Vivere per amare
Riflessioni e pensieri sparsi di una piccola anima
"Pregate il Santo Rosario ogni giorno"
Salve, Regina, madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva;
a te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime. 5
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi
tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno. 10
O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria
«Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
4 Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati.
5 Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.
8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
9 Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi
Preghiera a Maria Santissima prima del riposo notturno “O Vergine, si fa tardi, tutto si addormenta sulla terra, è l’ora del riposo: non abbandonarmi ! Metti la tua mano sui miei occhi Come una buona madre. Chiudili dolcemente alle cose di quaggiù. L’anima mia è stanca di affanni e di tristezze, la fatica che mi attende è qui a me vicina. Metti la tua mano sulla mia fronte, arresta il mio pensiero. Dolce sarà il mio riposo, se benedetto da te. Perché domani il tuo povero figlio Si desti più forte E riprenda allegramente Il peso del nuovo giorno. Metti la tua mano sul mio cuore. Lui solo vegli sempre e Ridica al suo Dio Un amore eterno.” (P. Claude Wittock)
Post n°1067 pubblicato il 01 Maggio 2009 da lillysorriso
(don Tonino Bello – “Maria, donna dei nostri giorni”)
Se i personaggi del vangelo avessero avuto una specie di contachilometri incorporato, penso che la classifica dei più infaticabili camminatori l'avrebbe vinta Maria. Gesù a parte, naturalmente. Siccome allora Gesù è fuori concorso, a capeggiare la graduatoria delle peregrinazioni evangeliche è indiscutibilmente lei: Maria! La troviamo sempre in cammino, da un punto all'altro della Palestina, con uno sconfinamento financo all'estero. Viaggio di andata e ritorno da Nazaret verso i monti di Giuda, per trovare la cugina, con quella specie di supplemento Eurostar menzionato da Luca il quale ci assicura che «raggiunse in fretta la città». Viaggio fino a Betlem. Di qui, a Gerusalemme per la presentazione al tempio. Icona del «cammina cammina», la troviamo seduta solo al banchetto del primo miracolo. Seduta, ma non ferma. Non sa rimanersene quieta. Non corre col corpo, ma precorre con l'anima. E se non va lei verso l'«ora» di Gesù, fa venire quell'ora verso di lei, spostandone indietro le lancette, finché la gioia pasquale non irrompe sulla mensa degli uomini. Sempre in cammino. E per giunta, in salita. Da quando si mise in viaggio «verso la montagna», fino al giorno del Golgota, anzi fino al crepuscolo dell'ascensione quando salì anche lei con gli apostoli «al piano superiore» in attesa dello Spirito, i suoi passi sono sempre scanditi dall'affanno delle alture. Avrà fatto anche le discese, e Giovanni ne ricorda una quando dice che Gesù, dopo le nozze di Cana, «discese a Cafarnao insieme con sua madre». Ma l'insistenza con cui il vangelo accompagna con il verbo «salire» i suoi viaggi a Gerusalemme, più che alludere all'ansimare del petto o al gonfiore dei piedi, sta a dire che la peregrinazione terrena di Maria simbolizza tutta la fatica di un esigente itinerario spirituale. Santa Maria, donna della strada, come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate, ma non abbiamo traguardi. Siamo pellegrini come te, ma senza santuari verso cui andare. Siamo più veloci di te, ma il deserto ingoia i nostri passi. Camminiamo sull'asfalto, ma il bitume cancella le nostre orme. Forzati del «cammina cammina», ci manca nella bisaccia di viandanti la cartina stradale che dia senso alle nostre itineranze. E con tutti i raccordi anulari che abbiamo a disposizione, la nostra vita non si raccorda con nessuno svincolo costruttivo, le ruote girano a vuoto sugli anelli dell'assurdo, e ci ritroviamo inesorabilmente a contemplare gli stessi panorami. Donaci, ti preghiamo, il gusto della vita. Facci assaporare l'ebbrezza delle cose. Offri risposte materne alle domande di significato circa il nostro interminabile andare. E se sotto i nostri pneumatici violenti, come un tempo sotto i tuoi piedi nudi, non spuntano più i fiori, fa' che rallentiamo almeno le nostre frenetiche corse per goderne il profumo e ammirarne la bellezza. Santa Maria, donna della strada, fa' che i nostri sentieri siano, come lo furono i tuoi, strumento di comunicazione con la gente, e non nastri isolanti entro cui assicuriamo la nostra aristocratica solitudine. Liberaci dall'ansia della metropoli e donaci l'impazienza di Dio. L'impazienza di Dio ci fa allungare il passo per raggiungere i compagni di strada. L'ansia della metropoli, invece, ci rende specialisti del sorpasso. Ci fa guadagnare tempo, ma ci fa perdere il fratello che cammina accanto a noi. Santa Maria, donna della strada, «segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio», facci capire come, più che sulle mappe della geografia, dobbiamo cercare sulle tavole della storia le carovaniere dei nostri pellegrinaggi. E’ su questi itinerari che crescerà la nostra fede. Prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di solidarietà che si colgono nell'aria. Verso questi santuari dirigi i nostri passi. Per scorgere sulle sabbie dell'effimero le orme dell'eterno. Restituisci sapori di ricerca interiore alla nostra inquietudine di turisti senza meta. Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della strada, fermati, Samaritana dolcissima, per versare sulle nostre ferite l'olio della consolazione e il vino della speranza. E poi rimettici in carreggiata. Dalle nebbie di questa «valle di lacrime», in cui si consumano le nostre afflizioni, facci volgere gli occhi verso i monti da dove verrà l'aiuto. E allora sulle nostre strade fiorirà l'esultanza del Magnificat. Come avvenne in quella lontana primavera, sulle alture della Giudea, quando ci salisti tu.
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Post n°1066 pubblicato il 29 Aprile 2009 da lillysorriso
SENZA LA PREGHIERA E’ IMPOSSIBILE RESISTERE ALLE TENTAZIONI E PRATICARE I COMANDAMENTI. L’orazione inoltre è l’arma più necessaria per difenderci dai nemici: chi di questa non s’avvale, dice S. Tommaso, è perduto. Non dubita il Santo di ritenere che Adamo cadde perché non si raccomandò a Dio allora che fu tentato (P. I. q. 94, a. 4). E lo stesso scrisse S. Gelasio parlando degli angeli ribelli: Che cioè ricevendo invano la grazia di Dio, senza pregare non seppero rimanere fedeli (Epist. adversus Pelag. haeret.). San Carlo Borromeo in una lettera Pastorale (Litt. pastor. De or. in com.) avverte, che tra tutti i mezzi che Gesù Cristo ci ha raccomandati nel Vangelo, ha dato il primo luogo alla preghiera: ed in ciò ha voluto che si distinguesse la sua Chiesa e Religione dalle altre sette, volendo che ella si chiamasse specialmente casa d’orazione. La casa mia sarà chiamata casa d’orazione (Mt 21,13). Conclude S. Carlo nella suddetta lettera, che la preghiera è il principio, il progresso e il complemento di tutte le virtù. Sicché nelle tenebre, nelle miserie e nei pericoli, in cui ci troviamo (diceva re Giosafat) non abbiamo in che altro fondare le nostre speranze, che in sollevare gli occhi a Dio e dalla sua misericordia impetrare colle preghiere la nostra salvezza (2 Cron 20,12). E così anche praticava Davide; non trovando altro mezzo per non esser preda dei nemici, che pregare continuamente il Signore a liberarlo dalle loro insidie: Gli occhi miei sono sempre rivolti al Signore perché Egli trarrà dal laccio i miei piedi (Sal 24,15). Sicché altro egli non faceva che pregare dicendo: A me volgi il tuo sguardo, e abbi pietà di me, perché io son solo e son povero (Ibid. 24,16). Gridai a te: dammi salute affinché osservi i tuoi precetti (Sal 118,146). Signore, volgete a me gli occhi, abbiate pietà di me, e salvatemi: mentre io non posso niente, e fuori di Voi non ho chi possa aiutarmi. Ed infatti come potremmo noi resistere alle forze dei nostri nemici, ed osservare i divini precetti, specialmente dopo il peccato di Adamo, che ci ha resi così deboli ed infermi, se non avessimo il mezzo dell’orazione, per cui possiamo già dal Signore impetrare la luce e la forza bastante per osservarli? Fu già bestemmia quella che disse Lutero, cioè che dopo il peccato di Adamo sia assolutamente impossibile agli uomini l’osservanza della divina legge. Giansenio ancora disse che alcuni precetti ai giusti erano impossibili secondo le presenti forze che hanno. E sin qui la sua proposizione avrebbe potuto spiegarsi in buon senso; ma ella fu giustamente condannata dalla Chiesa per quello che poi vi aggiunse, dicendo che mancava ancora la grazia divina a renderli possibili. E’ vero, dice S. Agostino, che l’uomo per la sua debolezza non può già adempiere alcuni precetti con le presenti forze e con la grazia ordinaria, ossia comune a tutti; ma ben può con la preghiera ottenere l’aiuto maggiore, che vi bisogna per osservarli: Iddio non comanda cose impossibili, ma nel comandare ti avvisa di fare quel che puoi, e chiedere quel che non puoi, ed aiuta affinché tu lo possa (De nat. et grat. cap. XLIII). E’ celebre questo testo del Santo, che poi fu adottato e fatto dogma di fede dal Concilio di Trento (Sess. VI, cap. II). Ed ivi immediatamente soggiunse il santo Dottore: Vediamo in che modo... (cioè, come l’uomo può fare quel che non può). Per mezzo della medicina potrà quello che non può per la sua infermità (Ibid. cap. LXIX). E vuol dire che con la preghiera otteniamo il rimedio alla nostra debolezza; poiché pregando noi, Iddio ci dona la forza a far quel che noi non possiamo. Non possiamo già credere, segue a parlare S. Agostino, che il Signore, abbia voluto imporci l’osservanza della legge, e che poi ci abbia imposto una legge impossibile; e perciò dice il Santo, che allorché Dio ci fa conoscere impotenti ad osservare tutti i suoi precetti, egli ci ammonisce a far le cose difficili con l’aiuto maggiore che possiamo impetrare per mezzo della preghiera (Sess. VI, cap. LXIX). Ma perché, dirà taluno, ci ha comandato Dio cose impossibili alle nostre forze? Appunto per questo, dice il Santo, affinché noi attendiamo ad ottenere con l’orazione l’aiuto per fare ciò che non possiamo (De gr. et lib. arb. c. 16). E in altro luogo: La legge fu data affinché domandassimo la grazia; la grazia fu donata, affinché fosse adempita la legge (De sp. et lit. c. 19). La legge non può osservarsi senza la grazia; e Dio a questo fine ha dato la legge, affinché noi sempre lo supplicassimo a donarci la grazia per osservarla. In altro luogo dice: La legge è buona per chi ne usa legittimamente. Che vuol dire dunque servirsi legittimamente della legge? (Serm. 156). E risponde: riconoscere per mezzo della legge la propria infermità e domandare il divino aiuto onde conseguire la salute (Serm. 156). Dice dunque S. Agostino, che noi dobbiamo servirci della legge, ma a che cosa? a conoscere per mezzo della legge (a noi impossibile) la nostra impotenza ad osservarla, affinché poi impetriamo, col pregare, l’aiuto divino che sana la nostra debolezza. Lo stesso scrisse S. Bernardo, dicendo: Chi siamo noi, e qual è la nostra forza che possiamo resistere a tante tentazioni? Questo certamente ricercava Iddio che, vedendo noi la nostra debolezza, e che non abbiamo in pronto altro aiuto, ricorressimo con tutta umiltà alla sua misericordia (Serm. v. De Quadrag.). Conosce il Signore, quanto utile sia a noi la necessità di pregare, per conservarci umili e per esercitarci alla confidenza: e perciò permette che ci assaltino nemici insuperabili dalle nostre forze, affinché noi con la preghiera otteniamo dalla sua misericordia l’aiuto a resistere. Specialmente, si avverta che niuno può resistere alle tentazioni impure della carne, se non si raccomanda a Dio quando è tentato. Questa nemica è sì terribile, che quando ci combatte, quasi ci toglie ogni luce: ci fa scordare di tutte le meditazioni e buoni propositi fatti e ci fa vilipendere ancora le verità della fede, quasi perdere anche il timore dei castighi divini: poiché ella si congiura con l’inclinazione naturale, che con somma violenza ne spinge ai piaceri sensuali. Chi allora non ricorre a Dio, è perduto. L’unica difesa contro questa tentazione è la preghiera; dice S. Gregorio Nisseno: L’orazione è il presidio della pudicizia (De or. Dom. I.). E lo disse prima Salomone: ‘Tosto ch’io seppi come non poteva essere continente se Dio non mel concedeva, io mi presentai al Signore, e lo pregai" (Sap 8,21). La castità è una virtù che non abbiamo forza di osservare se Dio non ce la concede, e Dio non concede questa forza, se non a chi la domanda. Ma chi la domanda certamente l’otterrà. Pertanto dice S. Tommaso contro Giansenio, che non dobbiamo dire essere a noi impossibile il precetto, poiché quantunque non possiamo noi osservarlo con le nostre forze, lo possiamo nondimeno con l’aiuto divino (1, 2, q. 109, a. 4, ad 2). Né dicasi, che sembra un’ingiustizia il comandare ad uno zoppo che cammini diritto; no, dice S. Agostino, non è ingiustizia, sempre che gli sia dato il modo di trovare rimedio al suo difetto; onde se egli poi segue a zoppicare, la colpa è sua (De perfect. iust. c. III). Insomma, dice lo stesso santo Dottore, che non saprà mai vivere bene chi non saprà ben pregare (S. 55. in app.). Ed all’incontro, dice S. Francesco d’Assisi, che senza orazione non può sperarsi mai alcun buon frutto in un’anima. A torto dunque si scusano quei peccatori che dicono di non aver forza di resistere alla tentazione. Ma se voi, li rimprovera S. Giacomo, non avete questa forza, perché non la domandate? Voi non l’avete, perché non la cercate (Gc 4,2). Non vi è dubbio, che noi siamo troppo deboli per resistere agli assalti dei nostri nemici, ma è certo ancora, che Dio è fedele, come dice l’Apostolo, e non permette che noi siamo tentati oltre le nostre forze: "Ma fedele è Dio, il quale non permetterà che voi siate tentati oltre il vostro potere, ma darà con la tentazione il profitto, affinché possiate sostenere" (1 Cr 10,13). Commenta Primasio: Con l’aiuto della grazia farà provenire questo, che possiate sopportare la tentazione. Noi siamo deboli, ma Iddio è forte: quando noi gli domandiamo l’aiuto, allora egli ci comunica la sua fortezza, e potremo tutto, come giustamente vi prometteva lo stesso Apostolo dicendo: "Tutte le cose mi sono possibili in Colui che è mio conforto" (Fil 4,13). Non ha scusa dunque, dice S. Giovanni Crisostomo, chi cade perché trascura di pregare, poiché se avesse pregato, non sarebbe restato vinto dai nemici (Serm. De Moyse). |
Post n°1065 pubblicato il 29 Aprile 2009 da lillysorriso
DEL GRAN MEZZO DELLA PREGHIERA Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna. Tutti i beati, eccettuati i bambini, si sono salvati col pregare. Tutti i dannati si sono perduti per non pregare; se pregavano non si sarebbero perduti. E questa è, e sarà la loro maggiore disperazione nell’inferno, l’aversi potuto salvare con tanta facilità, quant’era il domandare a Dio le di lui grazie, ed ora non essere i miseri più a tempo di domandarle |
Post n°1064 pubblicato il 26 Aprile 2009 da lillysorriso
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Post n°1063 pubblicato il 23 Aprile 2009 da lillysorriso
Il peccato e’ senza dubbio opera della realta’ fragile e limitata dell’uomo; ma vi agiscono fattori per i quali esso si situa nella zona di confine dove la coscienza, la volonta’ e la sensibilita’ della persona sono in contatto con forze oscure che agiscono Il peccato e’ dunque realta’ e mistero; se non teniamo conto di questi due aspetti sara’ impossibile capire il senso e la portata del peccato. Afferma Giovanni Paolo II° nella Esortazione Apostolica “Reconciliatio et poenitentia” al n° 18: “Ristabilire il giusto senso del peccato e’ la prima forma per affrontare la grave crisi spirituale incombente sull’uomo del nostro tempo. Ma il senso del peccato si ristabilisce soltanto con un chiaro richiamo agli inderogabili principi di ragione e di fede…”. Se l’elemento essenziale e primario di comprensione della realta’ del peccato e’ la fede, tuttavia esso si incarna nella vita morale dell’uomo concreto e storico. Non sempre tutto cio’ che e’ sotto il segno della colpevolezza e’ peccato e viceversa. Ci sono alcuni aspetti della colpevolezza che non hanno un riferimento diretto al peccato, per cui occorre non confondere senso di colpa e senso del peccato, che sono due dimensioni umane, distinte e interagenti. Il senso di colpa vero e costruttivo e’ la consapevolezza di aver trasgredito un valore importante, e’ il dispiacere per un valore smarrito. Ma occorre andare oltre, perche’ non basta sentirsi colpevoli di fronte alla propria coscienza: abbiamo bisogno di Questo e’ il passaggio dal senso di colpa alla coscienza del peccato, che decide della maturita’ della nostra fede. La coscienza del peccato si ha solo quando ci si mette di fronte a Dio e si scopre, con dolore, di averlo offeso. Quando arriviamo a capire che il peccato rompe un’alleanza, un’amicizia. Solo da questa consapevolezza assolutamente sincera e realistica e’ possibile rialzarci dalle nostre cadute e rimetterci in cammino, dopo aver chiesto perdono a Dio nel Sacramento della Riconciliazione. La Parola di Dio ci illustra la nostra condizione di peccatori: la malignita’ del peccato non consiste tanto nell’atto in se’, ma nel tentativo di rovesciamento dell’ordine stabilito da Dio (cf. Gn 3,5). Inoltre appare come una rottura del rapporto tra Dio e la Il peccato e’ rivolto contro Dio perche’ ferisce direttamente il suo amore, e nello stesso tempo e’ un male per l’uomo stesso che si pone sotto il dominio di Satana. Il risultato e’ il cambiamento radicale operato dal peccato nel profondo dell’uomo, come Sostanzialmente il peccato e’ questo: tentativo dell’uomo di essere indipendente da Dio, dimenticando la sua fondamentale origine e la sua attuale realta’; costruire se stesso indipendentemente da Dio, con il tragico risultato di perdere l’orientamento “Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa per il loro peccato”. (Gv 15,22) E’ il Cristo, manifestazione vivente dell’amore del Padre verso l’uomo, che rivela l’essenza del peccato come odio contro la volonta’ amante di Dio. Nonostante l’infedelta’ dell’uomo, Dio si e’ rivolto ancora verso di lui chiamandolo in Cristo che personalmente entra a far parte della storia. E’ proprio in funzione del Cristo che il Padre ha pensato, deciso e realizzato tutto. Infatti il piano di Dio e’ che l’uomo entri in relazione con lui mediante il Cristo. “Fedele e’ Dio, che vi ha chiamati alla comunione del Figlio suo Gesu’ Cristo, Signore nostro” (1 Cor 1, 9) Ma l’uomo e’ un essere sociale per sua intima natura, e senza i rapporti con gli altri non puo’ vivere ne’ esplicare le sue doti (cf GS 12). L’uomo, quindi, realizza la sua salvezza vicino e “con” i propri fratelli. Da questo punto di vista il peccato rivela non soltanto una responsabilita’ negativa del peccatore, ma si ripercuote pesantemente sulla comunita’ e la comunione viene turbata. L’uomo e’ un essere che dipende da Dio e ha bisogno di tendere a Lui. Il peccato e’ dunque rifiuto, un “no” detto a Dio, un’offesa a Dio che ha tutti i diritti sulla sua creatura anche se fa prevalere sempre l’amore. E’ respingere il dono di Dio. E’ abbandono del Cristo, e’ resistenza allo Spirito. All’origine di questo rifiuto c’e’ l’orgoglio, la superbia, l’affermazione della propria autosufficienza, la consapevolezza di poter fare a meno di Dio, di essere indipendente da Lui e dalla Sua volonta’. Rivelando agli uomini il mistero del peccato e tragica situazione dell’uomo peccatore, Dio ha voluto mostrare quanto grande sia il dono della salvezza di Gesu’ Cristo. Infatti, nella prospettiva cristiana, il peccato deve essere sempre visto nella luce della grazia, poiche’ “dov’e’ abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5, 20). Il cristiano, percio’, puo’ guardare al peccato in tutta la sua tragicita’, puo’ sentirne e sperimentarne il terribile peso sulla sua storia, senza tuttavia essere sopraffatto dal pessimismo e dalla disperazione. Egli sa che con la sua morte e la sua risurrezione Cristo ha liberato gli uomini dal peccato e dalla morte e ha dato ad essi la grazia e la vita. Certo, questa liberazione non e’ ancora definitiva e il peccato agisce con forza. Tuttavia, la potenza di salvezza e di liberazione, che con la sua risurrezione Cristo ha immerso nella storia umana, e’ gia’ in azione e produce frutti di vita, di carita’, di rinnovamento del mondo. L’ultima parola non e’, dunque, al peccato e alla morte, ma alla grazia e alla vita. L’ultima parola non e’ davvero al “principe di questo mondo”, che Cristo ha gia’ “gettato fuori” (Gv 12, 31), ma a Dio, che “ci da’ la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesu’ Cristo” (1 Cor 15, 57). Per quanto riguarda la responsabilita’ personale occorre fare chiarezza: “Dio non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare” (Sir 15, 20) Questa affermazione della Scrittura sgombra il campo da ogni valutazione permissiva della responsabilita’ personale, per cui Dio ci chiede di accusarci con sincerita’ nel Sacramento della Riconciliazione, facendo presente al sacerdote confessore la nostra reale situazione. Ma è anche vero che “c’è modo e modo” di essere colpevoli: se la nostra colpa, pur grave, e’ frutto soprattutto della nostra fragilita’ e debolezza umana, dichiarandoci colpevoli con sincerità siamo già anche nella condizione di poterci rialzare e di rimetterci in cammino: il Sacramento ci rinsaldera’ nella nostra amicizia con il Signore mentre il nostro dispiacere di aver peccato ci fara’ individuare modi concreti di riparazione. Ben diversa infatti e’ la condizione di chi “non vuole” lottare per fare il bene e porta avanti una condotta perversa. In ogni caso nessuno puo’ considerarsi senza speranza, ma certo la grazia di Dio troverà molti ostacoli per poter essere efficace in vista della Aiutare a comprendere la grandezza del Sacramento della Riconciliazione significa insegnare a “camminare nella speranza”. E’ importante far scoprire al giovane o all’adulto il valore della fedelta’ nel vivere, pur da peccatori. E’ sbagliato pensare che sia troppo difficile. La Chiesa e’ fatta di peccatori e il cristianesimo non e’ una morale, ma una proposta di salvezza gia’ iniziata. La misericordia di Dio va messa prima di tutto. Se, nonostante le nostre condizioni interiori, riprendiamo ogni giorno il cammino verso il Cristo, lo facciamo non tanto per raggiungere una normalita’, ma per vivere l’insperato: lasciarci trasformare ad immagine di Cristo, di quel Cristo che prega per noi e ci offre la liberazione del perdono. E noi stessi dobbiamo non condannare nessuno, ma diventare dei “liberatori”. Il peccato distrugge le forze fisiche e morali, ma non puo’ distruggere la potenza della misericordia e dell’amore di Dio. “Dio e’ piu’ forte degli uomini” (1 Cor 1,25). Dio continua sempre ad amarci, prima, durante e dopo il peccato. La preghiera, in quanto relazione fra noi e Dio, ci mette in relazione con la sua misericordia che rimette anche le colpe piu’ gravi. Per sua natura la preghiera e’ una manifestazione di pentimento e di ritorno a Dio. E Dio e’ sempre disposto ad Se e’ vero che il peccato distrugge gran parte della forza acquisita mediante la preghiera, non puo’ tuttavia sradicare completamente quanto abbiamo ottenuto “nella” preghiera. Se dopo aver pregato soccombiamo, qualunque sia il tipo di peccato, conserviamo pero’ sempre in noi un resto della potenza acquisita attraverso la preghiera. E questa potenza finisce per prendere di nuovo il sopravvento. Anche dopo le colpe piu’ grandi resta sempre nel nostro cuore e nella nostra coscienza un fondo di potenza spirituale, che si e’ formato in noi mediante la preghiera offerta a Dio con un cuore sincero e una coscienza che rifiuta il peccato. Con la preghiera assidua si acquisisce progressivamente un tesoro di potenza spirituale che alla fine arriva non solo ad annullare ogni peccato, ma anche a purificare la coscienza dal senso di malessere causato dal peccato. La gioia della remissione e della salvezza viene a sostituirsi all’afflizione e al dolore causati dal peccato. La preghiera si rivela cosi’ come la piena guarigione dell’anima. Tutto questo, pero’ non si compie in un giorno e neppure in un anno. E’ solo nel corso di lunghi anni che la preghiera realizza la sua opera di maturazione, lenta ma continua, che mira a distruggere il desiderio del peccato e a purificare progressivamente la Fino all’ultimo soffio di vita continuerà a offrirsi l’Amore di Dio, chiedendo solo di essere riconosciuto e accolto, perche’ sappiamo che “Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” ( Ez 18, 23; 33, 11). La presa di coscienza della propria debolezza apre la via della guarigione, perche’ diventa una porta per la quale la grazia puo’ entrare nell’uomo. L’uomo che e’ giunto alla conoscenza della propria debolezza, e’ giunto al fondo dell’umilta’. Se ricorderai sempre e conoscerai con esattezza che tu sei debole, non oltrepasserai mai i limiti della vigilanza. (cf. Isacco di Ninive) |
Post n°1062 pubblicato il 21 Aprile 2009 da lillysorriso
MEDITAZIONI PERDONARE I NEMICI Ho spesso considerato, con molta ammirazione e piacere, Claudio De La Colombiere s.j., Santo |
Post n°1061 pubblicato il 20 Aprile 2009 da lillysorriso
Eletti, amici cari, la Mia Luce è in voi, datela ai bisognosi; la Mia Gioia è in voi, datela a chi l’ha perduta. Il vostro cuore è nella pace, offrite a chi conoscete, a chi incontrate i Miei Doni: sono per ogni uomo della terra.
Sposa amata, i Miei Doni sono per tutti, per ogni uomo della terra, ma quanti, in questo tempo, non li accolgono, li rifiutano, quanti ne fanno pessimo uso! Sposa amata, non manca sulla terra la Pace perché Io, Io, Gesù, non la dono, non manca la Gioia perché Io, Io, Dio, non la voglio offrire, i Miei più grandi Doni sono pronti per tutti, per ogni uomo della terra, hai compreso perché gran parte di essi ne sono privi, l’hai compreso, amata Mia sposa? Mi dici: “Gesù adorato, Tu, Dolcissimo, Ti degni di darmi spiegazione ed io comprendo. I Tuoi Doni sono per ogni uomo della terra; Tu, Gesù adorato, non fai distinzione fra uomo e uomo, non hai figli amati e figli non amati, come avviene tra gli uomini, hai figli tutti immensamente amati. Tu, Dolce Amore, elargisci i Doni a tutti, ma non tutti li colgono, non perché non sono in grado di farlo, ma perché non vogliono coglierli, fanno una scelta che Tu, Gesù, sempre rispetti. Mi hai fatto spesso l’esempio di un lauto Banchetto che offri ad ogni uomo della terra, sopra c’è un Cibo adatto ad ognuno: c’è quello per colui che è forte e robusto che serve a mantenere la sua forza e la sua robustezza; c’è il Cibo per quello che è debole e deve riprendere più forza; c’è anche il Cibo leggero per l’anoressico che deve ristabilirsi piano piano. Ecco, il Cibo è secondo le necessità adatto al bisogno di ognuno. Questo, Dolce Amore, mi hai rivelato, perché tutti capissero, sulla terra, che nessuno è abbandonato nella sua miseria, ma curato da Te con Immenso Amore. Sei, infatti, come una madre amorosa che vede le necessità del proprio figlio, anche le minime; sei come un padre premuroso che non vuole far mancare alla sua famiglia nulla. L’uomo deve riflettere e capire questo, appena è in età di ragione, guardare la sua condizione e prendere il cibo che gli serve per crescere nella fede, nella speranza, nella carità. Nessuno potrà mai dire: “Per me non c’è nulla; sono stato trascurato, abbandonato da Dio Altissimo”. Nessuno può dire questo. Gli uomini della terra sono in condizioni molto diverse spiritualmente, Tu, Gesù, desideri che tutta la terra dei viventi giunga ad avere un’unica fede e sia sotto un unico Pastore: Tu sei il Pastore Buono e Sapiente. Nel presente sono ancora pochi coloro che formano il Tuo gregge, gli uomini si sono fatti ingannare dall’astuto Tuo nemico che ha creato idoli di ogni genere, ne crea di nuovi, di ogni specie, pur di allontanare da Te i cuori e le menti. Ho ben compreso che nel mondo sono pochi gli uomini di pace, questo avviene perché essi non si nutrono del Cibo Santo che Tu hai preparato per loro, ma vanno spesso a nutrirsi ad un altro banchetto: quello che ha preparato la Tua scimmia, egli ha preparato anche un banchetto di cibi tossici e molti accedono. Gesù adorato, gli uomini hanno libertà di scelta, in questo tempo quanti scelgono il male! Che pessimo uso fanno della loro libertà! Il mondo non ha pace proprio perché non si apre a Te, Re di Pace e di Giustizia; il mondo non ha gioia perché non la vuole, sceglie la via della discordia e dell’odio. Il mondo sta anche perdendo la speranza, perché non confida in Te. Questo, Gesù adorato, questo è il mio pensiero”. Amata sposa, bene hai parlato, bene hai detto, perché il Mio Spirito parla in te. Tutta la terra potrebbe essere in pace e nella concordia, nel benessere, perché i Miei Doni sono pronti, ma i Miei Doni da molti non vengono accolti. Ti dico, piccola sposa che, se il mondo non si affretta e non coglie presto ciò che offro, la situazione generale peggiorerà. Ti ho fatto l’esempio di una malattia grave che viene trascurata: giunge sempre il momento nel quale non si può più curare tanto il male è andato avanti. Mi dici: “Gesù, Dolce Amore, pazienta ancora un poco, continua ad elargire le Tue Grazie, ognuno possa coglierle per avere salvezza. Capiscano gli uomini, dai segni forti che stai dando, che la vita di ogni uomo può terminare da un momento all’altro. Tu sei il Signore della vita: la doni e la togli quando vuoi; occorre essere sempre pronti, in qualunque ora puoi venire a riprenderTi il Tuo e tutto è Tuo, tutto ciò che l’uomo ha Ti appartiene: la vita e le cose”. Amata sposa, ognuno osservi attentamente i segni che offro, pensi che quello che accade lontano può accadere vicino. Pensa alle Parole che dissi quando Mi chiesero quale era la condizione spirituale di coloro sui quali era caduta la torre di Siloe, essi erano interiormente convinti che dovevano essere i più colpevoli. Ricordi, piccola Mia sposa, la Mia Risposta? Mi dici: “Queste le Tue Parole sublimi: “Se non vi ravvedete, se non vi pentite dei vostri peccati, fate la stessa loro fine”. Amata Mia sposa porta al mondo il Mio Messaggio d’Amore: ognuno faccia una revisione di vita, un’attenta revisione di vita e si corregga. Guai all’uomo che non vuole uscire dal fango del peccato, ma si affonda sempre più, non potrà avere pace né gioia né futuro. Resta, amata Mia piccola, ben stretta al Mio Cuore, la tua adorazione continua è un dolce balsamo al Mio Dolore di essere da molti dimenticato. Ti amo. Vi amo.
Gesù
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Post n°1060 pubblicato il 20 Aprile 2009 da lillysorriso
“Missione è ... essere spezzati. Questa sera, o Dio, voglio mettermi davanti a te, come figlio che vuole sentire lo sguardo misericordioso del suo papà su di se. Voglio dirti che ti amo, ma a volte faccio fatica a vivere il desiderio del mio cuore. Vedo attorno a me la miseria del tuo popolo che soffre, sento la sua voce che si alza indignata, ma non sempre ho la risposta giusta a tanta sofferenza. |
Post n°1059 pubblicato il 20 Aprile 2009 da lillysorriso
20 aprile - La Madonna nella luce della Resurrezione"O Vergine fanciulla, placida nell'umilta', odorosa di virtu', luce e fuoco di carita'! Tu diletti e imbevi il cuore devoto con la tua candida dolcezza, rendi casto il cuore, rassereni e chiarifichi l'anima, illumini le piu' intime profondita' della creatura. |
Post n°1058 pubblicato il 19 Aprile 2009 da lillysorriso
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Post n°1057 pubblicato il 19 Aprile 2009 da lillysorriso
Riflessioni sulla liturgia della |
Post n°1056 pubblicato il 18 Aprile 2009 da lillysorriso
San Paolo afferma espressamente che la missione specifica degli angeli è quella di assistere gli uomini che non hanno ancora guadagnato il regno dei cieli: "Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza?" (Ebrei I, 18). "Ogni anima", continua Sant’Anselmo, “viene affidata ad un angelo nello stesso momento in cui si unisce al corpo”. La tradizione non può, su questo argomento, essere più generale, più ininterrotta o più uniforme. “Sebbene la salvezza delle nostre anime sia il principale oggetto di sollecitudine per i nostri angeli custodi, tuttavia hanno tanta cura di noi da procurarci anche i beni di questa vita; essi ci proteggono dagli incidenti ai quali siamo tutti esposti, e ci allontanano dal male quando cadiamo in esso. Essi ti porteranno nelle loro braccia, dice la Scrittura, quando ti potresti ferire contro una pietra; il Signore manderà i suoi angeli attorno a coloro ... ... che lo temono, ed Egli li libererà da tutte le loro tribolazioni. I santi angeli ci procurano beni temporali, solo allo scopo di impedire ai demoni di offenderci. "La nostra debolezza," dice Santa Ilaria, "non potrebbe resistere alle forze degli spiriti maligni senza l'assistenza dei nostri angeli custodi!" "Con l'aiuto di Dio," aggiunge San Cirillo, “noi non abbiamo niente da temere dalle forze dell'oscurità, poiché è scritto: L'angelo del Signore si accamperà attorno a coloro che lo temono e li libererà. Gli angeli custodi non sono contenti di aiutarci ad evitare le trappole del diavolo e ad allontanarci dai vizi, essi ci assistono anche nell'esercizio di tutte le virtù… Ma hanno una maggiore cura dei giusti, in proporzione al loro fervore nell’esercizio della virtù; cosicché il peccato sembra allontanarli, a seconda se si interrompono o diminuiscono più o meno gli effetti della loro vigilanza." “Per quanto riguarda l’anima, gli angeli possono e prontamente agiscono su di essa, in una maniera – ora ordinaria, ora straordinaria – e in una misura difficile da comprendere. La comprensione deve loro molta luce preziosa…Per quanto riguarda le azioni angeliche sulla volontà umana, l’esperienza universale dell’umanità testimonia come molte ispirazioni di angeli buoni sono efficaci nel guidarci verso la virtù, e dall’altra parte, come spesso le suggestioni degli spiriti maligni sono efficaci nel guidarci verso il vizio. Ma gli angeli buoni disperdono l'errore, riportano i sensi alla loro purezza originale e generano una specie di luce interiore nell'anima, per mezzo della quale si possono vedere le cose nel loro carattere vero. Tali sono nella loro natura le ammirabili creature che chiamiamo angeli buoni". "Dovunque andiamo,"- scriveva il Cardinale O’ Connell nella sua bellissima lettera pastorale sui santi angeli,- "questa angelica assistenza non viene mai interrotta. Gli spiriti celesti ci proteggono dai pericoli del corpo e ci amministrano nei nostri bisogni temporali… Essi sono intenti a portare le nostre anime alla salvezza, ci istruiscono, ci proteggono, intercedono per noi presso Dio. Per quanto riguarda i bisogni dell'anima durante la vita che amministrano, gli angeli assistono l'anima affinché arrivi intatta fino alla fine del suo viaggio. Essi fanno tutto ciò per noi se glielo lasciamo fare; essi ci aiutano se noi li accogliamo e cooperiamo con loro con gratitudine. "Molti sono i motivi che inducono a una tale costante devozione per i nostri interessi. Questi patroni celesti, come sappiamo, sono vicini al misericordioso Cuore del Redentore; essi comprendono quindi la sua preoccupazione per il nostro benessere, e da quella inesauribile Fonte di Amore essi traggono il più tenero affetto nei nostri confronti… Tuttavia, ciò che accresce in special modo l’intensità del loro affetto è il fatto che hanno ricevuto da Dio il compito di volgere lo sguardo su di noi, e di essere per noi qui sulla terra strumenti della grazia di Dio. Questo è ciò che urge loro: scendere dai loro cieli dorati per volare velocemente e gioiosamente attraverso la debole aria di questo mondo terreno, per assicurarci il loro amore e tenderci una mano nelle paure e negli errori. "E con quale ammirabile sollecitudine e incessante attenzione questi angeli protettori adempiono il loro compito Divino nei nostri confronti! In ogni momento, anche se invisibili, essi sono accanto a noi. Non ci abbandonano mai, dal nostro primo respiro fino a quando non raggiungiamo il nostro destino eterno. Essi assistono i bambini che dormono nelle loro culle, guidano i timidi passi con cui il bambino e il giovane si avvicinano alla vita sempre così piena di pericoli. Essi ci danno una mano per rafforzare l'umanità, impegnata nella lotta contro le forze del male, e che porta le cicatrici delle ferite causate dal peccato. E quando la luce della vita si trasforma in oscurità, con i suoi sogni non realizzati e le sue care speranze ormai vane, gli angeli custodi sono vicini per supportare i nostri passi vacillanti e per bandire le ombre della solitudine e della tristezza." "Le vite dei santi rivelano che molti di essi erano devoti agli Angeli custodi. Alcuni di essi avevano anche il privilegio di una familiare amicizia coi loro angeli e ricevevano prove visibili dei servigi che i santi angeli rendevano a coloro che erano sotto la loro cura. Santa Rosa di Lima, il primo fiore di santità americana alla quale la Santa Chiesa ha conferito pubblica venerazione, visse una vita di grande purezza e innocenza. Fin dalla sua prima infanzia ebbe il privilegio di avere un rapporto familiare con gli angeli custodi. Da numerose difficoltà e pericoli ella venne liberata dal suo angelo custode e dichiarò che il suo angelo custode faceva tutto ciò che gli chiedeva di fare. Papa San Gregorio Magno era teneramente devoto al suo angelo custode. Grazie a lui ottenne la dignità Papale. Durante il periodo in cui il santo fu Abate di un monastero che egli aveva costruito a Roma, il suo angelo custode gli apparve spesso, sotto le vesti di un povero mercante, che chiedeva l'elemosina. Dopo che divenne Papa, San Gregorio prese l'abitudine di sfamare ogni giorno dodici persone povere. Tra questi egli scorse un uomo virtuoso che lo impressionò profondamente. Alla domanda di chi fosse, egli ricevette tale risposta: "Io sono il povero mercante al quale tu desti, oltre a dodici dollari, il piatto d'argento di tua madre. Questo atto di carità che ti ho indotto a compiere ti ha preparato per la dignità di alto sacerdote. Io sono il tuo angelo. Non avere paura Gregorio. Dio mi ha mandato a dirti che puoi ottenere qualsiasi cosa tu chieda attraverso il mio servizio. Poiché grazie a me tu sei stato elevato al trono di Pietro, io ti proteggerò e ti preserverò fino alla morte. di don Marcello Stanzione |
Post n°1055 pubblicato il 16 Aprile 2009 da lillysorriso
Eletti, amici cari, sapete confidare in Me completamente? Sapete abbandonarvi all’Onda Soave del Mio Amore? Chi fa questo è già entrato nel Mio Infinito Orizzonte d’Amore e si accinge a contemplare le Mie Meraviglie. Sposa amata, gli uomini della terra hanno poco, perché poco confidano in Me: essi confidano in sé stessi, nei loro simili, ma non confidano in Me, Gesù. Che tanto li amo e voglio la loro salvezza e la loro Gioia. Piccola Mia sposa, hai compreso tutto questo? Mi dici: “Dolce Amore, ho compreso che colui che confida in Te completamente e si affida al Tuo Amore, ha tutto ed è felice pur nel travaglio della vita che non manca. Ho compreso, Gesù adorato, ho ben compreso che Tu concedi molto a chi confida in Te completamente; ricordo che hai fatto i più grandi miracoli sempre, durante il Tuo passaggio sulla terra, quando vedevi fede ed abbandono a Te, se vedevi, invece, incredulità poco facevi o nulla. Ho ben compreso che il segreto per ottenere le Grazie più sublimi è chiederle con grande fiducia, sapendo, Dolce Amore, che Tu non rifiuti una Grazia a chi la chiede con cuore ardente e sincero, ma concedi, concedi, concedi e non Ti stanchi mai di donare. Gesù, il Tuo Cuore Meraviglioso vuole donare salvezza e Pace, Gioia a fiumi, gli uomini della terra, nel presente, non hanno né pace né gioia, ma una grande ansia nel cuore, sono tormentati da cupi pensieri e sempre inquieti. Tu, Amore Infinito; Tu, Gesù, Amore Infinito, vuoi donare tutto, ma, per farlo chiedi fiducia, Tu vuoi fare le più sublimi concessioni all’uomo di oggi, ma a tale condizione. Siccome vedo che gli uomini sono sempre agitati, vanno di qua, corrono di là, non concludono, cresce l’ansia e la disperazione, capisco che essi in Te non si sono abbandonati, in Te non hanno confidato e non confidano. La stoltezza umana in questo tempo è grande più che nel passato, i grandi della terra sono montati in grande superbia e vogliono sfidarTi, lo stesso peccato fanno degli angeli ribelli; sarei molto triste se non sapessi, con certezza, che le redini del mondo non sono in mani umane, ma sono nelle Tue Sapientissime Mani. Tu, Gesù, adorato Gesù, sei al timone della storia umana, lasci fare agli uomini le loro scelte, ma l’ultimo colpo di timone lo riservi sempre a Te; questo, Dolce Gesù, mi rende felice molto. Vedo come i grandi della terra osano sfidarTi e vogliono competere con Te, addirittura sostituirsi a Te, Dio Infinito; so che Tu lasci fare, hai concesso all’uomo la libertà e non la togli, ma le redini della storia sono e restano saldamente nelle Tue Mani. Nella situazione attuale, con gli arsenali colmi di armi micidiali, ci sarebbe proprio da temere la fine del mondo se gli uomini, manovrati dall’antico terribile nemico, potessero fare come vogliono. Non è così, non è proprio così, vorrei dirlo e ripeterlo ad ogni uomo della terra che trema e geme per il suo futuro, come se tutto dipendesse dagli uomini stolti della terra che promettono molto, ma nulla offrono. Tu, Gesù Dolcissimo, hai fatto grandi e meravigliose Promesse e tutte, proprio tutte, le manterrai nel tempo stabilito dalla Tua Infinita Sapienza e nel modo da Te scelto. Spesso, spesso, Dolce Amore, rifletto sul futuro del mondo, alzo lo sguardo verso Te, Gesù: Ti vedo con l’abito candidissimo di Gesù della Misericordia; il Tuo Volto, tanto Bello da non potersi descrivere, è tutto splendore e Luce, il mio cuore si rassicura e non trema. Dico a me stessa: qualunque cosa accada c’è Gesù, c’è Gesù, Egli è l’Oceano d’Amore nel quale si immergono tutte le anime che hanno in Lui pienamente confidato. Gesù adorato, questo pensiero mi ricolma di grande felicità e non gemo, non tremo più, ma esulto in Te. La Tua Infinita Misericordia avvolge il pianeta azzurro, chiunque la coglie è salvo, ma chi non la vuole, è perduto. Ti adoro, Gesù, Ti adoro e voglio adorarTi in ogni istante della mia vita, desidero che venga presto il giorno nel quale tutta la terra diventi un grande santuario dove si adora Te, benedicendo il Dono della vita”. Amata sposa, gli uomini della terra stanno facendo la loro scelta così come la fecero gli angeli, poi ci sarà la divisione come avvenne per loro, ognuno avrà secondo la sua scelta: chi sceglie Me avrà Me per l’eternità, chi rifiuterà il Mio Amore, la Mia Infinita Misericordia, Mi perderà per sempre. Mi dici: “Adorato! Adorato! Adorato Gesù, come vorrei che sulla terra non restasse alcuno che rifiuti la Tua Infinita Misericordia per cadere nella Tua Perfetta Giustizia”. Sposa amata, come gli angeli furono divisi, perché alcuni usarono male la loro libertà, così sarà degli uomini: saranno divisi e la divisione sarà definitiva. Amata sposa, non sia triste il tuo volto ed il tuo cuore per coloro che fanno la scelta di rifiutare Me, usano il Dono della libertà ed Io, Io, Gesù, Che tanto li amo, continuo a rispettare la loro scelta. Resta in Me, piccola Mia sposa, stretta al Mio Cuore Ardente, vedrai compiersi proprio in questo tempo le Mie più sublimi Meraviglie. Sappia il mondo che è urgente decidersi per Me, dopo questo attimo favorevole, sarà troppo tardi. Ti amo. Vi amo. Gesù
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Post n°1054 pubblicato il 15 Aprile 2009 da lillysorriso
SONO UN UOMO DI SPERANZA Sono un uomo di speranza Vangelo: Gv 6,1-15 Per riflettere Ci hanno ben spiegato che tutto quanto dobbiamo fare sulla terra è amare Dio. E perché noi non esitassimo, nella preoccupazione di sapercisi impegnare, Gesù ci ha detto che il solo modo, il solo mezzo, il solo cammino, era di amarci l’un l’altro. |
Post n°1053 pubblicato il 14 Aprile 2009 da lillysorriso
EMERGENZE TERREMOTO,DAI ANCHE TU UN PICCOLO AIUTO VIA SMS Gli operatori di telefonia mobile TIM, Vodafone, Wind e 3 Italia, d'intesa con il Dipartimento della Protezione Civile, hanno attivato la numerazione solidale 48580 per raccogliere fondi a favore della popolazione dell'Abruzzo gravemente colpita dal terremoto. Ogni SMS inviato contribuira' con 1 euro, che sara' interamente devoluto al Dipartimento della Protezione Civile per il soccorso e l'assistenza. Il Dipartimento della Protezione Civile fornira' tutte le indicazioni sull'utilizzo dei fondi raccolti. GRAZIE E PASSA PAROLA! |
Post n°1052 pubblicato il 14 Aprile 2009 da lillysorriso
Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi 06.04.09 Sposa amata, continua a gioire in Me e dona anche agli altri la Mia Gioia e la Mia speranza. Non aver paura, vedendo il cammino cupo del mondo, perché il Mio Giudizio non sarà collettivo, ma individuale, ognuno verrà giudicato per le scelte che ha fatto e non per quelle che gli altri hanno fatto. Mi dici con tristezza: “Amore Infinito, ognuno che Ti appartiene nel profondo ama il prossimo con una stilla del Tuo Amore, vorrebbe che la Festa fosse per tutti e che nessuno ne venisse escluso. Mio Dolce Amore, vedendo il comportamento del mondo il cuore trema nel profondo, perché chi si sta preparando al sublime Incontro con Te, Gesù? Quanti, alle Tue Parole, cambiano vita e si piegano alla Tua Volontà così Perfetta, sempre rivolta al bene dell’uomo? Amore Infinito, vedo un’Umanità che sta sempre più dimenticando i Tuoi Precetti, vedo ben pochi che fanno con gioia la Tua sublime Volontà, fanno, invece, in gran parte, la propria e vivono come se i Tuoi Comandamenti non fossero scritti, incisi a lettere di fuoco nel loro cuore. Mi dici, Dolce Gesù: “Sia gioia nel tuo cuore stretto al Mio Divino”. Dici questo, mentre la gioia in me è come un fiume impetuoso, ma se il pensiero va a quello che accade intorno a me, in ogni angolo del mondo, nasce tristezza perché so, l’hai rivelato, la fine che fanno gli increduli che non cambiano, gli agnostici che non si muovono dalla loro posizione, i viziosi che non vogliono uscire dal fango del peccato. Mio Dolce Amore, per essere felice devo fermare il pensiero solo in Te, entrare nel Tuo sublime Oceano di Bellezza ed Armonia e non emergere. Nella realtà del mondo c’è tanta disobbedienza, tanta indocilità; i Tuoi piccoli più piccoli, intorno alla Madre Tua, Ti implorano, perché la conversione sia di tutti gli uomini e la festa sia grandiosa, fatta di miliardi, miliardi di uomini, che hanno tutto compreso e nulla dimenticato”. Amata Mia sposa, ascolta le Mie Parole, quelle che continuo a ripetere, ma che restano sempre inascoltate: il mondo, che non vuole ascoltare le Mie Parole, avrà il Mio Silenzio. Chi non Mi ha risposto, non avrà risposta quando chiederà; chi molto Mi ha donato molto avrà, ma chi poco Mi ha dato poco avrà; chi, poi, nulla Mi ha voluto dare nulla avrà. Ogni uomo si scriva nel profondo del cuore le Mie Parole e le mediti in ogni momento. Certo, c’è chi confida nelle sue forze e ripete: “Sono vigoroso e posso fare molto”. C’è chi confida nei suoi beni e dice: “Ne ho in abbondanza e sono sicuro e saldo”. Costoro non sanno che in un solo istante si può perdere ogni vigore e divenire svigorito come un anoressico, non sanno che i beni della terra non sono stabili: tutto va, ciò che è sulla terra è sempre instabile, Io, Io, Gesù, sono per sempre. Sposa amata, ripeti al mondo le Mie Parole, tutti le ascoltino, perché questi sono momenti speciali di grandi e profondi cambiamenti che verranno talora improvvisi. Che ne farà l’uomo del suo vigore, senza la fede nel cuore? Che ne farà dei suoi beni, senza avere in sé la perla preziosissima che dà Vita in Me? Vedi, piccola Mia sposa, come ancora parlo agli uomini della terra per chiamarli a conversione? Finché parlo con Amore Immenso, dura il tempo favorevole, ma verrà un altro tempo, sposa amata, per quelli che sono restati sordi alla Mia Parola, ciechi ai Miei Segni, verrà un tempo diverso: quello del grande Mio Silenzio, allora i muti volontari parleranno, certo che parleranno, ma ormai non avranno risposta alcuna; gli indocili, i ribelli, i viziosi, gli indifferenti presto sperimenteranno il Mio Silenzio, questa è stata la loro scelta. Mi dici: “Dolce Amore, il mio cuore desidera ardentemente che i muti ribelli divengano tanto loquaci e parlino con Te, Dolcezza Infinita, implorando il Tuo Perdono e riconoscendo le loro colpe; desidero che i ciechi volontari vedano i Tuoi Segni eloquenti e capiscano il Tuo chiaro Linguaggio d’Amore, questo tanto vorrei, perché la Gioia a fiumi, la Tua Gioia, scorra in ogni cuore, perché ho ben compreso, Dolce Gesù, me l’hai fatto comprendere negli intimi colloqui, che l’uomo, ogni uomo è fatto per la Gioia, la grande Gioia in Te. Tu, Gesù adorato, hai tanto patito per noi perché ogni uomo potesse avere la Gioia e si realizzasse su di lui il Tuo sublime Progetto d’Amore”. Amata sposa, avrà tutto chi fa le giuste scelte secondo il Mio Cuore. Vivi stretta a Me questi tempi unici e speciali, vedrai compiersi le più grandi Meraviglie del Mio Amore. Ti amo. Vi amo. Gesù
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Post n°1051 pubblicato il 13 Aprile 2009 da lillysorriso
La resurrezione non è semplicemente un ritorno alla vita come accadde a Lazzaro, ma è soprattutto il passaggio ad una vita nuova per la potenza dello Spirito Santo. Essa non è soltanto una azione divina come tante altre ma è l’avvenimento decisivo della storia della salvezza. II tempo pasquale, che si estende dal Triduo pasquale fino alla domenica di Pentecoste, si può definire come il "tempo di un giorno unico prolungato, cioè senza tramonto". Ogni anno la Chiesa, dopo aver celebrato; nel Triduo pasquale, i tre aspetti della redenzione: Morte, Sepoltura e Resurrezione di Gesù Cristo, prolunga, in una festa ininterrotta di 50 giorni, anche i misteri complementari dell'Ascensione e della Pentecoste. Con la Pasqua di Cristo si realizza il disegno di condurre tutti gli uomini alla salvezza e alla conoscenza della verità, che è anche liberazione e riconciliazione del genere umano con Dio. L'anti¬ca omelia "sulla Santa Pasqua" dell'anonimo Quartidecimano, ... ... del II secolo, definisce la Pasqua come: "Festività comune di tutti gli esseri, invio nel mondo della volontà del Padre, aurora divina di Cristo sulla terra, solennità perenne degli Angeli e degli Arcangeli, vita immortale del mondo intero, nutrimen¬to incorruttibile per gli uomini, anima celeste di tutte le cose, iniziazione sacra del cielo e della terra". Come già abbiamo rilevato nella vita terrena di Gesù, gli Angeli appaiono solo in alcuni precisi momenti. All'inizio della sua missione pubblica, dopo aver presentato Gesù, che è stato tentato da Satana nel deserto ed averlo vinto, San Matteo annota: "Allora il diavolo lo lasciò ed ecco Angeli gli sì accostarono e lo servivano" (Mt. 4, 11).La sola presenza degli angeli testimonia che un’azione divina essenziale si sta compiendo. Gli angeli sono quindi una testimonianza della resurrezione. Per le donne che si erano recate al sepolcro per ungere il corpo di Gesù, l’incontro con gli angeli costituisce una profondissima esperienza col divino. Il teologo Renzo Lavatori fa opportunamente notare che a Cristo, che ha dato prova di restare fedele al progetto messianico del Padre, gli Angeli mostrano la loro sudditanza. Essi si pongono al servizio dell'uomo, quando l'uomo è disponibile a servire Dio. Una volta, riguardo alla missione degli Spiriti celesti, Gesù ebbe a dire: "In verità in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" (Gv. 1,51). Questa frase del Signore si riferisce particolarmente al momento della esaltazione gloriosa che comprende la sua Passione, Morte, Resurre¬zione e Ascensione. Nel Vangelo di Luca, un "Angelo del cielo" conforta Gesù nella sua angoscia morta¬le, quando nel Getsemani Egli accetta di morire in croce, per redimere l'umanità del peccato. L'Angelo non lo libera dalla Passione né dalla dolorosa Agonia, ma non lo abbandona, anzi lo conforta, perché Egli trovi il coraggio per restare fedele al progetto di Dio. Così, come all'inizio, dopo le tentazioni, anche alla fine della sua resistenza, Gesù non trova vicino a sé gli apostoli o i discepoli, ma trova la presenza consolante degli Angeli che sono al suo fianco, per condurlo sino alla fine a compiere la sua missione di Messia sofferente. Nei racconti della Resurrezione vediamo una massiccia presenza di figure angeliche che rotolano via pietre dal sepolcro, vigilano sulla tomba vuota, tranquillizzano e preparano gli apostoli ed i discepoli alla fortissima emozione di vederlo di nuovo vivo. Nel Vangelo di Marco, l'Angelo della Resurrezione viene descritto come "un giovane seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca" egli si trova all'interno del Sepolcro e alle donne che erano venute per ungere il corpo di Gesù dà un messaggio sconvolgente: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete, come vi ha detto" (Mc. 16, 6-7). Nel Vangelo di San Matteo, l'apparizione dell'Angelo della Resurrezione è così riportata: "Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un Angelo del Signore, sceso dal cielo, sì accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: 'Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi disce¬poli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea, là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto. Abbandonate in fretta il Sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli" (Mt. 28,2-8). Nel Vangelo di San Luca, le pie Donne giungono presso il Sepolcro di mattino, assai presto. Esse trovano una Tomba aperta: non c'è nessuno e vedono due Spiriti celesti in vesti luminose. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, gli Angeli dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’Uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e resuscitasse il terzo giorno ". Ed esse sì ricordarono delle sue parole". (Lc. 24, 5-8). La teologa americana Megan Mckenna rileva che, nei racconti evangelici della Resurrezione, tutti quelli che vedono gli Angeli, sono fortemente colpiti dall'esperienza, strappati dalle loro emozioni e relazioni personali, per approdare a una realtà che appartiene all'intera comunità. Essi sono mandati agli altri, così come vengono mandati gli Angeli, per interpellare, per annunciare, per dichiarare un nuovo ordine esistenziale, per espandere i loro cuori con i segni della fede, della speranza e dell'amore. Questi spiriti celesti spingono ad una totale conversione, cioè rendono più agevole il passaggio tra una forma di vita e un'altra, messa in moto dalla Resurrezione. Questi Angeli della Resurrezione sono intermediari e trascinano una comunità, in via di dispersione, in un nuovo luogo in cui Gesù possa apparire loro per mandarli nel mondo così come Egli era stato mandato nel mondo dal Padre. L’annuncio che il Cristo è risorto ed è il Vivente, potrebbe significare che la potenza di Dio l’ha strappato alla morte, ma il bagliore degli angeli che hanno una “veste candidissima” ed il volto abbagliante “come il lampo”, attesta che Cristo è entrato con la sua umanità trasfigurata nella gloria divina. La gloria dell’angelo della resurrezione è così sfavillante che le donne devono chinare gli occhi. L’umanità terrestre non può sopportare il loro bagliore. L’angelo custode è vicino ad ognuno di noi e ci reca un annunzio di gioia: “Non abbiate paura, Cristo è risuscitato! Anche voi risorgerete e lo vedrete!”. di Don Marcello Stanzione |
Post n°1050 pubblicato il 12 Aprile 2009 da lillysorriso
CRISTO E' RISORTO ! |
Post n°1049 pubblicato il 08 Aprile 2009 da lillysorriso
Pro omnibus mortuus est Christus,ut qui vinunt,non sibi vivant, sed ei qui pro ipsis Claudio De La Colombiere s.j., Santo |
Post n°1048 pubblicato il 07 Aprile 2009 da lillysorriso
Lode a Maria7 aprile - Santa Maria del CastelloO Vergine bella, o Madre della Grazia, o Regina della Chiesa, donami la perpetua nascita di Gesu' nel mio cuore come hai donato a San Bernardo il tuo Gesu' nella notte di Natale. |
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Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini, che non ha risparmiato nulla fino a esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo amore. E invece di riconoscenza non riceve dai più che ingratitudine per le irriverenze e i sacrilegi, per la freddezza e il disprezzo che hanno per me in questo sacramento di amore.
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
Amen.
Inviato da: ambrante
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Inviato da: vodaf_2008
il 06/06/2009 alle 09:36
Inviato da: lillysorriso
il 29/05/2009 alle 03:54