ROSSO DI SERA
FARO' IL GIRO DELLE INNUMEREVOLI STANZE, E IN OGNUNA DI ESSE... APRIRO' UNA FINESTRA
BE YOURSELF
Perchè voler sembrare straordinari, quando si può essere se stessi?
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Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Messaggi di Febbraio 2012
Post n°629 pubblicato il 29 Febbraio 2012 da Giulia_live
Usando il blog per parlare prevalentemente a ruota libera dei propri successi e affanni vissuti sul lavoro, nella vita sociale, affettiva e amorosa, è un modo per farsi conoscere, mettendo a nudo la propria sensibilità nelle sue molteplici sfaccettature. A volte il blog diventa una valvola di sfogo ai propri patemi d’animo, un’implicita ricerca di amici disponibili all’ascolto e forse anche alle rassicurazioni. Quando invece gli argomenti del blog sono svariati, oppure monotematici, mostrano un blogger più incline ad ascoltare gli altri piuttosto che a parlare di sé, mostrano una sua maggior padronanza emozionale, ma non è, questa, una superiorità volutamente manifesta. Coltivando il pudore dei propri sentimenti, i suoi post non diventano condivisione di successi e gratificazioni, o di momenti tristi e dolorosi. In entrambi i casi, gli stessi atteggiamenti sono tenuti anche nella vita reale. E qui voglio tirare in ballo la sensibilità, e come essa può essere percepita. È troppo facile, a una prima lettura, considerare sensibile chi scrive esponendo i propri sentimenti, e non particolarmente sensibile chi non si mette in gioco alla stessa maniera, postando argomenti che non lo riguardano personalmente. Mi chiedo: è davvero questa la percezione giusta? La sensibilità di una persona è davvero quantificabile, in modo inconsapevole, sulla base delle lacrime che essa è disposta a mostrare? È davvero meno sensibile chi soffre – e gioisce – ritraendosi nel pudore del silenzio? Ho idea che anche qui si potrebbe ragionare sull’essere e sull’apparire. E penso che non sarebbe sbagliato provare a essere meno sbrigativi e superficiali in alcun tipo di approccio, sia virtuale sia reale, chiedendosi, prima di farsi un’opinione, se non sia piuttosto preferibile tentare di approfondire.
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Molti li hanno dimenticati, molti non hanno mai conosciuto la loro storia. Qualcuno li ricorda, e ricorda una brutta pagina della giustizia americana. E a volte, grazie anche a Joan Baez, rivede l’immagine di due uomini innocenti e ingiustamente imprigionati che si avviano a un’assurda e tragica morte. .
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Post n°626 pubblicato il 27 Febbraio 2012 da Giulia_live
L’innamorarsi di una persona è un momento di trasformazione, è l’essere disposti a mettersi a nudo davanti a essa, a rivelarle ogni dettaglio del proprio essere instaurando un dialogo della sessualità, del sentimento, dello spirito e del pensiero. Come non rendersi conto, fin dall’inizio di una storia, che un’ideale compenetrazione tra amore e sesso sarebbe impossibile qualora non si volesse andare in profondità, scoprendo e accettando paure difetti e debolezze dell'altro, ed esaltandone i pregi e le virtù? Fare progetti insieme è un passo secondario, che potrebbe perfino essere del tutto assente. Per vivere innamorati e felici, quante sono le cose che sembrano assolutamente indispensabili ma di cui, a ben vedere, si potrebbe fare a meno? Ciò che conta veramente è la saldezza del legame, è la fiducia reciproca: ed è sufficiente l’amore, che più di qualsiasi altra cosa alimenta la vita. L’amore che non è una trappola ma una conquista da difendere, che si ciba di emozioni e di fantasie trasformate in realtà, che consuma senza consumarsi, che non è possesso né parassitismo né miopia del cuore, che annoda costantemente il filo che lega comprensione, tenerezza, seduzione, passione e devozione, che decifra anche le vibrazioni di un ineluttabile intenso doloroso silenzio. L’amore che ha un continuo bisogno di equilibrio, di costanti attenzioni per non bruciarsi per una paradossale mancanza di ossigeno. L’amore che a volte fa andare fuori di testa: perché c’è, o perché non c’è.
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"Human Metamorphosis" by Taylor James
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Quando ci hanno invaso attraversando la frontiera Una donna anziana ci ha fornito un rifugio Eravamo in tre questa mattina Il vento, il vento sta soffiando I tedeschi erano nella mia casa Ho cambiato nome almeno cento volte Un uomo anziano, all’ultimo piano Il vento, il vento sta soffiando
Leonard Cohen
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Dopo 21 anni l’Orso d'oro di questa 62/ma edizione del Festival di Berlino torna in Italia. Il prestigioso premio cinematografico è stato assegnato a Paolo e Vittorio Taviani, per il film “Cesare deve morire”. Interamente girato tra le pareti blindate del carcere di Rebibbia, questo film ha per protagonisti un gruppo di detenuti del braccio di massima sicurezza, condannati per reati legati alla criminalità organizzata. Lo spettacolo degli improvvisati attori che si preparano a interpretare sul palcoscenico “Julius Caesar”, la tragedia di Shakespeare, diventa grande cinema, mescolando la potente messinscena del potere, del tradimento e della congiura del dramma shakespeariano ai momenti quotidiani dei carcerati, alternati tra la liberazione emotiva della sofferta recitazione nei panni di Cesare, Bruto, Cassio e Marcantonio e il rientro forzato, alla sera, alla schiavitù delle loro celle. Queste le parole di Vittorio Taviani, dopo la vittoria: “In questo momento io penso che anche nelle celle di Rebibbia i nostri attori, i nostri amici i nostri complici, perché quando si fa insieme un'opera siamo dei complici, penso che siano là, e penso che come noi ci sentiamo vicini a loro, loro si sentano vicini a noi”. “Questo film combina tante cose” - ha continuato – “Shakespeare entra dentro Rebibbia. E io penso che questa esperienza forte ci rimarrà dentro sempre, anche come contraddizione, e comunque come grande momento di qualità”.
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186 sono i detenuti suicidi nelle carceri italiane nel 2011. Molte sono le cause di queste morti e, fra queste, le gravi carenze delle strutture carcerarie. I fratelli Taviani, realizzando questo film, hanno portato l'attenzione su questa piaga sociale. |
Post n°612 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da Giulia_live
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Post n°610 pubblicato il 15 Febbraio 2012 da Giulia_live
Un momento di vita in cui eludere ogni residua razionale spinta a fare qualcosa di necessario, qualcosa di utile. È un tentativo d’evasione da quel cervello che lavora, che macina, che elabora, che risputa con l’etichetta di fatto e finito. È abbandonarsi al sonno a occhi aperti, spostando indietro le lancette di un orologio che non appartiene, galleggiando in una realtà che è solo fumoso desiderio. È un silenzio rumoroso e perfino imbarazzante, come uno sciocco sputo iconoclasta. Un silenzio che non ha senso per l’io rigoroso che si infliggerà, nell'inevitabile caso, la dovuta punizione. La leggerezza inutile è una perversa deviazione verso una realtà avulsa e fluttuante, apre le porte all’utopia. Perché non ha futuro.
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Non sgomitare per entrare nella mia vita offrendo amicizia, solo per poi darti da fare a mandarmela a fanculo. Sbaglio, se dico che diventi una fottuta rompiballe con cattiveria al seguito, se non ti invito a una cena di gruppo, a una gita fuoriporta con barbecue, alla festa per il mio compleanno ? Già, a volte questa è proprio la tua fotografia. Come mi difenderò dalla tua “amicizia” forzata? Riscalderò i muscoli, indosserò i guantoni, e vai con un uppercut! . |
Post n°606 pubblicato il 11 Febbraio 2012 da Giulia_live
Il fotografo spagnolo Samuel Aranda ha vinto il "2011 World Press Photo of the Year" con l'immagine di una donna che abbraccia un membro della famiglia ferito, all'interno di una moschea utilizzata come ospedale da campo per i manifestanti durante i disordini contro il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh del 15 ottobre 2011.
Un giusto riconoscimento per una testimonianza di umanità e dolore della tragica primavera araba. Ma in quella foto c'è tutta l'atavica pietà della donna per la sofferenza di suo padre, di suo figlio, del suo uomo, del suo prossimo...
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La sensibilità è un dono, ed è estremamente individuale. Di contro c’è l’insensibilità, di fronte a chi ha bisogno d'aiuto. …e così… nella vita si può incontrare sia chi piange per quei bambini che non conosce e che ogni giorno muoiono di fame, sia chi piange perché il sabato sera non avrà un nuovo vestito per andare a ballare.
*** Se non otterrò nulla dalla casa del ricco, mi daranno qualcosa alla casa del povero. Coloro che molto possiedono spesso sono avidi; quelli che hanno poco sono sempre pronti a spartirlo. (Oscar Wilde)
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Non è una bella cosa vedere donne che con le loro arti non solo hanno preso il sopravvento sul marito, ma a ogni occasione glielo sbattono sul muso, come niente fosse. In pubblico contestano le sue affermazioni, correndo il rischio volontario di coprirlo di ridicolo. Si adoperano per farlo ingelosire, e lui, come un fesso patentato, ci casca pure! Cornuto e deriso. E fortemente frustrato, perché geloso e incapace di reagire per timore di perdere l'amata torturatrice. In quest’atteggiamento, quando la donna vuole imporsi a forza sul suo uomo, c’è a mio avviso una grande confusione su quale sia il vero senso della tanto agognata parità dei sessi.
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Svetta maestoso con i suoi trenta metri d’altezza, il più alto fra gli alberi del minuscolo boschetto di fronte alle finestre di casa mia. Il cancro colorato del platano ha scurito in parte la corteccia del tronco, e dei rami… ma forse la malattia è sotto controllo, poiché l’albero si presenta così già da moltissimi anni senza apparenti variazioni di sorta. I frutti maturi del platano oscillano dolcemente sulle più alte cime, appesi al ramo con un sottile peduncolo: si apriranno a primavera, spargendo al suolo i loro semi. I rami sono nudi, neppure una foglia è sfuggita al vento dell’autunno: eppure anche per le foglie di un albero il destino non sempre è uguale. C’è un grosso ramo colpito da un fulmine di un caldo temporale estivo che ora penzola sconsolato tra i rami eretti, tenacemente attaccato con un lembo di corteccia al fusto cui faceva da cima. E le sue foglie, seppur da tempo rinsecchite, sono ancora attaccate al ramo che le ospitava. Perché il vento non è riuscito a staccarle e a portarle via? Forse perché le foglie del ramo colpito da fulmine sono morte quando ancora erano giovani, quando la loro linfa vitale le legava strettamente al ramo e al ciclo della loro vita. Un legame così stretto che neppure il vento può spezzare. La foglia che in autunno si stacca dal ramo, invece, ha concluso la sua esistenza. Con il tempo il picciolo che la teneva legata al ramo si è naturalmente assottigliato, per far sì che il vento, con facilità, possa portarla via.
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Cuore nuovo G. Lorca
Il mio cuore come una serpe
si è spogliato della sua pelle
e la tengo fra le mie dita
piena di ferite e di miele.
I pensieri annidati
nelle tue rughe, dove sono?
Dove le rose che profumavano
di Gesucristo e di Satana?
Povero involucro che opprimevi
la mia stella fantastica!
Grigia pergamena indolenzita
di ciò che volli e ora non amo più.
Ti appenderò ai muri
del mio museo sentimentale,
vicino ai gelidi e oscuri
gigli dormienti del mio male?
O ti metterò sopra I pini
-libro dolente del mio amore-
perché tu conosca I trilli
dell'usignolo all'alba?
Inviato da: cassetta2
il 11/09/2020 alle 10:42
Inviato da: passerosolitario1110
il 16/05/2018 alle 01:21
Inviato da: passerosolitario1110
il 16/05/2018 alle 01:21
Inviato da: giumadgl0
il 17/09/2017 alle 12:28
Inviato da: angelorosa2010
il 10/12/2015 alle 18:48