"Istruitevi perchè avremo bisogno

della vostra intelligenza.

Agitatevi perchè avremo bisogno

del vostro entusiasmo.

Organizzatevi perchè avremo bisogno

di tutta la vostra forza"

(Antonio Gramsci)

 

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Chi non ha memoria, non ha futuro

 

...Ogni cosa è illuminata

dalla luce della storia...

 
Creato da: Rebeldia il 26/05/2006
Morte al fascio, oggi più che mai! Ora e sempre, RESISTENZA!!!

 

 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 12 Gennaio 2007 da Rebeldia

Come si può perdonare?

Youssef aveva poco più di due anni, non per questo è stato risparmiato dall'ira omicida dei due vicini di casa, Rosa e Olindo Romano, che hanno ucciso anche la sua mamma, la nonna e una vicina di casa accorsa in loro aiuto.immagine

Youssef non è morto da solo, almeno questo gliel'hanno risparmiato...

Me lo immagino mentre, mano nella mano con mamma Raffaella, inizia un viaggio verso la luce, in quel bagliore accecante dove non esistono violenze, orrori, vicini di casa che tagliano la gola di un bambino.

A uccidere Youssef è stata Rosa.

"Madre mancata" l'hanno definita. Rosa desiderava un figlio che non ha mai avuto, ma non giustifica il fatto che in cambio si sia portata via la vita di Youssef. Non credo alla scusa del dolore di una madre che non è mai stata tale. Una donna che desidera un figlio è piena di amore nei confronti degli altri bambini, non li odia al punto di tagliar loro la gola.

Piuttosto sembra un delitto dettato dall'odio fomentato non solo dalle liti di condominio, ma anche dalla differenza di razza del padre del piccolo, Azouz Marzouk, tunisino.

Azouz, che all'inizio tutti hanno accusato di essere il responsabile della strage, come se sia ovvio e sicuro che  un uomo - per di più straniero - uscito dal carcere grazie all'indulto, sia capace di trucidare la sua famiglia. Il padre di Raffaella Castagna, nonno di Youssef, ha dichiarato di perdonare gli assassini ma Azouz no.

Azouz ha detto che non appena avrà seppellito in Tunisia ciò che resta di Raffaella e Youssef, tornerà in Italia e la farà pagare cara ai conuigi Romano.

Io sto con lui, io non perdono.

Si può odiare, sì, odiare fino ad uccidere, ma cosa c'entra un bambino di due anni? Cosa aveva fatto Youssef per farsi ammazzare?

Forse la sua unica colpa era quella di essere il frutto di un amore contestato fin dall'inizio. Youssef, madre italiana e padre tunisino, un'aberrazione per molti.

L'espressione sui volti dei coniugi Romano non mi è nuova. L'ho vista in quelli dei vecchi gerarchi nazisti, quando dichiaravano d'aver mandato a morire migliaia di ebrei. E' l'odio raziale di chi non vede più le persone come tali ma solo come "cose" eliminabili senza troppi rimorsi.

Addio Youssef, bimbo dagli occhi limpidi. Ora i responsabili della tua morte sono stati scoperti e la tua anima può riappacificarsi con il mondo che non hai mai conosciuto davvero. Se esiste un Paradiso, spero che tu ci stia andando.

 
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Prima la gente poi i brevetti

Post n°82 pubblicato il 12 Gennaio 2007 da playslow

Firma anche tu per salvaguardare il diritto di milioni di persone a ricevere i farmaci salvavita

La compagnia farmaceutica Novartis ha fatto causa al Governo Indiano perché permette la produzione di farmaci generici dai costi contenuti. Se vincerà, milioni di persone in tutto il mondo potrebbero perdere l'unica fonte di medicinali a prezzi accessibili.

Chiediamo a Novartis di fermarsi e di rinunciare all'azione giudiziaria contro il Governo Indiano!


L'India produce farmaci di importanza vitale per i Paesi in Via di Sviluppo. Più della metà dei medicinali utilizzati per curare l'Aids nei Paesi più poveri sono prodotti in India. Anche MSF usa i farmaci indiani per trattare l'80% dei suoi 80mila pazienti sieropositivi.

Se Novartis vincesse la causa, l'India sarà costretta a modificare la sua legge e dovrà concedere più facilmente i brevetti sui medicinali. Per i produttori di farmaci generici diventerà quasi impossibile continuare a vendere medicinali uguali a quelli delle multinazionali, ma molto meno costosi. La vita di milioni di persone che in tutto il mondo sono curate con i farmaci ³made in India² sarà in pericolo.

IL DIRITTO ALLA VITA VIENE PRIMA DEL DIRITTO A FARE PROFITTI. CHIEDI A NOVARTIS DI RINUNCIARE ALL'AZIONE GIUDIZIARIA CONTRO IL GOVERNO INDIANO.

 

FIRMA LA PETIZIONE DI MSF PER CHIEDERE A NOVARTIS DI RINUNCIARE ALL'AZIONE GIUDIZIARIA

:

Milioni di persone in tutto il mondo si possono curare solo grazie ai farmaci generici prodotti in India. La legge indiana contiene clausole di salvaguardia che permettono di mettere la vita delle persone prima dei profitti delle aziende farmaceutiche, ma la Novartis sta trascinando il Governo indiano in giudizio per costringerlo a cambiare la legge. Nessuna compagnia farmaceutica dovrebbe ostacolare l'accesso alle cure per i malati.

Per questo chiedo a Novartis di rinunciare immediatamente all'azione giudiziaria contro il Governo indiano.

http://www.msf.org/petition_india/italy.html
 
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Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da Lobozap

                              Assassini, bene bravi bis

Giustizia è fatta! Un uomo è stato impiccato.

Saddam, il demonio. Colui che ha ucciso migliaia di persone con i gas vendutegli da Bush padre, colui che sterminò i curdi (come la "democratica turchia il cui premier assassino ospita il nostro assassino Silvio al matrimonio del figlio). Hanno impiccato il "male"che si presume avesse, forse, avuto, poi smentito, armi di distruimmaginezione di massa. Si propio quelle che gli USA stivano nelle basi NATO qui in Italia (Ghedi ne è piena),qulle mine antiuomo che mutilano bimbi in tutto il mondo prodotte in Europa (tante in Italia). Ma si! UCCIDIAMOLO! Cosi non può piu parlare, non può piu dire dove comprò il gas con cui fece strage di curdi, uccidiamolo anche noi, con i vomitevoli discorsi da bar (gli sta bene, era un dittatore, era un assassino) si dai , uccidiamolo più volte che sotto le feste è bello essere buonisti, è bello condannare chi fece del male, ma chi decide dove stà il male? perdonate il mio sfogo, per una volta volgare, ma perchè nessuno impicca quei teste di cazzo che bombardano asili ed ospedali in Irak? perchè nessuno processa la merda che Sharon è stato e che ora è chi lo sostituisce? perchè nessuno si indigna per le stragi paramilitari (al comando dei fascisti della banca mondiale) fatte sistematicamente in tutta l'America latina negli ultimi decenni, perchè un bastardo sadico e fascista come Pinochet alla sua morte ha avuto funerali militari, quindi istituzionali, salutato da uomini di merda con mani tese e simboli fascisti appesi, senza che la stampa perbenista, storcesse il naso.

BRAVI, AVETE IMPICCATO UN ASSASSINO, E GLI ALTRI?

 
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Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da canepaz

Saddam, le reazioni all'esecuzione

Per Washingtion si tratta di "una tappa importante" nel cammino verso la democrazia, per il Vaticano di "una notizia tragica"
WASHINGTON
L’esecuzione di Saddam Hussein ha suscitato reazioni contrastanti in tutto il mondo: per Washingtion si tratta di «una tappa importante» nel cammino verso la democrazia, per il Vaticano di «una notizia tragica». Molti paesi hanno «preso atto» dell’impiccagione dell’ex presidente iracheno, pur ribadendo la loro contrarietà alla pena di morte.

STATI UNITI - L’esecuzione di Saddam Hussein è «una tappa importante nel cammino verso la democrazia in Iraq, paese che può autogovernarsi, essere autosufficiente e difendersi da solo, essere un alleato nella guerra contro il terrore», ha dichiarato il presidente George W. Bush in un comunicato. L’impiccagione di Saddam «segna la fine di un anno difficile per il popolo iracheno e per le nostre truppe», ha aggiunto l’inquilino della Casa Bianca.

VATICANO - L’esecuzione del presidente iracheno Saddam Hussein è «una notizia tragica», ha detto padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. L’impiccagione dell’ex presidente iracheno «è una ragione di tristezza anche se si tratta di una persona che si è resa colpevole di gravi offese». «La posizione della chiesa cattolica, che è contraria alla pena di morte in qualsiasi circostanza, deve essere nuovamente ribadita», ha detto il direttore della sala stampa vaticana. «La messa a morte di un colpevole non è la via per ricostruire la giustizia e riconciliare la società».

GRAN BRETAGNA - Saddam Hussein «ha pagato» le proprie colpe, ha detto il capo della diplomazia di Londra, Margaret Beckett, ricordando però che «il governo britannico non sostiene il ricorso alla pena di morte in Iraq né in alcuna altra parte». Un portavoce di Downing Street ha precisato che Beckett si è «espressa per il governo nel suo insieme, compreso il primo ministro», lasciando intendere che Tony Blair non reagirà personalmente.

FRANCIA - «La Francia, che è favorevole come tutti i suoi partner europei all’abolizione universale della pena di morte, prende atto dell’esecuzione di Saddam Hussein», ha dichiarato il ministero degli Esteri. Parigi invita gli iracheni «a guardare al futuro e lavorare alla riconciliazione e all’unità nazionale».

ISRAELE - «Giustizia è stata fatta», ha dichiarato un alto responsabile israeliano. «Parliamo di un uomo che ha messo il Medio Oriente a fuoco e a sangue varie volte, che ha anche utilizzato armi chimiche contro il suo popolo e che è responsabile della morte di molte migliaia di persone».

IRAN - Teheran ha salutato l’esecuzione di Saddam Hussein come una «vittoria degli iracheni». «Gli iracheni sono i vincitori, come lo sono stati quando ha perso il potere», ha dichiarato Hamid Reza Assefi, vice ministro iraniano degli Affari Esteri.

RUSSIA - Il ministero degli Esteri russo ha espresso il suo rammarico per l’esecuzione di Saddam Hussein. «Sfortunatamente, i numerosi appelli dei rappresentanti di diversi Paesi e organizzazioni internazionali, affinché le autorità irachene rivedessero la sentenza alla pena capitale, non stati ascoltati», ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri. «L’esecuzione di Saddam Hussein potrebbe condurre a una degradazione della situazione politico-militare e a un inasprimento della tensione settaria», ha affermato in un comunicato il ministero degli Esteri russo. «La Russia, come numerosi altri Paesi, si oppone all’uso della pena di morte per principio, indipendentemente dalle ragioni che (hanno condotto a) una tale decisione», ha aggiunto il ministero.

HAMAS - L’esecuzione di Saddam Hussein è «un assassinio politico» e «viola tutte le leggi internazionali», ha affermato il portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum. «Gli Stati Uniti hanno oltrepassato tutte le linee rosse», ha aggiunto.

LIBIA - Tripoli ha deciso di decretare tre giorni di lutto nazionale per «il prigioniero di guerra Saddam Hussein». Annullate tutte le celebrazioni per la festa dell’Eid al Adha.

GIAPPONE - Tokyo ha preso atto dell’esecuzione. «Si tratta di una decisione del nuovo governo iracheno, in conformità con lo stato di diritto. Noi la rispettiamo», ha detto un portavoce del ministero degli Affari Esteri.

AUSTRALIA - Sydney, che si oppone alla pena di morte, «rispetta» però la decisione delle autorità irachene, ha detto il ministro degli Esteri Alexander Downer, secondo cui il processo e la procedura d’Appello sono stati «equi».

MALAYSIA - L’esecuzione di Saddam Hussein rischia di innescare una nuova spirale di violenze in Iraq, dove il governo ha la necessità di restaurare rapidamente un clima di fiducia, hanno reso noto fonti ufficiali di Kuala Lumpur.

INDIA - Nuova Delhi, che aveva instaurato buone relazioni bilaterali con Saddam, ha condannato «un avvenimento doloroso». «Avevamo già espresso la speranza che l’esecuzione potesse essere fermata. Siamo rammaricati», ha detto il ministro degli Esteri Pranab Mukherjee.

HUMAN RIGHTS WATCH - «Saddam Hussein si è reso responsabile di numerose, terribili, violazioni dei diritti dell’uomo, ma questi atti così brutali non possono giustificare la sua esecuzione, una punizione crudele e disumana», ha detto un portavoce dell’organizzazione per la tutela dei diritti umani, Richard Dicker. Il processo, ha aggiunto, è stato «profondamente irregolare».

UNIONE EUROPEA - «L’Ue condanna i crimini commessi da Saddam e anche la pena di morte», ha detto la portavoce dell’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera e di Sicurezza Javier Solana, Cristina Gallach.

 
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Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da canepaz

Il prossimo 10 dicembre, nella sede dell’Accademia delle Scienze di Oslo, verrà consegnato il Premio Nobel per la Pace a Muhammad Yunus, il Banchiere dei poveri, come egli stesso ama definirsi. E’ questa una notizia bellissima dai molteplici significati. E’ anzitutto il riconoscimento di una persona eccezionale cui migliaia e migliaia di diseredati devono un effettivo cambiamento di vita. Muhammad Yunus nasce nel 1940 a Cittagong, in Bangladesh, negli anni 60 studia economia negli USA dove diviene docente universitario e come tale rientra in patria. Attento alla sua gente, non tarda ad accorgersi dello stridente contrasto fra le teorie dell’economia che illustra all’Università e la straziante realtà che si vive ogni giorno specie nelle campagne. L’avvio della sua opera, che assumerà dimensioni gigantesche, è talmente modesto da sembrare irrilevante. A Jobra, un villaggio che Yunus tocca durante un suo viaggio nella miseria appunto delle campagne, vive Sofia, una giovane di 21 anni che tira avanti con i suoi tre figli intrecciando per un commerciante sgabelli di bambù alla paga di due centesimi di dollaro al giorno. Se Sofia riuscisse a disporre di 22 centesimi, potrebbe comperarsi il bambù e vendere direttamente gli sgabelli con un utile ben maggiore. Tale situazione è condivisa nel villaggio da altre 41 donne: con 27 dollari si potrebbe risollevare un intero villaggio dalla miseria e dalla fame. E’ quanto Yunus intuisce: immediatamente dal proprio portafoglio toglie i dollari necessari e li “presta” alle famiglie di Jobra. Questo atto può essere considerato la prima operazione della Grameen Bank (Banca Rurale) che nasce ufficialmente due anni dopo, nel 1976. La Grameen Bank ha avuto uno sviluppo insospettabile ed incredibile se si tie- Il Premio Nobel per la Pace a Muhammad Yunus ne presente che, fedele al suo mandato, continua a prestare denaro solamente ai poveri. Ha reso possibile in tutti i continenti, ma specialmente nei Paesi poveri, il fenomeno del “Microcredito”. Si tratta in generale di prestiti di qualche decina di dollari erogati a contadini per comprare le sementi, ad allevatori per acquistare una mucca o delle galline, ad artigiani per procurarsi legno da intagliare, stoffe da ricamare, fili da tessere, ecc. Qualche cifra può darci un’immagine delle dimensioni attuali della Grameen Bank: 3.500 i miliardi di dollari di finanziamento accordati, 2 milioni i clienti, 35 mila i villaggi in cui opera. Oltre il successo economico merita senz’altro di essere sottolineato l’aspetto innovativo delle operazioni di Yunus. Il “banchiere” ha concesso fiducia a chi la fiducia non l’aveva mai ottenuta non essendo in grado di offrire garanzie al di là del proprio impegno. Ebbene la cosa più stupefacente è la constatazione che la Grameen Bank occupa l’ultimo posto per le insolvenze, essendo il tasso di rimborso del 99%. A questo proposito è giusto far rilevare che le donne si sono dimostrate le più pronte a cogliere le occasioni e le più corrette nell’assolvere gli impegni: il 94% dei clienti della Grameen Bank è costituito da donne. C’è ancora un particolare, tutt’altro che trascurabile, da evidenziare. Nella motivazione dell’assegnazione del premio, formulata dalla giuria, è detto espressamente: “La pace duratura non può essere ottenuta a meno che larghe fasce della popolazione non trovino modi per uscire dalla povertà”. Quale riconoscimento più esplicito circa il rapporto pace-sviluppo in cui l’MLFM ha sempre creduto? Adoperarsi per promuovere lo sviluppo equivale a lavorare per la pace.

 
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Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da canepaz
Foto di Rebeldia

 
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Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da canepaz

Ricordo di Anna Politkovskaya (Foto AP)Gruppi che lottano per i diritti umani in Cecenia, tra i quali Amnesty International e la Memorial Society del Human Rights Centre (HRC) di Grozny, confermano ciò che la giornalista russa Anna Politkovskaya, uccisa il 7 ottobre scorso, ha innumerevoli volte affermato e per cui si è sempre battuta: la Cecenia è oggi sotto il regno del terrore; la stessa giornalista definì infatti la repubblica caucasica "un inferno in terra". Sul bollettino informativo del Consiglio delle Organizzazioni Non Governative (NGO Council) pubblicato su Livechechnya.org si continuano a leggere casi di detenzioni arbitrarie, violenze, rapimenti e abusi dei diritti umani nei confronti della popolazione civile. L'NGO Council parla anche delle cosiddette "operazioni speciali" praticate dalle forze di sicurezza governative: gruppi armati entrano con la forza nelle case dei civili, sequestrano le persone e le detengono per alcuni giorni, molte di queste poi scompaiono per sempre, quelle che vengono invece rilasciate riportano segni di violenza e torture. Come riportato anche da un rapporto di Human Rights Watch diffuso due settimane fa, le persone rapite e detenute illegalmente sono spesso parenti o conoscenti dei sospettati terroristi ceceni ai quali si cerca di estorcere informazioni con la violenza, altri sono invece semplici civili ai quali si costringe di ammettere dei crimini che non hanno mai commesso. La Memorial Society rivela anche il ritrovamento di fosse comuni e corpi (o ciò che resta di loro) con evidenti segni di tortura; i cadaveri vengono spesso mutilati per rendere i corpi irriconoscibili. Mentre i gruppi umanitari denunciano le violazioni dei diritti umani e le sparizioni dei civili (secondo il monitoraggio della Memorial Society -che copre solo il 25-30% del territorio ceceno- dal 2002 sono state rapite 1948 persone di cui 685 sono state rilasciate, 189 uccise, 1040 sono ancora scomparse e 34 sotto processo), il premier ceceno filo-russo Ramzan Kadyrov puntualmente smentisce ogni accusa giustificando le operazioni militari con la lotta al terrorismo ceceno ed il presidente russo Vladimir Putin ritiene che la guerra in Cecenia sia ormai terminata continuando a fare affermazioni ottimistiche riguardo al suo piano di "normaimmaginelizzazione". Anche le operazioni anti-terroristiche russe, nonostante l'uccisione di alcuni esponenti dei gruppi separatisti, non hanno però represso la resistenza cecena. Al contrario, come riportato dall'agenzia di stampa inglese Reuters, le continue operazioni militari russe fomentano l'odio dei separatisti e spingono anche la popolazione più moderata a prendere parte ai gruppi armati e appoggiare l'insurrezione. Continuano infatti i bombardamenti dell'esercito russo soprattutto nella zona sud del territorio ceceno dove tra le montagne e la fitta boscaglia si pensa si possano nascondere i gruppi terroristici. L'agenzia di stampa Reuters riporta anche le gravi condizioni della società cecena: l'80% della popolazione è disoccupata, le ferite di guerra gravano sull'economia e sulla vita quotidiana e le strutture politiche sono affette da un alto tasso di corruzione. Durante la guerra il 100% delle industrie e l'80% delle strutture sociali cecene sono state distrutte. I tentativi di far rifiorire l'economia sono stati bloccati dagli scontri tra i ribelli ceceni e le milizie governative. L'NGO Council informa anche sulle preoccupanti condizioni sanitarie nel paese, soprattutto riguardo all'aumento dei casi di tubercolosi. Le persone decedute a causa della malattia negli ultimi dieci mesi sono infatti 228 (e questi sono solo i dati ufficiali). La situazione può diventare catastrofica se si pensa che non esiste ancora un programma funzionante per prevenire l'espandersi della malattia e i medici affermano che un paziente in queste condizioni può infettare dalle 20 alle 50 persone. L'NGO Council spiega anche la preoccupante situazione dei profughi ceceni residenti nelle repubbliche vicine. Il governo russo continua da anni a chiedere il rientro dei profughi ceceni. Attualmente nei territori confinanti con la Cecenia risiedono molti profughi in condizioni di vita precarie: le persone vivono spesso senza alcuna assistenza e senza servizi per i bisogni primari, i bambini spesso non possono andare a scuola perché non accettati dalle scuole locali e gli adulti sono spesso privati del diritto di lavorare. Per di più le associazioni umanitarie accusano il governo russo di aver tagliato i fondi per gli aiuti umanitari, il rifornimento di energia elettrica, gas e acqua al fine di indurre i profughi al rientro forzato. Coloro che decidono di rimpatriare vengono ospitati nei cosiddetti TAC (Temporary Accomodation Centers) che, secondo quanto affermato dalle organizzazioni non governative operanti nel territorio, non sono affatto una soluzione migliore. E' di qualche giorno fa la notizia riportata sul bollettino dell'NGO Council riguardo al taglio della fornitura di riscaldamento nel centro di accoglienza temporaneo di Grozny. Ciò comporta, oltre ai normali disagi, il rischio di epidemie per malattie causate dal freddo. Nel TAC di Grozny vivono circa 2.000 persone. Altra notizia riportata dall'NGO Council è quella riguardante gli abusi e le minacce subite dalle famiglie di nazionalità cecena residenti nell'area di Astrakan da parte degli abitanti della zona. Le famiglie cecene vivono qui in un vero e proprio stato di assedio, ogni giorno ricevono minacce di violenza fisica e vengono istigati con ricatti al rimpatrio forzato. Le innumerevoli denunce alle autorità locali e persino le lettere inviate direttamente al presidente Putin, nelle quali lo si invitava a provvedere per la loro incolumità, sono rimaste senza risposta. Tra i diritti umani violati c'è anche la libertà di espressione. Secondo la Memorial Society la popolazione cecena ha paura a parlare dei rapimenti e degli abusi subiti. Secondo un'indagine a Grozny, l'80% dei residenti non è disposto a raccontare la propria esperienza. Inoltre, come riportato dall'agenzia di stampa Reuters, alcune ONG per i diritti umani si sono viste rifiutare il rinnovo del permesso per operare nel territorio ceceno a causa dell'entrata in vigore di una nuova legge. immagineIl Cremlino sostiene che l'obiettivo di questa legge sia quello di fermare i gruppi terroristici che potrebbero usufruire delle organizzazioni come copertura, ma le ONG pensano si tratti solamente di una nuova strategia per interdire il loro lavoro e censurare l'informazione. Anche i giornalisti e i reporter scomodi vengono eliminati e spesso le indagini sulle loro morti rimangono irrisolte.Negli ultimi 6 anni sono stati uccisi 13 giornalisti in Russia. Con l'assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaya, il 7 ottobre scorso in Cecenia e nel mondo intero abbiamo perso un altro importante portavoce della verità.

 
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Post N° 76

Post n°76 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da canepaz

immagineCon l'indipendenza della Cecenia nel 1991 la Russia aveva perso il controllo su un'area di enorme importanza strategica, in quanto ricca di giacimenti petroliferi e di gas naturale e soprattutto attraversata da importanitissimi oleodotti e gasodotti. La sua riconquista, anche per non perdere un importante avamposto nell'Asia centrale (sempre più in mano a leadership musulmane filoccidentali), era un imperativo per Mosca. Le sue truppe invasero la Cecenia nel 1994, ma la resistenza delle milizie guidate da Basayef non venne piegata. Nel 1996 i russi presero atto della sconfitta, costata loro migliaia di vittime, e si ritirarono. 100mila i morti ceceni. Il nuovo premier russo Putin, voglioso di rivincita, reinvade la Cecenia nell'ottobre del 1999. Il pretesto è che i Ceceni appoggiano gli indipendentisti islamici in Dagestan, altra repubblica strategica ancora sotto il controllo di Mosca. Gli attacchi russi sono questa volta violentissimi. La capitale Grozny viene bombardata fino alla distruzione.immagineL'aviazione russa utilizza anche armi chimiche e le truppe di terra commettono atroci violenze contro la popolazione civile. I ribelli ceceni resistono nella parte meridionale del Paese, dove ora si concentrano le operazioni belliche delle forze armate russe.

 
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Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da Rebeldia

Ad Augusto Pinochet

Che la terra che ti copre timmaginei

sia lieve come la montagna che copre i tuoi morti

E' morto un fascista, hasta la victoria siempre

 
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Post N° 74

Post n°74 pubblicato il 27 Dicembre 2006 da Lobastro

Vorrei segnalare anche io, come da consuetudine delle reti mediaset, dei sopprusi dovuti alla legge sull'indulto.

Ieri camminando per strada un automobilista, dal finestrino mi ha urlato:"vaffanculo". Al momento non me la sono presa più di tanto, ma un passante, un certo Taddeo Babbeucci mi ha fatto notare che l'urlatore aveva caratteri somatici tipicamente marocchini, per cui sicuramente era a piede libero grazie all'indulto.Mi si è ghiacciato il sangue, sono cose che si vedono in TV e mai penseresti che possano capitare a tè, se penso che senza quella scellerata legge tutto questo non mi sarebbe mai successo, mi sale un sentimento di odio per il voto che ho dato ai comunisti.

E non è tutto, la mia zia faustina era in coda al supermercato quando un "negher" gli è passato davanti, la mia zia faustina che è una fisionomista dice che quello lì lo aveva gia visto dal Fede sul TG4 in un servizio sull'indulto.Aveva ragione la mia zia Faustina quando mi diceva:"vota il Bossi che el manda via i terun e i negher"

Ora chiedo a tutti quelli che visitano questo blog di avvisarci di eventuali sopprusi subiti dall'indulto

 
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AGENDA 22 DICEMBRE

Post n°73 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da playslow

SIAMO VENUTI IN PACE 

Il 22 Dicembre è la GIORNATA MONDIALE DELL'ORGASMO.

Nel giorno del solsitizio è' obbligatorio raggiungere l'orgasmo e pensare intesamente alla PACE, il resto a Vostro piacere e fantasia....

Il nostro circolo aderisce con entusiasmo e si concentrerà per portare la PACE NEL MONDO!

 
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Prodi - Olmert

Post n°72 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da playslow

Si prega di dare conferma della adesione alla iniziativa a info@ism-italia.it  

 

Segue testo lettera a Romano Prodi

 

Romano Prodi

Presidente del Consiglio

Piazza Colonna 370

00187 Roma

 Sull’abbraccio a dir poco grottesco scambiato il 13 dicembre con il signor Ehud Olmert

 

Egregio Signor Presidente del Consiglio,

 l’abbraccio grottesco, scambiato tra Lei e il signor Ehud Olmert il 13 dicembre u.s, è l’immagine eloquente dell’abisso che la separa dal ruolo che lei dovrebbe rappresentare e, ancor più, dell’abisso che la separa dalle persone che hanno piena coscienza dei crimini di cui il suddetto signore è responsabile.

Un abbraccio e non solo. Come riferiscono agenzie di stampa italiane e internazionali e come ha trasmesso il canale televisivo israeliano Channel 10 in un cosiddetto fuori-onda, il signor Ehud Olmert Le ha addirittura suggerito le parole da pronunciare nella dichiarazione finale.

E Lei, in un inqualificabile eccesso di zelo, è caduto nella imboscata mediatica organizzata dal governo israeliano.

Il suo non è un difetto di “comunicazione”, è un deficit di natura morale e di statura politica.

 Il signor Ehud Olmert   è un criminale di guerra. 

Non lo dichiarano solo numerose organizzazioni palestinesi e israeliane che si battono in difesa dei diritti umani e del diritto internazionale.

Lo dichiara e lo documenta il rappresentante dell’ONU John Dugard che ha redatto  un “rapporto sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal ’67” (1) , presentato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 5 settembre 2006, in cui sono elencati i crimini di guerra di cui si è reso responsabile il governo israeliano e in primis il signor Ehud Olmert durante l’attacco e l’assedio di Gaza da parte di Israele nel quadro dell’operazione «Pioggia d’estate», iniziata il 28 giugno 2006.

 Il ministro degli esteri italiano Massimo D’Alema fu rabbiosamente attaccato da commen-tatori e rappresentanti filoisraeliani per essere stato affiancato da un ministro libanese di Hezbollah, in una sua visita ai quartieri di Beirut, furiosamente bombardati e distrutti dall’aviazione e dall’esercito israeliano.

Che dire allora della sua indecente performance?

 Le foto del suo abbraccio con il signor Ehud Olmert stanno facendo il giro in terre desolate, in villaggi bombardati, in scuole distrutte, in campi profughi ridotti alla fame dal blocco di ogni aiuto umanitario decretato dall’UE e dagli USA contro un governo scelto democraticamente dal popolo palestinese.

 Cosa penseranno di lei le vittime di tanta ferocia?

 Se quella è l’immagine del suo incontro con il signor Ehud Olmert, è lecito chiedersi quale sia stato il contenuto dei colloqui.

Avrà Lei avuto la serietà di pretendere dal signor Ehud Olmert che il muro  dell’Apartheid, condannato dalla Corte Internazionale di Giustizia, sia fermato e distrutto?

Avrà Lei avuto la serietà di chiedere che cessi  la pratica delle esecuzioni  mirate, la detenzione di migliaia di palestinesi, la cattura e il rapimento di ministri di un governo legittimamente eletto?

Avrà Lei avuto la serietà di sollecitare il riconoscimento del diritto al ritorno dei profughi palestinesi come previsto dalla risoluzione ONU 194/1948?

 Dai resoconti apparsi sulla stampa si intuisce che i colloqui sono andati in tutt’altra direzione. Avete addirittura parlato e convenuto su operazioni di embargo e di boicottaggio nei confronti del popolo iraniano.

 Lei, in sintesi, signor Presidente del Consiglio, nell’incontro con un criminale di guerra, il signor Ehud Olmert, invece di difendere le ragioni della pace e di chiedere il rispetto del diritto internazionale, ha allineato l’Italia ancora una volta dalla parte dei carnefici invece di parlare in difesa delle vittime.

 Per tutti questi motivi noi consideriamo indecente non solo il suo abbraccio con il signor Ehud Olmert, ma anche la sua permanenza alla guida del governo italiano.

 (Nome e cognome) (firma)

 Luogo e data

 

 
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Voglio stare con mia moglie!

Post n°71 pubblicato il 19 Dicembre 2006 da playslow

Scusate è un po' lungo, ma merita secondo me per capire in che cavolo di situazioni e dilemmi senza senso si trovano a volte....
>
>Israele ha decretato che io e mia moglie non possiamo più vivere insieme.
>Io sono palestinese, lei svizzera e siamo sposati da 28 anni. A lei le sono
>state date due settimane per lasciare i territori occupati palestinesi. Il
>Ministero degl'Interni israeliano ha stampato sul suo passaporto svizzero:
>"ULTIMO PERMESSO". Viviamo insieme a Ramallah da 12 anni. Siamo arrivati
>nel 1994 quando, dopo gli Accordi di Oslo, siamo stati motivati a
>traslocarci in Cisgiordania dalla prospettiva di 'pace' e sviluppo.
>
>
>Mia moglie Anita, parla arabo, adora il panorama, cucina pasti arabi, e si
>prende cura, più di quanto io non faccia, della casa di mio nonno nel
>villaggio, un vecchio edificio di pietre circondato da molte piante. Lei
>vota alle elezioni palestinesi in quanto moglie di un palestinese. E'
>attiva nel servire la società locale in particolare nel sistema sanitario
>pubblico. Ha molti amici qui e qui si sente a casa sua. Lei ha ancora i
>suoi contatti europei, ma non vuole essere costretta a separarsi dal suo
>ambiente o da me, ed io certamente non voglio separarmi da lei. I nostri
>figli sono cresciuti e lavorano all'estero. Ma anche loro non sono mai
>sicuri di ricevere il permesso di ingresso quando vengono a farci visita.
>Alcuni mesi fa, nostra figlia in possesso di un passaporto svizzero, è
>stata trattenuta per sei ore all'aeroporto di Tel Aviv e detenuta quando ha
>atterrato. E' stata fortunata. Altri sono deportati verso i luoghi da dove
>sono partiti, molto spesso trascorrendo una notte o più nel noto centro di
>detenzione aeroportuale.
>
>
>Negli ultimi 12 anni, Anita è riuscita a rimanere qui rinnovando
>diligentemente il suo permesso o partendo e rientrando ogni tre o sei mesi
>in accordo con la 'legge' israeliana che si applica ai territori occupati.
>Ora sta lottando per rimanere qui, prendendo contatti con un avvocato che
>la accompagnerà attraverso le procedure di ricorso fatte al tribunale
>israeliano, sperando in una ingiunzione che le permetta di restare finche
>una sentenza non sia stata emessa. Anita è inoltre in contatto con la sua
>ambasciata, e si è unita ad altre persone nella sua stessa condizione per
>far pressioni all'Unione Europea, ed al consolato americano, ed è entrata
>in contatto con le organizzazioni per i diritti umani, sia israeliane che
>palestinesi, e con i media.
>
>
>Non sappiamo cosa fare. Ma qualcosa dobbiamo farla e anche velocemente.
>Cosa faremo della nostra vita insieme, dei nostri documenti e conti, delle
>centinai di piccole cose che abbiamo cresciuto insieme? Che cosa faremo con
>il nuovo appartamento che 'erroneamente' abbiamo deciso di acquistare in
>un momento sbagliato? E' stata così combattuta su quali mattonelle
>scegliere e su come arredare la cucina. Non possiamo credere, o accettare,
>che dovremo essere separati. Ma siamo costretti a crederci quando vediamo
>le altre coppie 'miste' o le altre famiglie intorno a noi che sono già o
>saranno come noi separate.
>
>
>Dalla scorsa primavera, le autorità di occupazione israeliane hanno
>ristretto con forza le possibilità di accesso a coloro in possesso di un
>passaporto straniero negandogli di poter entrare nelle aree palestinesi.
>Coloro che sono stati colpiti, sono palestinesi con passaporti stranieri o
>mogli, mariti, bambini, genitori e altri parenti stranieri. Includono
>inoltre, stranieri o palestinesi in possesso di un passaporto straniero,
>che si recano in Palestina per insegnare all'università, lavorare o fare
>volontariato con organizzazioni non governative locali o internazionali,
>esperti con vari progetti spesso finanziati dai paesi europei,
>simpatizzanti o attivisti dei diritti umani.
>
>
>Bitakhone è la parola magica in Israele. In nome della Bitakhone, o
>sicurezza, le autorità israeliane possono intraprendere qualsiasi misura
>illegale, inumana, immorale o aggressiva nei confronti della popolazione
>palestinese sotto occupazione militare. Loro sono in grado di consegnare
>la parola bitakhone a qualsiasi diplomatico europeo o straniero che mette
>in discussione le loro misure, anche quando queste ultime violano i diritti
>umani, ed il diritto umanitario internazionale, o la Quarta Convenzione di
>Ginevra che regolamenta il comportamento del potere occupante nei confronti
>della popolazione occupata. Ai palestinesi, sembra quasi che delle volte,
>un ufficiale qualsiasi di terzo grado del ministero israeliano sia in grado
>di spaventare l'intera Unione Europea ed i suoi funzionari invocando la
>'sicurezza' degli israeliani, o accennando a cosa l'Europa abbia fatto in
>passato agli ebrei.
>
>
>Mia moglie non è l'unica ad aver ricevuto un ultimatum questa settimana.
>Dozzine di altre mogli, mariti e figli che hanno vissuto per anni in
>Cisgiordania, rinnovando i loro permessi da 'visitatori' rilasciato dalle
>autorità israeliane ogni tre mesi, hanno ricevuto estensioni dei permessi
>sempre più corti, nessuno dei quali supera la fine dell'anno. I bambini
>dovranno essere tirati fuori dalle proprie scuole, e saranno separati dai
>loro genitori, o da uno di loro. Madri, padri, sorelle, fratelli e nonni
>saranno divisi per sempre. Centinaia di altre persone sono in attesa del
>loro destino nelle prossime settimane e nei prossimi giorni. Migliaia hanno
>ricevuto un diniego di visita presso le proprie famiglie, case e radici la
>scorsa estate. L'estate è spesso la stagione per il matrimonio dei
>palestinesi divisi dai diversi passaporti o Carte d'Identità e le festività
>sono utilizzate per riempire le notti estive con musiche e danze. Non
>nell'estate del 2006.
>
>
>L'occupazione israeliana non cessa di confiscare la terra. Mi sento
>occupato persino nel taschino della mia maglietta. La mia Carta d'Identità
>'palestinese' viene emessa dalle autorità israeliane. Loro controllano il
>registro della popolazione civile palestinese. Ogni nascita, morte,
>matrimonio, viaggio dentro o fuori, è controllato da Israele, persino a
>Gaza, disimpegno effettuato. Naturalmente, controllano l'acqua, le strade
>ed i movimenti delle persone in Cisgiordania attraverso centinaia di
>barriere e checkpoints. Sradicano tutti gli alberi che dicono di trovare
>sulla loro strada, che sono sul tracciato del Muro dell'Apartheid
>espropriandoci dalla nostra terra, o che incontrano sulla strada verso i
>coloni insediati che hanno deciso di accaparrarsi un altro pezzo di terra o
>la sommità di una collina di loro gradimento.
>
>
>Perché gli israeliani stanno attaccando i matrimoni misti palestinesi?
>Prima che le persone si possano innamorare in Palestina oggi, c'è bisogno
>di chiedere quale Carta d'Identità ognuno possieda e dove sia stata
>rilasciata. Non vogliono costruire una vita costantemente a rischio di
>essere distrutta sin dall'inizio.
>
>
>
>
>Ghassan Abdullah
>
>Computer Adviser
>
>Ramallah, West Bank, 'Palestine'
>

 
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Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da Lobastro

Beata sanità!

Certo che , ammettiamolo, 5 anni di sanità pubblica in mano a Sirchia prima e Storace poi, non ci fanno dormire tranquilli. Al primo dolorino ci si tocca i gioielli, in un rito scaramantico per esorcizzare il pericolo di dover ricorrere alle cure sanitarie "studiate dal fascistissimo (quindi ignorante) "Storacione".

Se poi vediamo il Re Odino Bossi che colpito da ictus scappa a farsi curare in Svizzera, quindi fuori dalla grande Padania , e il nano di Arcore che propio oggi è trasvolato negli USA per farsi operare a non si sa bene cosa: "BHEE!  

 
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Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da Rebeldia

Compagni!

Il 4 novembre 2006 troviamoci a Roma in Piazza della Repubblica, ore 14.30.

Lotteremo uniti e compatti per l'abrogazione delle leggi 30, Bossi-Fini, Moratti

Per il diritto al lavoro e alla cittadinanza di nativi e migranti

Per la centralità del contratto a tempo indeterminato

Per le forme universali di garanzia e reddito

STOP PRECARIETA', ORA!

 
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Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 23 Ottobre 2006 da Murureal

Compagni, la finanziaria che il governo si appresta a varare non cambirà certo la vita delle fasce più deboli della nostra società, ma sicuramente  pone le basi sulle quali costruire anno dopo anno un nuovo modo di far politica e quindi di ridistribuzione equa della ricchezza (reddito). Sicuramente si è interrotto il pericoloso cammino verso la restaurazione strisciante di un regime fascista e "mafioso" il quale dimostra il suo radicamento vicino a noi, nelle capitali economiche del nord, da Milano, Verona, Trieste. Ormai i parlamentari leghisti possono garantirsi il loro stipendio romano solo cavalcando valori Xenofobi, gran parte di quella sinistra che aveva illusoriamente visto nell'autonomia padana la via al benessere, se ne è andata, rimpiangendo i bei tempi di Gianfranco Miglio sostituito da Borghezio o Calderoli. Le destre estremiste vengono foraggiate dagli intrecci economico politici che in questi anni si sono impadroniti del sistema produttivo e sociale, a cominciare da Compagnia delle opere, Opus Dei, etc, tutti rigorosamente stimati cattolici. (non ho più spazio) SABATO 4 NOVEMBRE  tutti a Roma per chiedere con forza più coraggio nelle scelte e meno tentennamenti verso il percorso intrapreso. Saluti comunisti

 
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Post N° 67

Post n°67 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da Rebeldia
Foto di Rebeldia

Espressione algebrico-politica

Di Fabrizio Silvestri

(Articolo pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°5)

Dal momento che ho la fortuna di poter scrivere su questo bellissimo giornale, mi sono finalmente deciso ad esternare un amletico dubbio:

avendo come titolo di studio una misera terza media, mi sono sempre chiesto se le “espressioni algebriche” rientrino nell’ambito della matematica e, se così fosse, c’è una postilla che permette di passare al di sopra delle sue ferree regole? Perchè solo così mi spiegherei quanto segue.

                                        ESPRESSIONE ALGEBRICO-POLITICA

 Fattore X:   LEGA NORD

   Lega Nord, partito(partito????) al governo dal 2001 fino al 10 aprile 2006 . Questo partito(partito???) , lotta da anni perchè venga riconosciuta la padania  una nazione.

All’interno di essa si sono formati sindacati padani, giovani padani, movimenti studenteschi padani, network padani, associazioni sportive padane, uno pseudo giornale,”La padania” e (tristezza) pure una forza di polizia interna, le guardie padane. Sullo pseudo quotidiano “la padania” nelle previsioni meteo Roma veniva data come città estera, ed il loro virtuale confine è segnato dal fiume Pò. Sogno di ogni leghista che si rispetti è: bruciare il tricolore (“Noi siamo veri padani e abbiamo un sogno nel cuore, bruciare il tricolore” è stata cantata in occasione del ritorno del Re Odino bossi, trasmessa poi su tutte le televisioni nazionali). Detto questo penso di non esagerare nell’asserire che il leghista DOC si sente padano e non Italiano.

Fattore Y:   EXTRACOMUNITARIO

  Dicesi di colui che proviene da una nazione non facente parte della Comunità Europea.

Fattore Z:  LEGGE BOSSI-FINI

     Approvata dal precedente governo,fortemente voluta dalla Lega Nord. Legge altamente razzista che prevede l’immediato rimpatrio o la reclusione in Centri di Permanenza Temporanea(C.P.T.) a  “TUTTI gli extracomunitari(incognita y) presenti sul suolo italiano non provvisti di permesso di soggiorno.

Fattore Q:  PADANIA

    Nazione non riconosciuta ,e quindi non facente parte, della Comunità Europea.

A questo punto facciamo X+Y+Z+Q ed il naturale (e matematico) risultato dovrebbe essere : Calderoli, Bossi, Borghezio, Maroni ecc... ; tutti rinchiusi in un bel C.P.T., dal momento che quotidianamente si recano a Roma senza regolare permesso di soggiorno.

Ed invece no. Li ritroviamo regolarmente a sparare cazzate in T.V. del tipo: “Roma ladrona” ( quando lo stesso Bossi è stato CONDANNATO per una tangente presa da tal RAUL GARDINI). Oppure li vediamo impegnati in “pulizie etniche” ( Borghezio è stato condannato per avere dato fuoco al giaciglio di un gruppo di senza-casa Rom).

Capisco che votare Lega Nord, sia il modo più semplice per accantonare tanti problemi, risolverli con battute da bar. Capisco anche che essere militanti padani non richieda un’ ampia conoscenza di valori etici e morali, quindi basso dispendio intellettivo. Ma cari signori e care signore: “Questi”, vogliono prendere a cannonate navi cariche di esseri umani (come recentemente dichiarato da Calderoli), sparano a chiunque entri nel loro giardino (hanno fatto una legge in proposito), bruciano dormitori ROM mentre degli umani ci dormono dentro, spruzzano disinfettante in faccia a donne di colore, chiamano BINGO-BONGHI chi ha la pelle scura. Se si ammalano non si fanno curare dal servizio sanitario smantellato dai loro ministri, ma vanno in Svizzera con i soldi presi da Roma ladrona. So di essere ripetitivo nel parlare di “Questi”, ma vorrei tanto farvi capire, cari i miei elettori leghisti, che la politica è una cosa seria, il più bravo non è chi predica odio, come non lo è chi predica solo ed esclusivamente amore. Probabilmente in politica nemmeno esiste il più bravo, ma chi fa cose giuste

 
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Post N° 66

Post n°66 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da Rebeldia

Caso Giuliani:indietro non si torna

Di Carlotta Bazoli

(Articolo pubblicato su "Il Nuovo Municipio n° 5, ottobre 2006)

 

La necessità di scrivere un articolo su Carlo Giuliani nasce di conseguenza alla pesante disinformazione che c’è attorno ai fatti di Genova e ai suoi protagonisti. Disinformazione che purtroppo non dipende dalla gente – o da singoli individui – ma dalla maggior parte delle televisioni e dai giornali stessi che, anziché spiegare cos’è stata la Genova di quei giorni di luglio, hanno confuso le idee e decentrato l’attenzione pubblica verso notizie fittizie o puramente inventate.

La verità, signori, non è mai facile, né da vedere, né da accettare. Specialmente quando coinvolge le istituzioni che dovrebbero proteggerci, in sordide storie fatte di violenza e depistaggi.

Depistaggi, disinformazione... per rendersene conto non serve andare lontano.

Una volta, parlando di politica con una persona, è saltato fuori l’argomento G8 e mi viene chiesto come mai “noi comunisti” abbiamo fatto diventare martire un cretino che si divertiva a lanciare estintori verso i carabinieri. Dico che Carlo Giuliani  non è martire, Carlo è, semmai, un simbolo. Il simbolo della libertà negata, della violenza gratuita verso i manifestanti pacifici che quella notte tra il 21 e il 22 luglio vennero sorpresi nel sonno dalle forze dell’ordine nella Diaz e massacrati – senza motivo -  di botte. È il ricordo forte e indelebile degli abusi consumati tra le mura della caserma di Bolzaneto. Carlo Giuliani è l’anima di quella prigione a cielo aperto che era Genova in quei giorni. Purtroppo, siccome l’ignoranza trova sempre una bocca per parlare, mi viene risposto che è impossibile, che i Carabinieri non hanno organizzato nessun pestaggio, che i Carabinieri e le forze dell’ordine in generale non possono più torcere un capello a nessuno. A nessuno. Che è tutto roba inventata “da voi comunisti”.

È stato lì che ho deciso di fare un articolo su Carlo che era nato nel mio stesso anno e che adesso non è più qui a lottare per cambiare le cose, sulla grande vergogna del G8, su Genova... che per parte di nonna sento un pò anche mia... Quella persona che nega e chiama Carlo “cretino”, forse non leggerà mai quello che scrivo, ma quando tutto sarà sulla carta, io starò senz’altro meglio.

Quel 20 luglio Genova era blindata. Carabinieri e polizia dappertutto, strade chiuse dalle barricate. Dalla stazione giungevano frotte di manifestanti dai vestiti colorati, armati solo di bandiere della pace e buone intenzioni; avrebbero marciato alla volta di Piazza delle Americhe, punto in cui era fissato il limite dell’autorizzazione, per dimostrare in modo pacifico il loro dissenso verso la globalizzazione e a quel gruppo di persone eleganti che, riunite attorno a un tavolo, in quei tre giorni avrebbero deciso il destino del mondo.

Scrive Emiliano Sbaraglia in uno dei suoi bellissimi articoli sull’argomento: “Il presidente del Consiglio da poco in carica (Silvio Berlusconi n.d.a) non seppe fare niente di meglio che chiedere ai cittadini di ritirare i panni stesi fuori dai balconi, gentilezza da osservare per non fargli fare brutta figura con i compagnucci del quartiere globale. L’altra cosa che disse invece rafforzò la convinzione popolare riguardo le doti paranormali del santone da Arcore, fresco unto dal Signore e pronto per una possibile beatificazione una volta esaurito il suo compito di salvatore della Patria: “A Genova ci scappa il morto”, proclamò con l’aria di quello che la sa lunga. D’altra parte lo abbiamo imparato con l’esperienza, Berlusconi è uno che mantiene le promesse, altro che comunisti. E morto fu.

 

Quel 20 luglio il Vicepresidente del Consiglio Fini e i parlamentari di AN e della maggioranza, trascorsero diverse ore a Forte S. Giuliano, sede del comando dei carabinieri e centrale operativa. Perchè? Per solidarietà, venne detto. Forse solidarietà verso quel gruppo di persone dai volti coperti e spranghe di ferro in mano con i quali  vennero fotografati, quella mattina stessa, alcuni carabinieri... A quella “strana” gente venne imputato di far parte del gruppo dei “Black Block” e prima di sapere da dove erano usciti, per molto tempo attribuirono la violenza del loro agire ai “No-Global”, i ragazzi del corteo... Quando poi si comprese lo stato effettivo delle cose, si disse che i presunti Black Block fotografati


insieme alle forze dell’ordine altro non erano che “agenti infiltrati”, necessari per fare intelligence. Sì, intelligence con spranghe di ferro.

Da filmati regolarmente documentati e portati in tribunale sappiamo che alle 9.00 in Piazza Alimonda passeggiavano soltanto uno  sparuto gruppetto di manifestanti, per nulla intenzionati a provocare disagi. La prima carica dei carabinieri, in tenuta antisommossa, partì da via Invrea, con lanci di lacrimogeni. I ragazzi, allarmati da tale ingiustificato trattamento, posizionarono dei cassonetti dell’immondizia lungo la strada,


prevedendo un’eventuale autodifesa; lo stesso si fece anche in via Caffa in direzione Piazza Tommaseo, ma le successive cariche della polizia dispersero definitivamente “la folla”.

La giornata andò avanti carica di tensione e non pochi furono i ragazzi del corteo che, trovati lungo le strade, vennero fermati e picchiati senza un vero motivo dalle forze dell’ordine (il tutto è stato meticolosamente ripreso dalle immagini di una telecamera addosso a un poliziotto). 

Intorno alle 17.00 circa in Piazza Alimonda si trovavano solamente alcuni carabinieri, tra cui il Vicequestore Lauro, referente di piazza e il Tenente Colonnello Trulio a bordo di una delle due Land Rover Defender presenti sul posto. Arrivò anche un’ambulanza, chiamata da chissà dove per soccorrere non si sa chi (Carlo Giuliani morirà intorno alle 17.30, quindi la presenza dell’autolettiga suona sinistra e sospetta...). E qui cominciò la grande messinscena.

Oggi sappiamo che il contingente di poliziotti e carabinieri in riassetto risolutivo, quindi con caschi, maschere e scudi, aggirò Piazza Alimonda per attaccare il corteo pacifico che, del tutto in regola con i permessi e senza disturbo alcuno, passava lungo via Tolemaide proprio in quel momento. Oggi sappiamo, ma allora ci fu fatto credere che i manifestanti – i famigerati No-Global – fossero stati gli artefici di una vera e propria guerriglia urbana, pertanto punibili a suon di botte e manganellate.

La verità è che il corteo venne caricato di fianco, di sorpresa, e i ragazzi, travolti da questa ondata di violenza, si difesero lanciando i sassi che trovarono per strada. I carabinieri, molto più numerosi dei manifestanti attaccati, fecero inspiegabilmente dietrofront per poi fuggire in ordine sparso. Cosa volevano far credere? Carlo Giuliani fu filmato mentre, con altri ragazzi, cercava di difendere una barricata di fortuna. Una ventina di minuti dopo sarebbe morto.

Sono sospette anche le dichiarazioni che lo stesso Vicequestore Lauro fece in tribunale, al momento di deporre riguardo i fatti di quella tragica giornata: disse che i manifestanti insorti erano più di 400 (mentre dalle fotografie portate come prova si vede con chiarezza che non superano la settantina) e che quindi  alle forze dell’ordine, soverchiate “dai nemici”, venne spontaneo fuggire.

Scapparono verso Piazza Alimonda, trascinandosi appresso un gruppo di ragazzi che non fecero fatica ad accerchiare.

Poi accadde tutto molto velocemente. Dalle immagini sconvolgenti di un filmato amatoriale si vede Carlo Giuliani portarsi a ridosso di una delle due jeep dei carabinieri; ha in mano un estintore raccolto lì intorno e fa per gettarlo verso il lunotto posteriore del mezzo. I due colpi di pistola partono a distanza ravvimmagineicinata l’uno dall’altro e un istante dopo Carlo è a terra, colpito in pieno volto.

Chi si trovò vicino a Carlo disse di aver visto la canna di una pistola spuntare fuori dal finestrino posteriore del Defender e sentito uno dei carabinieri all’interno urlare: “Bastardi comunisti, vi ammazzo tutti”. Carlo Giuliani morì quel pomeriggio del 20 luglio 2001. Aveva 23 anni, proprio come il carabiniere che, dicono, abbia sparato: Mario Placanica.

Al momento dell’accaduto Placanica era un carabiniere di leva e stava nell’arma da sei mesi soltanto.

Nonostante il corpo di Carlo fosse a terra, in un lago di sangue, nonostante i testimoni che avevano sentito gli spari, subito scattò una bieca e laida azione di copertura. Si cercò di far credere che a uccidere il ragazzo fosse stata una pietra lanciata per colpire il Defender.  A questo proposito è tristemente famoso un altro filmato che mostra un poliziotto che rincorre uno dei manifestanti urlando: “L’hai ucciso tu, l’hai ucciso, bastardo! Tu l’hai ucciso, col tuo sasso!”.

Per meglio sostenere la teoria della pietra assassina, qualcuno non ebbe scrupoli a raccogliere da terra un calcinaccio e con questo spaccare la fronte di Carlo riverso al suolo (lo si vede in un altro, preziosissimo filmato: Carlo è a terra e la pietra incriminata giace a diversi metri da lui. C’è confusione, poi qualcuno si china sul suo corpo. Non si vede bene cosa faccia, ma un attimo dopo la pietra, sporca di sangue, s’è avvicinata e sulla fronte di Carlo è apparsa una consistente lacerazione ossea che prima non aveva).

Poi, fatta l’autopsia fu accertato che Carlo era morto perchè colpito da un proiettile, e la versione dei fatti cambiò di nuovo: secondo gli inquirenti il proiettile di Placanica, sparato verso l’alto, per ironia della sorte era andato a cozzare contro un sasso - che proprio in quel momento veniva scagliato da uno dei manifestanti – deviando così la propria traiettoria e andando a colpire Carlo in pieno volto.

L’assurda e inverosimile “teoria del sasso” ha retto per quattro anni prima che un gruppo di legali volenterosi, spinti dalla famiglia Giuliani, potesse far luce sull’accaduto e riaprire le indagini chiuse in tutta fretta pochi giorni dopo la tragedia.

Placanica venne accusato di aver premuto il grilletto per legittima difesa, ma non è certo che sia stato veramente lui a sparare. In una fotografia che ha fissato per sempre il momento degli spari, all’interno della jeep dei carabinieri si vede qualcuno di profilo che si copre le orecchie con le mani. Quasi sicuramente è Placanica, il suo profilo corrisponde. Quel che è certo è che a bordo della jeep, oltre a lui c’erano l’autista Filippo Cavatoio e il carabiniere Dario Raffone. Chi ha sparato?

Anche sul proiettile estratto dal corpo di Carlo, durante l’autopsia, regna tutt’oggi il mistero. Ufficialmente dovrebbe trattarsi di un proiettile calibro 9 parabellum, ma non corrisponde alle caratteristiche di tale modello, pertanto è molto probabile che sia stato sparato da un’arma irregolare, non di ordinanza. Si tratta di un proiettile leggero, con poca massa e che si frammenta facilmente, studiato per non lasciare tracce di sé. Studiato per la guerra.

Durante le indagini è emerso che i comandanti del plotone di carabinieri - impiegati quel giorno in piazza Alimonda - altro non erano che ufficiali addestratissimi alla guerra facenti parte, o comunque provenienti dal Battaglione Tuscania, coinvolti a vario titolo nelle vicende della spedizione Ibis in Somalia nei primi anni ’90: violenze, stupri, torture nei confronti della popolazione civile.

Giuliano Giuliani disse: “Gli  annichilitori di Nassiriya cominciarono da Genova il loro addestramento”. Aveva ragione e fin da subito si sentì anche in dovere di mettere in guardia i media e l’opinione pubblica riguardo le sorti del giovane Placanica: “...temo per quel ragazzo, per tutte quelle contraddizioni mai chiarite.” Che il suo fosse  solo un presentimento o qualcosa di più concreto non ci è dato sapere, ma subito dopo  i fatti di Genova, Placanica – sconvolto per l’accaduto – venne ricoverato in una clinica psichiatrica e dichiarato incapace di intendere e volere, quindi escluso da qualsiasi processo in cui avrebbe potuto testimoniare. Poi, due anni dopo fu vittima di un terribile incidente automobilistico nel quale per poco non perse la vita. Si scoprì che i freni della sua macchina erano stati manomessi.

Si dice che la verità non stia mai né a destra né a sinistra, cosa certa è che quel giorno a Genova “ci doveva scappare il morto”.

Carlo gettò l’estintore verso la jeep perchè vide la canna di una pistola puntata sui ragazzi, a pochi metri da sé. Quel lancio, che avrebbe provocato ben pochi danni perchè diretto ad un mezzo blindato, gli costò la vita e cambiò quella di tutte le persone che lo amavano. Cambiò anche la nostra perchè “dopo Genova” nulla fu come prima. Sono venute a galla cose che fanno rabbrividire, che creano orrore, come le violenze subite dai manifestanti che in quei giorni vennero fermati per le strade e portati nella caserma di Bolzaneto. Picchiati e umiliati, spinti giù dalle scale per inscenare un incidente, giustificare i lividi e le ossa rotta. Qualcuno di quei ragazzi ha riportato danni permanenti alle vertebre e ora è costretto su una sedia a rotelle... Ci sono ragazzine di 15 anni che hanno subito perquisizioni corporali da gente in divisa che non avrebbe potuto e dovuto toccarle nemmeno con un dito. E poi ci sono i medici del pronto soccorso che hanno visto cose di cui è meglio non parlino, se tengono al loro lavoro...

Genova lascia una profonda ferita nel tessuto sociale del nostro Paese, ci sconvolge pensare alle violenze gratuite occorse alle forze dell’ordine per soverchiare dei ragazzi, tra cui molti minorenni, giunti in città per dimostrare in modo assolutamente pacifico. Era proprio necessario spruzzargli addosso dei gas CS (i 6200 lacrimogeni lanciati tra il 20 e il 21 luglio sulla folla) tra l’altro vietati in guerra da convenzioni internazionali per le conseguenze irreversibili che provocano? Era necessario sorprenderli nel cuore della notte mentre dormivano all’interno della scuola Diaz, picchiarli con ferocia per poi trasportarli a forza nella caserma di Bolzaneto come i peggiori degli assassini?

Fa male pensare che in quei giorni a Genova si verificò la più grave sospensione dei diritti umani e civili mai registrati nel corso della storia della nostra Repubblica, addolora e vergogna sapere che, per tutto questo tempo, qualcuno ha lavorato solo ed esclusivamente per insabbiare e nascondere il tutto.

Questo ci insegna soltanto a non chiudere mai gli occhi, neanche per un secondo e a non fidarsi troppo nemmeno di coloro che dicono di volerci proteggere... perchè hanno giurato fedeltà specialmente allo Stato.

 

 
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SENATO SALA GIULIANI

Post n°65 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da playslow

Consiglio di dare un'occhiata su libero all'articolo della sala del senato dedicata a Carlo.

E ai circa 200 commenti (per ora).

Ve ne faccio leggere uno tanto per esempio (scusate, il commento non è mio e nemmeno le parolacce).

Comunque da l'idea del livello elevato. E' con persone di questo livello che dovremmo confrontarci? Non sarà facile spiegare la nostra posizione e far recepire un qualche messaggio finchè ground zero resterà molto ma molto più in alto della massima meta raggiungibile dal loro quoziente intellettivo....

ecco uno dei simpatici commentini:  

QUELLI DI RIFONDAZIONE SONO DEGLI AUTENTICI CRIMINALI DA ELIMIINARE OCN OGNI MEZZO. PUNTO E BASTA. HANNO INSULTATO L'ITALIA INTERA OCN QUESTO ATTO. CHE SE NE VADANO CON LE BUONE....QUI LA GENTE NE HA I CO.GL.IO.NI PIENI DI LORO...

 
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VENITE STASERA

Post n°64 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da playslow

venerdì sera è prevista a gavardo

alle 21,00 in Piazza De Medici una fiaccolata di forza nuova. è ovviamente prevista pure una contromanifestazione alle 20.30 in Piazza Zanardelli: fate girare la voce il più possibile....

..... è ora ESTREMAMENTE importante essere presenti stasera in piazza numerosi, pacifici e determinati..... direi.... giudicate voi...

 
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"Quando saprai che sono morto non pronunciare il mio nome perchè si fermerebbe la morte e il riposo"

 
 

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ANTIFASCISTA

 
 

Thomas Beatie

 

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