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Candy Candy...deve morire (!!)
In seguito al fitto scambio di messaggi di ieri con la mia amichetta Lisa, mi trovo a riflettere sulla "sindrome della crocerossina", sindrome latente in molte donnine sensibbbili (con tante B) cresciute, come me, a pane e Candy Candy (il peggior esempio possibile per una bambina) Sarà che quand'ero piccola sognavo di fare la maestra, sarà che crescendo il mio "sogno" si è leggermente modificato portandomi ad intraprendere studi da assistente sociale (e qui immagino molti di voi sgranare cotanto di occhioni e domandarsi "ma chi cavolo può mai sognare di fare l'assistente sociale?!" Io appunto!) studi poi interrotti per diversi motivi che non sto qui ad elencarvi, ma pur occupandomi da tempo immemore di conti e scartoffie, l'animo dell'assistente sociale o crocerossina che dir si voglia, negli anni è sempre rimasto immutato al mio fianco ed ha condizionato la mia esistenza...ovviamente nel peggior modo possibile... Pur non avendo proseguito negli studi, mi rendo conto di svolgere quotidianamente oltre alle mie consuete mansioni lavorative, svariate mansioni da assistente sociale (aggratis) sia in ambito lavorativo, alle prese con le paturnie esistenzial-lavorative-private di colleghi, capi, clienti e fornitori tutti, sia in ambito famigliare, che con gli amici o il partner. Ma la cosa di cui assolutamente non riesco a capacitarmi è che mi trovo quotidianamente a far da consulente, psicologa, e confidente anche a persone che non conosco. Non so come sia possibile, persone mai viste prima, che incontro nella quotidianità, in coda dal medico, in posta, sul treno, in vacanza, mi avvicinano ed iniziano dapprima ad attaccar bottone ed in secondo luogo a raccontarmi i fatti loro, i loro problemi, a chiacchierare del più e del meno, come se mi conoscessero da sempre, mentre io di tanto in tanto mi giro lanciando uno sguardo a metà tra il supplichevole e l'implorante, un "aiuto-salvatemi", a chi ha la "fortuna" di accompagnarmi, che nel frattempo si stà sbellicando dalle risate alla faccia mia, qualche passo più in là. -_-'' I miei amici non riescono a spiegarsi questa cosa: se io sono con loro, prima o poi il gruppo crescerà con qualche nuova conoscenza, per la loro gioia...l'unica spiegazione che riescono a darsi è che "ispiro fiducia al prossimo". Forse sarà la faccia da brava da ragazza, la chiacchiera facile, la capacità di ascoltare, non sono ancora riuscita nemmeno io a spiegarmi esattamente cosa sia ad avvicinare e spingere dei perfetti sconosciuti incontrati per caso a chiacchierare con me (e solo con me) a condividere i loro problemi, a raccontarmi i fatti loro come se mi interessassero per davvero....avrò forse una specie di croce rossa lampeggiante sulla fronte?! O.o Proprio per questi motivi, quando so che dovrò stazionare del tempo in mezzo alla gente da sola (in coda in qualche ufficio, sul treno, al bar) senza il supporto di un amico che possa utilizzare come scusa: "mi sta aspettando, mi dispiace, devo andare" mi premunisco portando sempre con me almeno un libro e un mp3 da usare soli o in combinata, in base alla mia voglia di isolarmi dal mondo circostante. Intenzione che chissà perché non viene spesso percepita dalle persone che mi circondano, che nonostante mi vedano barricata dietro a questa trincea di carta, cuffie e, magari con la bella stagione, occhiali da sole, nonostante attorno a me manchi soltanto un giro di filo spinato, corrente ad alto voltaggio e due cani lupo ringhianti, hanno comunque il coraggio di attaccare bottone. Ma mi vedi?! Ti sembro in minima parte predisposta al dialogo?! Oppure si percepisce sempre e comunque soltanto la croce rossa stampata sulla fronte?! Da qualunque parte la si prenda, questa storia dell'attitudine all'assistenza sociale è abbastanza una maledizione, soprattutto in ambito sentimentale. Innanzitutto, lo spirito da crocerossina fa si che la donnina in questione vada a coinvolgersi nelle relazioni più sbagliate, con persone e situazioni difficili, che si faccia carico dei problemi altrui al pari di un portatore Sherpa, mettendo in secondo piano se stessa, i propri sogni e le proprie aspettative in nome della buona riuscita di una storia di cui praticamente si fa carico da sola, imbracciando il motto del "ci penso io". Ci dev'essere qualcosa di terribilmente sbagliato in me e in tutto questo...lo spirito cavalleresco un tempo non era appannaggio esclusivo dei signori uomini?! Non riuscendo a trovare un solo punto a favore di questa sindrome, capirete bene, l'unica soluzione che mi viene in mente è fare il possibile per estirparla alla radice....non so ancora come, ma una cosa è certa, non si può più andare avanti così: Candy Candy deve morire (!!!) La colonna sonora più adatta per questo post (anche se di per sè non mi fa impazzire) è Battiato con "la cura" (forse non fa impazzire nemmeno Libero, dal momento che non me la lascia postare)
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