che forma il bacino del porto. È circondata da alte mura con torrioni e piattaforma: le fossate larghe e profonde la fasciano da quelle parti, che non vengono bagnate dalle acque. All' occidente ha un castello con tre torri, opera dell' imperadore Federico II. La situazione di Trani è amenissima; la Cattedrale è assai nobile; il seminario bello; ottimo il teatro; e la sua villa benché nascente, forma un complesso di varietà, di contrasti e soprattutto di elegante semplicità. Per un miglio da sotto le sue mura, cioè da Canneto alla penisola di Colonna, si prolunga un gruppo di scogli sparsi di più fontane di acque acidole, atte a risanare molte infermità. Le calamità derivanti dalla penuria desolatrice delle acque hanno rese attive le popolazioni nel formare de' serbatoi per raccoglierle e custodirle. Trani si distingue fra tutte. Ivi si edifica un fonte perenne, raccogliendo e menando nell' abitato le acque della sorgente detta di Boccadoro, sito alla distanza di circa due miglia e mezzo dal comune. Fu Trani prima detta Tirenum dal suo fondatore Tireno Lidio, se si vuoi prestar fede alla tavola del Peutingero o carta delle strade, che sotto Teodosio il Grande le armate Romane teneano nella maggior parte dell' imperio di occidente. Sotto i Romani a' tempi dell' imperadore Marco Aurelio era Trani un municipio, come rilevasi da antica iscrizione sistente nel cortile del palagio Beltrani. Trani comincia, ad avere un nome nel secolo XIII, per la comodità del suo porto in occasione delle crociate. I Templari vi avevano un ospedale; il commercio tra il Levante e l' Italia formò la sua ricchezza; e gli Ebrei che correvano dovunque vi era da guadagnare, vi si stabilirono e vi si mantennero sino a' tempi degli Aragonesi. Sotto gli Angioini, Trani aveva un arsenale, e forniva due galere. Bisceglie. Questa piccola città marittima della Puglia Peucezia la vogliono antichissima, e fino a 452 anni prima di Roma. Circondata da innumerabili case di campagna, e da odorosi giardini, che da per tutto le fanno corona, offre una veduta bellissima agli occhi de' passeggieri. Un piccolo seno di mare della figura, pressoché del ferro di cavallo forma il porto di Trani. Nonostante le grandi spese fatte per migliorare questo porto da un secolo in qua, trovasi ora quasi interamente interrato. Il suo territorio produce in abbondanza tutte sorte di vettovaglie, frutta, vini, ed oli eccellenti. Tiene un comodo porto; ed i registri Angioini la portano nella tassa delle galere armale, delle quali la Terra di Bari forniva in quel tempo i suoi Re. Luigi I d'Angiò morì in questa città. Bisceglie ha un conservatorio sotto il titolo di S. Lorenzo, trasferito nel cenobio dei soppressi Conventuali. Tra Bisceglie e Molfetta è antica chiesa di greca architettura sotto il titolo di S. Giacomo. Ivi i Benedettini aveano altra volta un monistero, di cui si riconoscono gli avanzi. Il territorio appartiene alla nobile famiglia Filioli. Non lungi da questo edificio si trova un santuario consecrato a S. Maria de' Martiri, eretto nel 1161 da Guglielmo I. Qui da Boemondo fu innalzato uno spedale per accogliere i crociati e que' pellegrini infermi che andavano e ritornavano dall'Oriente: oggi ne resta in piedi una parte. Molfetta. Cinque miglia lontano da Bisceglie sulla sponda dell'Adriatico giace Molfetta città vescovile, arricchita di bellissime fabbriche di pietra viva, e provveduta di fertile terreno. Innocenzio III prima d'ascendere al pontificato, fu Vescovo della medesima. Molfetta è si antica che la sua origine resta inviluppata nell'oscurila delle favole delle età più remote. Ha un buon seminario, un conservatorio detto delle Orfanelle, un monte di pegni instituito nel 1665, ed una bellissima biblioteca accompagnata da un gabinetto di macchine fisiche, da un medagliere e da una raccolta d'istoria naturale e di mineralogia, non che di vasi etruschi: ha pure un bel teatro ed un ospedale. Questa città è il centro del commercio dei luoghi circonvicini. I prodotti di Terlizzi, di Ruvo, di Bitonto e di Palo sono trasportati per la massima parte in Malfatta per passare allo straniero. I naturali sono industriosi, fabbricano un sapone all' uso di Genova, e lavorano delle tele, delle funi e delle ottime gomine. Ottone duca di Brunswich, già marito della regina Giovanna I, fu prigione nell'antico castello di Moffetta. Giovinazzo. Bella per nobilissimi edifici, è sulle sponde dell' Adriatico, in fertile terreno abbondante precipuamente di mandorle, di oli, di carrubbe. Il suo Ospizio è recente opera della pietà e della sapienza de' Borboni. Fu ad esso addetto l'antico convento de' Padri Predicatori capace di albergare seicento individui. I progressi che le arti han fatto in questo nuovo stabilimento fanno concepire liete speranze di vederlo presto emulare i più utili di Europa. I giovinetti i quali annunziano più felici disposizioni di ingegno per le scienze e le lettere, sono in esse istituiti con buoni princìpi. In sito separato sono tenuti i giovani infelicemente condannati a reclusione dalle leggi per delitti commessi, e là mandati per saggia disposizione di chi regge la provincia e vigila i costumi della gioventù. Bari. La capitale Bari giace in una penisola sul mare. Quella storia che si perde ne' vaghissimi tempi della favola, la dice fabbricata da Iapige, figliuolo di Dedalo. In tempi più vicini a noi, cioè sotto l'impero di Nerone, fu municipio de' Romani, illustre per la prigionia dell' infelice Silano. Dominata da' Goti, dagli imperadori Greci, da' duchi di Benevento, da' Saraceni, da' Normanni, nelle guerre onde fu il regno diviso fra Carlo d'Angiò e Corradino, Bari stette sempre fedele al primo. Fu soggetta ad orribili tremuoti. Nel 1601 soffrì universale incendio. Circa il 1087, epoca in cui vigeva il costume di andar rubando le reliquie de'santi per possederne il glorioso deposito, alcuni mercatanti Baresi rubarono il corpo di S. Niccola da Mira, metropoli della Licia. Da quel tempo Bari divenne uno de' santuari più celebri della cristianità. I Baresi, facendo risalire la fondazione della città loro al figliuolo di Dedalo, non vollero essere da meno per l'anzianità nella chiesa di Gesù Cristo: perciò sostengono stabilita la loro cattedra episcopale fin da' tempi dell' Apostolo S. Pietro. Se questa antichità può ammettere qualche dubbio, è però sicuro essere uno de'primi vescovadi della cristianità. I Baresi sono attivi, industriosi e dediti alla navigazione. Fiorente è pure nel suo vasto territorio l'agricoltura. La provincia e la capitale hanno molte manifatture di rosolio, di spirito di vino, di tessuti di lana, di felpa e di sapone: hanno quarantuno conciarie di pelli. Bari ha magnifici edifizi pubblici e privati: fra i primi il nuovo palagio destinato ad uso della intendenza, il Real liceo , il conservatorio dell' Annunziata, il Reclusorio delto Casa della pietà, la Casina, e le Fortificazioni. A parecchie città delle nostre province si è stimato fare diversamente, in modo che hanno costrutte magnifiche sale per gli spettacoli, nulla curando che nell'uscire da quelle, lo spettato!e dee talvolta andarsi rampicando per dirupi e per iscoscese strade , onde ritirarsi a casa. In Bari fu coronato Ruggiero re di Sicilia; e vi morì Bona regina di Polonia, figlia d’Isabella d’Aragona e nipote di Alfonso II. Mola. Da Bari si giunge a Mola traversando una strada incantata; tale è lo spettacolo che ad ogni punto essa presenta allo sguardo. Mola sorge sopra piccolo istmo che si prolunga molto nel mare. Belle sono le sue fabbriche. E' circondata da deliziosi giardini, che da una parte dolcemente discendono verso il lido, dall'altra sono coronati da boschetti di olivi. Il suo terreno è feracissimo; la pesca inesausta. Monopoli. In amena e leggiadra pianura siede questa città vescovile, che credesi edificata dalle rovine dell'antica Egnazia. È coronata da monti, circondata metà dalle acque dell'Adriatico, e metà da profonde fossate. E cinta di mura con bastioni ed un castello, che fu innalzato nel 1552 da CarloV. Nella parte occidentale sorge, per così dire, una nuova Monopoli; ed i novelli edifizi sono costrutti con disegno uniforme. L'interno della vecchia città è tristissimo. Monopoli fu nella fine del XV secolo orribilmente saccheggiata da' Veneziani venuti in soccorso di Ferdinando II d' Aragona, i quali sdegnati dell' ostinata resistenza della città, le diedero orribile sacco. Il Grirnani loro capitano riuscì appena a fare risparmiare dalla lussuria e dall'avarizia del soldato le sole chiese, ove si erano rifuggite le donne ed i fanciulli. Presso Monopoli fu anche fatale la battaglia de' Greci co' Normanni, ove fu fatto prigioniero Esaugusto soprannoraato Annone de Malaterra. Questa città ha una bella Cattedrale; un conservatorio che presenta piacevole e comodo soggiorno alle alunne; ed un ospedale sotto il titolo di S. Giacomo di Campostella. Vanta copiosa ricolta di mandorle, di olive e di agrumi, ed una pesca singolare per la delicatezza de'pesci. Fasano. Ultima terra della provincia di Bari sulla via maestra, giace in una pianura: la strada che l'attraversa, è bella e adorna di vaghe casine. All'uscire del paese verso Lecce si trova magnifico fonte. Gli olivi e le mandorle formano la sua maggior ricchezza. Bitetto. Questa città, un tempo vescovile, giace in bella pianura, sette miglia distante da Bari. Si vuole surta nel nono secolo, e riedificata nel 1261, dopo la distruzione fattane da' Saraceni, da Guglielmo il Malo, e da Corrado. Ebbe il primo suo vescovo per nome Rao, che sotto Alessandro III intervenne nel 1179 al concilio Lateranense. Il suo territorio abbonda di oliveti e di mandorli, che formano il massimo commercio de'suoi cittadini. Il vino zagarese è famoso prodotto de'suoi vigneti. Altamura. Su d'un erto colle formato di strati continui di pietra calcarea, vedesi questa città, capoluogo del 3° distretto della provincia di Bari. È riguardevole per la vasta estensione del suo territorio che si prolunga verso il sud e l'ovest circa cinque miglia, e verso il nord e l'est sino a dodici. Esso dividesi in due classi, cioè erboso che sono gli Appennini, volgarmente chiamati parchi e murgie, di proprietà particolari; seminatoriale che è tutto il piano sotto il nome di matine, le quali sono demaniali. Altamura, creduta la famosa Lupazia, riconosce la sua origine da Federico II nel 1229. Da Carlo I fu resa più illustre per la fondazione in essa fatta della università degli studi. La sua circonferenza è della lunghezza d'un miglio in circa, di figura ellittica, ed una volta circondata da mura, ora in parte dirute. Ne' suoi dintorni si osservano molti ruderi di veneranda antichità. Giovanni Antonio Orsini, principe di Taranto e figlio di Ramondello, morì nel castello di Altamura. Altamura ha due conservatòri di S. Croce e del Carmine e l'orfanotrofio di S. Lucia. Evvi un prelato con giurisdizione vescovile. Gravina. In sito alquanto basso giace questa città, creduta Pantica Plera: si vuole fondata dagli antichi Romani nel 174. Qui la gran valle fra le murgie e gli Appennini si apre di molto, ma l'occhio non abbandona ambe le catene che da una parte e dall' altra progrediscono fino al Ionio, e propriamente vanno a prendere la direzione de' lidi che circoscrivono il golfo di Taranto. Gravina fu eletta da Federico II per luogo in cui tener si dovessero due volte l'anno i Comizi generali delle province di Basilicata, di Bari e di Capitanata: questo imperadóre compiacquesi di lei per la caccia de' falconi che vi facea; a quale oggetto fabbricò su d'un colle magnifico palagio per suo diporto. Gode questa città un territorio vastissimo, che vanta i suoi grani ed i suoi vini. L' industria dé formaggi che per i buoni pascoli riescono assai saporosi, e quella degli animali formano la ricchezza de'suoi abitanti. Le razze de’cavalli si considerano le migliori della Puglia. Gravina arricchita di bellissime fontane e di pozzi d' acqua sorgiva, è fiancheggiata da forti muraglie. |
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La Web Radio del Movimento di Insorgenza Civile
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L'AFORISMA
Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
Italo Calvino, da “Le città invisibili”
LA RICETTA
Paccheri Al Regno delle Due Sicilie
Paccheri di Gragnano ripieni di ricotta di pecora e Gamberetti di Mazzara su ragout di pomodorini del Vesuvio e salsa di Gamberi
vedi la ricetta in dettaglio
LA POESIA
"E ' a Riggina! Signò! … Quant'era bella! E che core teneva! E che maniere! Mo na bona parola 'a sentinella, mo na strignuta 'e mana a l'artigliere… Steva sempre cu nui! … Muntava nsella Currenno e ncuraggianno, juorne e sere, mo ccà, mo llà … V''o ggiuro nnanz' 'e sante! Nn'èramo nnammurate tuttequante! Cu chillo cappellino 'a cacciatora, vui qua' Riggina! Chella era na Fata! E t'era buonaùrio e t'era sora, quanno cchiù scassiava 'a cannunata!… Era capace 'e se fermà pe n'ora, e dispenzava buglie 'e ciucculata… Ire ferito? E t'asciuttava 'a faccia… Cadiva muorto? Te teneva 'mbraccia…".
(tratto da O' surdato 'e Gaeta di Ferdinando Russo)
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Il Sud e l'unità d'Italia
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Terroni
Tutto quello che è stato fatto
perchè gli italiani del sud
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IL MERIDIONALISMO E IL SUO PROFETA
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L'uso criminoso dei NOSTRI soldi per avvelenare le NOSTRE FAMIGLIE deve finire.
HANNO DETTO SUL MERIDIONE
Il governo piemontese si vendica mettendo tutto a ferro e fuoco. Raccolti incendiati, provvigioni annientate, case demolite, mandrie sgozzate in massa. I piemontesi adoperano tutti i mezzi più orribili per togliere ogni risorsa al nemico, e finalmente arrivarono le fucilazioni! Si fucilarono senza distinzione i pacifici abitatori delle campagne, le donne e fino i fanciulli
L’ Osservatore Romano (1863)
Il Piemonte si è avventato sul regno di Napoli, che non voleva essere assorbito da quell'unità che avrebbe fatto scomparire la sua differenza etnica, le tradizioni e il carattere. Napoli è da sette interi anni un paese invaso, i cui abitanti sono alla mercè dei loro padroni. L’immoralità dell’amministrazione ha distrutto tutto, la prosperità del passato, la ricchezza del presente e le risorse del futuro. Si è pagato la camorra come i plebisciti, le elezioni come i comitati e gli agenti rivoluzionari
Pietro Calà Ulloa (1868)
Sorsero bande armate, che fan la guerra per la causa della legittimità; guerra di buon diritto perché si fa contro un oppressore che viene gratuitamente a metterci una catena di servaggio. I piemontesi incendiarono non una, non cento case, ma interi paesi, lasciando migliaia di famiglie nell’orrore e nella desolazione; fucilarono impunemente chiunque venne nelle loro mani, non risparmiando vecchi e fanciulli
Giacinto De Sivo (1868)
L’unità d’Italia è stata purtroppo la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico sano e profittevole. L’ unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse lo stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che in quelle meridionali
Giustino Fortunato (1899)
Sull’unità d´Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone
Gaetano Salvemini (1900)
Le monete degli stati pre-unitari al momento dell’annessione ammontavano a 668,4 milioni così ripartiti:
Regno delle DueSicilie 443,2, Lombardia 8,1, Ducato di Modena 0,4, Parma e Piacenza 1,2, Roma 35,3, Romagna,Marche e Umbria 55,3, Sardegna 27,0, Toscana 85,2, Venezia 12,7
FrancescoSaverio Nitti (1903)
Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l´Italia meridionale e le isole, crocifiggendo, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti
Antonio Gramsci (1920)
Prima di occuparci della mafia dobbiamo brevemente, ma necessariamente premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione non era mai esistita, in Sicilia. La mafia nasce e si sviluppa subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia
Rocco Chinnici (1983)
L’ufficio dello stato maggiore dell’esercito italiano è l’armadio nel quale l’unificazione tiene sotto chiave il proprio fetore storico: quello dei massacri, delle profanazioni e dei furti sacrileghi, degli incendi, delle torture, delle confische abusive, delle collusioni con la sua camorra, degli stupri, delle giustizie sommarie, delle prebende e dei privilegi dispensati a traditori, assassini e prostitute
Angelo Manna (1991)
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