Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
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XII

Post n°291 pubblicato il 20 Dicembre 2016 da lost4mostofitallyeah








L'Astice XII

Quando fummo stanchi di girare per le strade ampie del quartiere africano scambiandoci mozziconi di parole, tornammo a casa contando di trovare Asia sveglia e ben disposta nei miei confronti e verso i miei progetti di divertimento serale. Non fu così perché, entrati nell'appartamento, l'unico rumore era quello degli orologi e del gatto che reclamava da mangiare. "Non si è ancora alzata ma me lo aspettavo." Buttò lì Francesca. Io mi sedetti sull'angolo del divano vicino allo stereo e misi su un cd di Chet Baker, tanto per mantenere l'atmosfera rilassata ed evocativa. La mia amica approvò con un sorriso e si stese a gambe incrociate sul pavimento. "Quando sarà il funerale?" Dissi senza particolari sfumature. "Dopodomani" Rispose lei "Non avrai problemi con il lavoro, vero?" "Ah ,no. Come ci eravamo messi d'accordo sono in ferie per una settimana." "Ottimo. Mi piace che tu sia presente quando Gianni verrà sepolto nel cimitero di famiglia. Per me è come avere un giubbotto di salvataggio." Sei sicura di averne bisogno?" "Credo proprio di sì. Faccio sogni sempre più bizzarri e pericolosi. Io credo nel valore preveggente di certa attività onirica." "E cosa sogni, di grazia?" Coltelli, uomini con due teste, cavalli con la criniera in fiamme e bambini piccolissimi che diventano bambole. "Oscurità, ansia." "Esattamente. E c'è sempre una figura che non riesco a distinguere che mi segue e spunta fuori nei posti più impensabili: una gara di atletica, una sfilata di moda, una mostra d'antiquariato." "E non rammenti nulla di lui?" "L'unica cosa è un'ampia tunica chiusa da un fermaglio d'ametista sulla cintura. Ma il volto nemmeno a parlarne, sembrerebbe un vecchio persiano dall'abbigliamento." "O ciò che tu colleghi a un vecchio persiano." "Intendi magia, agguati, maledizioni inenarrabili, torture raffinate?" "Perché no? A volte la banalità è la chiave per la certezza." "Se vuoi sapere quanto quel personaggio dei miei incubi sia inquietante la risposta è: mille volte sì." Stavo per contrattaccare quando si spalancò la porta dell'anticamera e ne uscì Asia con indosso una vestaglia di seta grigia e i lunghi capelli raccolti un una crocchia alla sommità del capo. "Sai quanto detesto Chet Baker, zio. Lo hai fatto apposta." Quando era arrabbiata mi chiamava Zio, ma quel giorno il suo sorriso docile faceva a pugni con l'espressione infiammata degli occhi. Capii subito che non me ne voleva e anzi era particolarmente contenta di essere stata strappata dal sonno mattutino che considerava, come me, una perdita di tempo e un affare per bighelloni. "Siediti qua, vicino a me, fanciulla." Feci con l'espressione più gioviale che avevo a portata di faccia. Lei obbedì stancamente e si accomodò all'altro capo del canapè mentre sua madre restava seduta sul pavimento. Mi venne da ridere a pensare all'espressione buffa e per niente sensuale che madre e figlia stavano sfoderando. Ero contento di frequentare quelle donne; non potei fare a meno di paragonarmi a un padre confessore che avesse trascorso l'esistenza in uno stile debosciato e ora fosse colmo di saggezza e buon senso, qualcuno che non avesse smarrito le sue origini ma tenesse davanti allo spirito un'aspirazione migliore, un futuro più luminoso. "Sei a casa da scuola in questi giorni, vero?" Feci ad Asia. "Certo, come potrebbe essere diversamente. Una settimana come te." "Sei riuscita a divertirti stanotte?" "Per niente. Ho avuto una crisi isterica in mezzo alla pista da ballo. Ho baciato la mia migliore amica e ho lanciato una bottiglia da un capo all'altro della sala. Poi c'hanno buttato fuori." "Ma non eri con Tiberio?" "Appunto è stato lui prenderci a calci in culo fino all'uscita. Gli abbiamo rovinato la scena al Beverly e lui non è tipo da perdonare certe cose. Poi c'ha riportato a casa; era incazzato a mille." "Prima avevi tentato di entrare al Guest." "Zio Tibia ha spalancato la bocca, a quanto pare." "Però non c'ha detto nulla sul fatto d'avervi preso a calci in culo." Asia sfoderò un sorriso che mi in bella mostra la dentatura leziosamente irregolare: "In un modo tutto suo è ancora un cavaliere."






(Continua)








 
 
 
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